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Da oggi, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, l’area della spiaggia di Porto Tramatzu, nel poligono di Capo Teulada e relative pertinenze, la spiaggia di S’Enna e S’Arca, nell’area del poligono di Capo Frasca e l’ulteriore porzione di scogliera attigua alla spiaggia di S’Enna e S’Arca, non fanno più parte delle servitù militari presenti in Sardegna. “Si tratta - ha detto il presidente della Regione Christian Solinas - della conclusione di un lungo iter per la riconquista e la liberazione dalle servitù militari di luoghi simbolo delle rivendicazioni sardiste. Ancora una volta il lavoro e il pragmatismo hanno dato i loro frutti. Non è un caso che la via del dialogo - conclude Solinas - sia sempre la più produttiva,  anche per affermare diritti sacrosanti dei sardi e tutelare gli interessi della Sardegna”.
Al termine della Seconda guerra mondiale, con la sottoscrizione del piano Marshall, l'Italia si impegnò a dare agli americani una sede di addestramento e basi militari nel Mediterraneo. Nacquero così, negli anni '50, con l'esproprio dei terreni in alcune regioni italiane a Statuto Speciale, le prime servitù militari. La Sardegna ha pagato più di tutti: è una delle regioni italiane più militarizzate dove si addestrano gli eserciti di tutto il mondo. Infatti, nell’isola, migliaia sono gli ettari di territorio interessati a servitù militari a cui si aggiunge un vasto tratto di mare dove è vietata la navigazione, così come la pesca, durante tutto il periodo delle esercitazioni militari.
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Sono state ripartite le risorse a valere sul triennio 2020-2022 in favore dei Comuni maggiormente gravati dalle servitù militari. Si tratta di  5.124.524 che la Giunta regionale ha deliberato nel corso dell’ultima seduta. Si tratta dei Comuni nei quali le esigenze militari (compresi particolari tipi di insediamenti) incidono maggiormente sull'uso del territorio e sui programmi di sviluppo economico e sociale.

Ai fini dell’erogazione delle risorse statali, il territorio della Sardegna interessato era stato suddiviso  in quattro “macro aree”, ovvero La Maddalena, Poligono di Capo Frasca – Aeroporto di Decimomannu, Poligono di Salto di Quirra – Capo San Lorenzo, Poligono di Capo Teulada, tutte beneficiarie di una quota di risarcimento, ora rivista nella percentuale e nei calcoli.

A ognuna di esse è stata assegnata una quota di contributo: La Maddalena 16% pari a 819.924 euro; Poligono di Capo Frasca - Aeroporto Decimomannu (Comuni di Arbus, Villasor e Decimomannu) 25% pari a 1.281.131; Poligono di Salto di Quirra - Capo San Lorenzo (Comuni di Villaputzu, Perdasdefogu, Villagrande Strisaili, Ulassai) 40% pari a 2.049.811; Poligono di Capo Teulada (Comuni di Teulada e Sant'Anna Arresi) 19% pari a 973.660 euro.

Guardando invece a ciascun Comune ricompreso nelle varie aree, se al Comune di la Maddalena vanno come detto 819.924 euro (16%),  ai Comuni di Arbus, Villasor e Decimomannu (Poligono di Capo Frasca - Aeroporto Decimomannu ) vanno rispettivamente 512.452 euro (40%), 512.452 euro (40%), 256.226 euro (20%).  Ai Comuni di Villaputzu, Perdasdefoghu, Villagrande Strisaili, Ulassai (Salto di Quirra - Capo San Lorenzo) vanno rispettivamente 819.924 euro (40%), 512.452 euro (25%),  409.962 euro (20%), 307.471 euro (15%). Infine, ai Comuni di Teulada e Sant’Anna Arresi (Capo Teulada) vanno rispettivamente 817.874 euro (84%) e 155.785 (16%).

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"Da una parte qualche iniziativa spot, come l'accordo per l'utilizzo ad allevamento di porzioni di territorio del poligono di Teulada, dall'altra una serie di ritardi che rischiano di vanificare il lavoro fatto negli ultimi anni. Sulle servitù militari il presidente della Regione è assente in ognuno dei tavoli con il Governo nazionale in cui la Sardegna dovrebbe essere protagonista". 

L'argomento torna in Consiglio regionale con una mozione sottoscritta da tutte le opposizioni, primo firmatario Francesco Agus, che ripercorre i diversi passaggi politico-militari dagli anni '50 sino al febbraio 2019. Da lì in poi, sottolineano i consiglieri del gruppo dei Progressisti, del Pd, di LeU e del Movimento 5 Stelle, tutto è fermo: «L'assenza del presidente su questo argomento è la certificazione del suo utilizzo del sardismo e dell'Autonomia: a uso e consumo esclusivo della sua propaganda, sterile e inconcludente».

«Mancano adempimenti formali indispensabili per portare avanti ragionamenti e iniziative concrete sulla presenza eccessiva di servitù militari nell'isola», sottolineano le opposizioni: «A esempio, le nomine dei rappresentanti della Regione nella cabina di regia e nei tavoli tecnici definiti dal Protocollo d'intesa sottoscritto con il Governo nel febbraio 2019, indispensabili per velocizzare i processi sugli immobili e sui territori dismessi dalla Difesa, che dovrebbero favorire le economie delle comunità locali. Non sono poi stati istituiti gli osservatori ambientali indipendenti, fatto che sta determinando un forte ritardo nelle operazioni di bonifica dei territori interessati. A diversi mesi dal loro insediamento, e nonostante numerose richieste formali, il presidente non ha mai incontrato i rappresentanti del Comitato Misto Paritetico».

«Quello che serve è un ragionamento serio», continuano i consiglieri, «per dare seguito ai numerosi accordi e ai protocolli sottoscritti negli anni tra i governi nazionale e regionale. Chiediamo al presidente se sia stato definito con lo Stato un riequilibrio in termini di compensazione economica rispetto ai danni ambientali sanitari ed economici subiti dall’isola e se siano state stanziate opportune somme da destinare alla bonifica dei siti inquinati. Serve attivare tutte le procedure perché si passi dalla politica degli indennizzi a politiche di valorizzazione dei territori, capaci di creare sviluppo e nuove opportunità lavorative. Soprattutto, chiediamo al presidente se e in che modo si sia attivato per promuovere la progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli militari e la dismissione dei poligoni».

Risulta chiaro che lo Stato sarà meglio disposto in questa direzione se la Regione si mostrerà in grado di gestire tutta la partita: diventa quindi indispensabile capire se il presidente «intenda elaborare un piano di riconversione e riutilizzo dei beni, quantificando le risorse necessarie per eventuali bonifiche, e avviare un processo partecipativo finalizzato a individuare le destinazioni d'uso migliori per l'utilizzo dei singoli beni alla luce delle esigenze dei comuni della Sardegna».

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Sono volati stracci in Consiglio regionale dopo l’approvazione della proposta di legge sull’interpretazione autentica del piano paesaggistico regionale. Un braccio di ferro durato settimane, più di cinque, 43 giorni, ha accumulato quasi duemila emendamenti. Alla fine la vittoria l’ha portata a casa la maggioranza con 31 voti favorevoli, 20 contrari e uno astenuto. Dall'opposizione non sono rimasti zitti, hanno accusato i loro colleghi che siedono dall’altra parte dei banchi, di essere “cementificatori”, “vergognatevi”.

Il numero uno dell’Urbanistica, il sardista Quirico Sanna, rispedisce le accuse al mittente. “È una falsità grave, tendenziosa, è lo schifo: ho detto che volevo uno sviluppo armonico, non possiamo rimanere in un’isola prigioniera”. Sanna cerca di fare chiarezza, soprattutto perché i consiglieri del centrosinistra puntano il dito contro il lavoro della maggioranza: “Utilizzano la scusa della quattro corsie della Sassari Olbia per poter avere il via libera e partire con la cementificazione dell’Isola”, era l'accusa. 

“Abbiamo solo chiarito la norma e abbiamo risposto a una richiesta fatta dal Mibact, una legge che già esiste, non abbiamo aggiunto nulla a ciò che già c’è”. Quirico Sanna non parla solo di un via libera che arriva per la quattro corsie (sulla quale è intervenuta anche la ministra Paola De Micheli), ma d’ora in poi la Regione avrebbe anche un nulla osta per procedere con i lavori senza una preconsulatazione con lo Stato.

“La mentalità colonialistica di alcuni ci porta ad essere sotto tutela dello Stato italiano, per me questa è una vittoria nel senso che è un passo in più verso il cammino della regione autonomista: abbiamo difeso l'autonomia della Sardegna”. Si dice in qualche modo addio alla copianificazione. “Un elemento che servirà per snellire le procedure ed evitare lungaggini che si protraggono nel tempo e portano a uno scompenso economico grave, l’eccesso di burocrazia è un deterrente che  scappare gli imprenditori dalla Sardegna”.

Battaglie a parte, la Regione procede anche il suo lavoro per la riqualificazione dell’ex deposito carburanti dell'Aeronautica a Monte Urpinu, Cagliari. Un’area destinata a diventare un grande polmone verde della città. Si contano circa otto ettari, e anche la casa di Forestas.  Nascerà un Polo Ambientale. Sono passati 13 lunghi anni di silenzio. O meglio, le proposte ci sono state, ma nessuno era mai riuscito a mettere mano al compendio che conta in totale 15 ettari se si considerano le ex strutture, caseggiati e servizi. Oggi sono in corso le operazioni di pulizia di tutta l’area.

“Un progetto fortemente voluto dal presidente Christian Solinas, io sono solo la macchina operativa”, ammette Sanna, “gli operai lavorano tutti i giorni, attendiamo la fine dell’estate per fare un bilancio e dare una data, poi tornerà fruibile per i sardi e i turisti”.

Il capitolo servitù militari è aperto. Il dialogo della Regione con le forze armate prosegue su più fronti, non solo per la riqualificazione dell’ex deposito. C’è anche una collaborazione in corso che porterà alla conversione di alcuni siti dimessi e inutilizzati. Diventeranno civili, non più militari. E l’idea della Regione è quella di destinarli al settore turistico, in particolare quelli che si trovano nell’area costiera della Sardegna.

“Il dialogo del Governo è costante, forte, presente”, dice Sanna, “c’è una collaborazione fattiva con le forze armate, oggi le forze armate sono proiettate verso la ricerca e l’aerospazio, quindi si tratta di un nuovo concetto di difesa. Noi stiamo valutando insieme al ministero della Difesa la fruibilità di alcuni siti in modo da poterli sfruttare nel settore civile e quindi convertirli al turismo. Siamo consapevoli dell’aggravio che abbiamo sulla nostra terra”. Qualche passo si è mosso a Nuoro, dove nei giorni scorsi i militari hanno consegnato alcuni immobili al Comune. Ma l’assessore all’Urbanistica tiene anche a ricordare anche l’aspetto legato alle spiagge . “Alcune, prima interdette, oggi possono essere già frequentate dai turisti, sarà un percorso graduale perché bisogna contemperare le varie esigenze, anche quelle delle forze armate per esercitarsi”.

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