Mario Frongia
Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi
Gigi Riva, un'altra sfida da vincere
Rombo di tuono è ricoverato al Brotzu da circa 24 ore. Il cuore ha fatto le bizze, probabile un intervento in cardiochirurgia
Mario Frongia
Un malessere nel tinello di casa. Con i figli Nicola e Mauro che non perdono tempo, lo soccorrono e volano all’ospedale Brotzu. I medici verificano che è stato un infarto a mettere in fuori gioco Gigi Riva. Ma, adesso il quadro clinico è incoraggiante: “Il paziente è stabile” la sintesi del bollettino emanato dalla struttura di piazzetta Alessandro Ricchi. Il bomber, per decenni il mancino più letale del calcio al mondo, è ricoverato dalle 21 di ieri notte nella Cardiologia dell’Arnas Brotzu. Rombo di tuono ha avuto un mancamento nella suo appartamento a pochi passi dalla piazza San Benedetto, nel cuore di Cagliari. Adesso, in ambiente protetto, la situazione è sotto controllo. Tra stasera e domani i clinici, con i primari e gli staff dei reparti di Cardiologia, Emodinamica e Cardiochirurgia, Marco Corda, Brunello Loi ed Emiliano Cirio, devono valutare il da farsi. “Nell’emergenza, questa è anche una buona occasione per eseguire visite più approfondite. Mi dicono che sta bene” spiega un amico che rompe la comprensibile cortina di silenzio.
Privacy. Anche dall’azienda ospedaliera ad alta specializzazione diretta da Agnese Foddis, per innovazione, professionisti e staff una gemma del servizio sanitario isolano, il riserbo è massimo. Riva è alle prese con il cuore che fa le bizze. Una notizia che ha messo in allerta non solo il mondo sportivo ma l’intera isola. Icona di etica e comportamenti rigorosi e leali, Rombo di tuono ha dietro i tantissimi che ne hanno ammirato le irripetibili gesta in campo e fuori. Stimato e apprezzato anche per alcune sue precise prese di posizioni contro quanti pensano al calcio per fare business e poco più. L’ala sinistra dello scudetto del ’70, tre volte capocannoniere in A, campione d’Europa nel ’68 e vicecampione del mondo in Messico, è sereno. “Venerdì scorso siamo andati a trovarlo. Come al solito abbiamo parlato di tutto, il campionato, la SuperCoppa in Arabia, il Cagliari. Ma anche di Sinner e degli altri tennisti italiani impegnati in Australia. Gigi è una roccia, racconterà anche questa” le parole di Beppe Tomasini, compagno nella corsa al tricolore e amico fidato. Con i figli Nicola e Mauro al fianco, Gigi, 79 anni compiuti lo scorso 7 novembre, dirà la sua sull’iter da seguire. Tra i tanti esami strumentali e diagnostici, pare che stamani abbia effettuato anche una coronografia.
Iter clinico. Gigi, camera singola, viene accudito da Nicola e Mauro e dalla loro mamma, la compagna Gianna Tofanari. In città è un rincorrersi di voci. Mentre anche il Cagliari, di cui è presidente onorario, ha scritto un post di incoraggiamento, gli specialisti esterni ipotizzano possa andare incontro a un’angioplastica. Robetta per uno che ha dato due volte le gambe alla nazionale. E ha dimostrato che, se la vita è dura e non ti ha regalato nulla, oltre a un sinistro da paura, hai sempre mostrato una tempra e un coraggio invidiabili.
Cagliari, ko a Frosinone
L'attendismo non paga i rossoblù, autori di una ripresa pessima. La apre Sulemana, poi Turati nega il 2-2 a Pavoletti e Dossena. Flash di Soule e Zortea con Kajo Jorge che firma il 3-1. Testa al Torino, venerdì l'anticipo in notturna alla Domus
Mario Frongia
Sconfitta amara. I 3 punti, molto pesanti, li prende il Frosinone. Il Cagliari recrimina ma il secondo tempo, al di là delle prodezze individuali, è scadente. Allo Stirpe si è giocato un match da salvezza, anche se era solo la ventunesima in stagione. Lo sprint è dei padroni di casa che da 19 volano a 22 lunghezze. I sardi si fermano a quota 18. C'è da sudare e da galleggiare dalle parti dei tre posti che porteranno in B.. Eppure, le aspettative erano diverse. “Non dobbiamo prendere gol. È questo l’obiettivo principale a Frosinone” ha detto alla vigilia Claudio Ranieri, forte del successo interno con il Bologna. Eusebio Di Francesco, un punto nelle ultime sette gare, ha replicato: "È ora di mettere da parte il fioretto e sfoderare la sciabola”. Hai preso tre reti, in Ciociaria ha vinto la sciabola.
Testa e muscoli. Il pallone pesa quindici chili per entrambe. Il Cagliari si chiude bene, il Frosinone pressa e palleggia. La prima palla è dei padroni di casa con Okoli, palla a lato. La tattica è di aspettare e provare a colpire con le ripartenze e le palle lunghe su Petagna-boa. nel primo quarto d'ora funziona in due occasioni. i tre dietro diventano cinque con Zappa e Azzi che si abbassano per disinnescare Soulé e lo stesso Cheddira al centro. L'ex Bari impegna Scuffet di destro, corner, e poi segna ma è in fuorigioco. Si soffre. Prati e Dossena non sono al top. I quindicimila dello Stirpe soffiano su Romagnoli e soci. Di Francesco chiede ai suoi di stare alti per lasciare meno campo a Nandez e Viola. Ci riescono solo a tratti. Soulè gioca troppo in punte di piedi, lo abbatte Azzi, giallo. Il ritmo sale, Prati, Viola e Makoumbou non filtrano al meglio. Poi, si accende Nandez: rimpallo e galoppata. Cheddira impegna Scuffet. Al 26' i rossoblù la sbloccano su ribaltamento di fronte con Sulemana, piattone da rigore in movimento per il 2003 al primo gol in A. Difesa poco reattiva, Di Francesco urla. Il Cagliari pare più tonico, chiude bene le linee di passaggio. La reazione dei ciociari è blanda. La manovra lenta e prevedibile. Più in generale, una partita da mezza classifica in B. Scuffet si supera di piede su Cheddira. Poi, segna Barrenechea, dopo due batti e ribatti con il portiere rossoblù protagonista. Il Var annulla per fallo di Brescianini su Dossena.
Ripresa, risalita e ricaduta. Nel secondo tempo il Frosinone fa salire ritmo e spinta. Il Cagliari si abbassa e fioccano le occasioni. Prima Romagnoli e Cheddira, che arriva di un soffio in ritardo. Poi, ci prova Gelli, Scuffet para. I ciociari sono padroni del gioco. Poi, con Kajo Jorge e Harroui in campo, arriva il gol: Mazzitelli firma l'1-1 di testa al centro dell'area, praticamente in solitudine. Di Francesco chiede calma e palleggio. I sardi arretrano. Ranieri cerca forze fresche. Al 25' dentro Pavoletti e Di Pardo per Petagna e Viola. Lascia Wieteska per Goldaniga. Poi, ci pensa Soulé, nell'unico mezzo errore di Dossena, fallo su Kajo Jorge: punizione e gran tocco di sinistro sotto la traversa. Il 2-1 alla mezzora del secondo tempo scuote la panchina. Sir Claudio leva Prati e inserisce Lapadula. Il Frosinone ritrova il vantaggio e la cosa somiglia alla remuntada dell'andata alla Domus, dal 3-0 per gli ospiti al miracoloso 4-3 di Pavoletti nell'extratime. Allo Stirpe Dossena ha la palla del pari, ma Turati c'è. il Cagliari chiude in attacco. Il portiere dei gialloblu si esalta su Pavoletti, paratona sull'incornata del centravanti. Poi, Kajo Jorge sigla il 3-1 su contropiede e grande accelerata di Zortea. Il pareggio sarebbe stato più giusto. Tatticamente gli allenatori l'hanno studiata bene. Hanno prevalso le individualità e l'atteggiamento nell'ultimo scorcio di gara. E adesso, testa al Torino, venerdì nell'anticipo delle 20.30 alla Domus.
Frosinone-Cagliari, trappola ciociara
“Quel che conta è non prendere gol!” dice Claudio Ranieri. La scontro con la squadra dell’ex tecnico rossoblù Eusebio Di Francesco, vale un pezzo di corsa salvezza
Mario Frongia
Claudio Ranieri chiede ai suoi due cose prima delle altre: mentalità, e difesa ermetica. Il primo aspetto riguarda l’atteggiamento. “Poter galleggiare in classifica prevede un periodo lento da vivere. Per noi come per le avversarie. Ma non è una novità, la serie A è questa. Dobbiamo avere concentrazione e la giusta mentalità per portarci fuori pericolo“. Sul Frosinone poche storie: “Dovremo anticiparne le giocate e sarà molto importante non prendere gol. È un aspetto imprescindibile. Loro hanno fatto finora un grande campionato, non mollano mai, hanno un pressing continuo e buone geometrie. Giocano bene, hanno tutto e lo fanno al meglio. Dovremo fare una gara senza errori, ricordiamoci l’andata. Sì, ci sono similitudini con l’ultima gara giocata contro il Bologna”. Insomma, la partita dello Stirpe, domenica alle 12.30, è carica di insidie. E lo si sapeva. “Dobbiamo essere compatti dall’inizio alla fine, così si arriva al risultato”. In sala stampa si scherza: “Makoumbou e Petagna mi dipingono come una figura paterna? Non mi sento un padre, sono un allenatore che con l’esperienza ha saputo chiudere un occhio e contare fino a dieci quando mi potevo incavolare. La squadra ce l’ha sempre messa tutta in allenamento e in campo, anche quando abbiamo perso. Posso rimproverare un errore, ma finché lotteranno dal primo all’ultimo minuto non mi faranno mai arrabbiare”.
Alta temperatura allo Stirpe. “Sì, aggressività e intensità saranno le chiavi della partita. Senza aggressività non ce la facciamo e non va bene se abbassiamo il livello di aggressività mentale, dobbiamo essere bravi in questa circostanza”. Sir Claudio avverte: “Non mi fido del Frosinone, va preso con le pinze. E non dobbiamo farci condizionare dagli ultimi risultati, sarebbe un errore imperdonabile”. Faccia a faccia serrato. “Hanno geometrie e qualità, non ti lasciano respirare. Anche se vanno sotto, non mollano. Servirà una partita gagliarda. Senza errori e senza subire reti: all’andata abbiamo visto che se molli la presa prendi tre gol. Non sempre si possono recuperare”. Le coccole al gruppo arrivano puntuali: “Questa squadra dà sempre tutto”. Ranieri amplia lo scenario: “Loro creano sempre tante occasioni. Non scordiamo che hanno eliminato il Napoli dalla Coppa Italia con quattro gol. troveremo una squadra che vorrà mangiarci”
I singoli. “Lapadula ha fatto tutto con i compagni ed è convocabile. Mentre per Mancosu e gli altri serve tempo. Petagna? Fisico imponente, deve lavorare tanto per entrare in condizione. Noi cerchiamo di fare il massimo per supportarlo”. Si passa anche da Hatzidiakos (“Si sta integrando sempre meglio, anche dal punto di vista linguistico. Per me è un signor giocatore”) e Sulemana: “È forte fisicamente, era partito bene poi ha avuto un calo e ci sta. Adesso è tornato il giocatore di inizio stagione, in cui recuperava tanti palloni con intensità. Wieteska? A forza di giocare in allenamento si sta adattando, ricordiamoci che tatticamente la serie A è la più difficile al mondo. Si sta integrando sempre di più”.
Roma, Mourinho, De Rossi. “La Roma perde un condottiero vero. Arriva De Rossi, un figlio di Roma: gli auguro di conquistare anche in panchina i successi come calciatore“. Il cambio in panchina per la squadra della capitale, il club dove ha debuttato e allenato, è tema caldo per Ranieri. “Mi dispiace tantissimo per Mourinho. La Roma perde un tecnico che l’ha portata a vincere un trofeo e a riempire lo stadio in ogni gara”,
Cagliari, Bologna ko con merito
Alla Domus Ranieri imbriglia la squadra di Thiago Motta che va a sbattere sui rossoblu. Si sblocca Petagna, 3 punti d'oro per la salvezza
Mario Frongia
Una vittoria con il cuore e con la grinta. Successo pesante del Cagliari che affonda in rimonta il Bologna quinto in classifica. La perfetta risposta al Verona, vittorioso, e il nuovo addio alla zona retrocessione. L'auspicio? La rosa va integrata con risorse pronte ed esperte. I 3 punti devono servire per prendere coscienza e non per cullarsi. Intanto, Ranieri ha rispolverato Wieteska, Goldaniga fuori: è questa la novità tra i primi undici. Zappa, Dossena e Augello, Nandez, Sulemana, Prati e Makounbou in mezzo, Viola alle spalle di Petagna. Chi si aspettava passerelle per Pereiro - ancora a metà strada per Terni - è rimasto servito. Deluso anche quanti avrebbero applaudito l'ex Lykogiannis: in panchina.
Avvio choc. Il primo quarto d'ora è da incubo o quasi: 90 per cento di possesso palla del Bologna. Gli ospiti palleggiano in scioltezza, a un tocco ma per fortuna difettano nel tiro. Una ragnatela che impedisce a Makoumbou e soci di salire e provare a gestire la gara. O almeno, le ripartenze. No, la marcia, e la qualità, è molto diversa. Scuffet è attento su Urbanski, ci provano Orsolini e Freuler. Il Cagliari ribatte e limita i danni. Ranieri si sbraccia, Thiago Motta impassibile, tiene la linea alta dietro e ordina un pressing asfissiante. La manovra si sviluppa sulle fasce, specie a sinistra. zappa soffre e non a caso Ranieri spedisce Nandez da quelle parti. Intanto, Calafiori nasconde la palla a Petagna. Orsolini firma la magia sul filo del fuorigioco e del fuoricampo. Bruciato Augello, dribbling secco e tocco vincente su Scuffet. La solita puntuale disattenzione difensiva condanna i rossoblù al 25'. Poi, ecco Petagna: alla mezz'ora il centravanti si libera di Calafiori, dribbla, usa il mancino e batte Skorupski in uscita. L'1-1, prima rete con i Quattro mori dell'ex Monza, riaccende la Domus e anche il Cagliari. Zappa tira da 30 metri. Il Bologna incassa il colpo. Ma si rende pericolosa con i lanci da dietro a scavalcare mediana e difesa. I limiti tecnici e di posizione possono costare caro. Ranieri contesta duramente l'arbitro Manganiello per un fallo subito e non fischiato su viola. Il match è piacevole. Gli ospiti riprendono il controllo ma Scuffet non rischia.
Remuntada. Nella ripresa si riparte con Azzi, out Augello. Il Cagliari parte bene e prende l'iniziativa. Poi, Scuffet respinge su tiro cross di Orsolini, Van Hooijdonk non ci arriva. Al 12' punizione dalla distanza, batte Viola rasoterra, intercettata. Si da una parte all'altra, precisione nell'ultimo passaggio cercasi. Entra Lykogiannis, giù fischi e non si sa perché. Arriva la magia vera arriva su corner, in mischia Wieteska aggancia un bel pallone e mette in mezzo, Petagna non ci arriva ma è Calafiori a beffare il suo portiere. Cagliari meritatamente in vantaggio. Bologna spocchioso e poco incisivo. Il 2-2 se lo divora Orsolini, di fronte a Scuffet, tradito dal destro. Ranieri corre ai ripari, Di Pardo per Nandez, esausto. Paratona di Scuffet al 27': botta di Freuler. Il dominio è ospite. Esce Viola, Jankto in campo. Ferguson batte alto sulla traversa, Dossena e soci spazzano. Manganiello fa proseguire per 5'. Manciata di minuti nell'extratime per Pavoletti e Deiola, fuori Petagna e Makoumbou: entrambi da 7. La vittoria come ottimo lasciapassare per la sfida in trasferta con il Frosinone dell'ex Eusebio Di Francesco.
“Dobbiamo migliorare dietro. Altrimenti si fa dura”
Claudio Ranieri, un Cagliari con i cerotti, bloccato sul mercato dall’Indice di liquidità, che aspetta il Bologna quinto in classifica: “In attacco siamo in emergenza”
Mario Frongia
Dall’indice di liquidità alla lista degli infortunati, passando per i numeri del Bologna e di quanto sia fondamentale un concetto: “C’è solo da lavorare”. Claudio Ranieri a 48 ore dal match casalingo con gli emiliani ha poco da tergiversare. Intanto, apre con l’in bocca al lupo a Sven Goran Erikssson: “Mi dispiace che il destino si sia accanito su una persona stupenda”. Pausa. Poi, si entra nel vivo. “Ho visto il Bologna in Coppa Italia, eliminata ai rigori dalla Fiorentina: è una signora squadra. Ha il numero di passaggi più alto in generale e nella propria metà campo e il terzo nella verticalizzazione: significa che ti vuole addormentare con il palleggio per poi cercare l’imbucata. Dovremo stare molto attenti”. Ma non è tutto. “È una delle squadre che ha fatto più punti rispetto all’anno scorso. Sono a +9, complimenti alla società per gli uomini che ha preso e a Motta che li fa giocare bene. Tra l’altro, sono quinti per falli nella metà campo avversaria: tu prendi palla e ti vengono subito ad aggredire. Sì, è una signora squadra. Zirkzee out? Non conosco le scelte di Thiago ma so che gli manca un campione che mi piace tantissimo. Ha qualità, senso d’appartenenza, è una punta e non è una punta, calcia in porta e la trova. Giocatore immenso, complimenti e chi l’ha scelto”. E il Cagliari? La prospettiva è nitida: “Dobbiamo migliorare, abbiamo preso 32 gol, troppi. Nel 20/21 ne abbiamo presi 37, quando siamo retrocessi alla fine del girone d’andata erano 40. Stiamo facendo meglio ma dobbiamo migliorare, perché così non ce la facciamo. Ci dobbiamo impegnare di più, essere più pratici e determinati”. E la classifica? Sir Claudio va dritto per dritto: “Dobbiamo metterci l’elmetto e combattere sino alla fine. Siamo lì con diverse squadre. Nessuna è sicura di essere salva. Sarà una lotta senza quartiere”. Quindi, la frase che certifica sia il flop del mercato estivo sia le condizioni della cassa societaria: “Sappiamo che non possiamo concorrere al mercato, anche per via dell’Indice di liquidità, se prima non vendiamo qualcuno”. La risposta del presidente, di qualsiasi presidente!, potrebbe essere semplice: immettere capitale freschi, oltreché evitare di ripetere operazioni fallimentari come l’acquisto dei due centrali stranieri, rivelatisi inadeguati per la A. Ma non è aria.
I superstiti. “L’influenza ci sta dando problemi. Oltre a Luvumbo e Shomurodov mancheranno Oristanio, Mancosu e Lapadula. Capradossi sarà con noi. Mentre Desogus ha fatto i primi allenamenti e viene in panchina: per ora l’ho visto solo in infermeria. Sì, siamo in emergenza attacco”. Attacco spuntato e con poche alternative. Sir Claudio accelera: “Pavoletti e Petagna possono giocare insieme, l’ho fatto anche altre volte. Trarrò le mie conclusioni alla vigilia. Pereiro? Con lui sono arrabbiato perché ha grandi colpi. Ma i ritmi della A non sono i suoi. Per il resto dipende da lui. Chi vuol restare mi fa contento”. Sul futuro, salvezza o meno, mercato e contratti di alcuni big in scadenza (Nandez, Viola, Mancosu, Pavoletti eccetera), poche storie: “Ho da pensare al Bologna, devo ragionare un giorno per volta”. Da un uruguaiano all’altro: “Con Nandez ho parlato a inizio campionato. Gli ho detto che non mi interessa del suo contratto e delle condizioni economiche. L’importante è che si alleni bene. Nahitan si carica sulle spalle la squadra, mette entusiasmo”.
Passo indietro. Claudio Ranieri rivede la partita e l’1-1 di Lecce: “Siamo stati attenti e ho fatto i complimenti ai ragazzi. Ma non basta, serve fare di più e meglio. Avevamo di fronte una squadra che nelle prime undici partite ha fatto cose immense. Ma spesso cadiamo in errori e disattenzioni che ci costano cari”. Si torna alla prima stagione del trio Ranieri-Orrù-Longo. Anche allora, 1990/91, il giovane allenatore di Testaccio chiedeva e costruiva coesione nel gruppo. “Una delle cose che nel mio modo di allenare non ho mai cambiato. Come si trova questa compattezza? Lavorando. Non conosco altre strade o chissà quali alchimie. Giorno dopo giorno parlo con i ragazzi, anche per migliorarli singolarmente. Dobbiamo essere sempre attenti. La concentrazione evita di concedere gol facili”. La chiosa è efficace: “Non possiamo permetterci leggerezze come nel girone d’andata. La serie A è un bene troppo prezioso per metterlo a rischio”.
L’sos di Claudio Ranieri
Il tecnico, nel post Milan in Coppa e dopo l’1-1 di Lecce, ha messo il club spalle al muro. Tra mercato e intesa precaria con il presidente, il Cagliari si gioca la partita più difficile: quella che vale la serie A
Mario Frongia
Un dialogo a corrente alternata. La distanza, su scelte e impiego del parco giocatori, che aumenta. Tra Claudio Ranieri e Tommaso Giulini pare che le cose non vadano al meglio. E, aggiungono i bene informati, da un pezzo. Autonomo, esperto, carismatico, poco incline a lacci e lacciuoli, adorato dalla piazza anche senza autopromozioni e marketing assiduo e posticcio: tutto troppo per il patron. Ma sei Ranieri. Hai compiuto il miracolo di portare in A dai play off una squadra giunta quinta che hai preso quattordicesima in B, con Azzi e Prelec per rinforzi! In breve, molto difficile da contraddire. E adesso, i nodi, e il confronto, sono al pettine. Il campionato più difficile del mondo non dà tempo al tempo. La strategia per mantenere la categoria non può essere adattata di ora in ora. Per esempio, il tira e molla con Pereiro, reo di non aver accettato il dimezzamento dell’ingente stipendio chiestogli dallo stesso presidente che glielo ha concesso, nuoce al giocatore e al gruppo. Identico, forse peggio per le ripercussioni, il valore e le ambizioni del giocatore, il caso Nandez. L’uruguaiano va via a giugno a parametro zero a meno che si trovi l’intesa per un addio a gennaio. Intanto, non occorre esser dei geni per capire che, al netto delle responsabilità “da campo” di Sir Claudio, le ultime uscite mediatiche dell’allenatore di Testaccio hanno dato una scossa al tavolo. Ranieri, tacciato di essere difensivista (“Quelle che non puoi vincere, pareggiale”) e di aver difeso strenuamente il fallimentare operato societario al mercato estivo nonostante sui centrali e sulle punte fosse stato molto chiaro fin dal dopo Bari, ha messo i puntini sulle i.
Da San Siro a Via del mare. “Avendo pareggiato mi sono tenuto tutte le carte in mano. La squadra stava andando bene e non si deve cambiare per cambiare. Correvano tutti e quando ho visto Oristanio e Makoumbou stremati li ho cambiati. Cambiare per cambiare non serve”. Nel post pareggio di Lecce, Claudio Ranieri è uscito dalla sua confort zone con queste parole. O almeno, così sembra. A bocce ferme la frase può essere facilmente ricollegata anche al 4-1 di San Siro con il Milan dei Primavera o quasi che ha preso a sberle il Cagliari con quattro titolarissimi a riposo. “Chi gioca poco ha avuto un’occasione per mettermi in difficoltà. Ma non l’ha colta” la sintesi del Ranieri-pensiero all’eliminazione dalla Coppa Italia. Il momento è particolare, il Cagliari ha recuperato il quart’ultimo posto e chiude il girone d’andata con 15 punti in diciannove gare, con gol fatti e subiti che lo fotografano tra le peggiori quattro. I nuvoloni sulla testa sono abbastanza preoccupanti. Ed è inutile fare tabelle di marcia, meglio concentrarsi sull’arrivo del Bologna di Thiago Motta, fresco di eliminazione dalla Coppa Italia per mano della Fiorentina. Un match da non toppare, tenuto conto che nell'ultimo turno le dirette concorrenti hanno perso (Salernitana, Verona, Empoli e Udinese).
Rosa da rinforzare. L’organico è incompleto e, soprattutto, inadeguato. Un difensore centrale (per dire, Bonifazi, Ranocchia e Palomino si sono quasi accasati altrove) e una punta sono il minimo sindacale per dare linfa alla squadra e possibilità di ridurre gli errori e le criticità all’allenatore di Testaccio. Servirebbe anche un interno “pronto”, con gamba e tecnica, visto lo scarso apporto dato da Jankto. E siamo a capo: “I cambi si fanno solo se servono realmente!”. Oltre alla bocciatura, legata anche alle gare a seguire e ai big da preservare (ad esempio, Pavoletti in panca a Lecce ma inutilizzabile per via del piede fratturato) e alla valutazione di insieme, appare evidente un messaggio che suona più o meno così: le risorse a disposizione sono queste, hanno determinato questa classifica e sarà difficile poter fare meglio, anche con il recupero degli infortunati. Su questo fronte, a conti fatti il solo Lapadula al cento per cento potrebbe dare una mano. Dunque, per stare in A - senza Luvumbo impegnato nella Coppa d'Africa e il ko di Oristanio - occorrono rinforzi. E se non si è in grado di investire, l’idea di passare la mano, con il jolly dei fondi per lo stadio in mano, potrebbe essere da prendere in considerazione.
L’Insalatiera a Cagliari: tra tennis d’autore, territorio e storia dello sport
La Coppa Davis conquistata da Sinner e soci a Malaga dopo 47 anni dall’impresa cilena di Panatta e compagni, prosegue da oggi e fino al 14 gennaio il suo tour ospite della sala del sindaco a Palazzo Bacaredda
Mario Frongia
Facile intuire connessioni sportive e territoriali. Competizioni che scomodano memoria, campioni e luoghi. Un filo verde ad unire tasselli con un comune dna: passione, dedizione, talento e determinazione. Dei fenomeni e degli appassionati, amatori e dilettanti. Dei dirigenti e degli amministratori. La Coppa Davis è cornice e orizzonte al tempo stesso di uno scenario che associa diversi elementi. Conquistata a Malaga dai ragazzi di Filippo Volandri, è approdata nel capoluogo regionale. Planata a Cagliari in una giornata piovosa, si è messa comoda nella sala del sindaco, al secondo piano di Palazzo Bacaredda. Dice bene Angelo Binaghi: “Credo che non ci sia un oggetto legato allo sport che abbia un valore iconico internazionale superiore alla Coppa Davis. Non solo perché si tratta della competizione a squadre più antica del mondo dello sport, ma anche perché è il sogno con il quale milioni di ragazzini iniziano la loro carriera agonistica”. Punto e a capo. L’Insalatiera d’argento più ambita del pianeta scomoda percorsi, programmi, progetti e promozione. Un numero rende chiara la posta in palio: se in sei milioni e mezzo hanno seguito i match spagnoli con uno share da record, se sono stati oltre quattrocentomila i ragazzini avviati al tennis nelle scuole primarie italiane, ci sta che il presidente della Fitp abbia sollevato il net: “Abbiamo investito otto milioni di euro e nei prossimi cinque anni contiamo di avere almeno un milione di giovani allievi e di essere popolari, anzi, popolarissimi, quasi quanto il calcio”. Insomma, una storia nella storia. Applaudita dal primo cittadino, Paolo Truzzu, e dall’assessore regionale al Turismo, Gianni Chessa. Congratulazioni e pacche anche da Edoardo Tocco e Bruno Perra, presidenti del Consiglio comunale cagliaritano e del Coni Sardegna.
Mattinata vincente. Foto, interviste, auspici e domande nella sala del Retablo. “La Coppa ha sicuramente inciso nel far passare il messaggio su quanto potessero essere importanti i grandi eventi sportivi per l’intera regione. Giocare in Davis non vuol dire farlo per sé stessi, ma per la propria famiglia, la propria comunità, il proprio Paese. Significa avere il tifo di milioni di persone com’è successo a Jannik Sinner e alla nostra nazionale in Spagna. Significa avere una responsabilità ancora maggiore” le parole di Binaghi. Gianni Chessa ha colto l’assist: “Nel 2023 abbiamo ospitato 43 eventi internazionali. Quest’anno arriveremo quasi al doppio. I numeri delle presenze e l’indotto che il movimento turistico genera in questa che ho battezzato isola dello sport, siano nitidi”. In definitiva, il Trophy Tour del coppone dello smash e del passante, dopo Alghero, Sassari e Arzachena, con una breve ma preziosa permanenza al Tennis club Cagliari, è un flash che sa di buono. Ma è anche un appuntamento per quanti inchiodano la storia dello sport. E se sono stati necessari 47 anni (“Devo essere sincero, non pensavo che l’avremmo riportata a casa così presto, quando sono arrivato nel 2005 stavamo per retrocedere in serie C!” ha ricordato compiaciuto Binaghi), ci sta che la si possa omaggiare. “I miei concittadini e i nostri corregionali potranno venire in municipio per ammirare la Coppa Davis. In qualche modo - ha rimarcato Truzzu - possono partecipare al grande successo ottenuto dalla nostra nazionale”. L’Insalatiera è in esposizione dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 18 fino a domenica 14 gennaio. A seguire, rientro a Milano, tappa successiva del giro d'Italia tennistico che si chiuderà a Bologna. “Una grande occasione - ha aggiunto il sindaco - per celebrare un evento storico. Credo che parte del merito sia dovuto al grande lavoro fatto dalla Federazione guidata da un cagliaritano come Angelo Binaghi”.
Amarcord di successi. “Cagliari non è mai stato un appuntamento banale per il mondo del tennis italiano e mondiale. Negli ultimi 60 anni ha più volte ospitato la nazionale maschile facendola vincere sempre, così come è accaduto anche alle ragazze. Ci sono stati sei match di Davis durante i quali l’ambiente ha contributo ai successi della nostra nazionale. Io - ha precisato il numero uno Fitp - avevo 8 anni e ho fatto il raccattapalle quando sulla nostra terra rossa Pietrangeli e compagni nel 1968 sul centrale del Tc di Monte Urpinu hanno sconfitto gli australiani capitanati da Mulligan”. Un percorso in discesa, come per il 5-0 sull’Ungheria, o con qualche problema, risolto strada facendo, come con Cile, Georgia e Slovacchia. Il mappamondo della racchetta, con firme d’autore e comprimari. Dai canguri agli svedesi. “Rimane mitica la vittoria di Paolino Cané che nella coda del lunedì, ha sconfitto Wilander di una Svezia che aveva perso Edberg per infortunio proprio agli Australian Open. Un match, narrato magistralmente in tv da Giampiero Galeazzi, che resta nella storia dello sport sardo, forse la pagina più importante mai scritta”. Significati, risultati, suggestioni e gioia che si annodano. In Sardegna, a Cagliari, nel circolo adagiato su una collina “che sessant’anni fa era landa di periferia e oggi è uno dei luoghi più belli della città. Aver portato qui la Coppa - ha rilanciato Binaghi - per me è motivo di orgoglio”.
Visibilità e indotto. Sull'importanza socioeconomica e mediatica dei grandi eventi sportivi per Cagliari e per l'intera Sardegna, è stato puntuale Gianni Chessa. “Stiamo finanziando lo sport con grande attenzione. Il 2023 è stato un anno da record su tutti i fronti, turistico e sportivo. Gli atleti disputano le gare, poi tornano nella nostra terra da turisti con famiglie e amici”. Grande soddisfazione anche da Bruno Perra (“La Davis a Cagliari è un messaggio prezioso per il mondo sportivo sardo”) ed Edoardo Tocco: “Un'icona che rappresenta un momento di incontro importante tra sport e istituzioni”. Insomma, tutto fila. Anche i sogni a corredo: “Credo che giocare in Coppa Davis sia il sogno di milioni di ragazzini nel mondo che iniziano a giocare a tennis”. Parola e musica di Angelo Binaghi.
Epifania, padel e memoria
Al Club Santa Lucia cronisti, politici e amministratori hanno ricordato Renato Scanu, collega di Carbonia, alle prese con la Sla dal 2019, deceduto lo scorso dicembre a 59 anni. All’evento curato dall’Ussi hanno presenziato i familiari, il team medico del Sirai che lo ha assistito, autorità civili e religiose. La manifestazione - patrocinata da Ordine giornalisti, Ussi Sardegna, Coni, Ordine medici e Sport e salute e supportata da Sardegna ricerche, Vela shop, Wilson, Cra Regione Sardegna e Msp Sardegna - ha ospitato anche gli Special Olympics
“Sì, a Renato sarebbe piaciuto molto essere ricordato dai colleghi con un torneo di padel e così tanta partecipazione”. Liliana Mezzena ha commentato così, accompagnata da un inevitabile filo di commozione, l’evento tenutosi al Padel club Santa Lucia e dedicato al marito Renato Scanu. Renato, radiocronista di Carbonia, tenace nel combattere la Sclerosi laterale amiotrofica dal 2019. “Renato vive nel nostro cuore. Credeva nel suo lavoro e anche nella ricerca scientifica: malattia come quella che ha combattuto saranno debellate solo con una grande partecipazione. A breve - hanno commentato i fratelli Pierpaolo e Giancarlo - faremo l’asta delle oltre duecento maglie autografate dai campioni del calcio italiano ed estero. Il ricavato sarà devoluto agli istituti che studiano i rimedi per queste patologie”. Già questo è stato un gran gol. In una giornata piovosa, con un tabellone da 32, match al limite dei 20’, killer point e abbinamenti “fantasma” curati dai responsabili del torneo Mario e Fabio Lilliu, “Epifania in padel-In ricordo di Renato Scanu” ha colto nel segno. “Le iniziative di formazione, sensibilizzazione e inclusione, con al centro il nostro mestiere d cronisti, sono centrali per le attività dell’Ussi. Con il presidente Gianfranco Coppola e i colleghi del direttivo nazionale - ha spiegato Mario Frongia, consigliere Comitato di presidenza e responsabile organizzativo del torneo dell’Epifania - auspichiamo un sempre più frequente coinvolgimento tra territorio, testate giornalistiche, associazioni no profit e volontariato teso a rafforzare la rete di supporto, assistenza e attenzione per gli ultimi, i fragili, i dimenticati. Narrare fedelmente e avere memoria sono un binomio indissolubile”. La manifestazione in ricordo di Renato Scanu - scomparso il 18 dicembre scorso a 59 anni: il giorno dopo avrebbe compiuto sessant’anni - ha avuto anche questo scopo. Ussi, nazionale e regionale con il presidente, il vice e la consigliera, Paolo Mastino, Sergio Cadeddu e Francesca Melis in prima fila, hanno avvicinato su questi temi il mondo politico, giornalistico, sanitario e sportivo. Una mattinata proficua grazie al fondamentale sostegno di Sardegna Ricerche (“I nostri ricercatori curano in maniera specifica anche queste tematiche” ha detto il direttore generale, Maria Assunta Serra), con i patrocini di Ordine dei Giornalisti, Coni Sardegna, Ordine dei medici Cagliari, la collaborazione di Sport e salute, il supporto prezioso, assieme a Sardegna Ricerche, di Cra Regione Sardegna e Msp Sardegna, con i presidenti Gianni Aramu e Alberto Borsetti, da sempre sensibili alla promozione di questi argomenti.
Dalle 9 il via alle partite. Intorno alle dodici, l’applaudita esibizione di un team degli Special Olympics seguiti da Stefania Rosas: “I ragazzi sono felicissimi” ha detto la responsabile. A seguire, il giuramento e le premiazioni. Ma è stata la toccante anche la cerimonia di commemorazione curata da don Andrea (“Siamo assieme per ricordare con lo sport uno che lo sport lo amava. Renato aveva passione, la stessa che deve accompagnarci giorno dopo giorno” le parole del parroco di Madonna della strada). Il Padre nostro, un minuto di raccoglimento, la benedizione, il lungo applauso. Quindi, le premiazioni. Tra i giornalisti si sono distinti Matteo Vercelli, Valerio Vargiu, Stefano Loffredo, Stefano Ambu, Bepi Anziani, Andrea Frigo, Riccardo Di Siena con Paolo Carta e Claudio Cugusi a bordo campo. Tra il pubblico anche la consigliera regionale Alessandra Zedda. Applausi anche per le signore Angela Prisco e Maddalena Enna, per le wild card Andrea Uccheddu, finalista e medico del torneo, Giorgio Aru, Gianluca Niola, Alessandro Pischedda, Gian Marco Contu, Stefano Ginesu, Stefano Chessa, Piero Schirra, Damaso Petroni, Gabriele Aramu, Riccardo Mamusa, Nicola Pischedda, Dante Puddu e i sostenitori dell’evento, Mariano Diaz (Vela Shop) e Marco Versace (Wilson). “Un piccolo esempio di come si possano coinvolgere figure di diversa provenienza su un argomento toccante e attuale” hanno aggiunto Gianni Aramu e Alberto Borsetti. “Quello con Renato è stata un lungo viaggio. Per me, da medico, rimarrà un’esperienza indimenticabile. E anche da uomo ne sono uscito arricchito” ha aggiunto Leo Tola, lo specialista rianimatore che ha seguito Renato Scanu. “Ho avuto anch’io la fortuna di conoscere Renato: trasmetteva voglia di vivere e una forza non comune” ha ricordato Viviana Lantini, assessore ai Servizi sociali di Cagliari e primario del Pronto soccorso del Sirai. “Momenti che rafforzano il senso, l’etica, la deontologia e il fare la professione” hanno sottolineato i presidenti Francesco Birocchi ed Emilio Montaldo. “Affrontare la Sla, conviverci per anni, trasmettere agli altri il desiderio di non mollare sono una lezione speciale” le parole di Betta Marrocu, consigliere dell’Ordine dei medici e radiologa prima al Sirai e adesso al Binaghi di Cagliari. I due campi indoor del Santa Lucia-Msp, presieduto da Gianluca Borsetti, sono stati teatro di una commemorazione che diventa assist per altre analoghe. “Riteniamo sia stato un modo utile per lanciare un messaggio di condivisione e socializzazione a vaste fasce della popolazione, soprattutto tra i più giovani”. Nel ricordo di Renato e con gli Special si sono perseguiti alcuni degli obiettivi curati dall’Ussi. Sport, cronaca e memoria anche per la tutela della deontologia professionale, l’attenzione agli ultimi e la promozione delle attività inclusive. (m.fr.)
Pari a Lecce, brodino tiepido
Il Cagliari la riacciuffa. Ma l’1-1, se permette di lasciare al Verona il terzultimo posto, non è incoraggiante. Il girone d’andata si chiude a 15 punti, senza interventi rapidi e di valore dal mercato, ci sarà da soffrire
Mario Frongia
L’1-1 del Cagliari a Lecce è un mini passettino avanti. Con la sconfitta del Verona, i rossoblù lasciano il terzultimo posto e chiudono il girone d’andata con 15 punti. L’altra notiziola riguarda l’interruzione del filotto di sconfitte esterne. Ma in generale, per Claudio Ranieri c’è poco da gioire. Il tecnico ha fatto i conti con assenze importanti. E deve prepararsi a farli anche con la proprietà: al mercato sarà fondamentale investire pesantemente. Occorrono almeno due difensori, un centrale e un esterno, un interno e una punta da doppia cifra. Inutile girarci attorno: si tratta di quel che il tecnico di Testaccio aveva chiesto appena risaliti miracolosamente in serie A. L’hanno tradito, si è accontentato, ha sbagliato a fidarsi, ha annuito per il suo amore verso la piazza, è stato troppo ottimista sulle potenzialità dell'organico? Chissà. Adesso, quel che conta è provare a risalire la china. E lo si può fare solo con l’arrivo di pedine che non vanno scoperte, testate, riatletizzate. Retrocedere sarebbe persino peggio della vergognosa caduta in B di Venezia.
Sotto nel primo tempo. Gioca Nandez, rientra Makoumbou da squalifica, Prati in mezzo, tridente con Petagna e Oristanio più Viola nella trequarti. Il Cagliari a Lecce riparte così. Ranieri ha voluto allo stadio di Via del mare anche Pavoletti, nonostante i problemi a un piede. Out anche Lapadula e Luvumbo, partito per la Coppa d’Africa. In panca gran parte dei bocciati a Milano in Coppa Italia. D’Aversa risponde con Krstovic e Strefezza, Baschirotto dietro (pallino dei sardi toppato al mercato estivo) e Ramadani in regia. I rossoblù partono bene, corner dopo un minuto. Quindi, spizzata di poco a lato di Dossena. Poi, il Lecce alza i giri e sono almeno due i batti e ribatti rischiosi in area. La gara si sblocca alla mezzora: su corner, con tre leccesi liberi, segna Gendrey. Augello ha le responsabilità maggiori ma è l’intera difesa a dare segni, anche su almeno altre due palle piazzate, di palese incertezza. Anche perché a seguire i padroni di casa colpiscono un palo esterno con Oudin, cucinano la palla del 2-0 con Gonzalez e Krstovic che da cinquanta centimetri dalla linea, decentrato, calcia in fallo laterale. La considerazione conduce alla nomea, ben guadagnata, delle formazioni di Claudio Ranieri: difesa impermeabile, innanzi tutto. Invece nel Cagliari di solido c’è poco. E lo testimoniano non solo i quattro gol subiti contro il Milan in Coppa ma la permanenza tra le peggiori quattro difese della A. La necessità di invertire la rotta è elementare: scartati i due imbarazzanti centrali stranieri visti a San Siro, intuito che sfidare il massimo torneo con la coppia titolare in B, è un azzardo che può costare la categoria. Il Lecce azzanna, dalla parte di Zappa nasce un’altra giocata che con due rimpalli, decisivo Augello in corner, evita il tap in di Krstovic. Male. E non solo dalle palle inattive, ma anche dalla tonnara di mezzo dove arrivano quasi sempre prima i pugliesi. Da segnalare, anche un tiro di Oristanio, di Petagna e qualche spunto di Nandez. Che poi Viola e Prati sprechino calciando banalmente sulla barriera due punizioni dal limite dell’area è un’altra ragione che condanna sia un gruppo fragile, sia i singoli.
Ci pensa Oristanio. Cambi di fronte, calcio comunque sporco e non solo per la pioggia incessante e il campo pesantissimo. Anche nel secondo tempo Lecce-Cagliari conferma limiti e criticità di entrambe le squadre. La squadra di D’Aversa non riesce a vincere e il record di Zeman, 22 punti nel 2004/05, ovvero il migliore girone d’andata della propria storia, resiste. I rossoblù mostrano la determinazione che fa capo al lavoro mentale di Ranieri. Ma è poco, troppo poco per dare un calcione alla classifica. Per farlo serve tecnica, qualità, esperienza. Comunque sia, arriva il pari e lo firma Oristanio con una bella zampata che Falcone non riesce a respingere. L’1-1 spaventa i ragazzi di D’Aversa. In maniera un po’ anomala entra in scena Massa, sezione di Imperia, 196 arbitraggi in carriera, va un po’ all’inglese, un po’ fiscale. La gara si accende a strappi. Il Cagliari prende fiducia. Ci prova Viola, alto e palo esterno su calcio d’angolo, mentre Prati impegna il portiere di casa con una sassata di esterno destro. Il Lecce risponde, guadagna metri e occasioni, macroscopica quella fallita da Gallo, fuori a tu per tu con Scuffet. Ranieri conferma l’impossibilità di avere cambi all’altezza. Deiola e Di Pardo entrano sul finire. Pavoletti sarebbe stato l’ideale per il quarto d’ora di arrembaggio ma è infortunato. Finisce con la paura che attanaglia entrambe, lo stop scompare, si procede con pallate in tribuna e in avanti. Il pareggio incoraggia ma non basta per illudere. Per stare in A serve altro. E in fretta. Sarebbe ottimo se fin dalla prossima contro il Bologna alla Domus, la tifoseria potesse godere di arrivi certificati. Ma, visti i precedenti nella gestione giuliniana, è folle illudersi.
“A Lecce ci giochiamo un pezzo di serie A”
Claudio Ranieri non si nasconde. Il ko di Milano, dopo le sconfitte di Verona e il pari in casa con l’Empoli, la cifra di un Cagliari molle, inadeguato alla categoria e incapace di reagire. In Puglia un faccia a faccia decisivo. Assenti Pavoletti, Lapadula, Prati e Jankto
Mario Frongia
A Lecce con un macigno sulla schiena. E l’ottimismo sotto i tacchi. Claudio Ranieri fa barricate a fin di bene. Il tecnico, alla vigilia della trasferta pugliese da dentro o fuori o quasi, cerca di proteggere il gruppo. Poi, sbotta: “Sì, ci giochiamo un pezzetto di serie A. Non è una gara decisiva, ma è importantissima”. Inutile girarci attorno, dal 2-0 subito a Verona allo 0-0 in casa con l’Empoli al poker subito a San Siro in coppa Italia con il Milan, la foto è drammatica. E dare la colpa alle prime otto di campionato, agli arbitri, al Var, ai nuovi che devono ambientarsi, agli infortuni eccetera, ha oramai poco senso. Il Cagliari - terzultimo, con reti incassate e subite tra le peggiori quattro del torneo - a oggi se la vede con Verona, Salernitana ed Empoli. Sir Claudio riporta tutti con i piedi epr terra: “Lecce? Cercheranno di batterci perché terrebbero sotto una squadra che lotta per non retrocedere. Per loro sarebbe metà dell’opera. Sono molto aggressivi, se l’Empoli è la prima squadra per falli commessi nella metà campo avversaria, il Lecce è la seconda. Presseranno molto alti, tanto per intendersi. Questa è la partita che ci aspetta”. I rossoblù - in campo a Via del mare sabato alle 18 - lamentano ancora assenze di rilievo. “L’infermeria si sta svuotando. Dossena, Nandez e Augello si sono allenati, Prati, Jankto e Pavoletti no. E anche Lapadula, oltre a Shomurodov, è fuori”. Si ripassa da Milano. E dal monito di Ranieri pre gara: “L’occasione per chi gioca meno per mettermi in difficoltà”. Bersaglio toppato. “No, non mi sono sentito tradito. Mi è dispiaciuto il modo in cui ci siamo sciolti al sole dopo il loro primo gol, ci siamo depressi. Più in generale, non mi è piaciuta la partita e sappiamo che c’è modo e modo di perdere”. Pausa. E stoccata. “Non parlo dell’impegno e della corsa, perché abbiamo corso più che in campionato, ma se metti la corsa e non la tattica applicata fai queste figure”.
Il mercato. Le parole del tecnico sanno di delusione e amarezza. La trasferta di Lecce arriva con la riapertura delle compravendite. Un brivido per la tifoseria che ricorda con paura le mosse, mai risolutive e decisamente fallimentari attuate dalla presidenza. Anche perché dopo Marroccu, Capozucca, Carli, Rossi, Carta, è difficile pensare che anche Bonato funga da capro espiatorio. Ma il rischio - con Ranieri intoccabile perché l’esonero dell’autore del miracolo promozione in A scatenerebbe una rivolta, ma anche per via di un ingaggio molto pesante - che corre il diesse è proprio questo. Sul tema l’allenatore di Testaccio va al sodo: “Ci aspettavamo di più dai nuovi acquisti ma non dobbiamo colpevolizzarli”. L’airbag ranierano si è aperto. Tra l’altro, Pereiro pare dover andare alla Ternana, ingente stipendio a metà con gli umbri. Sono un piede dentro e l’altro fuori anche Petagna e Shomurodov, scelte deludenti che potrebbero anticipare la fine del prestito. Così come pesano Hatzidiakos e Wieteska, costati un occhio e del tutto inadeguati alla causa. Un caso a parte riguarda Nandez, in scadenza a giugno. Mentre paiono in partenza anche Capradossi e Desogus. “Prima bisogna vendere, compito che attende da dieci a quindici squadre della A. Poi – ha rimarcato in conferenza Claudio Ranieri - bisogna fare mercato in positivo. Ovvero, vendendo e comprando a meno di quanto si è venduto”. Su quelli ceh sarebbero i settori da rimpolpare, necessari almeno un difensore centrale, un terzino destro e una punta. Meglio se rispondono ai desiderata espressi dal tecnico a giugno: “Difensori esperti della A e un attaccante da doppia cifra”. Questo era stato il messaggio freschi di clamorosa risalita in A. Sette mesi dopo si è daccapo per incompetenza e poca modestia. E anche risorse scarse. Ma se si hanno difficoltà è più dignitoso passare la mano.
I singoli. Si parte da mister Risolvi problemi dopo il novantesimo: “Pavoletti purtroppo ha ricevuto un colpo sul piede che si era fratturato l’anno scorso”. Quindi, il portiere: “Radunovic? Da titolare ha sbagliato l’inizio di campionato e con il Milan non ha fatto benissimo. Non starà bene, ci parlerò perché per me è un giocatore importante”. Pagella in chiaroscuro anche per Jankto: “Mi aspettavo di più. Mentre di Oristanio sono molto contento, ha sempre fatto bene. Mi piace perché è determinato e sa quello che vuole sul futuro”. Infine, Makoumbou: “Antoine è importante, ci da serenità nel palleggio e aiuta Prati. Vediamo come sta per sabato a Lecce”. Sul volto di Ranieri c’è una parvenza di sorriso che sa di perplessità: “Questa è la situazione e ce la teniamo. Lotteremo fino all’ultima giornata, il pubblico deve starci vicino e capire che abbiamo difficoltà. Solo se ci sostengono ci salviamo”.