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Tra sport, memoria ed etnia: da Virdis, Zola e Barella a Renato Raccis, primo cannoniere sardo in serie A
di Mario Frongia
Memoria e pallone, storia e notorietà. Ma anche un modello comportamentale per le nuove generazioni. I ragazzi e le ragazze che tra venti, trent’anni si ritroveranno tra le mani la pubblica amministrazione, l’insegnamento, la sanità, la politica, la ricerca e l’innovazione tecnologica. Ma anche l’impegno civico, la solidarietà, il rispetto dei diritti di tutte e tutti, l’attenzione per gli ultimi e i fragili. In soldoni, il film della vita. Dove nessuno è in vantaggio a scapito di altri. Ma chiunque può giocarsela alla pari.
“Vinca il migliore” le parole dell’allenatore avversario all’allora allenatore del Padova Nereo Rocco, poi tecnico del Milan che negli anni ’60 ha vinto tutto. Il paron, triestino tutto d’un verso, tagliò corto: “Speriamo di no!” L’ironia serve sempre. Ma il messaggio è chiaro: se vuoi provarci lavora duro, preparati, rispetta il prossimo. E fai sport.
Quando Renato Raccis - primo giocatore sardo a esordire in serie A, nel 1938, e terzo bomber all time dietro Virdis e Zola - è partito per vestire i colori del Prato, aveva sedici anni. Gli anni del tutto e del niente. La Seconda guerra mondiale era alle porte. Mandas, paese d'origine del "centrattacco, che ho tifato con immenso affetto da giovane tifoso del Livorno" come lo ha ricordato Carlo Azeglio Ciampi nel 2012 in una lettera alla municipalità isolana, ha festeggiato il centenario del bomber il 17 maggio scorso. Un brindisi infinito, sincero e felice. Con in prima fila le scuole calcio e i sindaci dei 38 comuni isolani che hanno firmato il protocollo d'intesa sul progetto "La Sardegna del pallone: i comuni sardi della serie A". Il filo verde di una rete nata tra le municipalità che abbiano espresso almeno un calciatore che abbia giocato in A. Ma non solo.
Per i cento anni di Raccis sono stati coinvolti anche gli ex dello scudetto rossoblù del '69/70, insigniti in passato della cittadinanza onoraria. Insomma, una festa nella festa. Del calcio di ieri, con una mostra di oggetti, maglie, palloni e scarpe d'epoca, alle pagine dei quotidiani e le foto virate seppia di Raccis, capace con la maglia 10 del Milan, indossata in seguito da Schiaffino, Rivera e Gullit, di segnare anche nel derby.
L'attaccante isolano classe 1922 ha chiuso la carriera ad soli 26 anni dopo aver contratto la tubercolosi. Rientrato a Cagliari si è spento nell'agosto del 1979. Ma i numeri non mentono: 51 reti in 135 gare nella massima serie. Dagli almanacchi alle pallonate attuali. Con disegni, temi e foto dei ragazzini delle scuole primarie locali al lavoro sul progetto "Un paese nel pallone. Valori e modelli per sconfiggere razzismo, cyberbullismo e favorire inclusione e opportunità di genere". Un quadro etico e comportamentale volto al futuro. E siamo di nuovo ai giovani, al messaggio, ai tasselli chiave di una società che deve ancora crescere su più fronti comportamentali. Il progetto si inquadra nel percorso "Active living, tra web e territorio", promosso anche dall'Ussi nazionale nell'ambito delle attività sostenute da Sport e salute.
"Siamo vicini anche ai percorsi di formazione delle amministrazioni pubbliche, delle scuole e al lavoro dei colleghi impegnati sul territorio" le parole di Gianfranco Coppola, presidente dell'Unione sportiva stampa italiana. Spazio anche alla presentazione del libro "Renato Raccis, il bomber fermato dal destino. Storia del primo cannoniere sardo della serie A: dal grande Livorno al Milan", firmato dal sindaco di Mandas, Umberto Oppus, con Mario Fadda.
Entusiasmo e un filo di emozione anche dai toccanti videomessaggi inviati al primo cittadino dai grandi del calcio. Da "Un applauso al comune di Mandas e ai giornalisti dell'Ussi: i media hanno l'obbligo di ricordare i grandi del passato" di Billy Costacurta, all'importanza del messaggio per le nuove generazioni su cui ha insistito Gianfranco Zola: "Anche nel calcio il tempo che passa si può fermare con questi eventi. Raccis va ricordato trasformandolo in ricerca e attività curiose nel mondo della formazione". Di forte impatto anche le video-parole di Franco Baresi, Ciccio Graziani, Igor Protti, Leonardo Pavoletti, Pietro Paolo Virdis, Giacomo Murelli (fresco campione d'Italia da vice di Pioli), Nelson Dida, Maurizio Ganz, Gigi Piras, Luca Hervatin e gli scudettati Mario Brugnera, Beppe Tomasini ("Raccis ha avuto grandi qualità, altrimenti non sarebbe emerso nel calcio di quei tempi" il commento del capitano del tricolore) e Adriano Reginato. Testimonianze per l’attaccante - che è nato nella San Giorgio Cagliari e ha giocato anche con Asti, Juventus, Milan e con il Livorno è arrivato a un punto dal Grande Torino di Valentino Mazzola nella corsa scudetto del '42/43 - anche da Giampaolo Grudina e Renato Copparoni, i primi a parare un rigore in A rispettivamente a Virdis e Maradona. Polvere di stelle, carriere e record. Un piccolo grande ponte tra un piccolo grande paese della Sardegna e le città che hanno avuto Raccis nelle loro squadre.
I ricordi dei sindaci di Livorno, Luca Salvetti, e di Prato, Matteo Biffuni, hanno idealizzato la storia. Una storia di pallonate, dall'Ardenza a San Siro, che ha avuto per protagonista "un sardo nella storia" come lo ha definito Umberto Oppus. Ma anche buone pratiche, applaudite dai figli del bomber, Giorgio e Donatella, in Sardegna per l'evento. E un ottimo assist per amministratori e docenti, conquistati dalle iniziative legate alla memoria del bomber di Mandas. "La nostra ambizione? Dopo avergli dedicato lo stadio e il viale, vogliamo realizzare la casa museo, approvata anche dalla Giunta regionale. Rivalutare i miti e le bandiere del calcio è utile per rafforzare l'identità nei nostri giovani e per promuovere il territorio, un turismo diverso, le tradizioni" ha rimarcato Oppus.
Cannonieri una volta, cannonieri per sempre. Per le nuove generazioni e per le emozioni, culturali e sociali innescate dal calcio. La curiosità? Nicolò Barella - classe ’97, cagliaritano doc, campione d’Europa, scudetto, Supercoppa e altro in bacheca - nella lista dei goleador sardi in A è nono con 14 gol, dopo Virdis (102), Zola (90), Raccis (51), Sau (39), Piras (31), Cuccureddu (26), Langella (18) e Pusceddu (17).