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All’inizio era la gara a chi aveva, o pensava di avere, lo smash più potente. Potente ma non sufficiente per fare il punto. Poi, è stata scoperta la parete: finto cristallo con rimbalzo incorporato. Passo avanti, ma ancora non abbastanza. Intanto, hanno cominciato a farsi sentire tocco, posizione e lettura dei colpi. Gli indiziati? Tutti ex tennisti, di primo e secondo pelo. Quindi, il servizio. Teso, profondo, tagliato. Meglio queste cose assieme unite a precisione e traiettoria che va verso le due sponde. Il padel, questo sconosciuto ha preso piede così. Al Tennis club Cagliari. Per nido il campo che confina con la terrazza e il ristorante. Una volta, tanti decenni fa, era il 6. La terra rossa del compianto Lillo Palmieri: “Apri, controlla, piega!”. Quando anche la storia aiuta. E non si tratta delle guerre puniche. Lo sport che sta segnando il secondo decennio del terzo millennio, piaccia o meno, ha preso il volo a Monte Urpinu nel gennaio del 2018 ed è stato supportato dall’allora presidente, Giuseppe Macciotta, e dal suo direttivo. Certo, le prime sfide hanno sfiorato il tragicomico. E nel riannodare i fili, con prevedibili svarioni e dimenticanze, si è arrivati a una cronaca semiseria che si apre con l’inaugurazione. Di domenica, sole affettuoso e maestralino. In campo, Nicola Legrottaglie, Andrea Lecca, Stefano Mocci ed er presidente, Angelo Binaghi. Terzo tempo con malloreddus e salsiccia arrosto.

Mogli, fidanzate, i primi gelati e uno scorrazzare di bimbi ad accompagnare il debutto. A seguirne il battesimo Chicco Melis, titolare dell’impresa che ha realizzato la “pista”. Da allora, con la pandemia che aguzzava gli artigli, è stato un silenzioso e feroce crescendo. Intanto, il maestro. Mariano Tallaferro, origini, testa e braccio - ma anche piedi buoni con due mondiali di calcetto con la nazionale biancoceleste - argentine. Quindi, fiuto, ironia, talento e lavoro. Per le proporzioni, fate voi. Così come per l’apprendimento degli allievi. Fatto sta che Tallaferro mette in corsia insegnamenti che vanno a bersaglio. Il Caronte del padel cattura adepti. In avvio sforna, nonostante sforzi, impegno tattico e tecnico, smesciatori modesti, da primo pomeriggio, volleisti un tanto al chilo, ribattitori da palline che finiscono al campo 12. Ovviamente, non va così per tutti. I tennisti con almeno qualche annetto di decente agonismo e qualità evidenti, prendono agevolmente il largo. Il team comprende Andrea Lecca, Sandro Sassu, Fabio e Mario Lilliu, Massimo Salone, Giulio Loi, Jumbo Melis e Chicco Caddeo. Impugnano racchette top, indossano maglie tecniche, non fanno prigionieri e trovano scuse per non giocare con Mariano Diaz e la sua band.

I più talentuosi, o almeno la pattuglia con qualcosina in più rispetto ai peones - Marco Marchese, Giorgio Aru, Chicco Melis Andrea Locci, Ale Orani, Alessandro Caravati, Sergio Melis, Marco Galasso, Ignazio Murgia, Chicco Carta e Davide Maggio, con buona pace per quelli che inevitabilmente scordo o non inserisco! - costruiscono e rimettono a posto un percorso di crescita dignitoso e competitivo. Giorgio Aru è anche uno dei pionieri del binomio torneino con coda a base di civraxiu, mortadella e birra. Il tutto decolla per le feste natalizie: abbondano pandori e panettoni, anche quasi scaduti. Durante il lockdown il padel diventa felice medicina alternativa. Più per la testa, la compagnia e le risate, che, in tanti casi, per la qualità delle giocate. Prende forma un gruppo guidato proprio da Mariano, mecenate di maglie che sponsorizzano le sue boutique. Il conflitto tra l’interpretare il gioco e la qualità del dress code è palese. Ma tant’è! Ad accompagnare gli incontri, e i tornei, Riccardo Mamusa, Gege Lucca, Ferdinando Boero, Enrico Pilia, Andrea Zanda, Fulvio Siotto, Beniamino Loi, Luca Dessy, Marco Versace, Carlo Leone, Andrea Zanda, Bruno Corda, Andrea Uccheddu, Massimo Orani, Maurizio Melis, Alberto Iaia e un congruo numero di apprendisti stregoni che parlano di bandeja, bivora e globo come ne fossero padroni da sempre. Maturano snervanti padellate anche altri amici, alcuni provenienti da tennis, basket e calcio. Tra questi, l’indomito Sergio Bertola, Gianmassimo Sechi, Marco Orani, Ignazio Caboni, Gianni Aramu. Qualcuno approccia ma molla presto, come Paolo Argiolas e Giuseppe Tiragallo.

La festa delle sponde e del “per quattro”, è godibile. Qualcuno dice che il padel sta al tennis come i Ricchi e poveri ai Pink Floyd. E non è una grande esagerazione. Ma tutto lievita. Tra le signore, in prima fascia dettano legge Francesca Piu ed Elisa Idini. A seguire, con precedenti da tenniste classificate, Luisanna Fodde e Rosy Mastellone. Appena dietro un gruppetto dal buon palleggio composto da Nenni Fantola, Elena Falqui, Giuliana Atzori, Claudia Atzeri, Cristiana Aime, Monica e Cristina Pilloni, Alessandra Rusconi, Simona Lilliu, Angela Loi, Alessandra Orrù, Laura Scano, Francesca Marini, Raffaella Congiu e altre. Intanto, Tallaferro saluta. Approda in cattedra Saul Rielo. Scuola maiorchina, pratica ed efficiente. Le lezioni individuali e di gruppo fioccano. Riportare su la pallina da parete dopo gli smash diventa l’obiettivo condiviso. Sapersi difendere senza sparacchiare bordate su reti e vetri, o passanti in bocca agli avversari, è l’altra tappa. Alzare un pallonetto degno di questo nome e servire in modo civile, sono il passo successivo. I risultati sono altalenanti. Ma nessuno demorde. Anzi. L’esercito dei talebani accaniti e pronti ad azzuffarsi per una mezza riga o un centimetro di parete, lievita. “Ho sentito il rumore, è fuori!” è uno dei refrain furbastri più utilizzati. Comunque sia, è stato il Tc Cagliari l’incubatore di una nidiata di padellisti che sono cresciuti e hanno volleato anche altrove. A ruota, Ossigeno, Ferrini, Dopolavoro ferroviario, Bonaria, Capannone, via Newton, Su Planu, Orange, Amsicora, Bamm e altri, non necessariamente in quest’ordine, sono il monopoli cittadino della disciplina. Intanto, in via Gemelli sorgono altri due campi. Li cura Chicco Melis, con al fianco Giorgio Aru per la sponda ingegneristica. Siamo nel 2020. Passano i grandi e le grandi della disciplina per il tour mondiale. Parlano spagnolo, tirano sassate da paura, recuperano tutto o quasi. Un altro sport. Però, nel gruppo degli assatanati prende corpo una sorta di classifica ufficiosa. Una lista che inchioda, redatta da Tore Lilliu, tennistico generale di corpo d’armata che per primo ha messo tutti dentro un tabellone. Ha poi disposto le coppie a suo insindacabile parere, curato orari e regole di ingaggio. Ma è stato il doloroso addio di un compagno di match e ore racchettare a far coagulare e condividere le velleità, tra il bellicoso e il temerario, del gruppo. Lello Solinas se ne è andato a maggio dello scorso anno. Lo aspettavamo in campo, come sempre alle 14.30. Ci pareva strano fosse in ritardo. Peggio, che non rispondesse alle chiamate. All’improvviso è stato il gelo. Ecco, il padel al Tc Cagliari, ci ha permesso di ricordarlo. Con memoria e rispetto. Fattori che nello sport, e nella vita, fanno spesso la differenza. Che poi Mariano dica “tua!” al compagno, dopo una finta che neanche Ronaldinho, è e rimarrà un’altra fantastica storia.

 

Mario Frongia

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Due scudetti in due giorni per Alessandro Ingarao: dopo il titolo nel doppio conquistato ieri insieme a Niccolò Catini, oggi è arrivata la vittoria più attesa. Proprio contro Catini, il siracusano ha conquistato questa mattina sui campi del Tc Cagliari il tricolore dei campionati italiani di seconda categoria di tennis.

Una partita incredibile, la finale, ricca di colpi di scena. Con Catini che, a metà gara, aveva quasi messo le mani sul campionato: dopo aver vinto il primo set, il romano ha fallito, sul 3 a 2 della seconda frazione, tre palle break che lo avrebbero portato a un passo dal successo. E lì, con le spalle al muro, è iniziata la vera partita dal siciliano. Tennis aggressivo e grande carattere, Ingarao ha vinto nove games di fila senza perderne nemmeno uno. E il terzo set è diventato una passeggiata con Catini lontanissimo dal bel giocatore che aveva vinto con sicurezza il tie break del primo set. Ingarao invece è ritornato quello dei precedenti incontri: nei quattro match precedenti aveva concesso appena cinque games. E in finale, da metà gara in poi, non ne ha regalato nemmeno uno. Alle fine vittoria di Ingarao 6-7 (3-7), 6-3, 6-0 in quasi tre ore.

“Sapevo che sarebbe stata molto tosta- ha detto a fine gara Ingarao- è così è stato. Complimenti a Niccoló, ma col coach abbiamo preparato molto bene questa partita. Il momento decisivo? Il quinto game del secondo set: con le spalle al muro ho dato il meglio di me stesso ed è stata un’altra partita”. Poi le premiazioni con la coppa e lo scudetto consegnati al vincitore dal presidente del Tc Cagliari Roberto Montis e dalla consigliera Maria Lodovica Binaghi. Buona la presenza del pubblico sugli spalti: una bella partita, degna conclusione di un torneo ancora una volta di ottimo livello. Un centinaio i partecipanti alla edizione 2022, montepremi di tredicimila euro.

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Roberto Montis, 39 anni, ingegnere meccanico alla Portovesme srl, ex campione sardo di tennis, è il nuovo presidente del Tennis Club di Cagliari che sostituisce Giuseppe Macciotta, dimissionario. “Sono davvero onorato di questo ruolo”, dice. “Al Tennis club devo tutto, ci ho anche vissuto per diversi anni”. 

Una vita passata a seguire la passione per il tennis, fin da bambino. “Sono originario di Samassi, ho iniziato a praticare questo sport nel mio paese. Poi sono andato a San Gavino dove c’era il tennis club con il maestro Roberto Madrigali. Con lui sono rimasto due anni, poi ho iniziato la mia esperienza a Cagliari all’età di 10 anni. Inizialmente viaggiavo, insieme a mia madre, poi a 14 anni mi sono trasferito al circolo di Monte Urpinu dove ho potuto svolgere diversi tornei”.

Montis, lei è il presidente più giovane della storia del Tennis club Cagliari dal 1955 fino ad oggi...

“Per me essere stato coinvolto a dicembre nel consiglio direttivo è stata una grandissima onorificenza. Il tennis club mi ha dato tanto e anche io darò tanto”, dice. 

Ci parli del nuovo direttivo. 

“Il direttivo è stato eletto a dicembre. Si sono dimessi tre consiglieri recentemente, tra cui l’ex presidente Macciotta. Un consigliere è stato reintegrato con il procedimento previsto e lunedì invece abbiamo reintegrato con nuove elezioni i due che si sono dimessi precedentemente. Quindi siamo tornati ai nove”.

Cosa si aspetta dalla nuova esperienza come presidente?

“Non mi sembra ancora vero, non ho ancora realizzato. È stato tutto così veloce, un’opportunità inaspettata.  Sono pronto a mettermi a disposizione delle persone che mi hanno cresciuto, mi fido del loro consiglio. Mi conoscono fin da quando ero bambino, spero di dare un buon contributo per l’attività dei ragazzi e per la vita sociale del Tennis Club”.

Quali sono le attività in programma quest’anno?

“A fine luglio sono in programma i campionati italiani maschili di seconda categoria, poi è previsto anche un torneo open in modo da far partecipare più giocatori. Gli ultimi due anni c’era il World Padel tour, quest’anno non sarà così, ma stiamo lavorando per organizzare un torneo internazionale, stiamo collaborando con il presidente della Federazione internazionale Padel, Luigi Carraro.  A ottobre invece ci saranno i Campionati di Tennis A2 maschile e femminile a squadre”. 

Quale sarà il futuro della Tennis Club di Cagliari?

“Al momento non mi posso sbilanciare, mi sono appena insediato. Ma sicuramente lavoreremo sull’estetica della struttura. Puntiamo sicuramente a migliorare le attività, poi si vedrà”. 



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