Lunedì, 23 Settembre 2024 17:06

Dramma Cagliari!

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"In ritiro per stare assieme" le parole del tecnico alla vigilia del match di Coppa ITalia "In ritiro per stare assieme" le parole del tecnico alla vigilia del match di Coppa ITalia

In ritiro, ultimo in classifica dopo quattro gare su cinque in casa, tre ko di fila, bastonato alla Domus da Napoli ed Empoli. Davide Nicola paga una qualità modesta della rosa. La gestione presidenziale non riesce a imbastire un progetto che funzioni. Domani test delicato con la Cremonese per la Coppa Italia

 Mario Frongia

 Bilancio deprimente. Prima considerazione: far finta di nulla o minimizzare su un Cagliari opaco, scarico mentalmente e fisicamente, incapace di riordinare gioco, idee - almeno quelle viste nella prima ora con la Roma e nel primo tempo contro il Como - e propositività, sarebbe deleterio. Seconda considerazione: Davide Nicola ha chiesto “dieci giornate” per capire stoffa e anima del gruppo. Le merita. Terza considerazione: la presenza del patron in sala stampa - parole, cortocircuiti, amnesie -  dopo il tracollo interno con l’Empoli, visti i precedenti, non promette bene. Partiamo da qui. Tommaso Giulini si è messo in discussione o ha provato a farlo. Tono basso, lunghi minuti di considerazioni su momento, rosa, tecnico, diesse (Bonato stia in campana ancor più di Nicola!), passato, se stesso: “Devo riflettere, forse sono io il problema!”. La frase pesa. Meglio, va dritta al cuore. Ma se nel dopo Cagliari-Lazio 0-3, con Claudio Ranieri che si dimette e cambia idea solo per la vecchia guardia, con Pavoletti in testa, l’imprenditore milanese aveva detto ruvidamente, e in sintesi, che “non sono un Paperone. Se c’è qualcuno posso farmi da parte”, adesso il passaggio di mano societario, potrebbe riaprirsi. Ed è questo il punto. I si dice sono tanti, al riguardo. Dal club comprato da Cellino per 34 milioni di euro, come parafulmine per gli imminenti guai giudiziari al patteggiamento, con arresti eccellenti, e 22 milioni di euro circa di bonifiche - stando a quanto emerso la scorsa estate da un’ispezione delle Guardie forestali, ancora inevase -, fino al delirio di poter giocare da protagonista sul tavolo del pallone che conta, grazie alla cessione di Barella. La mezzala, tirata su dalla scuola calcio guidata da Gianfranco Matteoli, ha esordito in Coppa Italia con Gianfranco Zola e in serie A con Gianluca Festa, monumenti del calcio sardo. Un trio ben “venduto” alla tifoseria. Ma, in breve tempo, cacciati senza appello. Ci sarebbe anche l’iter legato allo stadio da rifare. Per il centenario, inserita tra le promesse del 2014. Per ora è meglio lasciar correre.

Una storia già vista. Fin dal via, con Zeman in panca e Marroccu diesse, le cose sono sempre state in bilico. Allenatori, direttori sportivi, staff tecnici, direttori generali, uomini chiave e immagine, come lo stesso Zola (senza scordare, per dire, Stefano Filucchi, Daniele Conti, Alessandro Agostini e Giovanni Rossi!), il detentore del record di punti in A, Massimo Rastelli, e decine di risorse interne e del settore giovanile che hanno salutato con eleganza senza voltarsi. O sono state accompagnate alla porta, in una giostra di avvicendamenti quasi sempre slegata da quel che hanno dato e offerto ai colori sociali. Si dirà, capita ovunque. Nel calcio-business non si fanno prigionieri. E il rispetto  delle persone - basti pensare alla vicenda Roberto Montesi, licenziato senza giusta causa, rientrato al lavoro su ordine del giudice, provvedimento impugnato dal collega giornalista da decenni nell’ufficio stampa del Cagliari, tuttora in attesa di sentenza - è pratica che pare poco nota ad Asseminello. Turn over, spogliatoi spesso roventi e risultati conseguenti che il campo ha ormai cristallizzato: la squadra inanella esoneri e salvezze a fil di sirena, con esoneri, ingaggi e contratti esorbitanti. Il tutto pare privo di un progetto, o almeno di uno schema base. Qualcosa che funzioni? Il marketing. Al sodo: nel dopo Ranieri parlare di giovani da affiancare alle chiocce è un azzardo. Oristanio, e altri, forse valeva il rinnovo. La storia anche recente è impietosa. Dopo il primo miracolo - dal quattordicesimo posto in B, con Azzi e Prelec come rinforzi decisivi per risalire!, quinti ai play off e il prodigioso fattore Q a Bari - a sir Claudio era stato promesso un mercato per una serie A tranquilla. E si è visto! Al tecnico romano il patron ha attribuito anche l’ok sui due centrali stranieri, rivelatasi fallimentari tanto che non sono riusciti a cederli, e delle punte da doppia cifra, Shomurodov e Petagna: 4 gol in due. E anche in A, con la leggenda Leicester che da subito avrebbe preteso la distanza di Giulini e del suo cerchio magico dal gruppo squadra, la sofferenza è stata atroce. Poi, anche per la passione dei sedicimila della Domus, e avversarie più deboli, la salvezza. Per un punto e a una giornata dalla fine.

 

Occhio al campionato. Adesso, dopo il frontale delle tre sconfitte di fila dopo quattro partite in casa su cinque, dei 2 punti in classifica, di un gol fatto e otto subiti, di una squadra che dopo l’avvio aggressivo voluto da Davide Nicola, si è sgonfiata e si ritrova ultima, le nuvole sono nere. Intanto, la rosa. Anche il tifoso più distratto rileva l’assenza di una punta esperta e prolifica, di un “braccetto” di destra e di un mediano, viste le cessioni di Kourfalidis e Sulemana che, con il flop clamoroso e datato di aver perso Nandez a zero euro, hanno evidenziato una qualità tecnica complessiva che in queste prime gare non è parsa all’altezza del torneo. I rinnovi di Lapadula, Mina e Viola e la chiamata di Palomino, grondano acciacchi, autonomia limitata e una carta d’identità piuttosto pesante. E dei quattro per ora ha trovato spazio dal via solo il difensore colombiano. Ma anche il tira e molla estivo su Scuffet e Wieteska, la corsa a Gaetano, preso all’ultimo e con addosso l’assurdo compito di salvatore della patria manco fosse Messi!, sono parse mosse a sé stanti. Il Cagliari, anche per una gestione economica discutibile (il monte ingaggi da prime dieci della classe, dagli stipendi esorbitanti di Godin, Asamoah, Mazzarri, Pereiro, Petagna e Shomurodov, tra i tanti), senza ovvie iniezioni di denaro, ha un Indice di liquidità che ha bloccato e blocca il mercato. Un altro dente che duole. Ma come dice Antonio Conte se hai dieci euro in tasca non entri in un ristorante stellato da cento euro a persona. In sostanza, si balla. Anche con almeno tre cambi, da programmare per gennaio, nella speranza di arrivarci con un gruzzoletto di punti incoraggianti per la salvezza, i rischi sono enormi. Ed eccoci a Davide Nicola. Che ci siano scelte del tecnico discutibili - l’impiego spalle alla porta di Luvumbo, il modulo che pare scansare il trequartista, Deiola titolare eterno a conferma della condizione precaria di Adopo e Jankto, la ricomparsa contro l’Empoli di Makoumbou, male - sono visioni dubbie. Come sempre, dal divano e dalla tribuna tutto pare semplice. Intanto, la ruota gira. Dopo la strapazzata dell’Empoli, tutti in ritiro per ordine del patron. La sensazione è che, come accade ovunque, la partita di domani alla Domus - 18.30 - in Coppa Italia contro la Cremonese, sia un primo spartiacque. Per il destino del club, per la risposta che darà il gruppo, per l’allenatore. Tra l’altro, chi vince trova la Juve, ovvero un bel po’ di soldini da portare a casa comunque vada. Dopo la Coppa si va a Parma, a seguire a Torino contro la squadra di Thiago Motta. Inutile dire quanto Nicola si giochi la panchina in queste tre settimane scarse. Tra i prezzi da pagare per aver accettato la sfida con una dirigenza, spesso invadente, e forse con poche risorse. Più una rosa con qualità tecnica complessiva che si sta rivelando inadatta al campionato. I tifosi incrociano le dita e contestano (la Nord ha rispolverato anche i coretti sul presidente). E la giostra con gli eventuali sostituti è in moto. In attesa che Giulini precisi dove si va a parare.      

Ultima modifica il Lunedì, 23 Settembre 2024 17:27
Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi