In Sardegna si registrano nell'isola trenta diagnosi quotidiane e diecimila tumori complessivi. La patologia ha una sopravvivenza a cinque anni del 16 per cento e costi di oltre i due miliardi e mezzo di euro. Prospettive, progressi, terapie e sfide nel convegno specialistico che si tiene giovedì prossimo al Caesars hotel. “Servono mezzi per la prevenzione primaria personalizzata” spiega Michele Boero, direttore della Medicina nucleare dell’Arnas Brotzu
Dopodomani, giovedì 23 novembre, dalle 14, la sala conferenze del Caesars hotel - via Darwin n. 4, Cagliari - ospita il convegno In pole position - Progressi nella lotta al tumore al polmone in Sardegna: prospettive e sfide. Ai lavori prendono parte i principali specialisti isolani della materia. Il responsabile scientifico è Michele Boero, direttore Medicina nucleare Arnas Brotzu. Al convegno sono previsti gli interventi di Ugo Cappellacci (presidente Commissione affari sociali - Camera dei deputati), Francesca Piras (direttore generale assessorato regionale alla Sanità), Antonio Mundula (presidente Commissione salute, Consiglio Regionale) e Stefano Schirru (presidente Commissione bilancio, Consiglio regionale). Tra gli specialisti, interventi di Giorgio La Nasa e Luca Saba (prorettore e presidente facoltà medicina, Università Cagliari), Antonio Pazzola (clinica oncologica, Sassari) e Claudio Sini (oncologo, Olbia).
Casistica da brividi. In Italia si registrano annualmente oltre 30mila morti per tumore del polmone con una media di circa 100 morti al giorno. La sopravvivenza a 5 anni è del 16 per cento e si stimano per i prossimi anni 41.500 nuove diagnosi di tumore del polmone, per il 30 per cento tra le donne. I dati Artium Aiom del 2020 fotografano per il 2019 in Sardegna oltre 10.200 nuovi casi di tumore maligno (10mila nel 2018, seimila uomini e 4.200 donne). In Italia ogni giorno circa mille persone ricevono una nuova diagnosi di tumore maligno, 28 in Sardegna. Negli uomini, esclusi i tumori della cute (non melanomi), prevalgono il tumore del colon-retto e della prostata (ciascuno il 17 per cento di tutti i tumori diagnosticati). Il tumore del polmone segue con il 12, quello della vescica con l’8 per cento. La patologia in Italia pesa per circa 2,5 miliardi di euro (costi sanitari e costi indiretti e sociali, Mennini et al. 2019). Dal 2016 al 2018 è stata registrata una media annuale di 130.563 ricoveri, di cui 11.353 con intervento con un costo medio per ricovero di 9.310 euro e seimila di costi indiretti. Il numero di ricoveri e di pazienti ospedalizzati si riduce nel tempo ma aumentano le ospedalizzazioni per intervento. In termini previdenziali il tumore al polmone è caratterizzato da un incremento degli Assegni ordinari d’invalidità e dei Piani individuali pensionistici, 156 milioni di euro/anno.
Fumo di sigaretta killer. Con 8-9 tumori del polmone su 10, il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio, seguito da esposizione professionale ad amianto, radon e metalli pesanti. “Urge avere efficaci mezzi di prevenzione primaria, personalizzati per età e tipologia dei soggetti, e secondaria. L'impiego della Tac spirale in soggetti a rischio ha abbattuto la mortalità e va pertanto rapidamente implementata nel nostro Sistema Sanitario, con l’inserimento nei Lea” spiega il dottor Boero. Ai lavori verranno trattate le novità terapeutico, dall’introduzione dell’immunoterapia e della medicina di precisione, utile per garantire ai pazienti maggiore qualità e quantità di vita. Dal progetto parlamentare “Challenge Cancer” si va verso la riduzione delle disuguaglianze nell'accesso alle cure oncologiche in Europa, l’evidenza delle prove scientifiche sui benefici dello screening precoce fino alle raccomandazioni sullo screening del tumore al polmone del Piano oncologico Europeo. Ai lavori viene tracciata la rotta: va adottato in Sardegna un modello di network ospedale-territorio con l’uso delle nuove tecnologie terapeutiche e un accordo con la Regione e gli ospedali. “Occorre un modello innovativo di accesso al servizio sanitario del paziente oncologico che consideri le recenti innovazioni diagnostico-terapeutiche e le peculiarità territoriali al fine - rimarca Michele Boero - di minimizzare le disuguaglianze regionali in termini di accesso e qualità delle cure”. (m.fr.)