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L’assessorato regionale all’Agricoltura ha programmato numerosi interventi a sostegno del comparto agro-pastorale messo in ginocchio dal coronavirus. Ci sono  oltre 38 milioni di euro a sostegno delle aziende agricole più colpite dal coronavirus. Le aziende regionali stanno facendo la conta dei danni causati dal Covid. È difficile quantificare l’impatto della pandemia sul settore agro-pastorale, quello che è certo è che sono tante le società che hanno subito perdite nette a causa dell’emergenza.

Nel frattempo ci sono anche altre problematiche che l’assessorato è impegnato a risolvere. Come la vertenza latte. “Con l’istituzione del Sistema regionale per la rilevazione delle produzioni lattiero-casearie mettiamo ordine al settore garantendo maggiore stabilità e trasparenza dei dati grazie a un monitoraggio costante delle produzioni”, afferma l’assessore Gabriella Murgia.  Questo permetterà più trasparenza e stabilità e ci saranno delle ricadute anche sul prezzo del latte, anche se “sulla fissazione del prezzo del latte non ci può essere alcuna interferenza della mano pubblica e la sua formazione deve avvenire sul mercato con l’interazione fra domanda e offerta”, spiega Murgia. Tuttavia, “l’azione della Giunta è stata da subito orientata a sollecitare il ministero nell’individuazione di strumenti che consentano di rendere il mercato del latte ovino e dei suoi derivati più trasparente ed equo e più stabile”, continua.

Quanto ha impattato il Covid sul settore dell’Agricoltura?

"Le misure restrittive per il controllo dei contagi hanno determinato un forte impatto anche sull’agricoltura, così come per gli altri comparti produttivi e del commercio.  Questo per alcuni settori risulta ancora di difficile quantificazione, soprattutto per quelli che nei mesi di marzo e aprile non hanno potuto esitare sul mercato le loro produzioni o che hanno visto un forte crollo della domanda per effetto delle restrizioni. Per molti il lockdown si è tramutato in una perdita netta, penso agli agnelli e ai maiali invenduti nel periodo pasquale, alle produzioni orticole e frutticole, a quelle floristiche e vivaistiche. Si tratta di produzioni che non potevano essere conservate e la cui vendita non era quindi rinviabile.  Si aggiungano poi gli effetti derivanti, in via indiretta, dalla chiusura delle attività private e pubbliche per la somministrazione di alimenti o delle difficoltà del settore turistico e alberghiero che rappresentano per il comparto agricolo regionale un importante sbocco commerciale. Conseguenze che prima l’allentamento delle restrizioni e poi la riapertura alla circolazione tra le diverse regioni e tra Stati hanno solo parzialmente attenuato”.

 Un anno e mezzo fa la grande protesta per il prezzo del latte, a che punto siamo?

“L’assessorato ha seguito da subito con grande attenzione la situazione del comparto e l’andamento del mercato del latte ovino.  Abbiamo sollecitato più volte l’intervento del ministero delle Politiche agricole perché venisse portato avanti il lavoro svolto nei diversi tavoli convocati per affrontare un’emergenza economica e sociale mantenendo gli impegni presi con i pastori.  Oggi con il disegno di legge approvato dalla Giunta regionale che istituisce il Sistema regionale per la rilevazione delle produzioni lattiero-casearie mettiamo ordine al settore garantendo maggiore stabilità e trasparenza dei dati grazie a un monitoraggio costante delle produzioni.  Con questo provvedimento abbiamo posto rimedio ai ritardi dovuti alla mancata applicazione delle disposizioni contenute nell’articolo 3 della legge 44/2019 (un decreto legge convertito in legge con un iter parlamentare celere).  La delibera prevede l’istituzione di un sistema di monitoraggio della produzione di latte vaccino, ovino e caprino e dell’acquisto di latte e prodotti lattiero-caseari importati da Paesi dell’Ue, con l’obbligo a carico dei primi acquirenti di latte crudo, di registrare mensilmente in relativi quantitativi nella banca dati del Sistema informativo agricolo nazionale, il Sian.  La Regione ha così deciso di dotarsi di un proprio sistema, che dialogherà poi con il sistema nazionale quando questo sarà operativo”.

Come funziona il Sistema regionale per la rilevazione e l’analisi delle produzioni lattiero-casearie del comparto ovino e caprino?

“Le aziende che producono prodotti lattiero-caseari contenenti latte ovino o caprino dovranno registrare ogni mese nella banca dati del Sistema informativo regionale, il Sir, i quantitativi di ciascun prodotto fabbricato e/o ceduto e le giacenze di magazzino, per ogni unità produttiva. Attraverso il Sir e la banca dati specifica, la Regione provvederà alla raccolta delle informazioni delle produzioni del comparto ovino e caprino di tutto il territorio regionale. Questa è finalizzata a un’attività analitica di monitoraggio, operata dall'Osservatorio della filiera ovina e caprina. Il sistema è indispensabile come supporto alla programmazione delle produzioni e delle politiche di intervento a favore del comparto”.

 Cosa ci dice in merito al prezzo del latte?

“È chiaro che sulla fissazione del prezzo del latte non ci può essere alcuna interferenza della mano pubblica e la sua formazione deve avvenire sul mercato con l’interazione fra domanda e offerta.  L’azione della Giunta è stata da subito orientata a sollecitare il Ministero nell’individuazione di strumenti che consentano di rendere il mercato del latte ovino e dei suoi derivati più trasparente ed equo e più stabile. In questa direzione vanno viste, quindi: la più volte reiterata richiesta di istituzione del tavolo nazionale della filiera ovicaprina; la costante sollecitazione per l’attuazione dell’art.3 della legge 44/2019, per l’attivazione di un sistema nazionale di monitoraggio della produzione di latte e dell'acquisto di latte e prodotti lattiero-caseari a base di latte importati da Paesi dell'Ue e da Paesi terzi; il richiamo affinché ci sia piena applicazione delle norme nazionali e comunitarie che vietano le pratiche commerciali sleali e le vendite sottocosto nel sistema delle relazioni commerciali tra imprese nella filiera agricola e alimentare, intensificando a tal fine il sistema dei controlli e auspicando anche un provvedimento normativo di riordino della disciplina con una chiara definizione degli obblighi e delle condizioni da rispettare nella vendita dei prodotti agricoli e agroalimentari e delle sanzioni per l’inosservanza.  Inoltre, lo stimolo e il supporto offerto dall’assessorato all’azione di OILOS è costante.  E, stenta ancora ad avere piena operatività e ad assumere il ruolo centrale nel governo del sistema, scopo per cui l’Organizzazione interprofessionale è stata costituita”.

In che modo incide il Sistema regionale per la rilevazione delle produzioni lattiero-casearie con il prezzo del latte?

“Questa domanda rimanda agli elementi richiamati nella precedente risposta, ossia alla necessità di introdurre nella struttura della filiera del latte ovino elementi di trasparenza e stabilità.  Questi dovrebbero portare da un lato alla definizione di un prezzo remunerativo per tutte le imprese del sistema, sia di produzione che di trasformazione, e dall’altro a limitare la fluttuazione tra le diverse annate del prezzo di alcuni formaggi, il pecorino romano in particolare, con le note conseguentemente su quello del latte.  Nelle more dall’attivazione sistema nazionale di monitoraggio, l’istituzione del sistema regionale di dichiarazioni obbligatorie nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari ovini e caprini ha l’obiettivo di mettere a disposizione di tutti i segmenti della filiera e della Regione. Questi sono elementi informativi che consentano ai primi di negoziare sul prezzo con una migliore cognizione delle reali condizioni del mercato e del sistema produttivo regionale; e alla Regione di vigilare e avere finalmente a disposizione uno strumento idoneo alla definizione delle politiche di intervento più adeguate a favore del comparto”.

C’è una stima del peso del comparto agropastorale sull'economia della Sardegna, visto che il 7% del Pil si dice derivi dal turismo?

“In Sardegna il comparto agricolo e quello zootecnico assumono un valore che va oltre il mero dato percentuale di incidenza sul Pil. Si tratta comunque di un dato importante che consente di evidenziare la specificità regionale rispetto al resto dell’Italia.  La produzione primaria in Italia incide sul valore aggiunto per 2 punti percentuali circa, mentre in Sardegna è più che doppia.  Se si considera poi il valore della trasformazione e della distribuzione dei prodotti agricoli, che statisticamente sono contabilizzate nell’industria manifatturiera, il comparto agricolo e agroalimentare raggiunge circa il 5% del valore aggiunto regionale, un dato estremamente significativo.  Il numero delle imprese agricole e agroalimentari sarde assomma nel complesso a oltre 40mila.  Il comparto agropastorale e della zootecnia in generale rappresenta, sia in termini di valore che in termini di numerosità delle imprese, circa il 20-25% dell’agricoltura sarda nel suo complesso.  Ma i dati di per sé vengono limitati nella loro reale portata, se non si tiene conto del numero delle imprese agricole e agroalimentari sarde rispetto agli altri comparti. E, soprattutto della loro uniforme distribuzione sul territorio regionale.  La funzione delle imprese agricole e zootecniche sarde va letta e valutata non solo in termini di valore ma anche e soprattutto in quelli sociali e culturali, di conservazione e cura del paesaggio rurale sardo e di presidio del territorio, con le implicazioni che queste funzioni hanno sulla resistenza allo spopolamento, delle zone interne in particolare”.

Che tipo di interventi ci sono in programma?

“Gli interventi in programma sono quelli previsti dalla legge 22 del 23 luglio scorso. Tutto il Capo V è destinato a misure di sostegno a favore dell’agricoltura e dell’allevamento, oltreché della pesca, dell’acquacoltura, dell’ippica, degli agriturismi e così via. L’Assessorato ha già definito per alcune norme gli atti di esecuzione, penso ad esempio a quanto stabilito nell’articolo 24 per gli eventi atmosferici 2017, dove si prevede la compensazione del danno a tutte le imprese che hanno presentato domanda.  Per gli interventi di tipo creditizio e per le sovvenzioni dirette, l’Assessorato sta formulando un serie di proposte attuative che saranno nei prossimi giorni oggetto di apposito incontro con le organizzazioni agricole di categoria.  Gli interventi regionali, è da ricordare, si affiancano a quelli nazionali per la definizione dei quali gli uffici dell’Assessorato stanno svolgendo un ruolo attivo ed estremante importante”.



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I laboratori privati accreditati della Sardegna potranno eseguire il tampone oro/rino faringeo per l’individuazione del virus Sars-Cov-2 ai cittadini che ne faranno richiesta dietro prescrizione medica. Lo ha stabilito la Giunta regionale, che, nel corso dell’ultima seduta, ha approvato le linee di indirizzo che definiscono le procedure per l’individuazione delle strutture idonee all’esecuzione dei test e gli adempimenti a cui gli stessi laboratori dovranno attenersi. 
“Potenziamo il sistema di accertamento diagnostico sul nostro territorio a beneficio dei sardi”, dichiara il presidente della Regione, Christian Solinas. Già nel mese di maggio, ricorda il Presidente, la Regione aveva presentato in Conferenza Stato – Regioni la proposta per estendere ai laboratori privati l’esecuzione del test molecolare, a cui è poi seguita, ad agosto, una specifica richiesta al Ministero della Salute. “Nelle more di una risposta definitiva da Roma – precisa il Presidente – abbiamo deciso di intervenire e lo abbiamo fatto con criterio e buon senso. Il controllo della Sanità pubblica sull’attività diagnostica realizzata dai laboratori privati sarà preminente. Un servizio in più che sarà dato ai cittadini nella massima sicurezza". 
“Nel rispetto di quelle che sono le direttive finora emanate dal ministero – dichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu – abbiamo ritenuto opportuno dare la possibilità ai laboratori privati accreditati dalla Regione di svolgere un’attività al di fuori degli ordinari controlli della sanità pubblica, consentendo ai cittadini che non hanno i sintomi della malattia di sottoporsi autonomamente e volontariamente al test. Oltre a dare uno strumento di sicurezza in più utilizzabile da chiunque lo desideri, rispondiamo all’esigenza di tutte quelle persone che per particolari motivi, di lavoro o per spostamenti all’estero, necessitano di avere libero accesso ai tamponi”.
“Resta inalterato il ruolo cardine della sanità pubblica. Chiunque abbia il sospetto di essere entrato in contatto con un caso positivo – spiega Nieddu – o riscontri sintomi compatibili con il Covid, dovrà rivolgersi alle strutture pubbliche ed essere preso in carico da queste secondo le modalità previste e messe in campo sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria”.
I laboratori privati che vorranno offrire il servizio di test molecolare con tampone dovranno fare specifica manifestazione di interesse alla Regione certificando i propri requisiti e avranno l’obbligo di comunicare dati ed eventuali positività riscontrate al sistema sanitario pubblico per consentire l’attivazione di tutte le misure necessarie alle indagini epidemiologiche e di prevenzione.
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“Questa riforma ha una portata storica: è studiata per riportare la governance della sanità pubblica sul territorio, vicino ai cittadini, con il supporto di figure manageriali che si impegneranno a tradurre i bisogni della collettività in servizi e assistenza efficienti. La riforma porterà ad un miglioramento delle condizioni di lavoro degli operatori sanitari e all’acquisto di beni e servizi con procedure semplificate e coerenti per ottimizzare risparmio ed efficienza. Superiamo un modello, fondato sull’Ats, che ha paralizzato il sistema sanitario regionale e la sua capacità di rispondere al bisogno d’assistenza dei sardi, affermando, nel contempo, la volontà di tornare a investire per riqualificare i presidi ospedalieri e realizzare nuove strutture, puntando a cure moderne e di qualità”. Lo dichiara il presidente Christian Solinas che esprime soddisfazione per l’approvazione, oggi in Consiglio, della legge di riforma del sistema sanitario regionale. “Abbiamo preso un impegno preciso con i cittadini e lo abbiamo onorato – prosegue il presidente – la riforma è il frutto di un percorso serio, ponderato e responsabile che guarda al futuro dei servizi nell’Isola e alle necessità del presente”.

Sul nuovo assetto, che porta alla suddivisione dell'azienda unica in otto Asl, Solinas precisa: “È una vittoria dei sardi. Il risultato raggiunto è stato possibile grazie alla capacità di fare sintesi di questa maggioranza, mantenendo fermi gli obiettivi”.

“Un passo decisivo – dichiara l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu – nella direzione che abbiamo tracciato sin dall’inizio di questa legislatura. Restituiamo ai territori autonomia e allo stesso tempo, con l’istituzione dell'Ares, manterremo centralizzati quegli aspetti, come gli acquisti e la gestione del personale, che consentiranno di realizzare una spesa efficiente attraverso le economie di scala, a vantaggio di tutto il sistema regionale”.

“Abbiamo importanti sfide davanti a noi. L'emergenza Covid-19 – prosegue Nieddu – ha cambiato e sta cambiando il modo di concepire l'assistenza sanitaria in tutto il mondo. Puntiamo a un sistema moderno in cui sviluppare la telemedicina, potenziare le cure territoriali, realizzare integrazione socio-sanitaria e non solo. La riforma è la base solida di un progetto coraggioso, di ampio respiro che riporta al centro le nostre comunità e i loro bisogni”.

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La Giunta riavvia i cantieri di opere pubbliche incompiute con una robusta dotazione di risorse in favore delle imprese. L'esecutivo ha approvato la rimodulazione del Piano regionale delle Infrastrutture programmando in favore degli Enti locali risorse per 27.795.000 euro. A beneficiarne saranno 53 Comuni distribuiti in tutte le province della Sardegna (oltre al Consorzio bonifica del Nord Sardegna e all’Unione dei Comuni del Barigadu), le cui opere potranno finalmente uscire dagli elenchi delle cosiddette incompiute.

“Sono opere strategiche per la ripresa e lo sviluppo dei territori”, dice il Presidente della Regione Christian Solinas illustrando il provvedimento. “Con questo intervento - prosegue il Presidente - sosteniamo concretamente i Comuni nell’importante opera di ammodernamento che vede nella riqualificazione urbana e nella messa in sicurezza delle zone ad alta pericolosità le due principali linee d’azione. Liberando nuove risorse e mettendole a disposizione delle imprese attraverso gli Enti locali, salvaguardiamo inoltre - conclude il Presidente Solinas - i livelli occupazionali e sosteniamo lo sviluppo socio-economico dei nostri territori”.

Nello specifico, con la nuova rimodulazione di risorse, sono stati destinati alla realizzazione di opere incompiute 4.445.000 di euro, a cui si aggiungono 21.671.000 di euro destinati a opere cantierabili a breve, purché dotate di progettazione definitiva o esecutiva. Programmati anche 1.679.000 di euro per opere emergenziali la cui realizzazione riveste carattere di urgenza. Tre i settori interessati: l’edilizia, la viabilità e gli interventi legati al rischio idrogeologico.

“Vogliamo agire sulle leve fondamentali per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna – spiega l’Assessore ai Lavori Pubblici Roberto Frongia –. L’edilizia e il mondo delle costruzioni in genere attraverso questa nuova iniezione di risorse potranno tornare a respirare grazie ai nuovi appalti dei Comuni che altrimenti non avrebbero avuto in bilancio gli spazi necessari per intervenire, ma voglio evidenziare come insieme alla creazione di nuovi posti di lavoro verrà soddisfatta la necessità di avere servizi adeguati da parte delle Comunità interessate”. Si tratta prevalentemente di infrastrutture che sarebbero già dovute essere al servizio dei cittadini e che ora i Comuni potranno realizzare in chiave di ammodernamento dei territori. Oltre alla riqualificazione di edifici ritenuti strategici e alle aree verdi, tra i progetti presentati figurano infatti interventi di messa a norma, sicurezza e completamento di opere strettamente legate ai cittadini quali scuole, asili nido, piscine, palestre e altri centri sportivi, case di riposo per anziani, mercati civici, oltre a strade interne ed esterne.

Insieme alle incompiute rivestono particolare importanza le opere emergenziali con carattere di urgenza i cui interventi sono ritenuti dagli stessi Enti locali ci competenza non più procrastinabili per la sicurezza dei territori. Sono compresi in questa ultima categoria tutti quegli interventi volti alla mitigazione del rischio idrogeologico e alla difesa del suolo in zone ad alta pericolosità.

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Ci sono i pensionamenti con quota 100. E non mancano i cronici buchi in  organico, come quelle che vengono registrate nel Corpo Forestale e di Vigilanza ambientale. "Le strutture organizzative regionali hanno rilevato la carenza di alcune specifiche elevate professionalità necessarie per l’espletamento delle attività di rispettiva competenza, nonché di qualificato personale di supporto operativo": questa la premesse centrale della bozza di delibera del "Piano triennale del fabbisogno di personale 2020 – 2022", che contiene la determinazione della capacità assunzionale della Regione Sardegna: il documento, proposto dall'assessore regionale agli Affari generali Valeria Satta, è stato sottoposto all'attenzione dei sindacati prima dell'approvazione in giunta. E contiene il dettaglio su costi e previsioni di ingressi di personale negli uffici dell'ente di governo della Sardegna. 

Le somme a disposizione, innanzitutto. Per il triennio fino al 2022 servirebbero - per assunzioni di dipendenti, dirigenti e personale del Cfva  - 36.507.463 euro. Più qualche centesimo. Ma, si legge nel documento, "A fronte della predetta capacità assunzionale, l’assessore fa presente che nell’attuale bilancio regionale 2020-2022 sono disponibili 8.238.541 di euro nel 2020,  23.526.063 nel 2021 e 25.318.905 per l'anno successivo. Emerge quindi che gli attuali stanziamenti di bilancio, "non consentono di disporre dell’intera capacità assunzionale, anche a causa delle spese impreviste dovute all’emergenza Covid-19 finanziate in parte con gli stanziamenti dedicati alle assunzioni. In particolare mancano 11.188.558 di euro". 

Ma di quanto personale di sta parlando? In teoria di dovrebbero programmare 800 assunzioni, ma "la copertura finanziaria a regime consente di coprire assunzioni effettive per 544 unità". Lo schema è il seguente. 

Si prevede l'ingresso nel comparto Regione di 29 dirigenti: 26 unità corrispondenti alle assunzioni già deliberate nei precedenti piani del fabbisogno, e cui procedure assunzionali vengono però ridefinite fermo restando il numero dei posti riservati alla mobilità e 3 aggiuntive, attraverso lo scorrimento di graduatorie di altri enti. 

Poi si prevedono altre assunzioni, secondo il seguente schema. 

A queste si aggiungono 36 assunzioni per il Corpo Forestale che, sottolinea l'esponente della Giunta Solinas, "presenta, ormai da anni, rilevanti carenze di personale in ciascuna delle aree funzionali, che si  ipercuotono negativamente nell’espletamento della funzione fondamentale della tutela del territorio nonché nell’attuazione della campagna antincendio. Tali carenze sono legate sia all’incremento delle mansioni sia alle sempre maggiori cessazioni dal servizio legate alle vigenti norme pensionistiche e all’età anagrafica del personale in servizio al quale occorrerebbe garantire adeguata e puntuale
sostituzione".

Si prevede inoltre l'internalizzazione di "4 unità di personale addetto alle attività di movimentazione e sistemaggio dei plichi, carteggi, faldoni ecc., compresa la consegna ed il ritiro della documentazione amministrativa, anche mediante la guida occasionale di autoveicoli, attualmente dipendente di società titolari di contratti di fornitura di servizi". 

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Nei giorni dell’emergenza COVID-19 riscopriamo il valore del servizio pubblico, il bene prezioso dei servizi pubblici e magari occorre ripensare i tagli e una visione di servizi pubblici analizzati solo con la lente dei costi e non invece come valore da preservare. In questo quadro di riflessione entra a buon titolo la riforma della Regione; un tema aperto e irrisolto che in questo inizio legislatura potrebbe vedere iniziative strutturali e non a spot, che le varie urgenze anche recenti richiedono.

Se funziona la Regione e le sue articolazioni, funziona la Sardegna, diventa veloce e dinamica e può rispondere al meglio ai vecchi e nuovi bisogni, che impongono istituzioni e organizzazioni pubbliche rinnovate e moderne. Negli ultimi anni affrontando il tema delle riforme emerge con chiarezza e cruda verità che la Regione, anche intesa come tecnostruttura, con tutte le sue articolazioni, è non solo da riformare profondamente ma anche da aprire maggiormente verso i cittadini, i territori e le imprese. Una Regione datata e chiusa nelle sue liturgie e procedure, con una lentezza burocratica che impone un nuovo modello istituzionale, organizzativo e del lavoro pubblico mortifica chi ci lavora e gli utenti. Ma resta non sciolto il nodo, da definire con maggiore chiarezza il ruolo politico/dirigente, il ruolo delle professioni al servizio dell’utenza, il rapporto centro/periferia.

Quest’ultimo è un punto nevralgico del modello che si deve rafforzare, proprio perché lo Stato e i suoi servizi arretrano e la Sardegna, con i suoi servizi e strutture, non può fare altrettanto, confermando uno schema centralistico che non può essere giustificato dalla spending review o dalle soluzioni digitali. La risorsa umana deve essere valore e motore della Regione che serve anche per reggere i tempi e per i ritmi europei. La spendita delle risorse deve essere velocizzata così come le procedure verso imprese e cittadini devono essere più agevoli.

L’Istituzione deve anche rivedere i suoi rapporti con lo Stato e l’Unione Europea; è positivo che il tema dell’insularità sia oggetto di mobilitazioni e proposte ma non basta. La fase Costituente messa da parte nelle due scorse legislature rappresenta una cornice necessaria da riprendere in mano, ma non con uno schema chiuso nel palazzo ma come partecipazione di popolo e delle forze sociali alla revisione del nostro Statuto. Sono queste le politiche regionali che vedono la Sardegna misurarsi con le altre regioni europee e con quelle mediterranee, vere e proprie praterie da percorrere velocemente e con dinamismo strategico in competizione con le altre regioni. La partecipazione del popolo e delle forze sociali al cambiamento e alle riforme è dunque un assioma fortunatamente passato nelle arterie del dibattito di tutta la società sarda, anche grazie a molteplici iniziative promosse o sostenute dalla Cisl sarda, che ha cercato di declinare il tema dell’autonomia, dell’autogoverno responsabile, dell’equilibrio territoriale, delle politiche sociali e di cittadinanza. Questo, non con una visione di galleggiamento autonomistico, o inspirato da radicalismi impercorribili, ma una vera e propria rivoluzione partecipativa e moderna, con una forte etica della responsabilità e un modello sussidiario, che non lasci i territori deboli ai margini (la forza demografica, economica, e politica potrebbe vedere in prospettiva diverse zone dell’Isola arretrare ancora).

Il modello organizzativo degli assessorati è datato; risale al 1977 e purtroppo l’urgenza di modificarlo è legata all’efficienza che non é coerente con altre P.A. e altre Regioni, che anni rimodulato competenze e deleghe secondo i nuovi bisogni. Ad esempio, un cittadino o un impresa, per una sola pratica regionale spesso deve fare il giro di diversi assessorati, che gestiscono ancora funzioni mischiate tra loro, da riordinare e unificare per argomenti e tematiche. Analogo discorso per quanto attiene alle agenzie regionali, che sono quasi tutte a vocazione centralistica e non invece a trazione territoriale e locale. Per dare nuovo vigore al sistema Regione serve anche una nuova stagione di concorsi pubblici, rimandati da tempo e ora quantomai necessari dopo gli effetti di quota cento e di un’età media molto alta. La Regione non si riforma forse anche per mancanza di coraggio o perché alla politica conviene che tutto rimanga così com’è. Un nodo irrisolto che può costare caro ai sardi, che hanno bisogno di una Istituzione e Organizzazione moderna e innovata.

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Dopo diversi dibattiti ed anche contrasti tra le Organizzazioni Sindacali, su richiesta della maggioranza delle stesse (FUL-SiAD-SAFor-CISL-SADiRS e FEDRO), si è giunti all’approvazione da parte del Consiglio Regionale, della legge regionale n.4 dell’anno in corso, che prevede la contrattazione separata per il personale appartenente al Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale (CFVA).

Possiamo ritenere che tale soluzione, nel tavolo contrattuale con il CoRaN (Comitato Regionale Negoziale), permetta una migliore e più articolata disamina delle problematiche legate alle particolari e peculiari attività svolte da detto personale, che, a differenza di tutto il restante personale del Comparto Regionale, è personale con qualifiche di Polizia Giudiziaria e di Pubblica Sicurezza.

Inoltre, con riferimento ai contenuti contrattuali, sono stati assunti specifici impegni da parte Politica, che riguardano tre punti fondamentali; quali: l’estensione del trattamento pensionistico e l’indennità pensionabile vigente per i Corpi di Polizia, come pure l’impegno per l’indizione a breve di un concorso pubblico per l’assunzione di nuove Guardie Forestali.

Vale evidenziare, il recente coinvolgimento del CFVA nell'emergenza epidemiologica da Covid_19 richiamato dal Governatore Solinas, per eseguire delicati servizi di ordine pubblico, assolti peraltro con grande professionalità e determinazione, con risultati di efficienza cui hanno fatto seguito ben 43.978 controlli effettuati e.827 sanzioni elevate, al 14 maggio u.s., per il mancato rispetto delle misure restrittive imposte dal Governo centrale e Regionale durante l'intero arco di pericolosità virologica.

Ora, si appresta la Campagna antincendi 2020, anzi, è in pieno svolgimento e i primi focolai-incendi, purtroppo, non sono mancati, e come se non bastasse, per le motivazioni legate alle note problematiche – mansionamento – sorte in seno all'Agenzia FoReSTAS (a nostro avviso superabili cmq con atto amministrativo), gli uomini e le donne unitamente ai gruppi di specialisti dei NIPAF e dei GAUF del CFVA, saranno chiamati a tamponare falle organizzative che potrebbero mettere a dura prova tutte le risorse umane di contrasto all'annosa piaga degli incendi, anche e soprattutto per alcune disposizioni di sicurezza da osservare nell’assolvimento dell’attività d’intervento dovuta alla protezione da virus ancora presente, e con personale per il 50 per cento con età di oltre i 55 anni.

Conforta, il dato degli incendi verificatisi nella decorsa Campagna AI 2019, che, nonostante un incremento significativo del numero degli incendi, ha prodotto un contenuto danno all’ambiente per superfici interessate dalle fiamme (PRAI 2020).

L’intero apparato antincendi saprà rispondere alle esigenze funzionali anche per il corrente anno con superamento delle difficoltà enunciate, dando ancora una volta, dimostrazione che il Corpo Forestale è una istituzione indispensabile per la Sardegna e per il popolo sardo.

Da ultimo, la nota dell’11 giugno scorso, di ringraziamento al CFVA per lo straordinario impegno nella lotta alla PSA (peste suina africana), da parte del Responsabile dell’Unità di progetto Dr. Di Martino, per la collaborazione svolta con competenza, professionalità e autorevolezza per liberare la Sardegna dalla piaga della PSA

Ciò detto, in coerenza ad affermazioni e valutazioni di apprezzamento espresse nei confronti degli appartenenti al Corpo Forestale nelle varie sedi istituzionali e nelle varie circostanze di iniziative ambientali, questi operatori, pur nella grave situazione ma in via di che comunque sta scemando, attendono fiduciosi l’assunzione di concrete iniziative tese al mantenimento degli impegni solennemente assunti. La Politica non può esimersi da un concreto riconoscimento dell’impegno profuso dal personale del Corpo Forestale e onorare gli impegni assunti

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Sono volati stracci in Consiglio regionale dopo l’approvazione della proposta di legge sull’interpretazione autentica del piano paesaggistico regionale. Un braccio di ferro durato settimane, più di cinque, 43 giorni, ha accumulato quasi duemila emendamenti. Alla fine la vittoria l’ha portata a casa la maggioranza con 31 voti favorevoli, 20 contrari e uno astenuto. Dall'opposizione non sono rimasti zitti, hanno accusato i loro colleghi che siedono dall’altra parte dei banchi, di essere “cementificatori”, “vergognatevi”.

Il numero uno dell’Urbanistica, il sardista Quirico Sanna, rispedisce le accuse al mittente. “È una falsità grave, tendenziosa, è lo schifo: ho detto che volevo uno sviluppo armonico, non possiamo rimanere in un’isola prigioniera”. Sanna cerca di fare chiarezza, soprattutto perché i consiglieri del centrosinistra puntano il dito contro il lavoro della maggioranza: “Utilizzano la scusa della quattro corsie della Sassari Olbia per poter avere il via libera e partire con la cementificazione dell’Isola”, era l'accusa. 

“Abbiamo solo chiarito la norma e abbiamo risposto a una richiesta fatta dal Mibact, una legge che già esiste, non abbiamo aggiunto nulla a ciò che già c’è”. Quirico Sanna non parla solo di un via libera che arriva per la quattro corsie (sulla quale è intervenuta anche la ministra Paola De Micheli), ma d’ora in poi la Regione avrebbe anche un nulla osta per procedere con i lavori senza una preconsulatazione con lo Stato.

“La mentalità colonialistica di alcuni ci porta ad essere sotto tutela dello Stato italiano, per me questa è una vittoria nel senso che è un passo in più verso il cammino della regione autonomista: abbiamo difeso l'autonomia della Sardegna”. Si dice in qualche modo addio alla copianificazione. “Un elemento che servirà per snellire le procedure ed evitare lungaggini che si protraggono nel tempo e portano a uno scompenso economico grave, l’eccesso di burocrazia è un deterrente che  scappare gli imprenditori dalla Sardegna”.

Battaglie a parte, la Regione procede anche il suo lavoro per la riqualificazione dell’ex deposito carburanti dell'Aeronautica a Monte Urpinu, Cagliari. Un’area destinata a diventare un grande polmone verde della città. Si contano circa otto ettari, e anche la casa di Forestas.  Nascerà un Polo Ambientale. Sono passati 13 lunghi anni di silenzio. O meglio, le proposte ci sono state, ma nessuno era mai riuscito a mettere mano al compendio che conta in totale 15 ettari se si considerano le ex strutture, caseggiati e servizi. Oggi sono in corso le operazioni di pulizia di tutta l’area.

“Un progetto fortemente voluto dal presidente Christian Solinas, io sono solo la macchina operativa”, ammette Sanna, “gli operai lavorano tutti i giorni, attendiamo la fine dell’estate per fare un bilancio e dare una data, poi tornerà fruibile per i sardi e i turisti”.

Il capitolo servitù militari è aperto. Il dialogo della Regione con le forze armate prosegue su più fronti, non solo per la riqualificazione dell’ex deposito. C’è anche una collaborazione in corso che porterà alla conversione di alcuni siti dimessi e inutilizzati. Diventeranno civili, non più militari. E l’idea della Regione è quella di destinarli al settore turistico, in particolare quelli che si trovano nell’area costiera della Sardegna.

“Il dialogo del Governo è costante, forte, presente”, dice Sanna, “c’è una collaborazione fattiva con le forze armate, oggi le forze armate sono proiettate verso la ricerca e l’aerospazio, quindi si tratta di un nuovo concetto di difesa. Noi stiamo valutando insieme al ministero della Difesa la fruibilità di alcuni siti in modo da poterli sfruttare nel settore civile e quindi convertirli al turismo. Siamo consapevoli dell’aggravio che abbiamo sulla nostra terra”. Qualche passo si è mosso a Nuoro, dove nei giorni scorsi i militari hanno consegnato alcuni immobili al Comune. Ma l’assessore all’Urbanistica tiene anche a ricordare anche l’aspetto legato alle spiagge . “Alcune, prima interdette, oggi possono essere già frequentate dai turisti, sarà un percorso graduale perché bisogna contemperare le varie esigenze, anche quelle delle forze armate per esercitarsi”.

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