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Il nuovo decreto anti Covid vieta le partite di calcetto tra amici. È ufficialmente entrato in vigore e sarà così per (almeno)  trenta giorni. “Lo svolgimento degli sport di contatto è consentito da parte delle società professionistiche, a livello sia agonistico che di base, dalle associazioni e società dilettantistiche riconosciute dal CONI e dal CIP, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali”. Così si legge nel testo del Dpcm.

I tornei ufficiali possono continuare. Tuttavia c'è chi considera troppo rigidi i protocolli. E quello che dovrebbe essere uno svago diventa un tormento per gli atleti. 

A Cagliari si è fermato proprio per questo anche il Maracanà, torneo di calcio a 7 interaziendale al quale partecipano tanti lavoratori.  La competizione in tutti questi anni non si era mai interrotta. 

“Il Maracanà si è fermato il 5 marzo 2020 per la prima volta nella storia. E non sappiamo quando riprenderà”, fa sapere uno dei suoi fondatori, Angelo Sarritzu.  “Purtroppo dobbiamo subire le nuove restrizioni, ma viene prima la salute”. Dice invece Alberto Borsetti presidente del MSP Sardegna (Movimento Sportivo Popolare). “Ci auguriamo che queste limitazioni servano veramente a sconfiggere il Covid”.

Le interviste a Angelo Sarritzu e Alberto Borsetti.

Sarritzu cosa è il Maracanà?

“Il Maracanà è un torneo di calcio a 7 oppure a 8, interaziendale abbastanza competitivo. Giocano i dipendenti di grosse aziende, pubbliche e private. È stato organizzato per la prima volta nel 2004 dall’associazione Alan Tornei, di Angelo Sarritzu e Alberto Tiddia.  Ha avuto fino a 42 squadre iscritte fino a 7-8 anni fa (quando c’è stato l’apice), ultimamente invece abbiamo avuto circa una ventina di squadre. Partecipano al torneo tutte le più grandi aziende come Poste, Regione, Saras, Algida, Armi, carabinieri, vigili del fuoco ecc. Si scontrano in un campionato che va da ottobre a giugno, nella normalità. Quest’anno ci siamo dovuti fermare il 5 marzo 2020 perché tutte le attività sono state bloccate”.

Perché avete deciso di non riprendere a giocare dopo lo stop forzato?

"Ci è stata data la possibilità di riprendere, verso fine giugno-primi di luglio, con delle limitazioni. Non si possono utilizzare gli spogliatoi, se non in maniera molto distanziata, le docce non possono essere fatte come nella normalità ma solo in casi particolari, con una persona alla volta e occorre fare la santificazione dell’impianto dopo ogni doccia.  In queste condizioni i giocatori sudatissimi, ad agosto, non avrebbero potuto fare tranquillamente la doccia, si sarebbero create file lunghissime.  Per questi motivi abbiamo annullato il torneo. Il Maracanà 2019-2020 non è stato assegnato. Il Cral Poste era primo in classifica però abbiamo bloccato la competizione”. 

Quali altre restrizioni dovevate rispettare?

“Quando abbiamo rilanciato l’organizzazione del nuovo anno, le restrizioni comunque ancora ci vietavano un certo utilizzo degli spogliatoi.  Questo avrebbe creato grandi disagi perché i nostri giocatori sono lavoratori, molti vanno a giocare appena escono dal lavoro quindi hanno bisogno di cambiarsi, quelli che invece fanno il turno di notte hanno bisogno di fare la doccia a fine partita. Altri ancora non vivono a Cagliari, come per esempio i lavoratori della Rwm di Domusnovas, quindi non possono aspettare 50 chilometri prima di fare la doccia.  L’utilizzo degli spogliatoi è indispensabile in un torneo del genere.  Ci proibivano di utilizzarlo come facevamo sempre.  Potevamo usare solo due tre spogliatoi piccolissimi nei quali potevano entrare tre o quattro persone alla volta".

Conseguenze?

"Ci sarebbe stata una ressa che non finisce più.  Avremmo dovuto misurare la temperatura ai giocatori prima dell’entrata in campo.  Inoltre doveva scattare il cartellino giallo ogni volta che ci sarebbe stato un contatto ravvicinato non giustificato a palla ferma, stessa cosa per un avvicinamento all’arbitro per proteste in maniera minacciosa a meno di un metro.  Poi c’è l’obbligo di entrare in campo distanziati con la mascherina e toglierla solo nel momento in cui si gioca .Tutti questi paletti hanno convinto le squadre, nelle riunioni che abbiamo fatto, che questo non sarebbe più stato un divertimento, ci sarebbero state troppe difficoltà.  Per questo molte squadre hanno deciso di non iscriversi. Il 29 settembre noi organizzatori abbiamo deciso di non procedere. Abbiamo dichiarato impossibile partire per quest’anno con queste condizioni, anche perché su 20 squadre otto non aderivano. Con questi paletti diventa più uno stress che altro. Tutte queste normative complicano l’oretta di svago che invece diventerebbe un tormento”. 

Dal punto di vista economico invece ci sono state delle perdite?

“Ogni squadra deve pagare mille euro per l’iscrizione. La perdita economica riguarda gli arbitri. In queste condizioni alcuni di loro sono disoccupati hanno delle difficoltà. I tornei annullati sono diversi. Il parco arbitri si ritrova a dover fare pochissime partite a settimana”. 

L’intervista ad Alberto Borsetti

Borsetti, lei cosa pensa del nuovo decreto? 

“Purtroppo dobbiamo subire le nuove restrizioni. Ma viene prima la salute. Ci auguriamo che queste limitazioni servano veramente a sconfiggere il Covid. Il problema dello sport amatoriale è che le competizioni non sono controllate come gli eventi ufficiali.  Per esempio senza autocertificazione e senza certificato medico per attività agonistica non si può giocare. Ogni sabato la società deve dare all’impianto sportivo l’elenco dei giocatori che devono scendere in campo, ai quali viene misurata la temperatura.  È inevitabile però che se il virus continua a circolare si bloccherà tutto”. 

Nel caso in cui si dovesse bloccare tutto cosa farete?

“Attendiamo tempi migliori e rispettiamo il ministero. Tuttavia speriamo che questo non succeda e che quindi si potrà continuare a fare sport. È importante per tutti. Ci auguriamo però che non ci sia il picco di contagi che blocchi tutto. Già in serie A ne abbiamo uno in più ogni giorno.  Per il momento non abbiamo avuto contagi nei campionati di calcio amatori. Attualmente si va avanti tranquillamente. Abbiamo diverse discipline come paddel, tennis ecc. Tutti stanno rispettando le linee guida, c’è da dire però che molti sono terrorizzati e non vanno nemmeno in palestra.  In ogni caso avremo il tempo per giocare, stiamo parlando di partite amatoriali. La voglia di giocare c’è e c’è anche quella di rispettare i provvedimenti”. 



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