Domenica, 25 Agosto 2024 16:12

Davide Nicola: “Dateci almeno dieci partite”

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Idee fresche e determinazione da Davide Nicola Idee fresche e determinazione da Davide Nicola

Alla vigilia di Cagliari-Como il bilancio e le aspettative del tecnico: “Fenomenale l’attaccamento dei tifosi alla squadra. Mina e Palonimo? Sono pronti”

Mario Frongia

Il Cagliari in casa baldanzoso, anche se incompleto, e lo 0-0 con la Roma. Il Como travolto 3-0 dalla Juve di Thiago Motta a Torino. Il faccia a faccia alla Domus - domani, lunedì 26 agosto alle 18.30 - tra la neo promossa e quella che si è salvata alla penultima giornata, è un test per nulla banale. Davide Nicola sfodera filosofia e praticità: “L’entusiasmo è un dono di Dio. Energia e forza assieme, i sardi e i tifosi dimostrano attaccamento alla squadra”. E la praticità? Subito servita: “Preparo la squadra  per i requisiti, fisici e di gioco. Non amo l’allenatore che si lamenta della squadra che non sta bene fisicamente. La voglia di prendere punti è fondamentale, ma non può essere il fine: i punti sono conseguenza di quel che si vede in campo”. Concetto chiaro. Serve tempo e uomini. Cose che con il mercato ancora aperto poco si conciliano. Nicola gigioneggia (“Serve l’identità ma arriverà il momento in cui ci potremo concentrare solo sul risultato”) e accelera: “Contro il Como più difficile che con la Roma? È un luogo comune, in A non ci sono partite semplici. Si deve reagire, voglio la bramosia di accettare la competizione e desiderarla. Il Cagliari ha dimostrato che vuole essere competitivo e crescere. I risultati arrivano quando si è consapevoli di quel che si fa”.

Mercato, Como, individualità. Zortea ancora out, Makoumbou pure: dopo Di Pardo al Modena, il congolese è in partenza.  “Il mercato. Il 70 percento del lavoro è stato fatto prima del ritiro. Per fortuna manca poco alla chiusura”. Il tecnico ripete spesso che l’intesa con il club è perfetta. Ma che ci sia qualcosa da mettere a terra in entrata e in uscita, pare certa. Intanto, la sfida il Como: “L’amichevole in Aosta (vinta 3-1 dalla squadra di Cesc Fabregas, ndr) fa parte di un altro mondo. È difficile definirla neopromossa per ambizioni, potenzialità, identità e sviluppo di gioco. Ben orchestrato, ha un gioco dinamico con ali che vanno all’interno da trequartisti, terzini che a turno si bloccano per costruire a 3 o a 4. È ostico da affrontare per tutti. Costruiscono e nella fase di non possesso sono compatti. Dovremo essere abili per capire quanto siamo cresciuti da un mese fa a Chatillon”. Nicola si sofferma sui singoli: “Azzi? Può giocare nelle due fasce. Voglio che giochi sereno, darà una grandissima mano.  Viola è in gruppo: “Sarà con noi, non è al top della condizione ma è intelligente e ha un senso di appartenenza importante. Wieteska? Le voci di mercato non mi interessano. Un professionista lavora anche su questo, a prescindere che rimanga. Mentre Mina e Palomino hanno lavorato tutta la settimana, i carichi sono stati ben assimilati. Sono importanti, hanno personalità e caratteristiche che li rendono complementari. Li ho visti pronti”.

Mentalità, lavoro, progetto. Il mantra dell’allenatore è noto: “Saper lavorare sulle difficoltà, stimolare l’aggressività e il recupero palla quanto prima. Poi si studiano le caratteristiche dell’avversario, che si rispetta e si limita. Esprimere noi per limitare loro. I recuperi contro la Roma? Buoni numeri, a livello generale ma ogni gara va allenata sull’avversario”. Sul lavoro, la strada è segnata. “È bellissimo mostrare se stessi secondo il proprio valore. Riuscire a giocare come ci si allena porta ad esprimersi al meglio: vado alla ricerca di ciò che voglio dimostrare come identità, senza farmi sconti sul piano del lavoro”. Un lavoro anche mentale. “Non credo di poter allenare la testa dei singoli, ma fa piacere sentirlo dire. Mi piace - ammette Davide Nicola  - persuadere il giocatore e metterlo di fronte alle sue qualità, per convincerlo che possa fare la differenza. Ognuno ha il suo passo, non possiamo pretendere qualcosa di diverso. Rispettiamo l’unicità delle persone, dando il tempo giusto”. Sui tempi di crescita poche storie: “Ci vogliono dieci partite ufficiali per capire bene la crescita in base ai parametri che ti sei dato. In Coppa Italia con la Carrarese e in campionato con la Roma abbiamo dimostrato di essere cresciuti come collettivo e come singoli. Adesso, dobbiamo completare il processo identitario. Pensiamo ancora un po’ troppo. Tutto deve essere più fluido e automatico”. Parola al campo.

Ultima modifica il Domenica, 25 Agosto 2024 16:21
Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi