Visualizza articoli per tag: aspal

È Aldo Cadau il nuovo commissario straordinario dell'Aspal (Agenzia sarda per le politiche attive per il Lavoro). Lo ha deciso la giunta regionale nell'ultima riunione a Villa Devoto, convocata il 28ottobre. Cadau, commercialista, succede alla guida dell'Agenzia a Massimo Temussi, chiamato dallo stesso presidente Christian Solinas al vertice della neonata Ares (Agenzia regionale per la sanità) che prende il posto dell'Ats (Azienda di tutela della salute) cancellata dalla riforma della sanità in Sardegna. L'incarico di Cadau, per ora, è legato al periodo di gestione della riorganizzazione dell'ente. 

Pubblicato in Regione
Etichette:

Massimo Temussi, direttore dell'Agenzia regionale per il lavoro, è stato nomato commissario straordinario dell'Ares, l'Azienda regionale della salute che sostituirà l'Ats, l'azienda unica per la salute in Sardegna  guidata sino a ieri da Giorgio Steri.  La durata dell'incarico è stabilita fino al 31 dicembre: lo ha deciso la giunta regionale si indicazione del presidente Christian Solinas. Temussi dovrà attivare la nuova agenzia attraverso un piano da predisporre per la nascita delle nuove otto Asl. 

Nella stessa riunione dell'esecutivo regionale Paolo Cannas è stato confermato alla Guida del Brotzu, trasformato in Arnas, azienda sanitaria di livello nazionale: il suo incarico è stato confermato fino al 30 novembre. 

Pubblicato in Regione

Il mercato del lavoro sardo non sta vivendo un momento positivo. Lo si evince da un recente studio curato dall'Osservatorio del mercato del lavoro dell’Aspal (Agenzia regionale per il lavoro) che evidenzia una situazione dai toni più neri che grigi. A preoccupare, dopo il lockdown, è l'importante crescita degli inattivi: coloro che un'occupazione non la cercano nemmeno più. Così tanti che hanno fatto calare, paradossalmente, il numero di colro che vengono classificati come disoccupati.

“Al momento si contano circa 58mila posti di lavoro in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”, afferma Massimo Temussi, direttore generale dell’Aspal. Tuttavia, lo stesso Temussi tiene a precisare che si può trarre un grande vantaggio dal periodo che stiamo attraversando. “Bisogna sfruttarlo per acquisire nuove competenze e certificazioni. Cosa che in altri momenti non si potrebbe fare”. Inoltre la Regione sta attivando numerose misure di politica attiva necessarie per la ripartenza.  "Se abbiamo seminato bene, se tutto riparte a febbraio-marzo potrebbe essere una stagione di segno più”. 

Qual è lo stato di salute del mercato del lavoro in Sardegna?

“Si contano circa 58mila posti di lavoro in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.  Sono percentuali altalenanti, il picco lo abbiamo avuto a maggio quando tutto era completamente fermo a causa del coronavirus. Tuttavia stiamo cercando di aumentare l’occupabilità per poter ripartire.  Gli effetti economici della crisi non li vedi nell’immediato, ma in prospettiva. Se abbiamo seminato bene, se tutto riparte, a febbraio-marzo potrebbe essere una stagione di segno più”.

Quali sono i settori più colpiti?

“Il settore che più di tutti ha inciso sulle migliaia di disoccupati è il turistico, diretto e indiretto. Il dato positivo è che negli ultimi quattro anni, il mercato delle vacanze ha avuto un’impennata, creando circa 70mila posti di lavoro. Questi ora li abbiamo persi, perché siamo tornati indietro almeno di 4 anni. Ma, ovviamente la situazione ora è così in tutta Italia”. 

 Quali sono le prospettive?

“Stiamo cercando di investire il più possibile nelle politiche attive per riattivare il lavoro con incentivi forti.  Questa Giunta lo sta facendo. Per esempio si pensi all’ultima delibera su 18 milioni di euro di incentivi indirizzati a diverse tipologie di soggetti, quelli rimasti fuori dal mercato del lavoro.  Poi ci sono gli incentivi alle imprese erogati dall’assessorato del Lavoro che vanno dai 30 ai 70mila euro. Oppure quelli dell’assessorato alla Programmazione che invece dà liquidità. Le misure sono diverse e ce ne saranno altrettante. Ma, per riattivare il lavoro non sono bastate in nessuna regione d’Italia e d’Europa.  Adesso sarà determinante la spesa corretta dei fondi che arrivano dal Recovery Fund - che sarà una vera leva finanziaria - e la ripartizione della partenza 2021 del nuovo percorso di programmazione. Questo vede quasi un raddoppio di fondi a favore della Sardegna sui punti prioritari che sono: il Fondo Sociale Europeo, che riguarda l’attivazione del lavoro, e il Fondo europeo di sviluppo regionale, per gli investimenti di infrastrutture.  Questi due fondi insieme sono positivi. Da un lato perché sono rientrati nel cosiddetto obiettivo uno. D’altro lato, il raddoppio delle risorse fa sì che ci siano quasi due miliardi e mezzo da investire totalmente in Sardegna.  Sono cifre di tutto il rispetto che possono sicuramente riattivare l’economia della nostra regione. Devo dire che questa Giunta sta facendo uno sforzo veloce e forte in questa direzione”.

Se uno guarda alle tabelle la disoccupazione in Sardegna è diminuita... 

“Paradossalmente è così: è un effetto classico nel breve periodo. Ma in realtà l’effetto vero e proprio della disoccupazione non lo abbiamo ancora visto, perché le aziende, attualmente, non possono licenziare. Non sappiamo quanti disoccupati reali ci sono perché c’è il blocco licenziamenti. Quando questo finirà vedremo l’impatto sull’economia reale.  Adesso le persone sono state messe in cassa integrazione. Si è fatta una proroga per il rinnovo, quindi gli effetti reali sull’economia del lavoro non li sappiamo.  In questo momento le persone si trovano in una fase di limbo, non stanno neanche cercando un lavoro perché sono confuse, hanno bisogno di una guida”. 

Quali possibilità ci sono?

“Bisogna sfruttare questo periodo per acquisire competenze. Cosa che in altri momenti non si potrebbe fare.  Si possono rafforzare le competenze che già si hanno o assimilarne delle nuove e prendere certificazioni.  Quello che ora stiamo facendo è ripartire con delle misure di politica attiva.  Per esempio sulle grosse vertenze: tra Porto Canale e che Air Italy, ci sono 600 lavoratori. Quello che possiamo fare per loro, come agenzie e come assessorato in particolare con accordi ministeriali, è dare una formazione, in alcuni casi anche di riconversione professionale o di certificazione delle competenze per far sì che a febbraio, post Covid, - se Dio vuole - riparta un po’ di economia. Così, le persone si saranno nel frattempo professionalizzate o avranno un certificato delle competenze che prima non avevano.  Oggi una delle parole chiave per la ricerca del lavoro è certificare le competenze.  Le aziende cercano persone con un certificato di competenza acquisita, un corso professionalizzante dal punto di vista sia teorico che pratico. È importante tenere a mente che in questo momento ci sono centinaia di migliaia di posti di lavoro disponibili, in tutta Europa, che non trovano risposta perché non ci sono i curriculum adeguati. Questo è l’effetto dell’innovazione digitale degli ultimi anni, che va a ritmo velocissimo cerando posti di lavoro che prima non c’erano”.



Pubblicato in Regione

Un mercato del lavoro in crisi profonda. Crollo dell’occupazione, crollo dei contratti a tempo indeterminato e crollo della fiducia. Dopo sei mesi di emergenza Covid è  questa la fotografia del mercato del lavoro in Sardegna che emerge dalla pubblicazione dello studio curato dall’Osservatorio del mercato del lavoro dell’Aspal. 

“Si tratta - dice Massimo Temussi direttore generale dell’Aspal -  di  un’analisi  dettagliata che aiuta a  comprendere meglio il fenomeno che ancora stiamo attraversando e anche per capire in che modi e termini si può intervenire sul mercato del lavoro che è stato colpito molto duramente dalla pandemia". 

Il quadro che emerge dal nuovo report che analizza e compara i dati recentemente pubblicati dall’Istat con quelli delle comunicazioni obbligatorie, è drammatico: il clima di incertezza e di sfiducia nel futuro è evidente: aumentano gli inattivi, cioè le persone che non cercano lavoro (secondo l’Istat la Sardegna è la seconda regione italiana in cui questo tasso è aumentato di più rispetto al secondo trimestre del 2019) . Un dato questo che spiega anche perché c’è una riduzione dei disoccupati: diminuiscono non perché abbiano trovato una nuova occupazione ma perché nemmeno ne cercano una. 

Lo stesso clima di sfiducia lo si respira anche per quanto riguarda le imprese. Potrebbe essere questo infatti il motivo per cui, in termini percentuali diminuiscono, più di qualsiasi altra tipologia contrattuale, i contratti  a tempo indeterminato. Dai dati emerge che le donne e giovani sono coloro i quali pagano un prezzo più alto mentre i settori più colpiti sono quelli che hanno contatti diretti con le persone: ristoranti e alberghi soprattutto ma anche il settore dell’istruzione. Reggono invece il settore agricolo e quello dei servizi domestici. Cresce quello dei servizi finanziari: un settore di piccole dimensioni per il quale la crisi ha rappresentato un’opportunità probabilmente legata alla maggiore richiesta di liquidità da parte di famiglie e imprese. 

Soffermandosi sui dati il dg dell’Aspal evidenza che nel periodo gennaio - agosto 2020 le assunzioni sono state 56 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 (-25%). Il punto più critico in aprile con -80% mentre dopo il lockdown - ha sottolineato ancora il direttore dell’Aspal -  il dato sulle assunzioni ha cominciato a migliorare fino ad arrivare a  luglio e agosto in cui si sono registrati  valori superiori agli stessi mesi dell’anno precedente (+ 21% a luglio +20% ad agosto). Ora, è necessario contenere l'epidemia  ma anche ritrovare la fiducia”nel futuro - conclude Temussi - perché solo quest'ultima è in grado di far ripartire i consumi delle famiglie, gli investimenti delle imprese e di ri-attivare le persone nella ricerca di un'occupazione."

Pubblicato in Regione