Venerdì, 25 Agosto 2023 12:11

Tc Cagliari, tra pionieri del padel, crescita tecnica e amicizia In evidenza

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All’inizio era la gara a chi aveva, o pensava di avere, lo smash più potente. Potente ma non sufficiente per fare il punto. Poi, è stata scoperta la parete: finto cristallo con rimbalzo incorporato. Passo avanti, ma ancora non abbastanza. Intanto, hanno cominciato a farsi sentire tocco, posizione e lettura dei colpi. Gli indiziati? Tutti ex tennisti, di primo e secondo pelo. Quindi, il servizio. Teso, profondo, tagliato. Meglio queste cose assieme unite a precisione e traiettoria che va verso le due sponde. Il padel, questo sconosciuto ha preso piede così. Al Tennis club Cagliari. Per nido il campo che confina con la terrazza e il ristorante. Una volta, tanti decenni fa, era il 6. La terra rossa del compianto Lillo Palmieri: “Apri, controlla, piega!”. Quando anche la storia aiuta. E non si tratta delle guerre puniche. Lo sport che sta segnando il secondo decennio del terzo millennio, piaccia o meno, ha preso il volo a Monte Urpinu nel gennaio del 2018 ed è stato supportato dall’allora presidente, Giuseppe Macciotta, e dal suo direttivo. Certo, le prime sfide hanno sfiorato il tragicomico. E nel riannodare i fili, con prevedibili svarioni e dimenticanze, si è arrivati a una cronaca semiseria che si apre con l’inaugurazione. Di domenica, sole affettuoso e maestralino. In campo, Nicola Legrottaglie, Andrea Lecca, Stefano Mocci ed er presidente, Angelo Binaghi. Terzo tempo con malloreddus e salsiccia arrosto.

Mogli, fidanzate, i primi gelati e uno scorrazzare di bimbi ad accompagnare il debutto. A seguirne il battesimo Chicco Melis, titolare dell’impresa che ha realizzato la “pista”. Da allora, con la pandemia che aguzzava gli artigli, è stato un silenzioso e feroce crescendo. Intanto, il maestro. Mariano Tallaferro, origini, testa e braccio - ma anche piedi buoni con due mondiali di calcetto con la nazionale biancoceleste - argentine. Quindi, fiuto, ironia, talento e lavoro. Per le proporzioni, fate voi. Così come per l’apprendimento degli allievi. Fatto sta che Tallaferro mette in corsia insegnamenti che vanno a bersaglio. Il Caronte del padel cattura adepti. In avvio sforna, nonostante sforzi, impegno tattico e tecnico, smesciatori modesti, da primo pomeriggio, volleisti un tanto al chilo, ribattitori da palline che finiscono al campo 12. Ovviamente, non va così per tutti. I tennisti con almeno qualche annetto di decente agonismo e qualità evidenti, prendono agevolmente il largo. Il team comprende Andrea Lecca, Sandro Sassu, Fabio e Mario Lilliu, Massimo Salone, Giulio Loi, Jumbo Melis e Chicco Caddeo. Impugnano racchette top, indossano maglie tecniche, non fanno prigionieri e trovano scuse per non giocare con Mariano Diaz e la sua band.

I più talentuosi, o almeno la pattuglia con qualcosina in più rispetto ai peones - Marco Marchese, Giorgio Aru, Chicco Melis Andrea Locci, Ale Orani, Alessandro Caravati, Sergio Melis, Marco Galasso, Ignazio Murgia, Chicco Carta e Davide Maggio, con buona pace per quelli che inevitabilmente scordo o non inserisco! - costruiscono e rimettono a posto un percorso di crescita dignitoso e competitivo. Giorgio Aru è anche uno dei pionieri del binomio torneino con coda a base di civraxiu, mortadella e birra. Il tutto decolla per le feste natalizie: abbondano pandori e panettoni, anche quasi scaduti. Durante il lockdown il padel diventa felice medicina alternativa. Più per la testa, la compagnia e le risate, che, in tanti casi, per la qualità delle giocate. Prende forma un gruppo guidato proprio da Mariano, mecenate di maglie che sponsorizzano le sue boutique. Il conflitto tra l’interpretare il gioco e la qualità del dress code è palese. Ma tant’è! Ad accompagnare gli incontri, e i tornei, Riccardo Mamusa, Gege Lucca, Ferdinando Boero, Enrico Pilia, Andrea Zanda, Fulvio Siotto, Beniamino Loi, Luca Dessy, Marco Versace, Carlo Leone, Andrea Zanda, Bruno Corda, Andrea Uccheddu, Massimo Orani, Maurizio Melis, Alberto Iaia e un congruo numero di apprendisti stregoni che parlano di bandeja, bivora e globo come ne fossero padroni da sempre. Maturano snervanti padellate anche altri amici, alcuni provenienti da tennis, basket e calcio. Tra questi, l’indomito Sergio Bertola, Gianmassimo Sechi, Marco Orani, Ignazio Caboni, Gianni Aramu. Qualcuno approccia ma molla presto, come Paolo Argiolas e Giuseppe Tiragallo.

La festa delle sponde e del “per quattro”, è godibile. Qualcuno dice che il padel sta al tennis come i Ricchi e poveri ai Pink Floyd. E non è una grande esagerazione. Ma tutto lievita. Tra le signore, in prima fascia dettano legge Francesca Piu ed Elisa Idini. A seguire, con precedenti da tenniste classificate, Luisanna Fodde e Rosy Mastellone. Appena dietro un gruppetto dal buon palleggio composto da Nenni Fantola, Elena Falqui, Giuliana Atzori, Claudia Atzeri, Cristiana Aime, Monica e Cristina Pilloni, Alessandra Rusconi, Simona Lilliu, Angela Loi, Alessandra Orrù, Laura Scano, Francesca Marini, Raffaella Congiu e altre. Intanto, Tallaferro saluta. Approda in cattedra Saul Rielo. Scuola maiorchina, pratica ed efficiente. Le lezioni individuali e di gruppo fioccano. Riportare su la pallina da parete dopo gli smash diventa l’obiettivo condiviso. Sapersi difendere senza sparacchiare bordate su reti e vetri, o passanti in bocca agli avversari, è l’altra tappa. Alzare un pallonetto degno di questo nome e servire in modo civile, sono il passo successivo. I risultati sono altalenanti. Ma nessuno demorde. Anzi. L’esercito dei talebani accaniti e pronti ad azzuffarsi per una mezza riga o un centimetro di parete, lievita. “Ho sentito il rumore, è fuori!” è uno dei refrain furbastri più utilizzati. Comunque sia, è stato il Tc Cagliari l’incubatore di una nidiata di padellisti che sono cresciuti e hanno volleato anche altrove. A ruota, Ossigeno, Ferrini, Dopolavoro ferroviario, Bonaria, Capannone, via Newton, Su Planu, Orange, Amsicora, Bamm e altri, non necessariamente in quest’ordine, sono il monopoli cittadino della disciplina. Intanto, in via Gemelli sorgono altri due campi. Li cura Chicco Melis, con al fianco Giorgio Aru per la sponda ingegneristica. Siamo nel 2020. Passano i grandi e le grandi della disciplina per il tour mondiale. Parlano spagnolo, tirano sassate da paura, recuperano tutto o quasi. Un altro sport. Però, nel gruppo degli assatanati prende corpo una sorta di classifica ufficiosa. Una lista che inchioda, redatta da Tore Lilliu, tennistico generale di corpo d’armata che per primo ha messo tutti dentro un tabellone. Ha poi disposto le coppie a suo insindacabile parere, curato orari e regole di ingaggio. Ma è stato il doloroso addio di un compagno di match e ore racchettare a far coagulare e condividere le velleità, tra il bellicoso e il temerario, del gruppo. Lello Solinas se ne è andato a maggio dello scorso anno. Lo aspettavamo in campo, come sempre alle 14.30. Ci pareva strano fosse in ritardo. Peggio, che non rispondesse alle chiamate. All’improvviso è stato il gelo. Ecco, il padel al Tc Cagliari, ci ha permesso di ricordarlo. Con memoria e rispetto. Fattori che nello sport, e nella vita, fanno spesso la differenza. Che poi Mariano dica “tua!” al compagno, dopo una finta che neanche Ronaldinho, è e rimarrà un’altra fantastica storia.

 

Mario Frongia

Ultima modifica il Domenica, 27 Agosto 2023 11:44