Venerdì, 23 Ottobre 2020 07:52

La Rete ciclabile regionale, rivoluzione ecosostenibile e gentile del turismo in Sardegna

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La Sardegna potrà essere esplorata in bicicletta, completamente immersi nella natura con il semplice suono dell’ambiente circostante. La Rete ciclabile della Sardegna sta muovendo i primi passi per trasformarsi in realtà: l’Arst è stata scelta dalla Regione per curare la realizzazione del progetto. A disposizione ci sono 8 milioni di euro, stanziati  dall’assessorato dei Lavori Pubblici. 

“La Rete ciclabile ha un duplice obiettivo: favorire a livello locale l’utilizzo della bicicletta, come forma di mobilità sostenibile, e realizzare un’offerta turistica distribuita su scala regionale”, afferma l’ingegner Alessandro Boccone, dirigente Arst e responsabile del procedimento.  “Puntiamo ad avere un’offerta completa e strutturata, capace di entrare nel mercato internazionale, che invogli i cicloturisti a venire in Sardegna. E che sia in grado di competere con altre realtà geografiche europee, come ad esempio le Isole Baleari, più piccole della Sardegna e che attraggono più di 200.000 cicloturisti/anno”, continua. 

L’Arst deve curare la progettazione e l’azione della rete insieme all’Università di Cagliari.  Esistono tanti tracciati frammentati sparsi sul territorio regionale,  percorribili in bici: ora si cercherà di metterli insieme in modo da dare loro una scala più ampia che esca dalla visione strettamente locale. I percorsi ciclabili sorgeranno anche nelle linee ferroviarie dismesse.

Rete ciclabile regionale: a che punto siamo?

“L’Arst è soggetto attuatore.  Il sistema sardo si collega a quello nazionale attraverso i porti e gli aeroporti dell’Isola. L’incarico arriva dall’assessorato regionale dei Lavori Pubblici, ente promotore e finanziatore dell’opera.  In queste attività ci siamo avvalsi anche della preziosa collaborazione dell’Università di Cagliari, in particolare dal Centro Interuniversitario Ricerche Economiche e Mobilità (Cirem) che ha le migliori competenze, tecniche e scientifiche, per studiare e pianificare il miglior intervento possibile. Assieme abbiamo svolto un’azione diffusa di coinvolgimento degli enti locali e delle associazioni e sono state accolti tanti suggerimenti e contributi, come ad esempio quelli della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (Fiab). Tutto questo lavoro ha portato alla definizione del piano regionale della mobilità ciclistica della Sardegna, approvato con delibera di giunta regionale a fine 2018. La Sardegna così, pur partendo in ritardo rispetto a altre regioni in Italia, è passata all’avanguardia per poter disporre di un Piano di riferimento a favore dello sviluppo della mobilità ciclabile”.

Cosa è il cicloturismo?

“Semplicemente, è il turismo praticato con l’utilizzo della bicicletta: è scelto da chi vuole fare una vacanza salutare, a contatto con l’ambiente, muovendosi alla giusta velocità. Con la bicicletta non sei chiuso dentro un vettore (macchina, aereo, treno che sia), ma ti muovi nel territorio, tra la natura e le persone. Fai in tempo a sentire i rumori, le voci, gli odori che ti circondano. È la forma migliore per viaggiare e conoscere un territorio. In Sardegna esistono dei tracciati già realizzati. Ma sono corti, frammentati, sparsi sul territorio regionale: si cercherà di adattarli alle caratteristiche e agli standard dimensionali previsti dal Piano e di dare loro una scala più ampia che esca dalla visione strettamente locale e che costituisca un’occasione di viaggio più accattivante e completa”.

Quali sono i vantaggi di questa forma di turismo?

“L’obiettivo di candidare la nostra Isola a nuova meta internazionale per il cicloturismo è particolarmente importante e suggestivo. I vantaggi sono tanti. La sostenibilità, innanzitutto. Consapevoli del fatto che occorre preservare le risorse naturali del nostro pianeta, dobbiamo ragionare sul fatto che ogni azione incidente sull’ambiente deve essere tale da non pregiudicare il patrimonio naturale da lasciare ai nostri posteri. Ora: quale forma di mobilità e di offerta turistica sostenibile è migliore della bicicletta? Puntare sul cicloturismo, poi, vuol dire allargare e completare l’offerta della Sardegna: da tutti gli studi del settore, emerge che circa il 70% dei nostri turisti è attratto dalla favolosa suggestione ‘sole-mare-coste’: se risulta evidente, quindi, la forza attrattiva del nostro splendido mare, assai maggiore di altre aree in Italia, tale proposta, però, presenta grossi limiti spazio/temporali, per una concentrazione di turisti principalmente lungo le coste e nei mesi estivi.  La Rete può quindi consentire di attrarre nuovi turisti nei mesi primaverili e autunnali (i periodi migliori per usare la bici), che viaggiano attraverso aree ancora poco interessate ai maggiori flussi turistici, per piccoli centri dell’interno dove si trova ancora un’offerta genuina basata su prodotti naturali locali". 

Come è strutturata la Rete?

“È  formata da tanti piccoli tratti che collegano nodi potenziali di partenza/arrivo di un itinerario. Il cicloturista può studiarsi il proprio itinerario basandosi sul proprio grado di allenamento e sul tipo di tracciato che vuole percorrere: può quindi personalizzare il proprio viaggio. In molti di questi nodi, poi, esistono stazioni ferroviarie e automobilistiche, potendo consentire, così, di iniziare il viaggio in bicicletta e di terminarlo con un mezzo pubblico, favorendo l'intermodalità vettoriale e ancora la sostenibilità. Durante il percorso poi si trovano piccoli centri nei quali il cicloturista può trovare ristoro e assistenza, favorendo così la nascita di attività di servizio ai nuovi flussi turistici e l’innesco di nuove economie indotte.”

Quali sono i prossimi passi?

“Siamo nella fase di approvazione delle progettazioni di fattibilità tecnica-economica (Pfte). Nella rete sono stati individuati 5 itinerari, per complessivi 650 chilometri, che sono quelli chiamati prioritari, selezionati perché collegano i principali porti e aeroporti dell’isola, le aree a maggior pregio ambientale e sono collegati con la rete ferroviaria. Entro l’anno saranno consegnati i primi progetti definitivi. Il più avanti è l’itinerario che andrà da Cagliari fino a Isili: disegnato a fianco della rete delle Ferrovie dello Stato fino a San Gavino, prosegue da Sanluri sulla ex sede ferroviaria delle Complementari e accanto al Flumini Mannu fino a Isili, dove si trova la rete ferroviaria Arst e del Trenino Verde.  Il secondo itinerario è quello che parte da Alghero, passa per Porto Torres, Castelsardo e arriva fino a Badesi. Quindi il terzo, forse il più atteso, che va da Chia fino a Cagliari e poi prosegue per Villasimius e Villaputzu. Il quarto, invece, parte da Terralba, passa per Oristano, Tharros e arriva fino a Bosa, dove si attacca al quinto che, passando per Macomer, Tirso-Illorai, arriva fino a Ozieri-Chilivani sulla sede di un’altra ferrovia smantellata.”

I percorsi ciclabili potrebbero sorgere sulle linee ferroviarie dismesse?

“Assolutamente sì. Questi ex tratti ferroviari sono ideali perché si trovano, per lo più, lungo sedi protette e hanno pendenze molto dolci. Le ferrovie secondarie vennero costruite a partire dal 1888, quando la trazione era a vapore, con le locomotive che erano macchine capaci di superare pendenze leggere, al massimo del 3 per cento (‘il 30 per 1.000’ come dicono i ferrovieri). Anche i tratti in salita, quindi, possono essere percorsi agevolmente in bicicletta”.

Quale messaggio si può dare?

“In un’isola che dovrebbe vivere di turismo, ecco la strategia e un'offerta sostenibile che può allargare il periodo di alta stagione a tutto l’anno e coinvolgere tutte le aree dell’isola. Sono convinto che realizzare la rete ciclabile regionale rappresenti un sicuro investimento per il futuro. Non è un sogno, ma l’applicazione di una politica intelligente, originale, coraggiosa”. 



Ultima modifica il Martedì, 27 Ottobre 2020 09:17