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A quasi vent’anni dal suo ultimo mandato, Graziano Milia riscende in campo per Quartu. Era il 2001 quando salutava la città da sindaco e lasciava le chiavi del municipio di via Eligio Porcu al commissario Piergiorgio Portas, prima dell’arrivo di Davide Galantuomo. Poi l’esperienza alla provincia di Cagliari, come presidente, e l’incarico al Consiglio delle Autonomie locali della Sardegna. Ma, nel cuore, è rimasto sempre fedele alla sua città: così a marzo, appena prima del lockdown per l’emergenza sanitaria, ha ufficializzato la sua candidatura, in vista delle elezioni che si svolgeranno tra ottobre e novembre.

Perché la scelta di ricandidarsi?

È stata una scelta molto sofferta e pensata. Mi è stato chiesto di rifletterci, così ho iniziato a fare delle verifiche su ciò che si potrebbe fare per la città e ho trovato delle possibilità molto confortanti. Dall’altra parte, però, dovevo capire quali fossero oggi le mie capacità per ricoprire un ruolo di questo genere: non sono più un ragazzo, non è una cosa nuova per me e quindi non sono spinto dalla curiosità, come spesso accade. Tra l’altro, nella mia vicenda politica, ho avuto anche una condanna di abuso d’ufficio. Gli aspetti positivi, alla fine, hanno prevalso: ho più esperienza, sono maturato, ho un bagaglio di relazioni istituzionali che prima non avevo. Ma ciò che forse mi ha convinto di più è che non sono un politico in carriera, quindi sono libero di poter fare il sindaco senza essere distratto dalla mia carriera.  Quartu deve chiudere un percorso che negli anni ’90 aveva iniziato chi c’era prima di me di definitiva trasformazione di un grande borgo agricolo in città. All’inizio del nuovo millennio eravamo ad un passo, ma quel processo si è arenato e bisogna riprenderlo e portarlo a compimento.

Quali sono i punti chiave del suo programma elettorale?

Riqualificare, ricostruire, rigenerare. Tutto ciò che inizia con “ri-”. Questo perché bisogna puntare a una città che abbia un ruolo in un ambito più ampio, a partire da quello della città metropolitana, ma io dico anche in tutta la Sardegna. Non può una città che per numero di abitanti è la terza della Sardegna da parecchi anni non svolgere un ruolo più generale: questo significa attrarre servizi di interesse più generale, far vivere a Quartu esperienze che siano utili alla Sardegna e quindi anche al rilancio della città. Insieme a questo l’altra grande sfida è trasformare Quartu in una città di mare, cioè in qualcosa che storicamente non è mai stata: forse per farlo bisognerebbe tornare agli insediamenti nuragici.

Cosa farebbe, da sindaco, per rendere Quartu una città turistica?

Che si debba intervenire in molteplici punti è chiaro, lo direbbero tutti: migliorare la città, valorizzare 25 km di costa, Molentargius. Ma quello che bisogna fare in più questa volta è creare gli strumenti che rimarranno anche per il futuro. Prima ho fatto riferimento alla trasformazione da borgo agricolo a città: quello che è mancato allora, quando si era arrivati a un passo dall’obiettivo, sono proprio gli strumenti. Faccio un esempio: un consorzio turistico in comune con le altre città che hanno la costa.

Ci sono tre parole nello slogan del suo piano di rinascita: Quartu, Sardegna e futuro. Come immagina il futuro della città?

Immagino una città che pensa a se stessa ma che allo stesso tempo è inserita a pieno nelle dinamiche della Città metropolitana. E la immagino soprattutto con una grande proiezione verso il futuro, per renderla una città più agile. Credo che sia un luogo dove si possano sperimentare processi di smart city e fare un grande sforzo sulle energie rinnovabili. Tutto ciò all’insegna dell’innovazione.

Nella sua campagna elettorale sta puntando sulla partecipazione dei cittadini. Quali sono le richieste più frequenti e ciò che gli abitanti percepiscono come più urgente?

Il percepito spesso non risponde alla realtà. Quello che bisogna fare è puntare su una mobilitazione collettiva, perché un sindaco da solo non può fare nulla. Io ho detto “la Quartu che vogliamo”, che significa anche “i cittadini che vogliamo”. Non ci si può limitare a dire: “Risolviamo il problema delle buche”, perché quello va fatto e basta. Ma lo sforzo collettivo deve andare nella direzione della rinascita della città. Ecco perché ho deciso di assumere un profilo politico assolutamente civico: non perché io disprezzi i partiti anzi, ma penso che, in questo momento particolare, sia necessaria una mobilitazione che tocca tutti. E mi auguro che anche gli altri candidati alla carica di sindaco ragionino così: io per primo dico sin d’ora che se negli altri programmi ci saranno progetti o idee utili li farò miei e dirò da dove provengono. Se davvero vogliamo far rinascere Quartu bisogna iniziare a pensare in modo diverso da ciò a cui eravamo abituati.

Trasporti e collegamenti. Quali idee?

È la base dello sviluppo della città. La prima necessità è di completare tutto il piano della viabilità, dentro Quartu e ai confini. La seconda è svolgere una battaglia per far arrivare la metropolitana di superficie al Poetto. Perché senza questa non ha alcun senso realizzare da via Brigata Sassari un altro tratto di metropolitana che va a Margine Rosso. Quel tracciato da solo sarebbe inutilizzabile. Corriamo il rischio di mettere sottosopra Quartu per una linea che - vista la scelta di passare da Quartucciu-Selargius-Monserrato - ci porterebbe in piazza Matteotti in 50 minuti: io temo che non la userebbe nessuno. Diverso invece è se si chiude l’anello con il Poetto: questa è la nostra proposta. E pensiamo anche a un collegamento veloce con mezzi elettrici veloci e corsie apposite in viale Marconi che colleghi così Cagliari e Quartu.

Quartu anche città dello sport?

Si può fare molto. A partire dalla zona di Is Arenas: riprendere il vecchio piano integrato d’aria, ma non solo. Bisogna anche aggiungere qualcosa che trasformi quell’area in una zona d’accesso al parco: servizi adeguati prima di tutto.  Il parco di Molentargius si sviluppa in gran parte nel comune di Quartu ma purtroppo è anche la parte meno utilizzata. Ora è il momento di pensare a valorizzarla: creare i servizi per poter accedere al parco è fondamentale. Ma penso anche alle strutture sportive nelle scuole: c’è tutto un lavoro da riprendere e oggi abbiamo gli strumenti per farlo al meglio.  Ciò che mi ha impressionato di Quartu negli ultimi anni è stata la distrazione nel richiedere finanziamenti, pubblici o privati che siano. Il nostro grande impegno ora dev’essere quello di recuperare quanto più possibile.

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