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Sardegna, report Gimbe: l'epidemia rallenta e si svuotano le terapie intensive
L'epidemia di coronavirus rallenta in Sardegna. Lo certificano i dati riportati nel dossier della Fondazione Gimbe. Nella settimana tra il 27 gennaio e il 2 febbraio, prosegue un vistoso calo nella saturazione dei posti letto nelle terapie intensive, dal 22% al 17%, occupati da pazienti Covid-19. Meno pressione anche in area medica, dal 28% al 27%. E, secondo gli ultimi dati di Agenas, riferiti alla giornata del 3 gennaio, nelle intensive si arriva al 14% (-3% in 24 ore) mentre nei reparti non critici si scende al 26%.
Bene anche il numero dei casi attualmente positivi, 927 (1.025 nel periodo 20-26 gennaio), con un incremento del 3,6%, inferiore di un punto percentiuale rispetto al dato precedente.
Risultano in peggioramento, rispetto alla settimana precedente, solo due indicatori: i casi testati per 100.000 abitanti arrivano ad essere 1.013 (1.166 test effettuati nello scorso periodo) con un rapporto positivi/casi testati che sale dal 7,2% all'8%.
L'infettivologo Angioni: "Al Santissima Trinità cure efficaci ma serve attenzione all'esterno"
Il Santissima Trinità di Cagliari, per adesso, sta riuscendo a gestire l’emergenza Covid-19. “Bisogna monitorare gli sviluppi della situazione”. Lo dice il dottor Goffredo Angioni, medico al reparto di Malattie Infettive all’ospedale di via Is Mirrionis. Uno che di virus ha sentito parlare da sempre, anche in casa: il padre era Giuseppe, che il reparto lo ha messo in piedi, scomparso da poco tempo. E nello stesso campo lavorava il nonno dal quale ha ereditato il nome di battesimo.
Attualmente nella struttura cagliaritana sono circa 80 i pazienti ricoverati per l’infezione da Covid. “Quelli più gravi - in Rianimazione - sono circa 7-8. In Pneumologia, che è lo step precedente, invece sono una ventina”, spiega il medico. Se i casi dovessero aumentare probabilmente saranno convertiti altri reparti, non solo a Cagliari ma anche nel resto dell’isola. “Purtroppo evidentemente molti non hanno ancora la percezione della situazione, vedo gruppi di giovani senza nessun tipo di precauzione”, dice l’infettivologo. Per il momento è difficile fare previsioni. “Tuttavia ci tengo a rassicurare che le terapie che vengono utilizzate qui al Santissima sono le stesse che vengono utilizzate in tutto il mondo”, afferma Angioni. “I risultati non stanno mancando. Lo testimonia il fatto che la mortalità è crollata in questa seconda ondata”.
Covid: quale è la situazione al Santissima Trinità?
“Abbiamo circa un’ottantina di pazienti ricoverati. Sono distribuiti nei reparti destinati all’infezione da Covid. Quindi Malattie infettive, Pneumologia, Medicina interna, Geriatria e qualcuno in Terapia intensiva e in Rianimazione. I più gravi - quelli in Rianimazione - sono circa 7-8. In Pneumologia, che è lo step precedente, invece sono una ventina. Gli altri 55-60 sono nei reparti di prima accoglienza, quindi Malattie Infettive, oppure Geriatria e Medicina Interna. Diciamo che per adesso la situazione al Santissima Trinità regge, nel senso che si riesce a gestirla. C’è una quota di persone che viene dimessa, quindi si riesce a far fronte i nuovi ingressi”.
Quali sono le prospettive?
“Bisogna vedere come andrà più avanti, giorno per giorno, come si evolve la situazione. Se dovessero aumentare i numeri penso che aprirebbero anche altri reparti, per fare spazio ai pazienti malati di Covid. Se la situazione dovesse peggiorare l’idea è questa. O di aprire altri reparti qua da noi, oppure di coinvolgere altre strutture ospedaliere nella zona del Nord Sardegna. Il grosso è ricoverato qui a Is Mirrionis, ci sono anche pazienti di fuori. Non possiamo fare previsioni più precise per adesso. Bisogna vedere come vanno le cose, considerando anche la riapertura delle scuole e i pazienti seguiti sul territorio”.
Che tipo di terapie si stanno usando al Santissima per curare l’infezione?
“Ho letto da poco le terapie che sono state usate per curare il presidente americano: cortisone, antivirale Remdevisir. Ci tengo a rassicurare che le terapie che vengono utilizzate qui al Santissima - già da mesi - sono le stesse terapie, quelle approvate, che vengono utilizzate in tutto il mondo. I risultati non stanno mancando perché la mortalità è crollata in questa seconda ondata. Probabilmente perché i casi vengono individuati prima e anche perché ormai si ha un’idea di quello che è il trattamento più efficace.”.
Quale è il suo giudizio sull’approccio della gente?
“Secondo me, adesso forse ci si rende un po’ più conto rispetto a prima. C’è stata, però, una fase a luglio-agosto molto negativa. Il problema è che purtroppo l’infezione si è diffusa all’interno delle famiglie. I pazienti ricoverati ormai arrivano da tutta la Sardegna, la diffusione ormai è capillare ed è più complicato riuscire a controllarla ora. Bisogna continuare a tracciare i positivi e i contatti e cercare di bloccarli in quel modo. Però rispetto alla prima fase adesso il virus si è diffuso molto di più. Mentre prima i focolai erano meno e più controllabili, ora ce ne sono di più e lo sono difficilmente. Tuttavia vedo gruppi di giovani senza nessun tipo di precauzione: evidentemente molti non hanno ancora la percezione della situazione. Misure di precauzione significa lavarsi le mani, stare a distanza e usare la mascherina, non è poi così complicato. Però quelli che vedo - per esempio nei parchi - sono gruppi di ragazzi che vivono come se fosse una situazione del tutto normale. E, in realtà, al momento non è così”.
Secondo lei servono ulteriori restrizioni?
“Bisogna vedere come va ora con il nuovo approccio che impone l’utilizzo della mascherina anche all’aperto. Se si riesce ad adottare restrizioni ulteriori sarebbe indubbiamente meglio. Altrimenti bisognerebbe avere il coraggio di prendere decisioni più drastiche per un periodo di tempo limitato e vedere un po’ cosa si ottiene. È chiaro però che sarebbe un grosso problema da un altro punto di vista, quello economico-sociale”.
Lei ha promosso una petizione online a marzo per una raccolta fondi per l’ospedale Santissima Trinità...
“Ci sono state tante raccolte fondi. Noi abbiamo ricevuto già dalla prima fase, da marzo, diverse richieste di persone che chiedevano di poter versare delle donazioni direttamente al reparto (Malattie infettive ndr.) invece che alla struttura ospedaliera o all’Ats in generale. Quindi abbiamo attivato una raccolta fondi che era finalizzata a raccogliere una cifra che doveva servire per alcuni apparecchi elettromedicali, come per esempio l’elettrocardiografo o altri strumentali, che non erano a nostra disposizione. Oltre a guanti, mascherine e tutto ciò che in quella fase poteva sembrare critica. Devo dire che abbiamo avuto una risposta eccezionale. L’obiettivo era raggiungere un budget di 20mila euro. L'abbiamo raggiunto quasi immediatamente, nel giro di poche settimane. Con quel budget abbiamo potuto acquistare endoscopi, che ora sono utilizzabili per singola stanza, cardioline, ora stiamo provvedendo anche all’acquisto di guanti ed altri materiali di protezione che comunque rimangono a disposizione qualora ce ne fosse bisogno”.
"La sanità della Sardegna è al collasso": l'allarme in consiglio regionale
"Il vero problema che interessa davvero i sardi è quello del pessimo funzionamento del sistema sanitario ed il Consiglio regionale deve occuparsene immediatamente, come chiediamo da giugno”. Lo ha dichiarato il consigliere regionale di Leu Eugenio Lai, illustrando il contenuto di una mozione sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione.
La nostra richiesta, ha proseguito, riguarda soprattutto due punti: il preoccupante aumento dei contagi che non corrisponde al potenziamento dei posti di terapia intensiva negli ospedali (Is Mirrionis e Santissima Trinità di Cagliari, San Francesco di Nuoro ed altri) e l’allungamento delle liste d’attesa per le visite specialistiche ed ambulatoriali, che ogni Cup della Sardegna fissa da oggi ai prossimi 8-12 mesi. Dati gravissimi, ha concluso l’esponente di Leu, che secondo noi dimostrano, a differenza di quanto afferma l’assessore Nieddu purtroppo impegnato solo a polemizzare con i Sindaci, “che la situazione del sistema sanitario regionale non è, come dice lui, sotto controllo ma fuori controllo”.
La sanità sarda attraversa una crisi profonda, ha poi affermato il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, perché non riesce a fare fronte né alla domanda di salute territoriale né a quella collegata all’emergenza Covid. In quest’ultimo caso, ha spiegato, “registriamo un dato molto alto dei ricoveri che segnala la pressione crescente che grava sugli ospedali ed evidenzia le carenze delle strutture di terapia intensiva, dove nonostante la recente disponibilità di 90 ventilatori inviati dal Governo ne sono entrati in funzione appena 20”. Così come, ha aggiunto, “il sistema appare troppo lento sui tamponi, sia in termini quantitativi che nel processare quelli effettuati”. Dal punto di vista della sanità territoriale, ha detto infine il capogruppo del Pd, “i vuoti di organico nella medicina di base e di alcune specialità come la pediatria rappresentano elementi di grande preoccupazione per la tenuta del sistema, che la maggioranza ha voluto sottoporre ad un ulteriore stress con una riforma del tutto intempestiva che, di fatto, moltiplica i problemi e le difficoltà”.
Secondo il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus, “è evidente che l’assessore Nieddu non è il grado di gestire questo delicatissimo momento della sanità sarda, o comunque non è in grado di farlo da solo”. Non vogliamo usare la pandemia “contro” qualcuno, ha assicurato Agus, ma chiediamo di invertire le priorità. Non parlare di posti da spartire come fa la maggioranza, ma di emergenze vere: la saturazione dei posti Covid in alcune grandi strutture come il Santissima Trinità di Cagliari, con dimissioni affrettate di pazienti positivi e trasferimenti di reparti improvvisati, e la diffusione dei contagi nel mondo giovanile contro la quale non è stato fatto niente.
Questo governo regionale, ha esordito la capogruppo del M5S Desirè Manca, “è oggi un simbolo dell’antidemocrazia ed anche i gruppi di maggioranza in Consiglio sono responsabili di una scelta inqualificabile che antepone ai drammatici problemi della salute e della vita dei sardi questioni oggi del tutto secondarie come i debiti fuori bilancio ed il riconoscimento del paesaggio sardo come patrimonio dell’Unesco”.
Dure critiche alla maggioranza anche dal consigliere dei Progressisti Massimo Zedda che, sempre in materia sanitaria, ha ricordato fra l’altro il blocco del Disegno di legge 127 che, dal mese di aprile, prevede lo stanziamento di importanti risorse per i pazienti più fragili assistiti dalla legge 162 e dal progetto “Ritornare a casa”- Col risultato, ha lamentato, che i servizi sociali di molti Comuni stanno rifiutando le richieste degli assegni di accompagnamento destinati alle famiglie. “Non siamo ancora alla seconda ondata del virus”, ha avvertito in conclusione Zedda, “che però arriverà forse insieme all’influenza e dobbiamo prepararci ad affrontare un momento quanto mai critico di circa 6 mesi”.
Posti letto Covid finiti al Santissima Trinità, Progressisti contro la Regione
Al Santissima Trinità finiscono i posti letto per i pazienti Covid e i Progressisti in consiglio regionale vanno all'attacco. "Era la preoccupazione di tutto il personale sanitario e del direttore sanitario del Santissima Trinità, è stato più volte segnalato questo rischio, ma niente è stato fatto per la sicurezza e la salute delle cittadine e dei cittadini", spiega Massimo Zedda, Anche noi come consiglieri d'opposizione abbiamo più volte espresso preoccupazione per la totale mancanza di risposte da parte della Regione".
Su questi temi il gruppo dei Progressisti ha depositato una nuova interrogazione. "L'ennesima", aggiunge l'ex sindaco di Cagliari, "Da parte nostra chiediamo ancora una volta, come già fatto nelle ultime settimane e nei giorni scorsi, che il Consiglio regionale sia convocato la prossima settimana e vengano affrontati con serietà i temi che davvero interessano le cittadine e i cittadini sardi: la tutela della salute, il potenziamento e la sicurezza del sistema ospedaliero, l’adeguatezza del numero di posti disponibili in terapia intensiva, l'abbattimento delle liste d'attesa, il problema strutturale della carenza di medici nei nostri ospedali. Non ci stancheremo di ripeterlo: sono queste, ora, le priorità da affrontare e non le leggi per moltiplicare le poltrone".
Cellino non dimentica Cagliari: donati 50 respiratori
Cinquanta respiratori in dono all’ospedale Santissima Trinità di Cagliari. Massimo Cellino non dimentica la sua Sardegna e la città rossoblù. In un periodo di emergenza come quello che sta vivendo il Paese a causa del coronavirus, il patron del Brescia si mostra generoso con una bella iniziativa. La notizia del gesto di Cellino è stata diffusa su Facebook dalla cagliaritana Alice Marracini e ha subito suscitato una miriade di commenti all’insegna dei complimenti per il grande contributo. “Massimo Cellino donerà 50 respiratori al Santissima Trinità per la gestione dell’emergenza Coronavirus. Non chiedetemi dove l’ho letto perché l’ho appena sentito con le mie orecchie dalla sua bocca al telefono con mio marito. E sono anche stata autorizzata a scriverlo!”, il post comparso sul web. Come tanti calciatori e personaggi di spicco, anche Cellino sta partecipando a questi gesti di solidarietà per aiutare la popolazione italiana e, in questo caso, quella cagliaritana.