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“La pandemia ha rappresentato un evento epocale che ha sconvolto le nostre vite. L’impatto del virus, sul piano sanitario, sociale ed economico, è ancora oggi evidente a un anno dalla fine dello stato d’emergenza. Quasi 7 milioni le vittime in tutto il mondo, secondo i dati dell’Oms, oltre 2 milioni solo in Europa. Un dramma che non ha risparmiato la Sardegna, che oggi paga un pesante tributo di quasi tremila vittime”. Lo dichiara il Presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, in occasione delle celebrazioni per la giornata nazionale delle vittime del Covid-19, il 18 marzo.

“La Sardegna – sottolinea il Presidente – non dimentica chi ha perso la vita a causa del virus e lo fa ricordando la grande forza con la quale i sardi hanno combattuto questa battaglia. Nel momento più difficile abbiamo avuto la capacità di reagire e di rialzarci soprattutto grazie al profondo impegno di chi ha combattuto in prima fila sul territorio e nelle corsie degli ospedali, con sacrificio e abnegazione: medici, infermieri, operatori, tecnici e personale del comparto del nostro sistema sanitario regionale. La memoria di chi non ce l’ha fatta vive nell’immenso lavoro svolto nel corso della lunga campagna di vaccinazione partita con la prima somministrazione il 27 dicembre del 2020. Da quel giorno, carico di speranza, in Sardegna sono state somministrate 3,8 milioni di dosi di vaccino contro il Covid: adulti e giovani, uomini e donne, che con senso di responsabilità hanno aderito alla campagna per proteggere se stessi e le persone più fragili”.

“La più grande forma di rispetto che possiamo rivolgere alle vittime è quella di non dimenticare la lezione che il Covid ha impartito ai nostri sistemi sanitari. Oggi, pur nelle difficoltà dovute alla carenza di figure professionali indispensabili, abbiamo gettato le basi per un modello di assistenza nuovo, moderno e sostenibile, anche attraverso gli investimenti del Pnrr e con l’ausilio delle nuove tecnologie e la realizzazione di quelle strutture intermedie che avranno il compito di dare assistenza e costituire un filtro tra territorio e ospedale”, conclude il Presidente Solinas.

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Dalla Regione nuovi indirizzi per un modello di triage improntato all’efficienza organizzativa nella gestione degli accessi nei pronto soccorso. Nel corso dell’ultima seduta, la Giunta Solinas, su proposta dell’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria, ha approvato le linee guida per la riorganizzazione dei percorsi di triage nei pronto soccorso della Sardegna.

“Il triage – spiega l’assessore Doria – rappresenta il primo momento d’accoglienza per le persone che arrivano in pronto soccorso ed è una funzione che ha lo scopo di identificare le priorità di assistenza. Il modello a cui le nuove linee di indirizzo fanno riferimento è quello del ‘triage globale’, dove il paziente viene preso in carico secondo un approccio volto alla gestione di tutte le sue problematiche attraverso una valutazione basata su elementi soggettivi e oggettivi. I nuovi indirizzi applicano sul nostro territorio le linee guida nazionali, come risultato di un lavoro portato avanti da una cabina di regia regionale costituita dai direttori dei pronto soccorso con il maggior numero di accessi. Il nuovo modello sarà preceduto da percorsi formativi rivolti al personale”.

Le nuove linee guida prevedono un sistema basato su cinque codici di priorità indicati con una numerazione da uno a cinque, dal più al meno urgente, associati ai colori: rosso (emergenza), giallo (urgenza), azzurro (urgenza differibile, caratterizzata da un basso rischio evolutivo delle condizioni del paziente), verde (urgenza minore) e bianco (non urgenza). Per tutti i codici (ad eccezione del rosso, per cui lo standard prevede l’accesso immediato al trattamento sanitario) è prevista una rivalutazione della classe di priorità che deve essere ripetuta a cadenze prestabilite.

“Di particolare importanza – sottolinea l’assessore Doria – è quanto previsto per i codici 4 e 5, cioè i bianchi e i verdi, in cui rientra la possibilità di attivare percorsi rapidi denominati ‘fast track’. Parliamo di casi a bassa complessità di cura che necessitano di un tipo d’assistenza riconducibile a un unico specialista e che nella maggior parte dei casi si concludono con il rinvio a domicilio del paziente. I diversi percorsi (ortopedico, oculistico, dermatologico, ginecologico, urologico, ecc…) vengono definiti dalle stesse strutture attraverso protocolli specifici e prevedono l’invio del paziente direttamente dal triage all’ambulatorio specialistico di competenza, con un conseguente sgravio sull’attività del pronto soccorso”.

“Abbiamo inoltre introdotto – dichiara l’assessore – un sistema di valutazione (tecnicamente definito ‘Quick sequential organ failure assessment’) per determinare con più accuratezza la priorità d’accesso dei pazienti con sospetta sepsi, una delle situazioni cliniche emergenti la cui incidenza e mortalità è in continuo aumento ed è destinata ad incidere sempre più sui sistemi sanitari”.

“Oggi la criticità più grave del pronto soccorso è la carenza di personale, un problema che riguarda l’intero Paese. Le strutture territoriali intermedie sono sicuramente uno strumento indispensabile per ridurre l’impatto sui pronto soccorso, ma intervenire sui modelli organizzativi è altrettanto necessario per ottimizzare la gestione delle risorse e rendere più efficiente l’assistenza, a beneficio dei pazienti e degli stessi operatori”, conclude l’esponente della Giunta Solinas. 

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Un reclutamento straordinario per rispondere alle carenze d’organico più urgenti nei reparti ospedalieri e nei territori.

L’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria, ha inviato una comunicazione ai direttori generali delle aziende sanitarie dell’isola, finalizzata all’apertura di avvisi rivolti all’assegnazione di incarichi ai medici in quiescenza che non abbiano ancora compiuto settant’anni d’età e al personale del comparto secondo quanto previsto dalla norma nazionale emanata durante la pandemia. Una possibilità che, come indicato nella circolare dell’Inps del 6 settembre scorso, resterà aperta fino al 31 dicembre 2023.

“La possibilità di assegnare incarichi al personale in pensione rappresenta chiaramente uno strumento ulteriore rispetto a quelli già messi in campo per rispondere alla carenza di medici nei reparti ospedalieri. L’obiettivo è quello di dare soluzioni rapide ed emergenziali e per farlo utilizzeremo ogni mezzo a nostra disposizione, analogamente, ad esempio, a quanto avviene per l’impiego degli specializzandi secondo quanto previsto dal Decreto Calabria”.

Dalla proroga degli effetti della normativa al 31 dicembre 2023 è prevista la possibilità di assunzioni anche per gli specializzandi in pediatria, che “potranno – sottolinea l’assessore Doria – assumere incarichi provvisori o di sostituzione nelle sedi vacanti dei pediatri di libera scelta, quest’ultima ipotesi in analogia a quanto già avviene per i medici specializzandi in medicina generale”.

“Parliamo di misure emergenziali – sottolinea l’assessore – per sopperire a una carenza che, in particolare in alcune specialità, riguarda l’intero sistema sanitario nazionale e che deriva da una mancata programmazione che parte da lontano e per cui occorrono soluzioni strutturali. Bene la decisione del Governo che per la Sardegna ha aumentato il tetto del numero degli iscritti alle facoltà di medicina, dando risposta positiva alle nostre richieste, ma è solo un primo passo. La Regione con risorse proprie ha stanziato fondi per la riattivazione e il potenziamento dell’offerta delle scuole di specializzazione nelle discipline in cui la carenza è più sentita all’interno del nostro territorio. Alle soluzioni di lungo periodo dobbiamo però affiancarne altre che ci consentano di dare una risposta immediata che garantisca la piena funzionalità dei reparti e della sanità del territorio, ed è anche su queste che stiamo concentrando il nostro impegno”.

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“In un clima di grande condivisione e in totale armonia abbiamo raggiunto l’accordo per l’assegnazione di risorse economiche per le sedi disagiate e disagiatissime della Sardegna, affinché possa essere corrisposto un incentivo per i medici ad accettare incarichi nelle sedi più periferiche, in cui è riconosciuto uno svantaggio in ragione delle caratteristiche geografiche del loro territorio, dei collegamenti, della scarsa densità abitativa, della distanza dai centri ospedalieri o della carenza persistente del medico, nonostante i bandi regionali”.

L’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria, esprime soddisfazione per il risultato del tavolo riunito oggi, che, all’unanimità di tutte le sigle sindacali dei medici di medicina generale, ha sottoscritto il documento che segna il punto su circa 140 sedi disagiate e disagiatissime nell’Isola.

“Oggi è un giorno importante in cui riprende con forza un dialogo il cui intento comune è quello di dare una risposta d’efficienza al sistema sanitario territoriale e, in particolare alla medicina generale”, conclude l’esponente della Giunta Solinas, che precisa come ogni divergenza con i sindacati sia stata chiarita e superata. Il 15 marzo l’assessore incontrerà nuovamente i sindacati per discutere la proposta del nuovo Accordo integrativo regionale (AIR), in linea con quanto previsto per la sanità territoriale dal DM 77 e dall’ultimo Accordo collettivo nazionale (ACN) della medicina generale.

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L’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria, ha partecipato, a Tramatza, all’incontro, autoconvocato dal comitato spontaneo dei medici di medicina generale, in autonomia rispetto alle rappresentanze sindacali di categoria. “Da assessore e da medico ho voluto partecipare a questo importante incontro per condividere insieme ai medici di medicina generale percorsi e soluzioni. Molte delle istanze presentate dai medici – dichiara l’assessore Doria – sono condivisibili, altre necessitano di trovare un inquadramento nell’Accordo collettivo nazionale (ACN). Contiamo che buona parte delle richieste possano trovare risposte attraverso il nuovo Accordo integrativo regionale (AIR) il cui tavolo di contrattazione aprirà i lavori il 15 marzo con le sigle sindacali. La Regione ha messo in campo risorse importanti e intendiamo accelerare per rispondere alle necessità dei cittadini e alle aspettative degli operatori”.

Tra i temi affrontati quello della semplificazione amministrativa. “Oggi il 30% dell’attività dei medici di medicina generale viene assorbito dagli adempimenti amministrativi. Già ai primi di gennaio ho dato indicazione alle Asl di istituire presso tutti i distretti della Sardegna un ufficio di semplificazione amministrativa, per la dematerializzazione di tutte le procedure e per scomporle tra la parte di competenza del medico, quella anagrafica, le diagnosi e le impostazioni terapeutiche, e la parte di burocrazia vera e propria pertinente agli uffici amministrativi, permettendo così ai medici di occuparsi di medicina e sanità. Inoltre in un ottica di semplificazione, nel Collegato che andrà in discussione in aula abbiamo previsto l’eliminazione del certificato medico per il ritorno a scuola, come già accade in altre regioni”.

Sul tetto dei pazienti l’assessore precisa: “Parliamo di un incremento su base volontaria. Ottimizzando i percorsi e riducendo la burocrazia possiamo pensare di dare risposte mantenendo invariati i numeri dei pazienti, attraverso le integrazioni previste dal nuovo AIR – spiega l’assessore –, gli incentivi per gli infermieri e gli assistenti di studio e gli incentivi per le sedi disagiate e disagiatissime. Certo è che con i numeri che abbiamo serve un cambio delle regole che rendano più efficiente l’intera macchina, come il cambio del rapporto tra il numero di medici per cittadino per l’individuazione delle sedi carenti per favorire le sedi più svantaggiate”.

Sulla carenza dei medici l’assessore precisa: “Nel collegato alla Finanziaria abbiamo previsto un aumento delle borse di studio per le scuole di medicina generale, equiparandole alle scuole di specializzazione e con un’integrazione rispetto alle borse di studio nazionali. La professione del medico deve però tornare a essere più appetibile e per questo serve un intervento sul piano nazionale, oggi i medici italiani, assieme ai portoghesi, greci e bulgari, sono quelli con gli stipendi più bassi”, conclude l’esponente della Giunta. 

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Mercoledì, 01 Marzo 2023 08:02

Il numero unico europeo 112 attivo in tutta l'Isola

Da ieri tutti i cittadini sardi e i turisti hanno come unico riferimento, per qualsiasi emergenza, il Numero Unico Europeo 112. Ieri mattina l’ultima attivazione nei Distretti telefonici 070, 0781.

La Centrale Unica di Risposta di Sassari ha iniziato a filtrare le chiamate di soccorso e di emergenza provenienti dal Sud Sardegna.

“Con la completa copertura del Numero Unico Europeo su tutta l’Isola – dichiara l’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria – abbiamo raggiunto un traguardo importante, rispettando le tappe e il cronoprogramma che avevamo fissato. Un risultato che è stato possibile raggiungere grazie al lavoro in sinergia con l’Areus e tutte le istituzioni coinvolte. Parliamo di un servizio moderno, in grado di geolocalizzare l’utente e con un supporto multilingua, che non riguarda solo la sanità, ma la gestione dell’emergenza a tutto campo”.

Il passaggio al Numero Unico Europeo 112, iniziato lo scorso 29 novembre da Olbia, è proseguito il 31 gennaio con l’attivazione del servizio a Sassari e Macomer e il 14 febbraio nei distretti di Nuoro, Oristano e Ogliastra.

Positivi i riscontri del nuovo sistema registrati finora sulla rete di emergenza urgenza, soprattutto nella localizzazione e nell’azione di filtro. Lo confermano ancora una volta i dati registrati sino a ieri: delle 28 mila chiamate ricevute dalla CUR di Sassari in questi primi 3 mesi 14mila, ovvero il 51 per cento, sono risultate appropriate (con un notevole sgravio sulle centrali di secondo livello). L’Operatore Tecnico di Sala Operativa codifica la richiesta di soccorso o di emergenza e immediatamente attiva le centrali di secondo livello del 118, forze dell'ordine, carabinieri, vigili del fuoco e Capitaneria, trasferendo in pochi secondi dettagli e posizione precisa del chiamante.

Sono già tanti i sardi che hanno scaricato l'App "Where are U" collegata alla CUR NUE112. L’applicazione è pensata soprattutto per gli anziani e per le persone con disabilità.  Con l’applicazione la richiesta d’aiuto può essere facilmente inoltrata tramite chat o telefonata muta, rendendo più precisa la localizzazione del chiamante.

I numeri 118, 115, 113 e 1530 restano comunque operativi: la chiamata viene comunque confluita verso la Centrale Unica di Risposta del NUE 112 di Sassari.

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Più posti a disposizione per gli studenti che vogliono iscriversi alle facoltà di Medicina delle Università di Cagliari e Sassari e nuove regole per l’individuazione delle sedi carenti della medicina generale, per contrastare, con un intervento a livello nazionale, la carenza di medici di base negli ambiti territoriali più svantaggiati, al di fuori dei grandi centri urbani. Sono questi i temi su cui si articolano le proposte che l’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria, ha messo sul tavolo del Ministero della Salute. Due, in sintesi, le richieste avanzate: la prima riguarda l’autorizzazione all’aumento di circa un terzo per almeno un triennio, dei posti disponibili per l’immatricolazione ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia nei due atenei della Sardegna, mentre la seconda riguarda l’avvio di una contrattazione a livello nazionale per la modifica del parametro attualmente in uso per l’individuazione delle sedi carenti della medicina generale e la loro messa a bando, da un medico ogni 1.000 abitanti a uno ogni 1.200 per gli ambiti urbani con una popolazione sopra i 20 mila abitanti, mantenendo invece il rapporto medico/popolazione invariato per gli ambiti con meno abitanti.

“La problematica correlata alla carenza dei medici di medicina generale in molti dei territori al di fuori dei grandi centri urbani è comune a tutta Italia e ha origini lontane, a partire da una mancata programmazione del turnover con un netto squilibrio fra pensionamenti ed ingressi nel sistema sanitario nazionale. In quest’ottica si inquadra un antistorico numero programmato negli accessi al corso di laurea in Medicina e Chirurgia”, spiega l’assessore Doria.

“Questo squilibrio, reso più evidente dai numerosi pensionamenti del personale medico negli ultimi anni rispetto ai nuovi ingressi, ha mostrato – sottolinea l’esponente della Giunta Solinas – l’estrema vulnerabilità soprattutto sul versante sanitario territoriale con ampie fasce della popolazione, specie nelle aree periferiche, attualmente private dalla presenza del medico di medicina generale, ma anche, talvolta, del pediatra di libera scelta”.

In questo quadro, spiega l’assessore Doria, il rapporto di un medico ogni 1.000 abitanti, che definisce l’attuale distribuzione delle sedi carenti di medicina generale da bandire non è più adeguato a dare risposte ai territori: “Per poter comprendere meglio cosa non funziona e ciò su cui stiamo intervenendo è bene conoscere i numeri in gioco: oggi in Sardegna i medici titolari di sede sono 979 (dato al 31 gennaio 2023). A questi si sommano circa 200 medici che oggi hanno i titoli per partecipare al prossimo bando di assegnazione delle sedi carenti di medicina generale, 418 in tutta la Sardegna. Se ciascuno degli oltre 1.100 medici di medicina generale fosse massimalista, cioè avesse in carico 1.500 pazienti, le persone assistite sarebbero 1.650.000, più del numero di adulti presenti in Sardegna”.

“Tuttavia – dichiara l’assessore – l’attuale distribuzione delle sedi della medicina generale, secondo il parametro di un medico ogni mille abitanti, determina uno squilibrio con una concentrazione dei medici nei grandi centri urbani, più richiesti, mentre nelle sedi periferiche si registrano le carenze più forti. La modifica del parametro comporterebbe una leggera diminuzione delle sedi disponibili nelle aree metropolitane, che comunque continuerebbero a essere coperte in modo soddisfacente, a vantaggio degli ambiti più periferici”

Sul rapporto medico/abitanti attualmente in uso l’esponente della Giunta precisa: “In passato, quando il numero di medici di medicina generale era maggiore, poteva essere considerata una condizione adeguata, ma allo stato attuale, avendo perso in Sardegna circa un terzo dei medici di medicina generale rispetto a dieci anni fa, ci ritroviamo con un parametro che finisce per favorire inevitabilmente i grandi centri urbani, più ambiti e assegnati, senza aver poi a disposizione risorse in grado di rispondere  alle necessità dei territori periferici. È come se si volesse combattere questa nuova battaglia con le regole d’ingaggio di ieri quando avevamo un esercito più numeroso”.

“Nelle more di un provvedimento nazionale, la Regione – dichiara l’assessore Doria – ha avviato con i sindacati dei medici di medicina generale una trattativa per la modifica del parametro per l’individuazione delle sedi, proponendo la soluzione di un medico ogni 1.200 abitanti, da applicare solo negli ambiti sopra i 16 mila abitanti, ma, oggi questa soluzione non ha incontrato il favore di tutte le sigle sindacali e, nonostante una prima intesa, ieri durante l’ultimo incontro alcune rappresentanze non hanno sottoscritto l’accordo”.

“Se vogliamo rispondere alle necessità attuali serve l’impegno di tutti. In un’ottica di riorganizzazione della sanità territoriale, come anche sancito dal DM 77, nella finanziaria recentemente licenziata dal Consiglio Regionale, abbiamo previsto nel triennio 2023-2025 lo stanziamento di 3 milioni annui per l’attivazione delle UCA (Unità Continuità Assistenziale), che parteciperanno a sostenere le attività dei medici di medicina generale, e di 50 milioni nel triennio 2023-2025 da investire nel Ruolo Unico di Medicina Generale a ciclo di scelte e a ciclo orario previa una rapida contrattazione sindacale del nuovo accordo integrativo regionale (AIR) che rappresenta lo strumento con cui incentivare il personale sanitario per ridisegnare la nuova sanità territoriale ivi compresa l’attuale continuità assistenziale che deve rappresentare un filtro sicuro territoriale per tutte quelle patologie inquadrabili nei codici verdi e bianchi che oggi invadono i nostri pronto soccorso”, conclude l’assessore Doria. 

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Realizzare un nuovo assetto dei Plus della Sardegna per rafforzare la capacità di programmazione e di spesa delle risorse disponibili sui progetti e le misure a favore dei cittadini. Questo il tema sul quale si è svolto, oggi, l’incontro tra l’assessore regionale dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza sociale, Carlo Doria, e i sindaci e rappresentanti dei Comuni capofila dei ventiquattro Plus dell’Isola. “Un’occasione – dichiara l’assessore Doria – per discutere delle criticità e delle possibili soluzioni da mettere in campo. Abbiamo davanti sfide importanti. Ricordo che attraverso i Plus vengono gestite misure di grande rilevanza sociale con ingenti risorse nazionali e regionali, si pensi ad esempio al programma Ritornare a casa, a favore delle persone con disabilità gravissima, per il quale solo nel 2022 sono stati impiegati oltre 36 milioni di euro”.

“Tra i problemi rappresentati dai sindaci – precisa l’assessore Doria – ne abbiamo individuato due in particolare. Il primo è di carattere tecnico: quando vengono stanziate le risorse a favore dei Plus queste si agganciano ai bilanci del Comune capofila con ciò che comporta in termini di vincoli e limitazioni alla spesa, un meccanismo non sempre agile, con inevitabili ricadute su tutti i Comuni che appartengono allo stesso ambito. Il secondo tema riguarda l’estrema precarietà del personale che lavora negli Uffici di Piano, anch’esso legato ai Comuni capofila e ai relativi limiti in termini di assunzioni, con il rischio per il Plus di perdere per strada un prezioso bagaglio di competenze maturate. Entrambe queste criticità hanno radici lontane, in particolare dal 2011, con la Legge sulla spending-review che ha posto vincoli molto stringenti agli Enti Locali, sia in termini di spesa, sia per ciò che attiene il turnover del personale. Oggi, però, poter dedicare personale qualificato e dare continuità all’azione amministrativa dei Plus è strategico per le attività svolte e i servizi a favore dei cittadini”.

“Nel confronto di oggi – spiega l’assessore Doria – abbiamo indicato due strade. Una prima risposta potrebbe arrivare con l’approvazione del collegato alla Finanziaria, che verrà discusso entro un mese, con il quale proporremo una programmazione pluriennale delle risorse destinate ai Plus. Un aspetto che attenuerebbe di molto le criticità. La seconda è una soluzione strutturale e riguarda la possibilità, nei limiti di quanto previsto dalla legge, di attribuire ai Plus personalità giuridica e quindi autonomia rispetto ai Comuni capofila, aspetto che renderebbe più snello l’impiego delle risorse, superando allo stesso tempo i problemi legati al reclutamento del personale”.

“Per definire queste soluzioni a breve avvieremo con i Comuni capofila dei Plus, l’Anci e il Cal un tavolo di coordinamento al quale lavoreremo per dare nei tempi più brevi una risposta concreta ai territori e quindi ai cittadini”, conclude l’assessore Doria

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Via al richiamo della vaccinazione anti-Covid-19 (terza dose) per tutti i bambini nella fascia d’età dai 5 agli 11 anni. Il Ministero della Salute, con la circolare del 13 gennaio, ha esteso la campagna di vaccinazione ai più piccoli raccomandando la somministrazione della formulazione bivalente (ceppo originale e variante Omicron) ai soggetti che presentino condizioni di fragilità tali da esporli allo sviluppo delle forme più severe di infezione.

In Sardegna le vaccinazioni saranno somministrate presso gli hub vaccinali ancora attivi, presso i Servizi di igiene e sanità pubblica e dai pediatri di libera scelta che hanno aderito all’accordo regionale. I pazienti fragili potranno essere vaccinati presso le strutture aziendali che li hanno in carico.

Da mercoledì 25 gennaio saranno attive le prenotazioni, secondo le modalità già note: on line dal sito dedicato, attraverso gli Atm degli uffici postali, tramite il Call Center 800 009966 (attivo tutti i giorni dalle 8 alle 20) e tramite i portalettere.

La procedura di prenotazione consente di scegliere il punto di vaccinazione tra quelli disponibili. Ciascuna Asl potrà prevedere l’accesso alla vaccinazione previa prenotazione, ma la somministrazione del vaccino sarà comunque assicurata a tutte le persone che si recheranno al centro vaccinale anche senza prenotazione. 

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"Il vero problema che interessa davvero i sardi è quello del pessimo funzionamento del sistema sanitario ed il Consiglio regionale deve occuparsene immediatamente, come chiediamo da giugno”. Lo ha dichiarato il consigliere regionale di Leu Eugenio Lai, illustrando il contenuto di una mozione sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione.

La nostra richiesta, ha proseguito, riguarda soprattutto due punti: il preoccupante aumento dei contagi che non corrisponde al potenziamento dei posti di terapia intensiva negli ospedali (Is Mirrionis e Santissima Trinità di Cagliari, San Francesco di Nuoro ed altri) e l’allungamento delle liste d’attesa per le visite specialistiche ed ambulatoriali, che ogni Cup della Sardegna fissa da oggi ai prossimi 8-12 mesi. Dati gravissimi, ha concluso l’esponente di Leu, che secondo noi dimostrano, a differenza di quanto afferma l’assessore Nieddu purtroppo impegnato solo a polemizzare con i Sindaci, “che la situazione del sistema sanitario regionale non è, come dice lui, sotto controllo ma fuori controllo”.

La sanità sarda attraversa una crisi profonda, ha poi affermato il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, perché non riesce a fare fronte né alla domanda di salute territoriale né a quella collegata all’emergenza Covid. In quest’ultimo caso, ha spiegato, “registriamo un dato molto alto dei ricoveri che segnala la pressione crescente che grava sugli ospedali ed evidenzia le carenze delle strutture di terapia intensiva, dove nonostante la recente disponibilità di 90 ventilatori inviati dal Governo ne sono entrati in funzione appena 20”. Così come, ha aggiunto, “il sistema appare troppo lento sui tamponi, sia in termini quantitativi che nel processare quelli effettuati”. Dal punto di vista della sanità territoriale, ha detto infine il capogruppo del Pd, “i vuoti di organico nella medicina di base e di alcune specialità come la pediatria rappresentano elementi di grande preoccupazione per la tenuta del sistema, che la maggioranza ha voluto sottoporre ad un ulteriore stress con una riforma del tutto intempestiva che, di fatto, moltiplica i problemi e le difficoltà”.

Secondo il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus, “è evidente che l’assessore Nieddu non è il grado di gestire questo delicatissimo momento della sanità sarda, o comunque non è in grado di farlo da solo”. Non vogliamo usare la pandemia “contro” qualcuno, ha assicurato Agus, ma chiediamo di invertire le priorità. Non parlare di posti da spartire come fa la maggioranza, ma di emergenze vere: la saturazione dei posti Covid in alcune grandi strutture come il Santissima Trinità di Cagliari, con dimissioni affrettate di pazienti positivi e trasferimenti di reparti improvvisati, e la diffusione dei contagi nel mondo giovanile contro la quale non è stato fatto niente.

Questo governo regionale, ha esordito la capogruppo del M5S Desirè Manca, “è oggi un simbolo dell’antidemocrazia ed anche i gruppi di maggioranza in Consiglio sono responsabili di una scelta inqualificabile che antepone ai drammatici problemi della salute e della vita dei sardi questioni oggi del tutto secondarie come i debiti fuori bilancio ed il riconoscimento del paesaggio sardo come patrimonio dell’Unesco”.

Dure critiche alla maggioranza anche dal consigliere dei Progressisti Massimo Zedda che, sempre in materia sanitaria, ha ricordato fra l’altro il blocco del Disegno di legge 127 che, dal mese di aprile, prevede lo stanziamento di importanti risorse per i pazienti più fragili assistiti dalla legge 162 e dal progetto “Ritornare a casa”- Col risultato, ha lamentato, che i servizi sociali di molti Comuni stanno rifiutando le richieste degli assegni di accompagnamento destinati alle famiglie. “Non siamo ancora alla seconda ondata del virus”, ha avvertito in conclusione Zedda, “che però arriverà forse insieme all’influenza e dobbiamo prepararci ad affrontare un momento quanto mai critico di circa 6 mesi”.

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