Lunedì, 05 Febbraio 2024 13:30

Confagricoltura, cuore di Sardegna In evidenza

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Platea gremita per i programmi di Confagricoltura Sardegna Platea gremita per i programmi di Confagricoltura Sardegna

 

In ballo oltre 49mila imprese di un settore strategico, inclusivo e fondamentale per l’economia isolana e non solo. Filiere, nuovi mercati, ricambio generazionale, politiche e formazione tra i capitoli chiave di una convention affollata e proficua

Mario Frongia

Quando le parole hanno dietro fatti concreti. E le risposte non sono più derogabili. A venti giorni dalle elezioni regionali il comparto agricolo bussa con forza alle porte dei candidati e delle coalizioni che li sostengono. Propone strade da percorrere e riassestare. Suggerisce percorsi indispensabili per essere al passo con i tempi. Indica soluzioni basate sull’esperienza e sulle dinamiche di un settore che ha un’anima antica ma è pronto ad accelerare. Con gambe e idee moderne e all’altezza dei tempi e dei mercati nazionali ed esteri. Temi delicati, con decine di argomenti subordinati che hanno alla base 47mila imprese legate alla produzione primaria e quasi duemila impegnate nella trasformazione e nella commercializzazione. Numeri con dietro centinaia di migliaia di operatori. Famiglie che chiedono innanzitutto attenzione e rispetto. E garanzie. D’altronde, se si produce poco meno del 6 per cento del Pil isolano, si deve avere spazio e voce per tutelare e difendere al meglio i propri diritti. E quelli delle comunità circostanti, oggi e domani. Dunque, relazioni garbate e dure al tempo stesso quelle tenute da Paolo Mele, Massimiliano Giansanti e Giambattista Monne, presidenti regionale, nazionale e  direttore di Confagricoltura Sardegna.

Un ottimistico filo verde. La sala, gremita all’inverosimile, ha ascoltato e annuito ad auspici, indicazioni, nodi storici e programmi da rilanciare. Gli operatori, dal Campidano alla Gallura, sono legati da un filo verde che annoda tradizioni ed economie di scala, innovazione e mercati, concorrenza e ricambio generazionale, trasporti e servizi. “Coltiviamo il futuro della Sardegna” è stata l’azzeccata cornice dell’incontro curato dalla Confagricoltura regionale all’Hotel Caesars a Cagliari. “Occorre un Piano strategico per il futuro del sistema agroalimentare. Con l’allargamento dell’Unione Europea a 26 membri (arriva l’Ucraina, ndr) l’impatto sui mercati agricoli sarà incisivo. Logistica, integrazione delle filiere, valorizzazione della qualità e del legame dei prodotti con il territorio, presenze rafforzate sui poli internazionali, devono far parte di un procedere condiviso a livello nazionale con strumenti e iniziative definite localmente sulla base delle caratteristiche sociali ed economiche” ha sottolineato Massimiliano Giansanti. Alla lista della spesa vanno aggiunti sostenibilità, ambiente, transizione ecologica ed energetica, mondo rurale e relative attività di sostegno. Uno scenario che ha per sfondo “il giusto equilibrio tra uomo e natura, attività produttive agricole e fauna selvatica. Noi vogliamo ampliare anche gli ambiti di collaborazione con le istituzioni, gli enti e le comunità di governo del territorio, valorizzando sui diversi patrimoni rurali e migliorando le buone pratiche” rimarcano i vertici della Confagricoltura con applausi a seguire..

Formazione, capitale umano e ricambio generazionale. Si diceva della visione e delle prospettive. Dalla cucina di Confagricoltura le ricette non mancano. Ad esempio, il programma “Padri e figli” è uno degli obiettivi utili a curare e supportare il passaggio di conoscenze tra vecchie e nuove generazioni. Le esperienze vanno valorizzate anche con premialità previste nei bandi di sviluppo rurale. O magari, possono crearsi gli “Erasmus agricoli”, dedicati ai giovani laureati e al confronto con i sistemi agricoli stranieri. “Terra ai giovani” è un altro progetto avviato dall’associazione in collaborazione con le Agenzie Laore e Agris. E non manca una bozza che riguarda i più piccoli. Nella brochure dei lavori viene battezzata CampAgri, è prevista nel periodo delle vacanze estive  e si riferisce ai bambini delle primarie e al complice coinvolgimento attivo dei genitori nella familiarizzazione con le campagne. Insomma, un “rilancio che si ottiene anche con investimenti immateriali, migliorando le competenze e immettendone di nuove. Con un accesso spedito e fluido del capitale umano ai percorsi formativi che migliorino e innovino competenze, attitudini relazionali e di collaborazione. Lo spirito di filiera e il supermento del nanismo delle imprese - segnalano -  si supera anche con percorsi di learning by doing in altre regioni d’Italia. Mentre il ricambio generazionale va affrontato con politiche capaci di motivare i giovani alla cura e gestione delle campagne”. Un perimetro che richiama a un forte impegno le forze politiche regionali: per chiudere il cerchio occorrono risorse sufficienti a colmare il gap, dare certezze socioeconomiche e produttive. Di agricoltura si vive, senza si è destinati a sparire.