Venerdì, 16 Agosto 2024 10:17

Rombo di tuono, icona e memoria In evidenza

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Massimiliano Medda, Nicola Riva e Giorgio Porrà, assieme per una serata speciale Massimiliano Medda, Nicola Riva e Giorgio Porrà, assieme per una serata speciale

“Si muove la città” con Giorgio Porrà, Massimiliano Medda, Nicola Riva e Giuseppe Tomasini. Storie, calcio, passione, sana umanità. “Nel nostro cielo un Rombo di tuono”, applausi al Bastione per il film di Riccardo Milani

Mario Frongia

Il sarto di Siliqua che “veste” il Cagliari del secondo posto e dello scudetto. Il fratello di Niccolai, uomo-cannone al circo in Germania. La polenta friulana cucinata il giovedì sera dalla moglie di Cera agli scapoli. Il gommista di fiducia del gruppo rossoblù in viale Ciusa. Storie. Tra luoghi e persone. Ambizioni e rincorse. Riscatto e sollievo. Rughe e sorrisi, spesso sofferti. Brandelli e dettagli di una città e dei suoi eroi-non eroi. Quelli della porta accanto, si dice. Che trovavi al ristorante, in spiaggia, per le viuzze del centro. E magari hanno vinto il campionato. Nel 1970, più o meno come diventare presidenti degli Stati Uniti partendo da Escalaplano o Dolianova. Una storia che ne abbraccia tante. Il calcio, i tifosi, le anti-simpatie. Le criticità e il carro che vince, sempre al completo. Con la complicità di un giornalismo che oggi soffre e fatica a sopravvivere. Anche per demeriti propri, sempre tesi a non infastidire, a non chiedere, a non approfondire. Un mestiere che sa di polvere, di accantonamento, di perdita di valori e comportamenti, di convenienze, schiene chine. “C’è sempre qualcuno di noi che si mette in ginocchio ancora prima che il padrone di turno glielo chieda” diceva sornione Enzo Biagi. Per fortuna, in molti non mollano. E anche Biagi avrebbe applaudito il docu-film di Riccardo Milani.

“Nel nostro cielo”. La pellicola è un ottimo spunto per rimettere in fila una serata che gronda di umido. Tra i gamberoni di un pranzo infinito, le code per Santa Margherita e Villasimius. Il tutto, in un luogo catartico come il Bastione di Saint Remy. I tanti cagliaritani, con una vagonata di turisti multilingue, che spezzano, o sperano di farlo, l’incantesimo del Ferragosto afoso. Un film, dunque. Che non poteva che aprirsi con il Poetto e la Sella del diavolo. Gigi Riva e la sua passeggiata. In poltrona, nel tinello di casa. Con la sua “ombrosa anomalia” come la battezza con il tocco dell’artista, Giorgio Porrà. Le volute di fumo, quel mezzo sorriso tra timidezza e una rabbia che scollina un’infanzia complicata. Da quell’essere testone e sincero, diretto e senza mezze misure: pezzi di un puzzle che con la paranza del pallone attuale hanno poco a che fare. Il castello di carte che poggia i propri interessi tra business smaccato, poteri diretti e indiretti, incompetenza. Un mix che comunque sia, non scoraggia il fanatismo dei supporter. Ma non si sa per quanto. Intanto, Beppe Tomasini, pungolato da Massimiliano Medda, dipinge una squadra e un periodo che regala tuttora emozioni. Il libero dello scudetto e l’attore-front man dei Lapola intrecciano pensieri e ricordi. “Vivevamo nella foresteria, prima in via Aosta poi in via Sanna Randaccio, chiudeva alle dieci. Scopigno passava e vedeva chi c’era. Così a pranzo e a cena. Alle sette di sera si mangiava al Corallo. Gigi? Un ragazzo normale, come tutti noi. Sì, c’era il sarto ma mettevamo jeans, camicia e pullover”. Sul "filosofo", Tomasini va giù dritto: "Sapeva prenderci, prima c'era l'uomo, poi il calciatore".

L’addio del condottiero. I rossoblù con i Quattro mori sul petto. Tutto meno che rampanti e vanitosi. Eppure, nel 1969-70 hanno portato la Sardegna (“Per la prima volta unita per davvero all’Italia” come ha scritto Gianni Brera) nel resto del mondo. “Papà ci ha lasciato un’eredità pazzesca. Determinazione, sincerità, fiducia. Noi figli per primi - rimarca Nicola Riva - non dovevamo tradirla”. Giorgio Porrà ripassa dal via. Rombo di tuono se ne è andato una manciata di mesi fa in un letto dell’ospedale Brotzu. Sono le 19.50 del 22 gennaio. È un lunedì. Su Cagliari piove. “Niente mascelle serrate, voglio ricordarlo vestito di leggerezza come dopo la vittoria sul Bari che è valsa lo scudetto matematico” intreccia il volto iconico di Sky sport. “Era felice così come le eravamo noi: vincendo il titolo abbiamo reso contenta un’intera regione, dandole quel che meritava” ammette Tomasini. “Ancora adesso incontro tante persone che mi dicono: incontravo tuo padre ma non ho mai avuto il coraggio di chiedergli qualcosa” aggiunge Nicola Riva. “Trovarlo per strada, dalle parti di via Pola o da Giacomo, il suo ristorante-rifugio, era una sorta di apparizione messianica” tratteggia Porrà. Che aggiunge: “Se ne è andato da condottiero. È scomparso un capo popolo, un vuoto enorme che ha creato un profondo disorientamento”. Il film di Milani scorre leggero e pesante al tempo stesso. Il collegio, una famiglia che soffre, l’arrivo in Sardegna. Andrea Arrica, il manager della svolta. La Nazionale, quell’essere sempre “vertical”, come dettava Gianni Mura su Gazzetta prima e Repubblica poi. L’adozione, la sardità con le similitudini, a partire dalla poca loquacità. Ci sono i latitanti che, su richiesta di Riva ai carabinieri, vogliono vedere la partita all’Amsicora: “Un’ora in più prima di andare a Buoncammino non fa poi una grande differenza” dirà ai militari il numero 11 più forte di sempre. E se la frase è romanzata, pazienza. La pellicola, con la canzone di Piero Marras che scuce i cuori, i gol, le scorribande nei paesini dell’interno con la Dino Ferrari: “Una cosa è certa, non metterò mai più piede in una macchina che sia guidata da Riva!” racconta tuttora Roberto Boninsegna. L'amore per le nipoti, figlie di Nicola e Mauro. "Il mio corteggiamento è stato continuo. Poi, è nata un'amicizia di cui vado fierissimo. L'aneddoto? All'ultima ripresa a casa di Gigi - ripete spesso Riccardo Milani - siamo andati via, una troupe di quasi trenta persone, e ci siamo dimenticati il ciak in legno su una poltrona. Ho chiamato Nicola. "Papà, vuole tenerlo": è stato un gesto che non potrò scordare!" Al Bastione sono in centinaia. Tanti in piedi: “Ci dispiace, ma vedrete che la prossima volta metteremo sedie a sufficienza” spiega Massimiliano Medda. Maria Francesca Chiappe, neo assessora comunale alla Cultura, annuisce. Portano un saluto il direttore generale e sportivo del Cagliari, Stefano Melis e Nereo Bonato. Il filo è verde. E annoda anche la dedica di Marta Maggetti, oro fantastico alle Olimpiadi: “Gigi Riva era umile e timido come sono io”. Tombola. La piazza applaude. Anziani, famigliole, ragazze e bambini che sanno di Rombo di tuono solo per averne sentito parlare dai genitori e dagli zii. Avere memoria è capitale immenso. Il sarto, il gommista, la polenta. Nulla va sprecato. Se poi si scomoda dignità, fierezza, faccia e tempra utile a difendersi da imbonitori del pallone che si ergono a presunti salvatori della patria, meglio ancora. La magia prosegue. Grazie ancora, Gigi.

Ultima modifica il Venerdì, 16 Agosto 2024 10:41