Venerdì, 24 Febbraio 2023 11:03

Venezia-Cagliari, prova di maturità In evidenza

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Claudio Ranieri ha sempre detto di avere undici leader: “Chiunque giochi è un leader. Tutti devono dare consapevolezza e mostrare responsabilità”. Allenatore che sa fare delle motivazione un valore aggiunto. E spesso, deve indossare anche i panni dell’esorcista. E lo fa con rara abilità: per la trasferta al “Penzo” di Venezia riecco in gruppo Leonardo Pavoletti. Il centravanti è assente da oltre un mese. Il tecnico spiega: “Leo viene con me in panca”. Insomma, una sorta di amuleto nella giornata che registra l’out di Lapadula, dieci reti in stagione e pessima espulsione per il doppio giallo colta a Bari, con Prelec e Luvumbo i soli papabili per il fronte offensivo in casa dei lagunari. Sì, dalla ventiseiesima di ritorno è lecito aspettarsi calcio sporco e cattivo. Utile per marciare in classifica, con il Cagliari che deve mantenersi dentro il trenino play off.

E i veneti, con gli ex Carboni e Ceppitelli, che stanno pian piano risalendo dopo un avvio choc che gli ha comunque permesso di battere 4-1 i rossoblù all’andata alla Domus. Ma se le suggestioni fossero solo queste, sarebbe anche normale amministrazione. Purtroppo, non può essere così. Il “Penzo”, il 22 maggio scorso e non un secolo fa, è stato orribile teatro di una retrocessione ignominiosa. Un disastro sportivo e societario con pochi precedenti. Basti ricordare che a Joao Pedro e soci bastava un punto per stare in A, mentre il Venezia, senza cinque titolari e con tre Primavera in campo, era già retrocesso in B. E ha giocato quella gara, per usare recenti parole usate dal tecnico di Testaccio per condannare distrazioni e superficialità in campo: “con il sigaro in bocca e il braccio fuori dal finestrino!”. Lo scenario che ha chiuso la permanenza in A si completa dando uno sguardo alla Salernitana, in lizza per stare in A con i rossoblù. La squadra di Nicola dopo il primo tempo perdeva in casa 3-0 con l’Udinese.

A Venezia sarebbe bastato un golletto. Invece, un flop da incubo si è incredibilmente materializzato. Una mazzata per la tifoseria - anche in quella notte assurda erano in oltre settecento al fianco della squadra - e un fatto inspiegabile, ma solo in parte, per osservatori e media più obiettivi. La cornice dell’annata? Un presidente abile nell’esonerare Semplici dopo tre turni, chiamare Mazzarri a peso d’oro e cacciarlo a tre giornate dalla fine e assoldare Agostini per poi far saltare anche lui. Per ciliegina, rimane memorabile, nel dopo gara, l’insulto del patron in diretta tv a uno dei volti più accreditati del giornalismo sportivo italiano ed europeo. Peraltro, anche uno stupendo esempio di intimidazione per un giovane che voglia intraprendere questo mestiere. Ma questa è un’altra storia. Acqua passata? Anche no. Insomma, Venezia-Cagliari ha diverse sfaccettature. Sir Claudio in queste situazioni è più maestro del solito. Ha levato alibi e dubbi al gruppo (“Mancano gli attaccanti? Non ci dobbiamo pensare, il Cagliari gioca sempre per vincere”) e sa che dovrà proseguire nel limare le sbavature difensive, operazione che gli ha permesso di ribaltare l’andazzo dell’era legata a Fabio Liverani. Adesso, Radunovic prende poche reti, la squadra sa difendersi, anche con un ordine che ricorda un sano catenaccio. Mantenere solidità e concentrazione, più spirito di sacrificio e una linea difensiva coesa, probabilmente non bastano per andare direttamente in A. Ma il mix aiuta a risalire la corrente. Che poi manovra e idee di gioco, finalizzazione, tiri e attacco alla porta in generale, siano ancora una criticità, è innegabile. Ranieri sa anche questo. E, senza un play di ruolo, con Makoumbou che cresce ma ha necessità dei tempi di maturazione richiesti dal calcio italiano, specie in B, deve tener conto delle lunghe assenze (Nandez manca, eccome). E saper adattare il menu a quel che gli ha dato il convento. Intanto, Mancosu è il predestinato alle spalle di chiunque giochi in avanti. Marco è atteso più di altri. Suerte.

 

Mario Frongia