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La Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la proposta di legge sul turismo escursionistico firmata dal presidente dell’organismo consiliare Piero Maieli (Psd’Az) e dal consigliere regionale del Partito Democratico Salvatore Corrias.

Il testo, composto da 10 articoli, dovrebbe approdare in aula subito dopo l’approvazione della manovra finanziaria. La proposta di legge ha ottenuto il via libera dall’assessorato all’Ambiente: «Accogliamo con molto favore il provvedimento – ha detto durante l’audizione di questa mattina il direttore del Servizio Tutela della natura e Politiche forestali dell’Assessorato Giuliano Patteri – una norma che colma un vuoto legislativo di anni e che permetterà di migliorare la rete escursionistica della Sardegna». In Sardegna esiste una rete escursionistica di circa 2.000 km che presto si estenderà a circa 3.000 km, il tavolo tecnico regionale ha elaborato alcune proposte di modifica della legge n.16 del 2017 al fine per la valorizzazione turistico-ricreativa delle aree naturali dell’Isola. In particolare, sono stati chiariti i concetti di bivacco turistico “fisso”, riferito a strutture mobili come i pinnetos o barracos, e “mobile”, inteso come area di sosta temporanea per escursionisti dove si potrà dormire col sacco a pelo. Escluso invece l’uso della tenda. Definito anche il concetto di “rifugio escursionistico” che comprende gli immobili di proprietà dell’Agenzia Forestas (ex casermette complete di arredi e strumenti che consentono il pernottamento) situate fuori dai centri abitati. I beni censiti da Forestas riguardano, in particolare, 12 strutture dotate di tutti i comfort.. Il direttore del servizio assessoriale Giuliano Patteri, a nome dell’assessore, ha chiesto alla Commissione di esplicitare meglio in legge la possibilità per l’Agenzia Forestas di gestire i rifugi escursionistici che si trovano nelle aree di sua competenza in modo da garantire continuità nelle attività di accoglienza nelle strutture.

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Il consiglio regionale è compatto: no al deposito delle scorie radioattive in Sardegna. La risposta alla mappa delle aree potenzialmente idonee a ospitare la pattumiera radioattiva è arrivata unanime da tutti gli schieramenti rappresentati nell'assemblea sarda, durante un dibattito convocato d'urgenza.  Al termine, il Consiglio voterà un documento unitario con cui ribadirà la posizione contraria della Sardegna all’individuazione dei siti di stoccaggio nell’Isola. Per il presidente Pais è opportuno inviare il documento al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché questa posizione arrivi in maniera chiara ed inequivocabile.

Ha dunque preso la parola il presidente della Regione, Christian Solinas, che ha sottolineato come questo argomento metta insieme tutte le forze politiche sarde. Il presidente ha ricordato che la Sardegna è stata inserita nelle aree idonee per la localizzazione del deposito nazionale di combustibile nucleare esaurito. Solinas ha ricordato che si tratta di un argomento affrontato più volte sia dalla classe politica sia dal popolo sardo e che ha sempre visto confermata la volontà della Sardegna, pressoché unanime, di dire no alle scorie e no all'energia nucleare nell’Isola. Il presidente ha ribadito che la Sardegna ha detto no con un referendum popolare consultivo, che ha visto una partecipazione trasversale di tutte le forze politiche, una partecipazione corale del popolo sardo che ha detto no con una percentuale di oltre il 97%. Solinas ha poi sottolineato che il Consiglio ha anche approvato una legge regionale che dichiara la Sardegna territorio denuclearizzato e impedisce, essendo tuttora in vigore, non solo lo stoccaggio ma anche il transito di scorie nucleari all'interno del territorio regionale. Il presidente ha rimarcato inoltre che l’Aula si è espressa più volte sul tema e che un documento tecnico redatto dall'assessorato regionale dell'Ambiente ha chiarito che l'applicazione dei criteri escludenti, già previsti a livello centrale, da soli sono sufficienti ad escludere che la Sardegna possa essere individuata come area. I 14 siti individuati come potenzialmente idonei ricadono su un territorio di alto pregio paesaggistico, ambientale, archeologico, storico e culturale e priva di collegamenti viari adeguati. Per Solinas la Sardegna ha pagato da tempo il proprio tributo alla solidarietà nazionale con  oltre il 60% del territorio riservato a servitù militari, oltre a quelle di tipo industriali, che ancora non hanno visto interventi di bonifica, ma anche a quanto la Sardegna ha pagato per lo sviluppo delle reti ferroviarie italiane, visto che è stata disboscata per quattro quinti del suo territorio, con i conseguenti danni all’ecosistema, che hanno determinato le situazioni di rischio idrogeologico di oggi, le mutazioni climatiche nel ciclo delle piogge e tutta una serie di fattori concomitanti che hanno modificato profondamente anche il sistema economico e produttivo. La Sardegna, ha continuato Solinas, ha pagato tributi anche in termini di sangue, nella Prima guerra mondiale, con il più alto contributo di vite umane. Solinas ha quindi annunciato di voler votare in Giunta una delibera per l'istituzione di un comitato che coinvolga le Università sarde, le associazioni e le parti sociali per la redazione di un documento scientifico che illustri in maniera dettagliata e chiara le motivazioni che portano all’esclusione della Sardegna dai siti idonei a ospitare il deposito di scorie nucleari. «Siamo pronti a coordinare una mobilitazione democratica – ha concluso - di tutti gli enti locali, di tutto il popolo sardo e di tutte le istituzioni culturali, scientifiche, e dei corpi intermedi» per manifestare in maniera chiara la contrarietà della Sardegna «senza se e senza ma».

Fausto Piga (FdI) ha ripercorso le tappe che hanno confermato il no della Sardegna al nucleare, dalla legge del 2003 al referendum del 2011. «La Sardegna non vuole essere il cimitero delle scorie nucleari», ha affermato Piga, sottolineando che lo scenario di «tutti contro il governo» non lo fa gioire ma preoccupare. Il consigliere di maggioranza ha sottolineato l’importanza di approvare un documento unitario che dia forza all’azione del presidente Solinas e dell’assessore dell’Ambiente, Gianni Lampis. La vocazione turistica della Sardegna deve essere tutelata, come l’importante attività legata all’agricoltura e alla pastorizia. Piga ha quindi affermato che la battaglia sarà vinta soltanto dalle Regioni che si mostreranno unite.

Massimo Zedda (Progressisti) ha sottolineato che le scorie derivano dal comparto della ricerca, da quello della medicina e dell'elettroproduzione e che le Regioni con il più alto tasso di produzione di scorie, ben il 68% del totale a livello nazionale, è concentrato nel Lazio, in Lombardia e in Piemonte. Per il consigliere di opposizione, tra le osservazioni che la Regione dovrà presentare, è opportuno inserire questo dato, visto che nei 67 siti individuati, 7 sono in Piemonte e 5 nel Lazio. Zedda ha poi ricordato che per arrivare in Sardegna i mezzi dovrebbero viaggiare via mare, con tutti i rischi connessi, ma anche il prezzo già molto alto che l’Isola paga per le servitù militari e il costo dell’energia. L’elemento di forza su cui la Sardegna deve puntare per il suo sviluppo, ha proseguito, è avere un ambiente incontaminato che va tutelato e ha esortato la maggioranza a non approvare quindi norme che possano ledere l’ambiente.

Per Roberto Caredda (Misto) anche oggi la Sardegna dice no le scorie radioattive, come ha già fatto con la legge regionale n. 8 del 2003, quando in Sardegna veniva precluso il transito di materiale nucleare non prodotto nel territorio regionale. Il tema è stato poi affrontato negli anni successivi anche con mozioni e ordini del giorno, l'ultimo provvedimento anche in questa legislatura, nel 2019, in cui il Consiglio regionale ha respinto qualunque possibilità di stoccaggio in Sardegna dei rifiuti nucleari. Caredda ha poi ricordato il referendum consultivo del maggio 2011.  «Il Governo non può calpestare la nostra sovranità – ha affermato - ma soprattutto non può non tenere conto della volontà dei sardi». Anche il consigliere del Gruppo Misto ha ricordato l’alto valore paesaggistico dei territori individuati come potenzialmente idonei ad ospitare il deposito di scorie radioattive.  E ha ribadito che la Sardegna sta già pagando un conto salato allo Stato, sia per le servitù militari sia per quelle industriali e ha sottolineato che si tratta di una battaglia senza colore politico. Caredda ha esortato il presidente Solinas a intraprendere tutte le azioni possibili per preservare la Sardegna ed evitare che diventi il contenitore di scorie radioattive.

Roberto Li Gioi (M5S) ha evidenziato che oggi il Consiglio ha una grande opportunità: combattere uniti per la Sardegna, non contro qualcuno o qualcosa. «La notizia che la nostra Isola sia stata inserita tra le aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nazionale delle scorie nucleari è di una gravità incommensurabile – ha affermato – la nostra terra non è la pattumiera del mondo e non lo sarà mai». Anche Li Gioi ha ricordato il no dei sardi espresso con il referendum e il prezzo già alto pagato dall’Isola per quanto riguarda le servitù militari.  Li Gioi ha però chiarito che il percorso per individuare i siti è iniziato nel 2010 e che qualunque Governo, oggi in carica, avrebbe dovuto concludere l’iter. Il consigliere ha però ribadito la ferma volontà di difendere la Sardegna, ma senza strumentalizzazioni inutili. «Dobbiamo essere uniti – ha detto - per i sardi». 

La presidenza dell’Aula è stata assunta dal vice presidente Giovanni Antonio Satta, che ha dato la parola a Domenico Gallus (Udc Cambiamo), presidente della commissione Salute. «La Sardegna ancora una volta si trova al centro di un interesse che la vede protagonista passiva di scelte calate dall’alto  - ha affermato - in dispregio del suo Statuto di autonomia speciale, da parte di uno Stato che la colloca in un’ottica di stampo becero colonialista come territorio da sfruttare per interessi lontani dalle necessità e bisogni del suo popolo».  Gallus ha sottolineato che lo Stato vorrebbe trasformare l’Isola “nella pattumiera di rifiuti radioattivi della Repubblica” e ha ricordato che invece i sardi si sarebbero aspettati altre attenzioni, dalla continuità territoriale alla metanizzazione, fino alla questione riguardante il gettito fiscale prodotto dell’Isola. Gallus ha ricordato che la Sardegna paga «un tributo altissimo in termini di consumo del territorio e compromissione della salute pubblica per via della presenza dell’uranio impoverito nei diversi poligoni dislocati» a cui si aggiungono le aree compromesse dalla presenza delle industrie. Il consigliere di maggioranza ha ribadito l’importanza del referendum. «Lo Statuto di autonomia speciale ci conferisce i poteri, la legittimazione a ergerci a difesa dell'Isola perché siamo padroni a casa nostra. Nessun governo può imporre in Sardegna quello che il suo popolo rifiuta - ha concluso - il governo in Sardegna siamo noi». Per Gallus è necessaria una mobilitazione unitaria che coinvolga tutte le componenti politiche, sociali ed economiche della Sardegna.

Elena Fancello (Psd’Az) ha ricordato che rimangono meno di 60 giorni per presentare le osservazioni contrarie all’individuazione della Sardegna come area per il deposito di scorie nucleari. Per la consigliera di maggioranza la Sardegna si è già espressa sia con la legge del 2003 sia con il referendum del 2011 e ha già pagato un prezzo molto alto con le servitù militari e industriali. Per Fancello lo Stato nei confronti della Sardegna si è comportato da patrigno. Lo ha fatto per quanto riguarda i trasporti, l’energia, la presenza delle Istituzioni nei piccoli centri e nel non riconoscere il gap legato all’insularità. Fancello ha rimarcato che la Sardegna, per il suo sviluppo, sta puntando sul turismo, sulla cultura e sull’ambiente, e si è detta favorevole a portare avanti manifestazioni coordinate “per far sentire la voce del popolo sardo”. 

Giovanni Satta (Psd’Az) ha condiviso l’intervento del presidente Solinas e ha sottolineato che da parte delle altre Regioni c’è stata una levata di scudi per dire no e che la Sardegna deve far sentire la sua voce. Satta ha anche ricordato che lo Stato ha l’obbligo di individuare il sito, come previsto dall’Ue. Il consigliere sardista ha evidenziato, inoltre, che la Sardegna può avere importanti opportunità di sviluppo, con il Recovery Fund, l’Obiettivo 1 e la vertenza entrate e ha auspicato che “nello scrivere il futuro della Sardegna, quindi in tutta la Sardegna, di quella rappresentata da voi, ma anche di quelle rappresenta la minoranza, la Giunta e il Presidente sappiano coinvolgere tutti”.

Per Maria Laura Orrù (Progressisti)  la pubblicazione della carta era un atto dovuto e si è detta contraria a contrapposizioni istituzionali fini a se stesse. Per la consigliera è necessario evidenziare quanto l’Isola ha già sacrificato in termini di servitù militari e delle industrie, ma anche l’esito del referendum. Per Orrù sarebbe opportuno presentare un piano strategico sostenibile dell’Isola da mettere sul tavolo e chiarire che la nostra Isola deve mettere al centro, e mette al centro, l'ambiente, il paesaggio, la cultura come base per il suo sviluppo futuro. Nessuna regione vorrà il sito sul proprio territorio, «ma noi siamo forti anche del fatto di avere un’autonomia speciale che va fatta valere, non a parole, ma riempendola di contenuti. Quindi ben venga un tavolo tecnico-scientifico, ma anche una posizione politica chiara che deve assolutamente guardare a un momento in cui si possa aprire una consultazione pubblica, partecipata, dove tutti i cittadini possono esprimersi nuovamente per far sì che si vada con forza e con precisione a spiegare i motivi per cui la nostra Isola non può e non deve essere il sito che ospiterà questo deposito unico». Orrù ha poi concluso rimarcando la posizione dell’Europa che, a più riprese, ha specificato che le isole non sono riconosciute come luogo ideale per il deposito delle scorie nucleari.

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Giuseppe Talanas: «Dal 2008 la Sardegna ha dichiarato il proprio territorio denuclearizzato – ha detto Talanas – è grave che il Consiglio regionale si trovi a discutere dell’ipotesi di realizzazione di un sito di stoccaggio di scorie nucleari in piena pandemia. Tutta i cittadini sardi sono contrari, lo ha sancito un referendum nel 2011, per realizzare il deposito serve il consenso delle popolazioni locali previsto dalle norme europee. E’ vero che il progetto è alle fasi iniziali, ma perché la procedura non ha tenuto conto del pronunciamento popolare? Perché non si sono consultate le amministrazioni comunali nei cui territori ricadono la aeree individuate come possibili luoghi adatti ad ospitare il sito?». Talanas ha quindi puntato l’indice contro il governo nazionale: «Non c’è da stupirsi, sono le stesse persone che minacciano di impugnare leggi ancora non approvate – ha proseguito Talanas -  noi siamo contrari a portare anche un solo fusto di rifiuti radioattivi in Sardegna. Non è pensabile realizzare un deposito di scorie nucleari in aree vocate all’agricoltura e alla pastorizia, territori in cui si produce cibo di qualità che finisce sulle nostre tavole. E’ questo l’ennesimo atto di arroganza e prevaricazione di un Governo che non ha rispetto dell’Isola. L’ipotesi di un deposito nucleare in Sardegna è da respingere in modo unitario».

Contraria anche la consigliera Desirè Manca (M5S) che ha ricordato come fu avviato l’iter per la individuazione di un sito idoneo ad ospitare i rifiuti radioattivi prodotti in Italia: «E’ partito tutto nel 2010, al governo c’era Berlusconi. L’Italia stipulò un accordo con l’Europa per l’individuazione di un deposito di stoccaggio di scorie nucleari. In quel governo c’erano Fratelli d’Italia e la Lega. L’accordo prevedeva anche la realizzazione di impianti per la produzione di energia nucleare. C’è dunque una precisa responsabilità della destra – ha attaccato Manca – nel 2010 venne dato mandato alla Sogin di localizzare il sito e di elaborare il progetto per la realizzazione di un deposito di stoccaggio. La mappa era pronta da tempo, solo questo governo ha avuto il coraggio di divulgarla. Tutti sapevano che la sua pubblicazione avrebbe creato problemi».

Desirè Manca ha poi proseguito difendendo l’operato del Governo: «Nel 2010 alla guida della Regione c’era Cappellacci, lo stesso che oggi protesta contro la pubblicazione della mappa da parte di Sogin.  Il presidente Pais era allora assessore comunale ad Alghero – ha rimarcato l’esponente del M5S – oggi niente è deciso, fa specie sentire le dichiarazioni del presidente Solinas contro il governo nazionale che ha semplicemente onorato i vostri impegni. Fa finta di non sapere da chi è stato voluto e avviato questo progetto. Noi siamo per il rispetto della volontà espressa nel referendum del 2011 così come andrebbe rispettata la volontà dei sardi che hanno votato per l’abolizione delle Province».

Sull’ordine dei lavori ha chiesto di intervenire il consigliere di Fratelli d’Italia Fausto Piga: «Voglio precisare, a benefico dei followers dell’on. Manca, che il partito Fratelli d’Italia è nato nel 2012».

Anche il consigliere di Leu, Eugenio La,i ha dichiarato la propria ferma contrarietà all’ipotesi di un deposito di scorie nucleari in Sardegna. «Il nostro sarà un no senza se e senza ma – ha detto Lai – qui non c’è in ballo il futuro di un governo o di una giunta ma quello dei sardi». Lai ha poi espresso apprezzamento per l’intervento del presidente Solinas: «Accolgo il suo appello all’unità. Da questo Consiglio deve emergere una posizione unanime. Ringrazio il presidente per aver proposto l’istituzione di un tavolo che coinvolga tutte le componenti della società sarda. Questa non è la battaglia di un partito ma dell’intero popolo sardo che ha già pagato a caro prezzo la presenza delle servitù militari e dell’industria pesante che ha provocato danni ambientali e sanitari alla Sardegna». Il consigliere di Leu ha quindi concluso il suo intervento con un invito a Solinas: «Prepari una relazione tecnica che entri nel merito della questione e rimandi al mittente la proposta di un sito di scorie nucleari in Sardegna. La relazione di Sogin non tiene conto dei rischi idrogeologici. Nel mio territorio ci sono i laghi che forniscono acqua a 180 comuni dell’isola. Perché si individua un territorio fragile ma allo stesso tempo importante per la Sardegna. Dobbiamo provare a ribaltare lo studio attraverso un  nuovo modello di sviluppo. Da noi otterrà un mandato pieno per il no alle scorie nucleari, lo sfrutti tornando in aula con le motivazioni da contrapporre al piano della Sogin. Evitiamo polemiche e contrapposizioni politiche: questa è una battaglia di tutto il popolo sardo».

Pierluigi Saiu (Lega) ha invece rivolto pesanti critiche all’operato del governo nazionale: «Nella notte tra il 4 e 5 gennaio la Sogin ha pubblicato la carta delle aree idonee ad ospitare il sito. Mentre tutti sono alle prese con la pandemia, il governo attraverso la Sogin individua 67 aree idonee. Lo fa di notte, quasi di nascosto, alle prime luci del giorno scopriamo che, tra i 67 siti idonei, 14 si trovano in Sardegna. Proprio mentre l’opposizione protesta contro il Piano Casa i suoi rappresentanti a Roma ipotizzano un deposito di scorie nucleari in Sardegna». Saiu ha quindi rincarato la dose sottolineando il ruolo svolto dal viceministro allo Sviluppo Alessandra Todde: «Il sottosegretario Todde dice che la costruzione di un sito non può non essere condivisa con le popolazioni locali, vale per la Sardegna come per le altre regioni italiane. Il progetto ha però ottenuto il parere favorevole del suo ministero e di quello dell’Ambiente. Non mi fido di questo governo perché ha dimostrato di non essere amico della Sardegna. Non mi bastano le rassicurazioni dei sottosegretari sardi Calvisi e Todde. La Sardegna non doveva essere presente nell’elenco della Sogin perché ha già pagato in termini di servitù militari, lo Stato è in debito con noi. L’insularità costa a ogni sardo 5700 euro all’anno. Se qualcuno pensa di trasformare la Sardegna in una pattumiera sbaglia di grosso. Il popolo sardo non lo permetterà».

Contraria a qualsiasi ipotesi di realizzazione di un sito per i rifiuti radioattivi  nell’Isola anche Sara Canu (Riformatori): «Noi siamo sempre stati contrari – ha affermato Canu – è  vero che sono stati individuati 67 siti idonei, può darsi che la scelta non ricadrà sulla Sardegna  ma nel dubbio ribadiamo il nostro no. Siamo al 24° posto nell’elenco dei siti idonei ma questo non deve farci abbassare la guardia. Ci dicono che si tratta di rifiuti a bassa radioattività, sappiamo che non sarà così. La proposta dice che il sito avrà bisogno di 200 ettari su cui andranno a riversarsi i rifiuti dello smantellamento delle centrali nucleari e quelli degli ospedali. Rischiamo di diventare una grossa pattumiera, ci faremo carico dei residui contaminati di tutta Italia. Non siamo disponibili ad accollarci questo fardello. Saremo al fianco del presidente della Regione nella battaglia contro le scorie».

Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere Andrea Piras (Lega): «Stiamo dando voce all’intero popolo sardo che si è già espresso inequivocabilmente nel referendum del 2011 contro il deposito di scorie nucleari in Sardegna. Un no che dovrebbe essere chiaro anche al governo centrale che sembra però sempre più lontano dagli enti locali. Noi vogliamo riaffermare una posizione chiara che non può essere ignorata: non permetteremo di barattare l’ambiente che rappresenta il nostro bene più prezioso. Noi siamo un popolo ricco di bellezze naturali, di tesori archeologici ma soprattutto di un grande amore verso la nostra terra. E’ assurdo che, a dieci anni dal referendum e della legge che ha dichiarato la Sardegna territorio denuclearizzato, si debba parlare di un progetto che mira a trasformare l’Isola nella discarica nucleare dell’Italia».

Diego Loi (Progressisti) ha espresso apprezzamento per le parole del presidente Solinas: «Ho accolto con favore il suo appello all’unità. Credo sia inopportuno sentire polemiche politiche in aula. Oggi la battaglia è di tutta la Sardegna, non voglio nemmeno mettere in discussione l’idea che uno dei nostri territori possa ospitare un deposito di scorie nucleari». Il consigliere di minoranza ha poi invitato l’Aula a una riflessione: «Questa può essere l’occasione per ripensare a noi stessi, per ragionare su due elementi cardine: l’esercizio della nostra specialità attraverso un processo di riforma e di riorganizzazione dell’Isola e un grande progetto di sviluppo sostenibile». Per Loi è impensabile poter ospitare un deposito di rifiuti radioattivi in Sardegna: «I siti individuati sono in aree particolarmente fragili. Tutta l’Isola deve stringersi intorno alle comunità e ai sindaci dei paesi nei cui territori ricadono le aree idonee alla realizzazione del deposito. E’ un importante occasione per favorire una riaggregazione della società sarda,  a partire dalla giovani generazioni. Il richiamo all’unità deve essere uno dei messaggi più forti che deve uscire da quest’aula per ragionar in termini di prospettiva e di sviluppo sostenibile dei nostri territori».

Antonello Peru (Cdu cambiamo), dopo aver apprezzato l’identità di vedute tra maggioranza e opposizione, ha elencato le ragioni della sua contrarietà al deposito di scorie nucleari nell’isola: «Il popolo sardo si è espresso chiaramente nel referendum del 2011 – ha detto Peru – la Sardegna ha pagato un caro prezzo per le servitù militari, con la cessione di 35mila ettari del suo territorio. Stesso discorso per la presenza dell’industria pesante che ha portato lavoro ma anche inquinamento e compromissione dei territori. Siamo inoltre l’unica regione con un pesante deficit energetico (paghiamo il doppio l’energia) e le nostre imprese sono penalizzate per la mancata realizzazione delle infrastrutture nei trasporti. L’Italia deve riconoscerci per ciò che siamo e per ciò che rappresentiamo: siamo la terra del buon cibo e dell’accoglienza, dell’ambiente e della biodiversità. I danni d’immagine, con la realizzazione di un deposito di rifiuti radioattivi, sarebbero incalcolabili. Tutto ciò è incompatibile con la realizzazione del sito». Peru si è poi soffermato sull’iter del progetto: «Non c’è ancora una decisione definitiva, per questo occorre far sentire da subito la nostra voce per bloccare sul nascere ogni ipotesi di realizzazione del sito in Sardegna. Bene ha fatto il presidente a proporre un tavolo allargato. Maggioranza e opposizione dicono in modo chiaro no alle scorie in Sardegna».

Un no al progetto Sogin anche da parte di Alessandro Solinas (M5S): «Il nostro è un no netto a qualsiasi ipotesi di realizzazione di un sito in Sardegna. L’Isola ha già pagato a caro prezzo le servitù militari e l’industrializzazione selvaggia. Lo studio di Sogin è solo tecnico, qualsiasi governo lo avrebbe dovuto fare. Ci vorranno 44 mesi di lavoro per arrivare a una decisione definitiva. Giusto però ribadire il nostro no. L’ipotesi di un deposito di rifiuti radioattivi non è realizzabile in Sardegna, troppo alti i rischi dal punto di vista ambientale. La volontà del popolo sardo contro le scorie è la stessa espressa contro le province. Questo mi preoccupa, perché un governo che non rispetta la volontà popolare è un governo nemico del popolo».

Critico nei confronti dell’esecutivo nazionale l’intervento di Michele Ennas (Lega): «La Sardegna è stata scaraventata in prima linea senza essere consultata. Il governo ha deciso di notte evitando qualsiasi confronto, in un momento in cui i riflettori sono puntati sulla pandemia. E’ una decisione inopportuna che scavalca la volontà delle popolazioni interessate. Emergono problemi di carattere procedurali evidenti: l’Isola intera si mobilita per respingere questa ipotesi. Noi speriamo sempre di ottenere altre attenzioni dal Governo ma questo non accade. Diciamo no a questo tentativo calato dall’alto. I cittadini sardi chiedono chiarimenti, il Governo finora li ha negati con una decisione che rappresenta un colpo di mano. La Sardegna è stata la prima regione a dichiarasi territorio denuclearizzato dopo disastro di Fukushima, il 96 % dei sardi si è pronunciato contro l’ipotesi di realizzazione di un deposito nucleare. Siamo pronti a difenderci con qualsiasi mezzo».

Un mandato chiaro al presidente Solinas ha sollecitato il leader dell’Udc Giorgio Oppi: «In passato ci sono stati ripetuti pronunciamenti del Consiglio contro l’ipotesi di un deposito di scorie nucleari in Sardegna – ha detto Oppi – durante il governo Renzi, quando era ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, l’idea era quella di realizzare il sito a bocca di miniera. Per questo venne presa in considerazione anche l’area del Sulcis, ipotesi poi scartata perché inidonea. Si parlava allora della Puglia come regione più idonea ad ospitare il deposito. Le popolazioni locali sembravano d’accordo anche in considerazione delle ingenti risorse destinate al territorio per gli indennizzi. Per anni però non si è fatto niente, ci si è quasi dimenticati della questione. Oggi se ne riparla, si individuano 67 siti possibili di cui 14 in Sardegna. Spero che questa discussione sia superflua. Il Consiglio si è già espresso.  Si dia mandato pieno al presidente della Regione per ribadire la scelta che abbiamo fatto in passato. Una volta per tutte si combatta con chi vuole mortificare la Sardegna». 

L’on. Ganau (Pd) ha detto a nome del Pd che «le dichiarazioni dell’on. Solinas ci consentono di andare verso una sintesi unitaria nel no al deposito di scorie nucleari in Sardegna. Non c’è bisogno di citare il referendum e i suoi esiti né le nostre leggi che non consentono nemmeno il passaggio di scorie nucleari sull’Isola, figurarsi lo stoccaggio. La Sardegna attende ancora la bonifica dei siti industriali e paga il prezzo delle servitù militari, che ci sottraggono aree destinate allo sviluppo della nostra economia». Per l’oratore «siamo davanti a un documento tecnico, non politico, che comunque indica i siti della Sardegna al terzo livello, cioè non tra quelli più indicati per stoccare le scorie. Noi comunque dobbiamo ribadire il no unitario in tutte le sedi e concludere con un ordine del giorno unitario questa mattinata. Al presidente chiedo di tornare in aula senza polemica, per trovare una sintesi anche sul recovery fund e sulla spesa di quei denari».

Per il Psdaz ha preso la parola il capogruppo Franco Mula: «Già nel 2015 tutti i Comuni sardi avevano detto  no alle scorie e così l’esito referendario. Però fa specie che un documento tecnico continui a indicare la Sardegna come un territorio dove potrebbero essere ospitate le scorie. E’ del tutto evidente che per i sardi non ci sono governi amici. Altro che scorie, ci aspettiamo ben altro da Roma visto che siamo un’isola, abbiamo difficoltà nei trasporti e paghiamo caramente l’energia per le nostre imprese». Il leader sardista ha aggiunto: «Non è un ragionamento proponibile il fatto che ci sarebbero nell’Isola 4 mila posti di lavoro in più: nessuno ci dice invece quanti danni farebbe alla Sardegna ospitare le scorie nucleari italiane».

Per i Progressisti il capogruppo Francesco Agus ha esordito dicendo che «in Italia ci sono ben 23 siti dichiarati maggiormente idonei rispetto a quelli sardi per ospitare scorie. Dunque, è del tutto evidente che la nostra posizione deve essere solida per portare a casa il risultato. Affidiamoci alla forza rivoluzionaria della verità. Non possiamo evitare di fare finta che la Sardegna non abbia subito sino a oggi soprusi ambientali gravi e per questo diventa ancora più importante la rinaturalizzazione della Sardegna. La domanda che dobbiamo farci è: perché i nostri siti, nonostante ci sia la difficoltà del mare, non sono stati ancora esclusi dalla lista dei siti dove ospitare il deposito di scorie? Quanto al comitato tecnico da istituire io dico sì ma purché non faccia la fine degli altri comitati tecnici».

Per le conclusioni ha preso la parola il presidente della Regione: «Si conferma un comune sentire tra noi e il tema non è il rapporto tra governi ma tra lo Stato e l’autonomia speciale – ha affermato Solinas – con gli occhiali della storia e non della cronaca dobbiamo valutare le scelte da fare, quando si parla di materiale radioattivo.  Perché gli effetti si svilupperanno per i prossimi tre secoli. Una scelta è stata fatta: nei 67 siti ce ne sono 14 della Sardegna, nonostante un referendum e tanti altri momenti istituzionali abbiano già escluso la volontà della Sardegna di autorizzare un deposito. Nel 1977 l'allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti dal Canada annunciò l’acquisto di due centrali nucleari. Nell’anno successivo il Cipe indico la Sardegna come base strategica per la produzione di energia nucleare. Ad Andreotti rispose l’allora presidente Pietrino Soddu, che nonostante la comune militanza politica, assunse una posizione contraria e intransigente.   E disse in un telegramma a Palazzo Chigi: «Contro questo nuovo esempio di arroganza del potere romano esprimo a nome dei sardi una vibrata protesta per la mortificazione dei principi costituzionali dell’autonomia e del regionalismo. Ecco, io faccio mie quelle parole  di Soddu perché anche qui come allora è in gioco la qualità dei rapporti tra lo Stato e la Regione. Cosa altro vi devono dire i sindaci e i sardi per far capire allo Stato che noi il deposito di scorie non lo prendiamo in considerazione?  Qualcuno sceglie però di inserire la Sardegna nell’elenco dei siti: il ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo economico. Ed ecco perché è fondamentale dare oggi un mandato alla Giunta regionale per confermare il ben noto e intrattabile no in tutte le sedi democratiche».

Il consiglio regionale è pronto a votare un documento unitario. 

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Salvo sorprese, quotate al minimo, il consiglio regionale entro il 31 dicembre approverà il disegno di legge numero 108 della giunta regionale: il nome ufficiale della norma parla di "Disposizioni per il riuso, la riqualificazione ed il recupero del patrimonio edilizio esistente ed altre disposizioni in materia di governo del territorio", ma per tutti è il Piano casa. la quinta proroga dello strumento che governa l'edilizia in Sardegna, in attesa della legge Urbanistica, organica per il settore. Il testo che dovrebbe ottenere il via libera è quello emendato dalla stessa giunta, che mantiene l'intangibilità della fascia di rispetto dei 300 metri dalla costa: una previsione non contenuta nel testo originario, aggiunta durante il viaggio tra Villa Devoto e via Roma, che ha suscitato più di qualche malumore nel centrodestra - Forza Italia in testa - dove si contestano alcuni passi indietro dell'esecutivo regionale che avrebbe accettato dei compromessi con i "radical chic" di sinistra.  

Il relatore di maggioranza Giuseppe Talanas (Forza Italia), presidente della Commissione “Governo del Territorio”, ha illustrato all’Aula i contenuti del provvedimento che, nelle intenzioni della Giunta e della maggioranza, mira a intervenire su un comparto, quello dell’edilizia, in profonda crisi già prima della diffusione della pandemia Covid 19.

«La necessità di una ripartenza economica trainata anche dall'edilizia è un obiettivo ineludibile proprio al fine di evitare la chiusura delle imprese edili e artigiane della Sardegna – ha detto Talanas - obiettivo da perseguire attraverso interventi diretti alla riqualificazione, razionalizzazione ed al miglioramento della qualità architettonica e abitativa, della sicurezza strutturale, della compatibilità paesaggistica e dell'efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente nel territorio regionale e persegue inoltre la semplificazione delle procedure».

Per il relatore di maggioranza, il disegno di legge 108 è solo il primo passo in materia urbanistica ed edilizia: «Sarà necessaria una nuova legge urbanistica – ha affermato Talanas – non c’è stato il tempo materiale, a causa di altre priorità note a tutti, di emendarlo. Il Piano Casa scade infatti il prossimo 31 dicembre, entro quella data va approvata la nuova proroga per evitare il blocco degli interventi. La Commissione ha accolto gli emendamenti presentati dall'Assessore regionale degli enti locali, pur confermandone l'impianto iniziale».

Talanas ha poi elencato le principali novità inserite nel testo: «Le nuove disposizioni sull’agro vanno incontro all'esigenza da più parti manifestata di un ritorno alla vita in campagna consentendo l'edificazione di fabbricati residenziali con la finalità di assicurare la tutela del territorio agricolo attraverso pratiche di miglioramento fondiario, così come contenute nella direttiva agricola regionale. Inoltre, con il presente disegno di legge si cerca di incrementare la sicurezza del territorio attraverso il presidio umano che funge da argine al fenomeno degli incendi boschivi e all'abbandono delle aree rurali». Secondo il relatore, la norma sull’agro risponde a un’ulteriore esigenza: «Recuperare una tradizione culturale diffusa in tutta la Sardegna e consentire l'attività agricola non professionale ai cosiddetti hobbisti, spesso pensionati, che necessitano di una residenza finalizzata alla conduzione continuativa del fondo. La scelta della Commissione di consentire l'edificazione a condizione che il lotto minimo sia di un ettaro scongiura il rischio di una eccessiva frammentazione dei fondi e di una urbanizzazione dell'agro fuori controllo, fenomeno riscontrabile nell'agro di Sassari in cui l'edificazione venne consentita anche su lotti di 500 metri quadri».

Talanas è poi passato all’esame degli incrementi volumetrici: «Il testo ha l'obiettivo di incoraggiare la ripresa dell'attività edilizia attraverso un leggero ritocco al rialzo degli indici volumetrici dei bonus ma soprattutto vuole stimolare alcune attività produttive locali legando il meccanismo dell'incentivazione all'impiego di materiali primari, di bioedilizia e derivati da lana e sughero tutti prodotti in Sardegna nella misura di almeno il 35 per cento e anche l'impiego di manufatti realizzati in Sardegna nella misura di almeno il 35 per cento».

Sugli interventi nella fascia costiera, punto tra i più contestati dalle associazioni9 ambientaliste, Talanas ha affermato: «Il testo affronta il tema degli interventi nelle strutture turistico ricettive in zona F. Come è noto vi sono numerose strutture che necessitano di essere adeguate per continuare a rimanere nel mercato. La scelta della Commissione è stata quella di consentire incrementi volumetrici, anche mediante la realizzazione di corpi di fabbrica separati, nella misura massima del 50 per cento del volume urbanistico esistente differenziando le percentuali nel modo seguente: - il 25 per cento all'adeguamento delle camere agli standard internazionali, senza incremento del numero complessivo delle stanze; - il 15 per cento all'incremento del numero complessivo delle stanze; - il 10 per cento al miglioramento del livello di classificazione alberghiera. In alternativa o in aggiunta ad uno o più dei casi suddetti e comunque fino alla concorrenza massima del 50 per cento del volume urbanistico esistente si consente l'ampliamento delle zone comuni nelle strutture ricettive turistico-alberghiere quali hall, sale convegni e spazi comuni, anche in considerazione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19. Il testo va incontro anche ad un'esigenza da più parti manifestata di consentire gli incrementi volumetrici nelle residenze ubicate in zona F. Infatti tali fabbricati, prevalentemente risalenti agli anni 60-70, necessitano di essere migliorati e adeguati sia sotto il profilo dell'efficienza energetica che della qualità architettonica e abitativa, della sicurezza strutturale e della compatibilità paesaggistica. Il testo al fine di incentivare queste finalità prevede incrementi volumetrici dal 20 al 30 per cento a seconda della localizzazione dell'intervento. Il testo prevede inoltre la cessione dei crediti volumetrici con atto pubblico di asservimento».

Il relatore di maggioranza ha poi chiarito che «sono stati previsti nelle zone urbanistiche B e C ulteriori incrementi volumetrici, necessari per garantire la massima fruibilità degli spazi destinati ad abitazione principale dei disabili, con misura massima di 150 metri cubi. Inoltre, nelle strutture turistiche ricettive, la coperture delle piscine è assimilabile ad interventi di edilizia libera senza che ciò comporti utilizzo di volumetria. Ciò senza ombra di dubbio mira a promuovere un turismo di tutto l'anno, e pertanto un turismo invernale, incrementando l'economia e l'occupazione. Il medesimo discorso deve essere fatto per la chiusura delle verande con elementi amovibili per un periodo di 240 giorni all'anno».

Il presidente Pais ha quindi dato la parola al relatore di minoranza, il consigliere del Pd Walter Piscedda che, ha esordito, accusando la maggioranza di non aver mantenuto le promesse: «Sin dall'inizio della legislatura, in occasione delle svariate proroghe che hanno riguardato il cosiddetto "Piano casa" della Giunta Pigliaru, numerosi esponenti dell' attuale maggioranza avevano promesso che avrebbero presentato non solo un Piano casa nuovo di zecca, ma addirittura una legge urbanistica organica completamente diversa dalla precedente e in grado di conseguire il vero rilancio dell'edilizia in Sardegna. Dopo oltre un anno e mezzo, invece, ci ritroviamo in aula con il testo del disegno di legge n. 108, che, al contrario, si limita ad apportare delle modifiche alla tanto vituperata legge regionale n. 8 del 2015». Piscedda ha ricordato i ripetuti inviti da parte della opposizione fatti ai colleghi della maggioranza già dallo scorso mese di giugno perché venisse presentata una legge organica in modo da consentire un’istruttoria adeguata, anche con il supporto di consultazioni pubbliche di gruppi di esperti, delle audizioni dei portatori di interesse: «Richiesta banale forse, ma dall'esito non scontato, visto il precedente della proroga di Giugno, quando ci fu negata l'opportunità delle audizioni. Con enorme rammarico e disappunto, invece, si è assistito non solo ad una calendarizzazione tardiva dei lavori, ma soprattutto ad una istruttoria frettolosa e poco ragionata, finalizzata solamente alla celere approvazione in Commissione del disegno di legge n. 108. Ciò al solo fine di consentire all'Assemblea di approvare il testo entro la fine dell'anno, in modo da evitare l'interruzione dell'efficacia della norma. Discutere un dispositivo normativo di così vasta portata senza avere i tempi minimi a disposizione per valutarne gli effetti, le ricadute, le possibili criticità appare un esercizio piuttosto pericoloso e dalle conseguenze sul territorio sardo del tutto sconosciute».

Piscedda ha espresso un giudizio molto critico sulla decisione di non accorpare le sei proposte di legge in materia presentate in commissione: «Si è proceduto con l'analisi del solo disegno di legge n. 108, peraltro su un testo vecchio, completamente riscritto attraverso gli emendamenti della stessa maggioranza, che evidentemente non lo condivideva. Tuttavia, il nuovo testo del disegno di legge n. 108/A, oggi alla nostra attenzione, è un testo che peggiora notevolmente la legge regionale n. 8 del 2015, snaturandola e rendendola in gran misura inapplicabile nelle parti oggetto di modifiche. E’un testo a forte rischio di impugnativa da parte del Governo dinanzi alla Corte Costituzionale, specie per ciò che concerne quelle parti in cui introduce deroghe alla copianificazione paesaggistica, nelle zone A, nella fascia costiera e nell'agro ubicato nella fascia costiera. Non si venga nei prossimi mesi a dire che saremo di fronte all'ennesima impugnativa del Governo nemico della Sardegna, perchè non si tratta di questo, ma di una ovvietà che in tanti vi stiamo significando fin da oggi. Ma anche prescindendo da ciò, quello che non è accettabile sono le scelte operate nel merito, le quali appaiono profondamente sbagliate oltre che slegate dalle reali necessità del territorio sardo».

Piscedda ha poi citato un passaggio del parere fornito dalla Cgil: «Ciò che non condividiamo di questo disegno di legge è "la sua filosofia ispiratrice. Infatti, sebbene esso richiami nel titolo il risparmio di suolo e la riqualificazione dell'esistente, orienta invece le politiche di sviluppo generale alla crescita quantitativa delle costruzioni e orienta la crescita della filiera turistica ad un indiscriminato incremento delle volumetrie realizzabili nelle zone costiere Consentire l'edificazione di residenze nell'agro, oltretutto eliminando l'obbligatorietà del requisito professionale, e portando da tre ettari ad un ettaro la superficie minima di intervento, è una scelta pianificatoria illogica e foriera di costi elevatissimi per i Comuni, sia in termini di infrastrutture che di servizi essenziali. Infatti il modello urbanistico che ne conseguirebbe, a fronte di un incremento dei residenti modesto determinerebbe, per ciascun Comune, una inevitabile domanda di infrastrutturazione (viaria, fognaria, ecc) e di servizi essenziali (ritiro dei rifiuti, scuolabus, etc) tale da essere economicamente insostenibile».

Alta, secondo il relatore di minoranza, anche l’incidenza delle norme sul consumo del suolo e sull’innalzamento del rischio idrogeologico, «pericoli che interessano tuttora e in maniera diffusa le nostre campagne – ha detto Piscedda - consentire l'edificazione di residenze nell'agro ha effetti negativi anche per l'agricoltura, perché disincentiva gli accorpamenti fondiari finalizzati alla produzione agricola efficiente in termini di economie di scala, e frammenta ulteriormente la proprietà fondiaria, determinando uno sfruttamento dei terreni alquanto ridotto rispetto alle loro potenzialità complessive, con la conseguente perdita di competitività di tutto il comparto. Inoltre, snatura il plusvalore del "paesaggio sardo", unanimemente riconosciuto e tutelato dalla vigenti norme paesaggistiche, e per il quale, in maniera assolutamente contraddittoria, si sta invece chiedendo il riconoscimento da parte dell'UNESCO».

Piscedda ha quindi sottolineato ulteriori contenuti negativi del provvedimento come le deroghe agli standard urbanistici che mortificano il concetto di co-pianificazione. «Bisogna ricordare che tra le competenze fondamentali esercitate dai comuni per legge, vi è proprio quella della pianificazione urbanistica, mentre la Regione ha il compito di dettare esclusivamente la cornice normativa. Ci riferiamo, solo per citarne alcune, alle varie "deroghe" previste, e, soprattutto, agli eccessivi incrementi generalizzati dei bonus volumetrici, con la possibilità di applicarli anche a casistiche non contemplate dai precedenti versioni del "piano casa". Tradotto, suscita disappunto la previsione secondo cui sarà possibile computare i volumi oggetto di condono edilizio ai fini della determinazione dell'incremento volumetrico. La legge n. 8 del 2015 aveva mantenuto fermo quel divieto, perché, pur trattandosi di volumetrie sanate appariva comunque iniquo e controproducente "premiare" anche quelle volumetrie realizzate illecitamente, in un certo senso quindi legittimando gli abusi edilizi. A questo proposito, non posso esimermi dal censurare l'Assessore Sanna, che ha rilasciato alla stampa dichiarazioni tendenti a far credere che con questo disegno di legge le premialità calcolate sui condoni sarebbero state vietate, mentre è vero l'esatto contrario».

Piscedda ha poi elencato le ragioni della contrarietà dei gruppi di opposizione al disegno di legge: «Siamo contro il recupero abitativo dei seminterrati. Ci appare veramente pericoloso consentire il cambio d'uso ai fini residenziali dei seminterrati. Anche se è escluso nelle zone grave rischio idrogeologico, i seminterrati ubicati in moltissimi comuni sardi - anche in quelli esclusi dalle zone a rischio - sono soggetti ad allagamenti anche solo in seguito ad un banale temporale. Altra questione nodale appare il tema degli incrementi volumetrici per le residenze ubicate in zona F nella fascia costiera, le cosiddette "seconde case" al mare. Come è noto, la legge regionale n. 8 del 2015 non prevedeva ampliamenti per le residenze in zona F entro i 300 metri dalla linea di battigia, mentre invece il disegno di legge n. 108 prevede questa possibilità. Riteniamo non condivisibile tale scelta per svariate ragioni».

Piscedda ha quindi concluso il suo intervento invitando la Giunta e la maggioranza a un ritiro della legge: «Meglio procedere a una proroga, con riserva, della legge regionale n. 8 del 2015 nella sua attuale formulazione, dandovi la nostra disponibilità a condividere con il voi ed il Governo un cronoprogramma che consenta alla Sardegna di avere, al massimo entro un anno da oggi, una proposta di legge urbanistica, per il governo del territorio, davvero organica e condivisa». (Psp)

La consigliera dei Progressisti, Maria Laura Orrù, ha espresso “totale dissenso rispetto al testo esitato dalla commissione Urbanistica”. «Smettetela di lavorare in solitaria – ha dichiarato l’esponente dell’opposizione- perché il governo del territorio non è una procedura imperiosa ma una conquista democratica». La Orrù ha criticato il ricorso alle deroghe rispetto alle previsioni delle norme urbanistiche vigenti ed ha invitato l’esecutivo regionale a considerare “il Piano casa per migliorare la qualità dell’abitare e per garantire il diritto all’abitazione”. «Il testo – ha aggiunto la consigliera – è stato bocciato da tutti i maggiori esperti del settore e sono un grave errore le disposizioni riferite ai territori rurali». Critiche sono state inoltre rivolte “all’introduzione di un mercato delle premialità” ed alla “compravendita dei volumi”. In conclusione del suo intervento l’onorevole dei Progressisti ha ribadito il concreto rischio di impugnativa ed ha invitato la Giunta e la maggioranza a “congelare” il disegno di legge e procedere con la semplice proroga del vigente Piano casa.

Per Laura Caddeo (Progressisti) in questo Disegno di Legge manca un’idea di fondo, una visione dello sviluppo urbanistico. Esiste solo un’ economia del mattone a uso e consumo del turismo con grande rischio per il paesaggio rurale che rischia di essere stravolto. Insomma, una visione suicida per gli anni a venire che creeranno una terra martoriata dagli egoismi e dall’avidità di pochi. Per Laura Caddeo questo DL  non individua i veri problemi e non offre soluzioni valide. Per questo la Giunta dovrebbe fermarsi e bloccare questa legge che non nasce certo dal confronto.

Anche il consigliere Diego Loi (Progressisti) è critico su questo Disegno di Legge che nasce con  un proposito visionario ma poi in sostanza si trasforma in una somma di interventi spesso particolaristici. Non si tratta quindi di una legge organica ma si interviene senza una visione complessiva generando disorientamento. Diego Loi ha invitato la maggioranza a ragionare e a proporre un provvedimento che entri veramente nei problemi della comunità sarda. Loi non ha negato che alcuni provvedimenti contenuti nel testo siano  interessanti, ma sono troppi quelli dietro i quali si nasconde  l’esigenza di curare alcuni piccoli interessi particolari. Come per i territori rurali in cui dietro l’esigenza di riqualificare si traduce un aggiramento di alcune norme e non la reale esigenza di soddisfare i bisogni di pianificazione delle realtà comunali .

Roberto Li Gioi (M5S) ha paragonato l’iter di questa legge a un film fantasy dal titolo: “Christian nell’isola delle meraviglie” dove non sono stati risparmiati i  colpi di scena lasciando i  poveri cittadini sardi con il fiato sospeso. Ma il finale è ancora tutto da scrivere viste anche le dichiarazioni del Presidente della Regione che di fatto sconfessa l’operato della sua maggioranza.

Fausto Piga ( Fratelli d’Italia) ha detto di voler  tranquillizzare i sardi: le coste, l’agro e il  paesaggio non saranno devastati dal cemento e dal mattone. La precisazione – ha detto - è d’obbligo. L’ambiente sta a cuore alla maggioranza che non può però essere d’accordo con i NO ideologici dell’opposizione. Noi non siamo cementificatori,  come ci accusa la minoranza,  la tutela dell’ambiente è un dovere per tutti, in primis per chi governa. Non bisogna, però, più perdere tempo, è necessario coniugare la difesa del territorio con lo sviluppo sostenibile. Per Piga il testo che è arrivato in aula è stato integrato e modificato dopo aver ascoltato e discusso i vari portatori di interesse.  Il risultato è un Disegno di Legge che ha molti spunti per rilanciare l’edilizia e il turismo.

 

Critico il consigliere del Pd, Roberto Deriu che ha domandato alla maggioranza: «Come fate a non comprendere che appena approvata la legge, la gente si precipiterà a costruire prima dell’impugnazione da parte del Governo?». A giudizio del consigliere dell’opposizione il provvedimento proposto dal centrodestra non è né urgente e né è connesso ad alcun piano di sviluppo: «È soltanto un grande spot e il pegno che pagate a quell’elettorato scontento dal Ppr di Soru». Con l’approvazione del nuovo Piano casa, ha proseguito Deriu, ci saranno più ecomostri, più non finito sardo, e un più elevato consumo del suolo. Il consigliere dei democratici ha definito il nuovo piano casa “una legge sbagliata” ed “un errore” la decisione del centrodestra di procedere con la sua approvazione. «Con queste norme – ha insistito l’onorevole Pd – create una bolla speculativa e non ci sarà nessuna valorizzazione del patrimonio edilizio esistente e commettete così un grande “peccato” per la Sardegna ed il Governo dovrà impedirvelo».

A favore del provvedimento si è dichiarato il consigliere dei Riformatori, Giovanni Antonio Satta, che l’ha definito “una soluzione tecnica a tanti problemi edilizi”. L’esponente della maggioranza ha respinto le accuse dei gruppi dell’opposizione circa gli intenti cementificatori («il nuovo piano casa è lo strumento adeguato per scongiurare tale pericolo») ed ha definito “un No ideologico” la contrarietà della sinistra e del M5S. Satta ha elencato gli obiettivi del disegno di legge indicati nella relazione di accompagnamento al testo ed ha escluso nuovi volumi nella fascia entro i trecento metri ed ha difeso la reintroduzione dell’ettaro minimo per l’edificabilità in agro. «Agitare la clava della politica romana – ha concluso il consigliere dei Riformatori - ferisce la dignità della politica sarda e delle sue istituzioni».

Di tutt’altro tenore l’intervento della consigliera del Pd, Rossella Pinna che ah definito il nuovo Piano casa “il nuovo gioco delle tre carte”. «Un sofisticato raggiro – ha spiegato l’esponente dell’opposizione – che tra modifiche promesse e annunciate tra Giunta e Commissione, lascerà fregata soltanto la Sardegna e il suo paesaggio». «Nella relazione al testo – ha aggiunto l’onorevole dei democratici – ci sono tante buone intenzioni che restano però solo parole perché non trovano riscontro nel testo che invece prevede ulteriore consumo del suolo e le costruzioni in agro». Rossella Pinna ha quindi concluso il suo intervento con un nuovo invito alla Giunta e alla maggioranza perché si sospenda la discussione e l’approvazione del nuovo piano casa.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Salvatore Corrias (Pd) che ha criticato forma e sostanza del provvedimento: «Col grimaldello dell’edilizia si cerca di scardinare l’urbanistica». L’esponente della minoranza ha insistito sullo scarso coinvolgimento degli Enti Locali, dei territori, delle comunità ed anche degli ordini professionali, sui contenuti di un testo che “si spinge oltre l’edilizia”. Corrias ha ricordato che soltanto 18 Comuni costieri su 102 hanno approvato il piano urbanistico nel rispetto del Ppr ed ha definito lo stesso Ppr “non un testo sacro” per poi affermare: «Se il Ppr non è la Bibbia questo piano caso è un pessimo apocrifo».

«La nostra sfida è proprio la revisione del Ppr», ha attaccato la consigliera del Psd’Az, Elena Fancello che ha evidenziato gli obiettivi del piano casa con riferimento al rilancio dell’economia. «Auspico – ha concluso l’esponente della maggioranza – che si possa lavorare, fin dall’indomani dell’approvazione del nuovo piano casa, per modificare il piano paesaggistico regionale».

A favore del provvedimento l’intervento del consigliere Alfonso Marras (Riformatori) che ha insistito sulla duplice valenza del nuovo piano casa: tutelare l’ambiente e dare nuovo impulso all’economia. «Non siamo cementificatori – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – e puntiamo allo sviluppo ragionevole e intelligente del territorio, perché vogliamo dare ai cittadini risposte chiare e più semplici». Marras ha quindi insistito sulla semplificazione delle procedure e dell’iter burocratico ed ha definito il nuovo piano casa “come il giusto compromesso, tra la necessità di rilancio dell’economia turistica e la tutela dell’ambiente”.

Critico l’intervento del consigliere dei Progressisti, Gianfranco Satta («ciò che viene detto a parole è diverso da quello che ritroviamo negli atti») che ha puntato il dito contro il centrodestra: «Continuate a fare politica solo con gli slogan e i luoghi comuni». L’esponente della minoranza ha parlato di “balletto di incongruenza” con riferimento alle dichiarazioni del presidente della Regione e a quanto esitato dalla commissione urbanistica fino a spingersi ad affermare: «C’è del malessere in maggioranza». Satta ha anche criticato le dichiarazioni rese alla stampa dall’assessore dell’Urbanistica («la gente deve mangiare») per affermare: «Siete ancorate alle logiche del passato e non mostrate né lungimiranza e né coraggio perché non si può sottomettere l’ambiente alle logiche economiche».

Per l’on. Massimo Zedda (Progressisti) “è interessante notare che i nuraghi di Barumini e le chiese romaniche, il carcere di Alghero e altri beni sono da voi esclusi da ampliamenti volumetrici. Meno male che lo avete scritto, con il vostro pressapochismo che non conosce confini. Meno male anche che avete vietato la costruzione di soppalchi che mettono a rischio la statica di un edificio. Avete fatto bene a precisarlo, complimenti”. L’oratore ha proseguito: “Non c’è traccia nella vostra legge di pianificazione urbanistica, è un testo senza criteri che non porterà sviluppo. E vorrei anche capire cosa pensate dell’abitabilità degli scantinati, come quelli nei quali morirono a Olbia quattro persone qualche anno fa. Il capo della protezione civile, il prefetto Gabrielli, ha detto che è da criminali consentire l’abitabilità degli scantinati. Voi che dite?”.

Ha preso poi la parola l’on. Ignazio Manca (Lega): “Assistiamo ormai da mesi alla pratica degli slogan ma il mio passato civico da ambientalista non mi impedisce di ricercare il giusto equilibrio tra la necessità di far ripartire le costruzioni, che in dieci anni hanno perso 36 mila addetti in Sardegna, e la necessità invece della tutela ambientale”.

Dai banchi dei Progressisti è intervenuto l’on. Antonio Piu, che ha ringraziato l’assessore Sanna per aver risposto in commissione alle domande dell’opposizione. “Non possiamo però essere soddisfatti perché negli uffici urbanistici dei Comuni sardi ci sono migliaia di pratiche inevase, che dopo questo testo di legge resteranno inevase. Questa norma non dà risposte: vorrei capire se avete chiaro che gli amministratori comunali non apprezzano questo testo che volete approvare. Volete spiegarglielo voi? Saranno contenti gli albergatori che da domani si potrà costruire una casa con un solo ettaro di campagna. E magari affittarla in nero ai turisti. Una cosa però è chiara: nei prossimi tre anni non parleremo più di urbanistica perché vi limiterete a questa legge che serve a soddisfare qualche pancia e nulla di più. Ecco perché attacco politicamente questo provvedimento sbagliato, di cui tutti pagheremo le conseguenze a prescindere dall’ideologia politica”.

Per la maggioranza l’on. Antonello Peru (Udc) ha detto che “i sardi hanno bocciato in modo chiaro le scelte urbanistiche del passato. I sardi ci hanno chiesto discontinuità e anche se ci definite cementificatori e antropizzatori i sardi non ascoltano e non credono più a questa filastrocca. Da troppi anni sentiamo queste affermazioni false e ve lo dimostriamo con i dati: la legge 4 del 2009, il cosiddetto primo piano casa che definivate come il “male assoluto”, ha prodotto 46 mila istanze presentate e un miliardo di euro di investimenti senza provocare colate di cemento. La Sardegna ha la percentuale più bassa del consumo di territorio d’Italia, poco più del 3 per cento contro il 12 della Lombardia e del Veneto. Anche nella fascia dei 300 metri la Sicilia arriva al 27,8 e noi ci fermiamo al 9 per cento. Siamo i meno antropizzati di Italia e qualcuno di voi deve dirci dunque dov’è questa Sardegna cementificata”. Per l’on. Peru “è abbastanza chiaro che nessuno vuole cementificare oggi né domani: questa maggioranza ha a cuore l’ambiente e le zone interne, non solo le case  e gli alberghi del perimetro costiero”.

Per l’on. Giuseppe Talanas (Forza Italia), presidente della Quarta commissione, “è necessario ringraziare l’assessore e gli uffici per il lavoro svolto. Sono convinto che questa legge darà una spinta all’economia sarda. E non capisco come mai l’opposizione ci accusi di essere cementificatori: è un testo restrittivo questo dl, che impone comunque il limite dei 300 metri. Ci dite dove stiamo sprecando suolo? Dove stiamo cementificando? Abbiamo previsto un bonus volumetrico del 5 per cento e non mi pare nulla di scandaloso, nemmeno per l’edificabilità nelle zone agricole.  Né fa scandalo il bonus volumetrico del 10 per cento nel caso vengano impiegati materiali per edilizia prodotti in Sardegna”.

La capogruppo di Cinque Stelle, on. Desirè Manca, ha preso la parola per dire che “in quest’aula è incredibile sentire un determinato frasario dai banchi della maggioranza verso il presidente del Consiglio, un’offesa così grave è una vergogna”. Il presidente Pais ha replicato: “Non ho sentito alcuna offesa ma certo le regole valgono per l’opposizione e per la maggioranza e il mio compito è farlo rispettare”.

Dai banchi del Pd l’on. Giuseppe Meloni ha premesso: “E’ notorio che io non sono uno che dice no per principio alle proposte della maggioranza ma come fate a ipotizzare che i Comuni chiedano l’adeguamento dei loro Puc al Ppr se voi stessi prevedete un sistema di deroghe che consentono ai Comuni di evitare l’adeguamento e scegliere invece scorciatoie? Non raccontate che questa legge risolverà il problema del comparto turistico della Sardegna: al massimo risolverà l’esigenza di qualcuno”.

Per il gruppo Pd l’on. Piero Comandini ha ricordato “il lavoro dei componenti Pd in commissione ma voi avete previsto un altro percorso rispetto a quello che vi abbiamo indicato. Il vostro disegno di legge non è una legge urbanistica, non è una legge edilizia, non è un piano casa ma un grande contenitore. Una legge matrioska dove ognuno tira fuori una bambolina al suo bisogno. Non c’è visione, non c’è idea di Sardegna. Eppure mi ero illuso che questa potesse essere una legislatura di riforme, mi ero illuso dopo aver sentito il presidente Solinas e la sua maggioranza arrivata anche dalle Alpi. Voi invece fate leggi per aumentare il contenzioso con lo Stato, perché vi serve dire che lo Stato è brutto e cattivo contro la Sardegna. Rischiate di avere 10 leggi impugnate dal governo in appena venti mesi”.

Il consigliere della Lega Michele Ennas ha incentrato il suo intervento sulla rispondenza della disegno di legge all’esigenza fortemente avvertita di recuperare il patrimonio edilizio della Sardegna. Questa non è una legge urbanistica o il nuovo piano paesaggistico, ha chiarito, ma uno strumento concreto che tiene in equilibrio con una serie di misure tutela dell’ambiente e sviluppo economico e, quanto all’agro, si interviene per frenare il degrado di questa parte del territorio. La legge inoltre, ha proseguito Ennas, è frutto anche del dialogo interno alla maggioranza e in questo non c’è niente di male ma, anzi, la volontà di ascoltare e di confrontarsi rivolgendo lo sguardo a territori diversi da quelli costieri; quindi la “leggenda metropolitana” proposta dall’opposizione sulla maggioranza che vuole solo cementificare non ha fondamento nella realtà. La normativa urbanistica regionale, ha concluso, va profondamente rinnovata e lo faremo partendo proprio da questa legge.

Il consigliere Pietro Moro (Udc-Cambiamo) ha ripreso il tema della cementificazione che, ha ricordato, non trova conferme nemmeno nelle indagini scientifiche, a partire da quelle sul consumo del suolo. La Sardegna mantiene quindi intatta nel tempo la sua identità ambientale, secondo Moro, non solo nella parte costiera ma anche in quella interna rimasta troppo a lungo in ombra e su questo bisogna puntare, innestando la cultura dello sviluppo sostenibile in un sistema efficiente di servizi. Il problema, ha sintetizzato il consigliere, non è l’edilizia in sé ma migliorare la qualità del vivere e dell’abitare operando una saldatura fra città e campagna, fra tessuto urbano e rurale, perché non ci può essere benessere ambientale senza benessere economico.

Il consigliere Giovanni Satta (Psd’Az) è partito da una citazione della relazione della legge 8 del 2015 voluta dal centro sinistra e scritta dall’allora assessore Cristiano Erriu per dimostrare, a suo avviso “numeri alla mano”, che non c’è distanza fra le scelte operate allora e quelle del disegno di legge in discussione, e va ricordato anche che in quella legislatura fu la stessa maggioranza di centro sinistra ad impedire l’approvazione di una legge urbanistica. E’vero, ha poi sostenuto Satta, che ci sono due correnti di pensiero ma questo non deve impedire la ripresa dello sviluppo economico, perché nessuno di noi vuole costruire sulle coste, come non voleva il Pd di allora, ed è sbagliato “tifare” per l’impugnazione della legge da parte del governo. Se si riflette con onestà intellettuale, ha concluso il consigliere sardista, ci si rende conto che le posizioni non sono poi così distanti, ferma restando la necessità di una nuova legge urbanistica.

Il consigliere di Forza Italia Emanuele Cera, nel condividere alcune considerazioni fatte in precedenza dai colleghi, ha affermato che la legge restituirà ai sardi la certezza del diritto nel rispetto del paesaggio. Sul testo originale della Giunta, ha ricordato, si è innestato un grande lavoro della commissione che è intervenuta su alcuni punti qualificanti, come le premialità volumetriche nei 300 metri e per le seconde case. Quanto alla riduzione del lotto minimo ad un ettaro per realizzare costruzioni c’è ad avviso di Cera una cultura profondamente diffusa in Sardegna, di stare in campagna, di controllarla, di vigilarla e tenerla in ordine, così come non bisogna demonizzare l’accorpamento di più particelle. L’esponente di Forza Italia ha infine criticato un sottosegretario sardo che ha “annunciato” l’impugnativa cercando di intimidire il Consiglio, una strategia che andò male già nel 2009 col piano casa Cappellacci che, alla fine, ebbe ragione davanti alla Corte costituzionale.

Il consigliere di Leu Eugenio Lai ha confessato di aver ascoltato con la massima attenzione gli interventi dei consiglieri di maggioranza, cercando di intravedere una strategia forte di sviluppo per la Sardegna, ma questa strategia non c’è, a parte i soliti argomenti contrari al Ppr. Il ricorso ai dati della disoccupazione in edilizia, poi, non vale niente se non si è capaci di dimostrare che la legge avrà un indotto positivo proprio sull’occupazione, come hanno denunciato gli stessi sindacati. Oggi, ha detto ancora Lai, il termine più cliccato sulle piattaforme social, è oggi ecobonus, perché si è rivelata vincente la scelta del Governo nazionale che ha immesso risorse consistenti nel sistema. Soffermandosi sulle zone agricole, Lai ha criticato la possibilità del cambio di destinazione d’uso da agricolo a residenziale, frutto di una idea distorta dello sviluppo della terra e non certo della volontà di favorire il nostro settore agroalimentare, senza trascurare ilo fatto che, almeno il grande tema dei cambiamenti climatici, dovrebbe suggerire idee diverse dalle residenze nei seminterrati.

Il capogruppo di Fdi Francesco Mura ha espresso una valutazione molto positiva del lavoro della commissione e degli stessi commissari, al di là delle diverse posizioni in campo. L’urbanistica, ha continuato, è un tema che evoca un clima da “guerra santa” e dal 2006, anno del Ppr, questa guerra ha causato la contrapposizione fra “buoni e cattivi”, e soprattutto è una guerra che ha fatto molte vittime civili e sociali all’interno del comparto edilizio: ora è arrivato il tempo di mettere le cose a posto. In Sardegna, altro dato reale proposto da Mura, l’edilizia lavora grazie alla legge 4 del 2009, che non ha provocato alcun disastro ma buoni investimenti, ed invece vengono evocate in modo scorretto tragedie mentre la metà della Sardegna è oggi vincolata per proteggersi dai rischi. In agricoltura, inoltre, non solo non c’è scritta da nessuna parte la misura dell’estensione minima, ma è un fatto acquisito che quella delle grandi superfici è una agricoltura fuori dal tempo: Mura ha concluso citando la sua esperienza di Sindaco di un piccolo Comune dove, dal 2013, sono state rilasciate solo 10 concessioni edilizie e nessuna per nuova costruzione; per trovarla bisogna tornare indietro al 2006 dopo il blocco imposto da Soru. Proprio la presunta “sacralità” del Ppr, ha detto infine, ha impedito ogni cambiamento ma ora invertire la rotta e i sardi stanno con noi.

Il capogruppo del M5S Michele Ciusa ha ribadito che per il suo gruppo l’ambiente resta un tema centrale che può essere coniugato con lo sviluppo solo in una cornice di sostenibilità, termine che questa legge ignora, arriva tardi senza dibattito nei territori, con un testo riveduto e corretto prima dalla maggioranza, poi dalla stessa Giunta e infine dal presidente. La Sardegna già in crisi per la pandemia. Ha ammonito Ciusa, non può permettersi una ennesima scelta sbagliata contro il paesaggio che manderà la Regione verso un futuro di ancor maggiore spopolamento e di case desolatamente vuote, così come è sbagliatissimo rendere abitabili i seminterrati dopo la tragedie che si sono verificate in alcune zone della Sardegna e ripopolare con residenze le zone agricole. L’ambente, ha affermato in definitiva Ciusa, non solo dà da mangiare ma crea sviluppo e ricchezza: questa è la strada maestra percorsa dal Governo nazionale con l’ecobonus e dalla Ue con l’economia verde.

Il capogruppo di Forza Italia, Angelo Cocciu, ha replicato alle critiche mosse dai gruppi dell’opposizione ma non ha risparmiato neppure la maggioranza. All’esponente del centrodestra non è piaciuta infatti la retromarcia sulla possibilità di riqualificazioni e interventi, con annessi incrementi volumetrici, anche nelle zone turistiche, all’interno della fascia costiera dei trecento metri dalla battigia. «Ci siamo fatti impressionare – ha dichiarato Cocciu - da una serie di articoli di giornale e dalle discutibili affermazioni fatte da autorevoli rappresentanti della sinistra radical chic che hanno denunciato chissà quali sfaceli». «In realtà – ha spiegato l’esponente di Fi – quelle costruzioni realizzate nella fascia costiera hanno necessità di interventi migliorativi allo stesso modo di come ne hanno bisogno le brutture realizzate nelle campagne». «Mi auguro – ha concluso il capogruppo dei forzisti – che nella legge urbanistica si autorizzano gli interventi entro la fascia dei trecento metri, in caso contrario troverei difficoltoso riconoscermi in questa maggioranza».

A favore del Piano casa le dichiarazioni del capogruppo dei Riformatori, Aldo Salaris, che ha ricordato il cuore del provvedimento: recuperare e migliorare ciò ceh già esiste. «Nessuna colata di cemento – ha affermato l’esponente della maggioranza – e ogni modifica è stata fatta col principio della piena legittimità giuridica». Salaris ha rimarcato l’urgenza di una nuova legge urbanistica e riferendosi al collega Piscedda, che aveva definito un’incongruenza votare per i nuraghi patrimonio dell’Unesco e per il piano casa, ha escluso una qualche contraddizione politica: «Nessun amministratore locale potrebbe permettersi a lesionare ciò che la storia ci consegna».

Favorevole anche il capogruppo del Misto, Roberto Caredda che ha declinato i diversi obiettivi del piano casa ed ha insistito sulla necessità di un provvedimento adatto a scongiurare impedimenti burocratici e lungaggini amministrative. Il consigliere della maggioranza ha ricordato la crisi economica in atto e rimarcato l’urgenza di provvedimenti che aiutino le imprese e il lavoro. Caredda ha ribadito la volontà di difendere l’ambiente ma anche quella di superarte le ottusità in amteria di urbanistica ed edilizia.

Il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau (Pd), in apertura del suo intervento ha denunciato “l’irritualità del percorso consiliare del provvedimento, come ammesso dal relatore della maggioranza, attraverso la compressione dei tempi per le audizioni e per il confronto”. Ganau ha lamentato il mancato coinvolgimento territori e il ritardo con il quale si arriva all’esame del provvedimento. «Il testo esitato dalla commissione – ha attaccato il capogruppo dei democratici - è la saga della deregulation urbanistica e rappresenta la vittoria dell’ala cementidicatoria della maggioranza». L’ex sindaco di Sassari ha quindi sottolineato le contraddizioni tra le posizioni espresse dalla maggioranza “con quelle dichiarate dal presidente della Giunta che ha smentito l’azione della sua maggioranza in commissione”. Il capogruppo ha quindi elencato in tono critico i diversi interventi previsti dal nuovo piano casa: «Si va verso la cementificazione massiva che non tutela il territorio e non serve per il rilancio dell’edilizia». Ganau ha concluso esprimendo disappunto per le norme che prevedono l’edificazione in agro: «Arrivo da una città che ha fatto scempio delle campagne con costi insostenibili per la comunità in termini di servizi. Anche per questa ragione rinnovo l’appello affinché il testo sia ritirato e si proceda con la semplice proroga del piano casa in attesa di definire una nuova legge urbanistica». (A.M.)

Per la Lega Sardegna l’on. Giagoni ha detto: “Su una cosa almeno siamo tutti concordi, sull’importanza dell’edilizia per la Sardegna. E noi muoviamo oggi un primo fondamentale passo di partenza in questa direzione, il preludio di una vera e completa riforma dell’urbanistica attraverso un testo unico auspicato anche dall’assessore Sanna. Il centrosinistra dovrebbe, però, mettere da parte gli argomenti da propaganda spicciola: noi siamo sardi innamorati della nostra terra. Mai ci sogneremo di deturpare il territorio del quale siamo innamorati. Il nostro obiettivo è approvare un provvedimento condiviso dalle organizzazioni produttive e dai sardi”. Per l’oratore “è importante considerare l’architettura organica e sono importanti i materiali riciclati, quelli della bioedilizia e dei materiali prodotti in Sardegna. Dobbiamo riqualificare l’esistente e migliorare l’offerta per i turisti. A differenza di altri noi non vogliamo sardi che vivono di assistenzialismo ma sardi che vivono bene e lavorano bene nella loro terra”.

Il capogruppo del Psd’Az, on. Franco Mula, ha detto che “è naturale che ci si divida sull’urbanistica. Ma vorrà pur dire qualcosa se soltanto 29 comuni hanno adeguato il Puc al Ppr. Come si fa a difendere il Ppr come un totem? Quanti posti di lavoro ha generato negli anni il Ppr? Certo, anche io ho dubbi che una legge urbanistica riusciremo a farla in questa legislatura e per questo mi auguro che l’assessore Sanna abbia aperto già un dialogo costruttivo con il ministero”. Sulle costruzioni in agro il leader sardista ha aggiunto: “Non è vero che un comune è obbligato a realizzare i sottoservizi né a garantire i trasporti pubblici. Voi dite che il governo impugnerà la legge e mi dà dolore sentirlo se ancora la legge non è stata approvata: dov’è il vostro senso di autonomia?”.

A seguire per i Progressisti il capogruppo on. Francesco Agus. “Mi sarei atteso un chiarimento della linea della maggioranza su questo tema ma ancora non avete fatto chiarezza tra di voi”, ha detto Agus, “e così chiuderemo la discussione generale con più dubbi di prima. Tra voi c’è chi dice che nulla cambierà e chi dice che i cambiamenti saranno tanti. Noi da oggi abbiamo la consapevolezza che la giunta ha un’opposizione di destra sul tema dell’urbanistica, cioè su un tema che riguarda il futuro dei sardi. Sarebbe il caso di ripristinare la verità: noi non vi stiamo accusando di essere cementificatori e la vostra retorica vittimistica non porta da nessuna parte. Il fatto è che avete vinto le elezioni e spetta a voi proporre la riforma urbanistica, non una legge di proroga del piano casa a ridosso della fine dell’anno e dunque della scadenza della vecchia legge.  Non è del tutto vero che manchi una visione di questa legge: è tutto nell’oggi, nella fame dell’oggi che manifestate”.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula, ha chiesto una breve sospensione della seduta, dopo l’intervento dell’assessore, per valutare alcuni emendamenti presentati recentemente.

A nome della Giunta, l’assessore dell’urbanistica Quirico Sanna ha iniziato il suo intervento ricordando che il dibattito ha rappresentato il confronto fra le visioni diverse di maggioranza ed opposizione, con la prima che sta facendo esattamente ciò che ha proposto a suo tempo al corpo elettorale, ottenendo una maggioranza netta e molto ampia. Le visioni diverse, ha aggiunto, attraversano anche il mondo dell’associazionismo, delle categorie produttive e delle amministrazioni locali, e quella del Governo regionale non è una scelta isolata ma condivisa innanzitutto con i sardi. La nostra visione è quella di costruire uno sviluppo armonico, ha ribadito l’assessore, nella cornice del massimo rispetto per la nostra terra; la legge dice questo perché è fondata sul principio della riqualificazione dell’esistente, consentendo anche di demolire e ricostruire dove necessario con buone tecniche e materiali locali, altro che ecomostri, non certo realizzati per effetto di questa legge. Una legge di buon senso, insomma, fondata secondo Sanna su dati oggettivi. Poi, ha insistito Sanna, questa non è una legge urbanistica ma una legge “navicella” che dovrà portare, attraverso un grande confronto, ad una nuova normativa organica di settore. L’assessore ha quindi dedicato un passaggio al tema delle residenze nell’agro, precisando che la materia è regolata da norme ben precise in base alle quali non è affatto vero che in agro può costruire chi vuole. Con la nostra azione, in altre parole, contiamo di portare lavoro in tutte le zone della Sardegna a cominciare da quelle interne, per frenare lo spopolamento di tanti territori. Sui grandi temi, ha detto ancora l’assessore rivolgendo un appello al Consiglio, non possiamo e non dobbiamo dividerci.

Concluso l’intervento dell’assessore, il presidente ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori, per dichiarazione di voto, il capogruppo sardista Franco Mula si è espresso a favore della legge precisando di non aver avuto la possibilità di esaminare compiutamente gli emendamenti presentati da alcuni gruppi.

Per i Progressisti, Maria Laura Orrù ha dichiarato il voto contrario anche perché, ha osservato, si sta portando avanti la contrapposizione forzata fra rispetto dell’ambiente e tutela del lavoro.

Dello stesso gruppo, il consigliere Gian Franco Satta, contrario, ha motivato la sua decisione esprimendo insoddisfazione sull’intervento dell’assessore che, a suo giudizio, non ha ascoltato a sufficienza il mondo delle amministrazioni locali.

Il consigliere del Pd Piero Comandini, contrario, ha criticato l’intervento dell’assessore, insufficiente sui temi concreti della legge. Lo sviluppo, ha sostenuto, passa attraverso la crescita armonica fra ambiente e lavoro. Comandini ha infine ribadito la disponibilità del suo gruppo a cambiare il Ppr e a fare una nuova legge urbanistica.

Il consigliere di Leu Eugenio Lai, contrario, ha rimproverato l’assessore di non aver affrontato i veri temi contenuti nella legge, osservando che i giovani che vanno via non lo fanno certo per il presunto blocco delle attività edilizie.

Il consigliere dei Progressisti Antonio Piu, contrario, ha definito lacunose le dichiarazioni dell’assessore. Anzi, il suo intervento conferma che con la legge si sta andando in senso opposto rispetto al resto del mondo.

Il consigliere del M5S Roberto Li Gioi, contrario, ha contestato il passaggio dell’intervento dell’assessore che ha parlato della legge come “occasione storica”. Al contrario, ha detto Li Gioi, è “una occasione persa”.

Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, contrario, ha contestato lì intervento dell’assessore, soprattutto con la possibilità di costruire in agro, aprendo la strada a grandi speculazioni che sarebbero già in atto. Ha chiesto infine il voto elettronico sul passaggio agli articoli.

Il consigliere dei Progressisti Massimo Zedda, contrario, ha dichiarato che l’intervento dell’assessore ha dimostrato che dietro la legge non c’è alcuno studio o analisi economica, ed è gravissimo. Dimostreremo con i dati, ha assicurato, che state sbagliando tutto.

Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus, contrario, ha evidenziato l’ambiguità dell’assessore che cerca di orientarsi fra visioni oggettivamente diverse della maggioranza, su una legge probabilmente scritta “a più mani”.

Il consigliere del Pd Valter Piscedda, contrario, ha evidenziato l’incongruenza fra le posizioni espresse da alcune parti della maggioranza e gli emendamenti presentati da gruppi di maggioranza.

Il consigliere del M5S Alessandro Solinas, contrario, ha polemizzato con l’assessore che, a suo avviso, non ha chiarito al Consiglio i contenuti principali della legge.

Il capogruppo del M5S Michele Ciusa, contrario, ha ribadito le sue critiche alla legge perché, ha spiegato, parlare di ambiente significa creare economia e lavoro.

Dopo Ciusa ha preso la parola l’on. Pinna (Pd), che ha annunciato il voto contrario al passaggio agli articoli: “E’ un provvedimento dannoso, che non ha bisogno di interventi di questo tipo ma di rigenerazione urbana e territoriale. C’è da riqualificare e non c’è bisogno di costruire nelle campagne né di usare i seminterrati come residenze”.

Contrario anche l’on. Giuseppe Meloni (Pd), che ha annunciato nuovi emendamenti.

L’Aula ha votato il passaggio agli articoli. Il presidente Pais ha messo in discussione gli emendamenti all’articolo 1.

Sull’emendamento 748 di Giunta (disposizioni di salvaguardia dei territori rurali) sono fioccati gli interventi. Per l’on. Orrù (Progressisti) “l’articolo 1 verrà totalmente modificato dall’emendamento 748, che supera di colpo l’obbligo di adeguare i Puc ai Ppr. E’ un grandissimo salto indietro”. A seguire l’on. Massimo Zedda (Progressisti): “Si moltiplicano i rischi di impugnazione di questa legge, state totalizzando un record in questo senso”. Per l’on. Francesco Agus (Progressisti) “con questa legge sarà sempre più proficuo vendere terra per costruire case agricole piuttosto che seminare per il futuro, perché seminare richiede tempo mentre per vendere un prezzo di terra non ci vuole nulla. Siamo arrivati al portare al Compro oro i gioielli della nonna”. L’on. Meloni (Pd) ha chiesto di conoscere il parere sugli emendamenti agli emendamenti. “E’ difficile lavorare così”.

Seduta poi sospesa dal presidente Pasi, che governerà la maratona fino all'approvazione definitiva. 

 

 

 

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