Mario Frongia
Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi
Lo sport universitario italiano parla anche in sardo
FederCusi e quel pregiato filo made in Sardegna
Da Lilli a Leonardo Coiana e lo sport universitario italiano guidato da Antonio Dima. Una storia di successo anche ai recenti giochi cinesi: Italia quarta al mondo e prima in Europa
Mario Frongia
Le belle storie si scrivono da sole. L'ha detto Francis Scott Fitzgerald. Quella dello sport universitario italiano che decolla e prosegue su un percorso maturato nei decenni, tra campionati nazionali, europei e mondiali, con intuizioni, novità e condivisione, ha tra i suoi pionieri Leonardo Lilli Coiana. Medico cagliaritano, con quattro specializzazioni, è stato tra i fondatori del Cus Cagliari. Ha poi guidato il Cusi, la mamma dei Centri sportivi delle università italiane, traghettandolo verso strade competitive, moderne, allargate, con dentro e a pieno titolo gli atenei. Il Cusi è stato anche bacino delle nazionali maggiori, atleti di vertice mondiale assoluto, come Valentina Vezzali, Yuri Chechi, Federica Pellegrini o Greg Paltrinieri, hanno gareggiato e vinto con il logo tricolore universitario. Il dottor Coiana, Lilli per tutti in mezzo mondo, cagliaritano verace, diretto e senza fronzoli, ha guidato una sorta di piccola grande rivoluzione. Dagli insegnamenti condivisi con Primo Nebiolo, inventore delle Universiadi e dirigente invidiato anche dalle grandi potenze del pianeta, Lilli ha presieduto, innovato e portato le attività sportive delle università italiane alla ribalta. Dando loro una dimensione nuova, moderna, credibile e in crescita. Il tutto, con al fianco un segretario generale fidato e competente come Antonio Dima. Leonardo Lilli Coiana se ne è andato nel 2014. Alla presidenza del Cusi è approdato Lorenzo Lentini. L'avvocato napoletano ha poi preso codici e manuali e si è trasferito alla Fisu, la Federazione internazionale degli atenei. Ed è scoccata l'era Dima. Eletto con un plebiscito alla guida del Centro universitario sportivo italiano, il buon Antonio, leccese doc, l'ha condotto alla maggior età tra gli applausi: dal luglio del 2022 il Cusi, sorto nel 1946, è la quarantaseiesima Federazione tricolore su proposta del Consiglio nazionale e delibera della Giunta del Coni. "Devo ringraziare il presidente Giovanni Malagò per il suo sostegno e per le attenzioni che ha riservato allo sport universitario. La mia gratitudine va al mio maestro Lilli Coiana: sarà contento dei passi che abbiamo fatto con i suoi insegnamenti e la sua visione".
Universiadi made in China, Italia da record. Dagli stralci della storia appena passata al presente. Dal 28 luglio all'8 agosto scorso Chengdu, distante circa diecimila chilometri dall'Italia, diciassette milioni di anime ai piedi del Tibet, ha ospitato la 31esima edizione dei Fisu World University Games. Il team FederCusi è tornato a casa con un medagliere sontuoso: 56 pezzi con 17 ori, 18 argenti e 21 bronzi. La delegazione azzurra ha salutato la Cina da quarta mondo, dopo l'accelerata sulla corazzata India, dopo Cina (178), Giappone (93) e Corea (58), avanti di appena due bronzi. E da capolista in Europa, lasciandosi dietro giganti quali Inghilterra, Germania, Francia, Polonia e Olanda. I numeri raggiunti ai giochi mondiali universitari non sono mai stati alla portata delle ragazze e dei ragazzi in tricolore. Il team ha battuto anche il record delle 44 medaglie conquistate alle Universiadi tenutisi a Napoli nel 2019. “Siamo orgogliosi di questi risultati, testimoniano che lo sport universitario italiano è vivo e cresce di giorno in giorno. La nostra Federazione non poteva avere un debutto migliore” le parole con un filo di commozione del presidente Antonio Dima.
Profumo di Sardegna: da un Coiana all'altro. A Chengdu ha fatto la sua comparsa un ragazzone di un metro e novanta, buon tennista a livello giovanile, fresco di laurea in Business administration a Miami. Classe 2000, Leonardo Coiana del nonno non ha solo nome e cognome. Ma anche quella particolare cazzima che lo porta a essere curioso, ad ascoltare e capire. Cagliaritano, il papà, Nicola, fa l'ortopedico, la mamma, Silvia, gestisce i centri fisioterapici. Lui, in Cina, ha avuto i galloni di Student ambassador da Antonio Dima. E visto che c'era è stato il coach dei tennisti. Insomma, gavetta. Utile per imparare, consumare tacchi, stare ore e ore in campo e trovare prosciutto cotto e fontina per cena dopo giornate infinite a consigliare giocate: "Spingi, vai profondo sul suo rovescio!" e "giocagli la palla corta". Gavetta e umiltà. La Sardegna di Leo Coiana. Ma non solo. A Chengdu - culla di una civiltà evoluta, attuale distretto cinese al top per la tecnologia industriale, l'informatica e i servizi - la terra dei Quattro mori è stata ben rappresentata da Sarah Longoni, studentessa di Scienze motorie a Sassari, campionessa di Taekwondo e medaglia d'oro ai Giochi universitari nazionali tenutisi tra maggio e giugno a Cassino. E anche Gianni e Andrea Ippolito sono sassaresi doc e, con Cusi prima e FederCusi adesso, vantano con orgoglio appartenenza, condivisione e competenza. Papà Gianni, già presidente del Cus Sassari, è l'esperto vicepresidente, ha all'attivo numerose Universiade da capodelegazione, oltre a centinaia di competizioni internazionali. Andrea, cura progetti con al centro l'inclusione, il recupero degli inattivi, la sensibilità per gli ultimi, gli immigrati e i disabili, e ha seguito tematiche in collaborazione con i Cus, l'Anci e Sport e salute. In Cina si è occupato della segreteria. Infine, but not least, Franco Zanda. Medico ortipedico, da sempre vicino a Lilli Coiana, anche a Chengdu è stato funzionale e prezioso. La Sardegna che funziona, anche lontano dalle consuetudini e dal proprio orticello, è anche questa. Sì, Lilli Coiana sarebbe soddisfatto.
Dal ko con l'Inter alla trasferta in Emilia: parla Claudio Ranieri
A Bologna con determinazione
Claudio Ranieri tiene a mente il 2-0 subito dall’Inter, si gode la rosa e vuole un Cagliari con volontà e “senza errori”
Mario Frongia
Il Bologna sabato alle 18.30 al Dall’Ara è il bersaglio. Con un punto e zero gol nelle prime due giornate, Sir Claudio riparte dal ko subito in casa dall’Inter per poi passare al mercato. “Sono soddisfatto, quello che abbiamo pianificato è arrivato. Se qualcuno vuole andare a giocare, può darsi che esca. In entrata siamo a posto”. Sull’arrivo di Andrea Petagna, poche storie: “Gli parlerò per capire se può giocare subito titolare. Oggi ha lavorato con noi e so che si è allenato benissimo. L’ultima partita l’ha fatto al Trofeo Berlusconi. Parliamo di una punta che non avevamo. Petagna fa giocare bene i compagni, difende bene la palla, apre gli spazi e sa attaccare l’area di rigore”. Un primo tassello, chiesto da giugno, è al suo posto. Al campo la risposta sul centravanti. “Non vedo l’ora di venire al Cagliari e lasciare il Monza. Sarò una mano per raggiungere quanto prima la salvezza” le parole dell’ex Spal, Atalanta e Napoli all’arrivo a Elmas. Da Petagna a Pereiro. L’allenatore rossoblù non ha dubbi: “La situazione si gestisce facendo allenare il ragazzo. Se qualcuno che vorrà le sue prestazioni, ben venga. Ma non chiude le porte a nessuno, l’esperienza mi dice che tutti possono tornare utili. Wieteska? Ha fatto alcuni allenamenti con noi, ha grande esperienza e ci darà una mano. Sono contento di averlo”. In conferenza pre Bologna, un cenno anche su Prati: “Un gioiello. Dobbiamo salvaguardarlo, si applica molto e sono contento di averlo. Non abbiamo un giocatore con le sue caratteristiche. Adesso devo allenarlo nel miglior modo possibile per capire come utilizzarlo”.
L’analisi post Inter. “Impariamo la lezione presa lunedì sera. Dobbiamo stare più compatti, è una nostra prerogativa. I movimenti dei centrocampisti interisti ci hanno fatto allargare e Lautaro si è potuto muovere in profondità. Cosa abbiamo sbagliato? Credo sia stata una questione di testa a causare gli errori. Sapevamo i movimenti che avrebbero fatto ma ci hanno comunque sorpreso. Se in Serie A sbagli poi paghi”. Pausa. E rilancio: “Non dobbiamo farci attrarre in errore dagli avversari.
Gli avversari. “Il Bologna sa gestire la palla, servirà determinazione e volontà. Andiamo lì avendo questi aspetti ben in mente”. L’accenno alla modalità viene di conseguenza: “Nelle difficoltà giochiamola lunga e andiamo in contro-pressing. Non voglio la costruzione dal basso per forza, voglio evitare incertezze alla nostra fase difensiva. Thiago Motta? Non so che tipo di allenatore sia ma la sua squadra rispecchia molto il modo in cui giocava. In mezzo ha sempre tre centrocampisti di qualità, muovono la palla con uno, due tocchi e vanno subito ad aggredire. Thiago era cattivo, in senso buono, quando giocava. Le sue squadre hanno questa intensità”. Intanto, per Pavoletti è a rischio la trasferta: “La risonanza non ha evidenziato nulla di preoccupante, ma ha ancora fastidio. La vedo difficile per Bologna, non vogliamo rischiarlo per poi perderlo più a lungo”. Infine, Claudio Ranieri ha salutato Victorino. L’ex attaccante del Cagliari annata ‘82/83, è scomparso avantieri notte in ospedale dopo essere stato in rianimazione per un tetantivo di siucidio. “Purtroppo, è la vita. Non sappiamo quello che passa nella mente di quei ragazzi che sono stati importanti per milioni di spettatori e di punto in bianco cadono nella depressione. La vita è bella, dobbiamo imparare a lottare e a goderne”.
Qualche numero sulla sconfitta casalinga. La squadra di Inzaghi ha giocato nella metà campo del Cagliari il 53 per cento dei palloni. Ai rossoblù il resto. Gli ospiti hanno avuto il 67 per cento di possesso palla, con una durata media delle azioni manovrate di 23 secondi, 19 il Cagliari. Barella e soci hanno vinto 15 contrasti ne hanno persi 39, 6 e 48 per Oristanio e Co. I palloni recuperati sono stati alla pari, 70, i passaggi a buon fine sono stati il 77 per cento quelli dei sardi, l’88 per i lombardi. I rossoblù hanno 6 volte (4 fuori), i nerazzurri 12 (9 fuori), battuto 17 e 19 tra cross e corner (4 e 7). L’Inter ha colpito due pali. Sulemana e soci hanno percorso 119 chilometri e scattato 208 volte, 116 e 200 quelli degli ospiti.
Ranieri, la ferita brucia
“Prendiamola come lezione”
L’Inter domina il Cagliari e si prende i 3 punti alla Domus. Claudio Ranieri perde Pavoletti e attende, da giugno, un attaccante che faccia gol
Mario Frongia
L’Inter vice campione d’Europa contro il Cagliari neo promosso in A? È andata male. I nerazzurri (2-0, Dunfries e Lautaro, in nove minuti) si sono presi, campo, gioco e partita nella prima mezzora. Poi hanno staccato la spina. Certo, non è stata una libecciata, per dirla alla Claudio Ranieri di inizio estate. Ma il campanello alla Domus sold out ha suonato in maniera perentoria. E il tecnico - dalla postura al volto e al tono delle risposte del dopo gara in sala stampa - non ha potuto nasconderlo. “Ho cambiato modulo nella ripresa aggiungendo due centrocampisti, altrimenti dopo un primo tempo nettamente nelle loro mani, avremmo preso anche il terzo gol. Loro sono entrati molto forte e hanno gestito, noi abbiamo avuto qualche fiammata”. Un bilancio arido. “L’importante era uscire a testa alta dal campo. All'intervallo ho detto di non perdere fiducia e consapevolezza, abbiamo provato a fare la nostra partita. Questa è la serie A, prendiamola come lezione. La squadra deve maturare, stavamo facendo bene ma nel calcio c’è il fattore umano e quando loro hanno alzato il ritmo abbiamo sbagliato”. L’allenatore di Testaccio esamina le azioni decisive. “Nel primo gol abbiamo fatto male sulla palla in verticale, l’abbiamo gestita male. È chiaro che se l’Inter va in vantaggio, l’inerzia della gara cambia. Anche per questo, per non ballare troppo, ho cambiato nell’intervallo con il 4-5-1. Non volevo dare l’impressione di sbando. La ripresa? La squadra è stata fiduciosa e li abbiamo impensieriti, abbiamo mostrato carattere. Non scordiamo che, eccetto il portiere e Thuram, loro giocano assieme da anni. Speravo ci prendessero sotto gamba ma non è andata così”.
Pagella in chiaro scuro. Con dubbi e luci. “Avevo messo in conto che le prime otto partite sarebbero state dure” taglia corto sir Claudio. Insomma, per i 16.412 presenti una nottata da archiviare. Ma spunti per approfondire - la prossima si gioca sabato alle 18.30 a Bologna - non ne mancano. Ad esempio, sul tema mercato. Ranieri ribadisce che alla fine la punta arriverà: “Sono soddisfatto, stiamo chiudendo tutte le operazioni in piedi. Se dovesse venire Petagna sarebbe per lottare e, magari, riconquistare la Nazionale”. L’allenatore e uomo di cuore, che non vuol deludere una tifoseria che l’ha praticamente imposto al club. Poi, c’è la realtà. Con l’Inter Pavoletti è uscito per un problema muscolare. Come scordare che appena dopo il miracolo promozione il tecnico aveva chiarito che “ho due attaccanti fortissimi (Lapadula e Pavoletti, ndr) ma vanno per i 33 e 35. In A serve anche freschezza e vigoria atletica”. Il messaggio è nitido.
Una questione di rispetto. Il bilancio in avanti è chiaro. Shomurodov, ancora fuori condizione, ha coperto il posto lasciato libero da Prelec, salutato in fretta e furia dopo che a gennaio era stato dipinto come il salvatore della patria. Lapadula lo si aspetta a fine anno, Mancosu idem e Pavoletti è di nuovo ai box. Sarà lecito chiedersi cosa aspetti il club a completare il roster? Certo, il mercato chiude il 1° settembre. Ma, mentre in tanti ci si affretta ad evidenziare i venti milioni di euro spesi, scordando i sedici incassati da movimenti di Cragno, Marin, Bellanova, Walukiewicz eccetera, sarebbe interessante capire cosa vuol fare il club. I quasi quattordicimila abbonati meritano chiarezza. E rispetto. Lo stesso, al di là delle parole di facciata, che merita Ranieri. E che avrebbero meritato tecnici quali Zeman, Zola, Festa, Rastelli, Maran, Di Francesco e Semplici.
Onore all’Inter. L’allenatore di San Saba, alla sua prima sconfitta in casa dal rientro al Cagliari dello scorso gennaio, si definisce “non preoccupato. Siamo alla seconda di campionato, molte squadre in lotta per la salvezza stanno facendo bene. Ma in questo momento molto dipende da come le rose hanno digerito i carichi di lavoro. Manca un giocatore esperto? Sono contento della squadra che ho. È vero che l’Inter fa vedere i tuoi limiti: sapevamo i loro movimenti ma non siamo riusciti a fermarli. Quando trovi una squadra molto più forte bisogna riconoscerlo. Ma credo che anche con altri acquisti sarebbe stata dura fare di più”. Per la cronaca, Claudio Ranieri ha ribadito aspetti già noti (“Sono convinto che faremo bene. La mia carriera finirà a Cagliari. Se poi arriverà una nazionale che mi piace ci andrò, altrimenti mi fermo. In Arabia Saudita non ci sarei andato, onestamente: mi piace ancora avere stimoli diversi dai soldi”. Un commiato con un mezzo sorriso. Ma il volto non era sereno.
Mondiali di atletica, Sardegna da urlo!
Sprint Sardegna, a Budapest a testa alta
Ai mondiali di atletica flash di pregio per Filippo Tortu, Lorenzo Patta e Dalia Kaddari. Sardità e carattere in un successo sportivo che incoraggia e vale un pezzo di storia
Mario Frongia
Sommersi dagli abbracci, da fotografi e cameraman, da quella sensazione irripetibile che accompagna il successo. Filippo, Lorenzo e Dalia, volti di una Sardegna che vola. Con coraggio e determinazione. In cima al mondo o appena poco più sotto. Con la certezza che nulla ti è stato regalato. E mai lo sarà. Nessuna corsia preferenziale ma solo lavoro e duro lavoro. Tra rinunce e sofferenza. Da Budapest, volti freschi, sinceri, forti. Energie giovani, personalità e cazzima sarda assieme. Da Tempio passando per Oristano fino a Quartu. Origini e tradizioni diverse. Magari distanti, storicamente anche lontane, allenamenti e sofferenza come cornice comune. Di fatto, un’ottima clip di una regione che accoglie, soffre e combatte criticità di vecchia e nuova data. Tortu di Tempio, Patta di Oristano, Kaddari di Quartu: un triangolo che accomuna e include. Certo, con percorsi professionali differenti. Ambizioni e rincorse che partono da lontano. Ma da sempre serie, pulite, trasparenti. La Sardegna c’è e deve difenderli. Sono ragazzi 2.0 o poco meno, nativi digitali, pronti a dare tutto. Lontani quanto basta dall’idea di dovere mollare. Picchiano duro, se serve anche a mani nude. Nello sport e nella quotidianità, la miscela è quella. Dopo l’oro olimpico a Tokyo, Tortu e Patta sono volati in mondovisione. Kaddari li ha seguiti. Per un punto di straordinario non ritorno. Un trio che non ha confini, con una personalità e una visione che spazia sul domani. Il mondo che avanza annulla le diversità. Meglio, le esalta e le condivide. Le accomuna a tradizioni, usi, luoghi, abitudini maturate nel tempo. Per poi trarne insegnamenti utili a non lasciare nessuno e nessuna dietro. Le ultime e gli ultimi, anche nelle esaltanti vittorie ungheresi, non vanno mai scordati. Filippo, Lorenzo e Dalia lo sanno. E lo sanno anche i loro allenatori, le loro famiglie, gli amici e le amiche, lo staff della nazionale. L’abbraccio è collettivo. Il trio dei Quattro mori conosce l’applicazione e la perseveranza. Sa come trovare risposte anche nei momenti peggiori. Risposte che permettono di stare, comunque vada, a schiena alta. Nell’atletica, attività massacrante e totalizzante, e nella vita di tutti i giorni. L’argento azzurro della staffetta 4x100 con Rigani, Jacobs, Tortu e Patta e la finale sfiorata dal quartetto tricolore della Kaddari, con Dosso, Bongiorni e Pavese, sono un ottimo ricostituente. E fanno risalire il polso di Paese a volte bislacco ma fiero e vitale. I Mondiali non sono e non saranno mai una passeggiata di salute. E ritrovare, o almeno provarci, in questi successi - con dietro, per dire, nazioni con storie e record ben consolidate in pista - può essere utile. Non solo per motivare atlete e atleti che sudano, sprintano e corrono in periferia. Ma anche per dare stimoli, speranze e buon senso anche a quanti si cimentano in altri settori della vita pubblica e privata. Un assist, forse poco oggettivo. Ma comunque integrabile in un auspicabile percorso democratico fecondo e motivante. La medaglia d’oro della 4x100 maschile l’anno portata a casa gli Stati Uniti con Coleman, Kerley, Carne e Lyles in 37”38. L’Italia ha chiuso in 37”62. Sul gradino più basso del podio i giamaicani in 37”62. A seguire, Gran Gretagna e Giappone. E non è un dettaglio. Le azzurre della splendida Dalia sono arrivate in 42”49 alle spalle delle americane (41”03), della Giamaica (41”21) e delle britanniche (41”97). Per l’Italia si tratta del miglior piazzamento mai firmato ai Mondiali. Sì, la Sardegna in Ungheria c’era. E ci sarà anche ai Giochi olimpici di Parigi 2024. Magari, dita incrociate, anche più forte.
Cagliari, Inter stai in guardia
Cagliari-Inter, match d'alta quota
Sold out alla Domus per il debutto in casa con i vicecampioni d'Europa. Ranieri mischia le carte. E avverte: "Voglio praticità e non bellezza"
Mario Frongia
Il Sir di Testaccio non finisce mai di sorprendere. Contro il Palermo e a Torino gli antipasti. E anche lunedì sera andrà così: impossibile carpire un brandello di formazione, difficile intuire come, dopo aver brekkato i granata in trasferta, il Cagliari di Ranieri possa far male all'Inter. Con una premessa: "Troviamo la finalista di Champions, una squadra solida e tecnica, che da dieci anni è ai vertici. E non ci arrivi per caso. Parliamo di un gruppo che nelle ultime quattordici gare ne ha perse due, che crossa di più e meglio di tutte, che ha un centrocampo tra i più collaudati al mondo. Ma noi sappiamo cosa fare per impensierirli". Umiltà e piedi per terra. Il Ranieri pensiero ha queste frequenze. La seconda d'andata - lunedì, 20.45 alla Domus, arbitra Fabbri di Ravenna, diretta su Dazn - scuote l'animo della tifoseria.
Tifosi al top. Per la prima in casa ci sarà il sold out con lo zoccolo duro degli oltre tredicimila abbonati. Un jolly-messaggio che il presidente esibirà con disinvoltura ai politici e agli amministratori: lo stadio è piccolo, dobbiamo fare quello nuovo. Vero. L'impianto non servirà solo per il calcio ma anche per spettacoli ed eventi. Ma non è detto che la procedura sia solo quella che passa per una valanga di denari pubblici, utili anche per un hotel a cinque stelle e quattromila metri quadri di centro benessere ultra chic. Chissà cosa ne penseranno i residenti dei quartieri limitrofi, ma non solo. Intanto, l'atmosfera attorno al faccia a faccia con la squadra di Inzaghi, lievita. Claudio il tosto di San Saba, precisa: "Il gioco bello fine a se stesso non mi interessa, preferisco la praticità". Con l'Inter alle porte, l'adagio è traducibile nel classico "Non guardiamoci allo specchio, potremmo farci male". A seguire, il tecnico precisa: "Puoi giocarla alla pari ma se gli altri hanno il campione, questo te la può risolvere con una giocata".
Dal mercato alla rosa. Sul tema, Ranieri taglia corto: "Sugli arrivi ho sempre dato il mio parere. Il mercato è difficile ma ho una buona rosa". Insomma, gli alibi stanno a zero. Dunque, in attesa dell'ufficialità dell'ingaggio dei difensori, il polacco Wieteska e il greco Hatzidiakos, partiti Altare e Lella con destinazione Venezia, mentre per la punta sono in ballo i soliti Petagna, magari Okereke, forse Nsama, l'allenatore del miracolo promozione tiene tutti in tiro: "Devo tirar fuori da ciascuno il meglio. Dico ai ragazzi che possono uscire dal campo a testa alta se hanno la coscienza a posto e sanno di aver dato tutto". Dal mantra all'asticella che sale. "Con l'Inter la sfida è stimolante e complessa. Hanno una mediana superba, spingono con i "braccetti" da dietro, tirano bene e al primo errore possono punirci. Proveremo comunque a rendergli la serata in salita. Ma dovremo avere continuità, anche dopo aver fatto bene a Torino. Senza, siamo destinati a soffrire, sarà necessaria una partita da collettivo: non sarà da Davide contro Golia, ci si studia tutti reciprocamente. Giocheremo la nostra partita sapendo a cosa andiamo incontro".
Rebus formazione. "Devo fare scelte che tengono conto della condizione, delle caratteristiche tecnico-tattiche e degli avversari. Alcune potranno apparire strane ma devo tenere conto di quel che vedo in allenamento". Anche sui singoli, la solita serenità: "Zito Luvumbo ha detto che dopo Torino ha capito cosa deve fare? Pensate che non ci sono riuscito io in sei mesi!" Risate. "Ma lo apprezzo proprio perché è un giocatore imprevedibile, che non si risparmia". Senza Desogus, in riabilitazione, e Pereiro, al di fuori del progetto etcnico, i primi undici e il modulo sono una sorta di piccolo rebus. Con Lautaro Martinez da mettere in gabbia, Darmian, Barella, Calhanoglu e Dimarco ospiti scomodi, il Cagliari potrebbe partire con Radunovic tra i pali, a tre dietro (Goldaniga, Dossena e Obert), Zappa, Nandez, Makoumbou, Sulemana e Azzi in mezzo, Oristanio e Luvumbo in avanti. Ma attenzione: Augello, Jankto e Pavoletti sono sul pezzo.
Cagliari-Inter, l'asticella sale
Sfida all'Inter
Ranieri lavora sulla mentalità, coccola nuovi ed esordienti, chiede l’esempio ai veterani, aspetta rinforzi. Il club non può deluderlo, sarebbe un pessimo autogol
Mario Frongia
In attesa dell’Inter, testa al mercato. Oramai anche i sassi sanno cosa chiede Claudio Ranieri. Sul fronte attacco prosegue la telenovela Petagna sì-Petagna no. Con una news: l’ex centravanti di Spal, Atalanta e Napoli, l’anno scorso al Monza, per l’amministratore delegato dei brianzoli, Adriano Galliani, pare non sia più nella lista dei partenti. Mentre è slittato al 1° settembre l’arrivo del difensore centrale greco, Pantelis Hatzidiakos. Prima di approdare ad Asseminello giocherà prima i match delle qualificazione di Conference ed Europa League dell’Az Alkmaar. Sarà l’uomo giusto per affiancare un sontuoso Dossena, debuttante in A e tra i migliori in campo a Torino? A otto giorni dal gong che chiude le trattative, il Cagliari è ancora incompleto.
Momento positivo. Sir Claudio spande fiducia e ottimismo ogni tre per due. Chissà. Intanto, lunedì alle 20.45 si gioca alla Domus contro i finalisti dell’ultima Champions, andata al City di Pep Guardiola. La sfida all’Inter è un curioso e splendido incrocio. Scuote suggestioni e ambizioni. Offre buone dosi di fiducia dopo l’incoraggiante pareggio in casa del Toro. In Piemonte Claudio Ranieri ha letto e disfatto i sogni di Juric. Con l’attacco dei “piccolini” ha incartato il primo giro palla di Schuurs e soci. In mezzo, Sulemana e Makoumbou hanno mostrato solidità, mestiere e continuità. Anche ben più del previsto. Anche per questo, date all’allenatore romano il difensore centrale e la punta da almeno dieci gol. E ci sarà da divertirsi. Intanto, anche per la tifoseria l’asticella sale. Il timore, conoscendo le modalità del patron, riguarda le mosse di mercato: il pari con il Toro potrebbe far raffreddare le risposte da dare al tecnico E sarebbe un autogol.
Dal Toro ai nerazzurri. La prima di campionato ha sorriso ai rossoblù. Spirito, determinazione, gamba e testa anche quando i granata hanno pressato. Con gli stessi deficit del Cagliari: la finalizzazione. Ma adesso la musica cambia. L’Inter si è presa i 3 punti del debutto contro il Monza. Lunedì ritmo, qualità tecniche e concentrazione saranno fondamentali. Ma forse, Lautaro e soci è meglio trovarli adesso. In casa, per giunta. Con il sold out. Miscela speciale, quella offerta dalla tifoseria. Il gruppo schiuma. Il tecnico lavora con rigore sugli aspetti motivazionali. La squadra, dopo la miracolosa promozione dello scorso anno, affina mentalità e carattere. Anche a Torino la personalità è stata fondamentale. Sul faccia a faccia con la formazione dell’ex Nicolò Barella, poche storie: il match ha evidenti disparità tecniche, d’organico e di ambizioni. Cuore e applicazione saranno fattori decisivi.
Arbitraggio. Alla Domus fischia Michael Fabbri. Nelle 121 direzioni in A, l’arbitro di Ravenna vanta 551 ammonizioni, 13 espulsioni per doppio giallo, 14 cartellini rossi diretti e 37 calci di rigore. Dodici volte ha diretto il Cagliari. Il bilancio è di tre vittorie, cinque pareggi e quattro ko. L’Inter? L’ha diretta dieci volte con sette vittorie, un pareggio e due sconfitte. Classe 1983, può contare sugli assistenti Luca Mondin (Treviso) e Damiano Di Iorio (Vico). Quarto uomo Giovanni Ayroldi (Molfetta), al Var Valerio Marini (Roma 1) e Salvatore Longo (Paola). “Se pensi all’arbitro, ti stai giocando un pezzetto di sconfitta!” ammoniva il compianto e saggio Carletto Mazzone.
Delphina, Sardegna che funziona: catena alberghiera con sola energia rinnovabile e 1.300 addetti
Una storia di successo che si perpetua un anno dopo l’altro. Una storia che accomuna il rispetto dell’ambiente con l’esaltazione naturale dei luoghi e delle persone. La compagnia Delphina, la Gallura, un mare e una serie di location mozzafiato. Curate, gestite e tutelate con garbo, eleganza e buon senso. Con i tempi legati alle stagioni, al vento, a una vegetazione regina e bussola senza confini. Nel segno dei residenti e degli ospiti. Il tutto grazie a un’intesa perfetta, tra uomo e territorio. Oasi di relax, svago e vacanze intelligenti. apprezzate in mezzo mondo, narrate come felici intuizioni in un habitat con pochi eguali. Investimenti e percorsi che innescano applausi, dalla clientela ai competitor. Applausi e riconoscimenti. Come l’ennesima nomina ai prestigiosi World Travel Awards. Il focus plana su un turismo green, meditato, distante dal mordi e fuggi. Ma, soprattutto, culla di buone pratiche indispensabili per una seria politica di esaltazione del territorio, delle tradizioni e della genuinità isolana. In pratica il dna Delphina, ideato e custodito dalla famiglia Muntoni, con i Peru progenitrici del favoloso brand gallurese. Non a caso l'anno scorso il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha insignito Francesco Muntoni, 75 anni, originario di Aggius, del cavalierato della Repubblica. Mica male se si è partiti dal nulla e ci si ritrova con dodici tra alberghi, resort e ville, oltre milletrecento addetti e un giro d'affari annuo che sfiora i cento milioni di euro. Il tutto nel cuore della Gallura, nel nord della Sardegna, una terra che con il turismo potrebbe marciare a testa altissima su scala mondiale. L'immagine del gruppo è nitida: imprenditoria seria, corretta, capace di sfidare e vincere con i colossi internazionali in un settore che non fa prigionieri. Ma non solo. Oltre a vantare un'offerta al top per ospitalità e qualità dei luoghi e dei servizi, Delphina si fregia dal 2017 del titolo di prima catena alberghiera italiana con energia al cento per cento verde. "Per la salvaguardia ambientale siamo fieri - spiega Elena Muntoni, brand manager della catena - di essere cresciuti così tanto da poter utilizzare energia verde che proviene interamente da fonti rinnovabili e da sistemi di trasformazione a basso impatto ambientale”. Una modalità di fornitura energetica che negli ultimi sei anni ha permesso di risparmiare circa 20.663 tonnellate di CO2, quantità assorbita da circa 146.089 alberi in un anno. Numeri straordinari, studiati con attenzione dagli esperti, obiettivo delle altre aziende. Insomma, la ricetta è chiara: amore per il proprio lavoro, le proprie origini legate al rispetto dell'ambiente e della genuinità. Un mix che piace e appaga i visitatori. Intanto, si marcia spediti. Con alle spalle, un bel pezzo di stagione con il segno più. E i riflettori internazionali sulle strutture che conquistano il consenso degli addetti ai lavori, degli ospiti e degli aficionados. Il Resort Valle dell'Erica Spa Thalasso & Spa di Santa Teresa Gallura è in corsa per essere riconfermato il resort più green d'Europa. In corsa alle luci della ribalta anche il Resort & Spa Le Dune di Badesi. L’albergo con annesso uno splendido centro benessere, è nella lista delle Nomination per la categoria Italy’s Leading hotel e resort. E non è tutto. La catena Delphina hotels & resorts é nella lista delle migliori del reame per avere una pregiata riconferma: salire sul trono come Italy’s leading hotel group. In sostanza, una regione che cresce, ci crede, innova e propone il top di gamma della ricettività alberghiera. Ma se si parla di Delphina, questa non è più una notizia.
Cagliari, punto di pregio a Torino
Un pareggio prezioso
Torino-Cagliari finisce senza reti. Buona lettura di Ranieri, che imbriglia i granata e porta un punto a casa. Prove super di Makoumbou, Dossena e Sulemana. Un buon viatico in vista dell'Inter
Mario Frongia
Un pareggio prezioso, in casa del Toro decimo dell'ultima A, con lo stesso tecnico, da tre anni, e gli stessi problemi: asfittico sotto porta. Ma il merito di 96' alla pari è stato del Cagliari. Ben piazzato, coraggioso, a testa alta, alto e disinvolto. Un punto incoraggiante. E adesso, acquisti per Sir Claudio, difensori e attaccante. E testa all'Inter, il 28 alla Domus
Le sorprese. Debutto in A a settantuno giorni dal miracolo di Bari. Si gioca allo Stadio olimpico grande Torino. Senza Pavoletti, con Oristanio, Luvumbo e Nandez, una sorta di 3-4-2-1 che con la palla diventa un 4-3-3 ibrido, quasi a specchio con il Toro. Claudio Ranieri mescola le carte. Con Goldaniga, eterno partente, dal via a destra: soffrirà con Karamoh. Solite sorprese griffate Ranieri. Che parte con cinque esordienti in A: Dossena, Makoumbu, Azzi, Luvumbo e Oristanio. Mancano i nuovi Janckto, Augello, Shomurodov, Prati e il dodicesimo (?) Scuffet.
Con 36 gradi. Prima palla gol dopo tre minuti con Sanabria, Radunovic compie una mezza impresa. Cagliari riparte molto aggressivo e linea alta. Al 7' tira Azzi, alto. Poi è Nandez a impegnare Milinkovic Savic. Il Toro riparte. Clamorosa l'occasione di Schuurs, fuori di un pelo di testa. Ci provano anche Karamoh e Ricci. I rossoblù rispondono con Oristanio e Luvumbo. I numeri dei primi 45' (caldo asfissiante e un cooling break chiamato dall'arbitro Grosso: bravo nel far giocare) vedono Toro con più possesso (61 e 39), corner (5 e 1), cross (11 a 1). In parità i tiri in porta e fuori (1-1, 5-5). Ranieri tiene fuori Augello, i suoi traversoni non servono se non c'è Pavoletti. E cerca di sorprendere Juric e i suoi stando molto alto: la prova collettiva al debutto in A non è male. Plauso per Oristanio, Dossena, Sulemana e Makoumbou. Nella media Nandez e Zappa.
Cambi annunciati. Juric inserisce Ranodjic, Ranieri toglie Goldaniga e piazza Di Pardo. L'avvio è meno intenso di quello visto nel primo tempo. Punge Luvumbo, che reclama un fallo in area. Entrano Jankto e Shomurudov per Oristanio e Luvumbo. Ranieri urla, la squadra pare aver ritrovato la velocità giusta. Buona occasione per Jankto, girata debole. Il Cagliari c'è. Si sentono anche i 400 tifosi rossoblù, tra ventiduemila! Pavoletti subentra a Nandez, Shomurodov va a sinistra. Pavo tira, angolo. Il Toro attacca con Ilicic. La partita è aperta, Ranieri muove bene le pedine. Ma è Ranodjic, botta dal limite, a far tremare Radunovic. Finisce con 6' di recupero.
Memoria e umiltà. Utile riandare anche alle parole dedicate a Carletto Mazzone, rimarcate da Claudio Ranieri: "Grande uomo, grande allenatore. Mi ha fatto indossare la fascia di capitano a Catanzaro. Non lo scorderò!". Il Cagliari ha giocato listato a lutto, sor Magara non si dimentica. Quindi, la giusta umiltà nel dna pre-gara: "Prenderemo delle libecciate, con 4, 5 gol e dovremo essere abili nel gestirle, così come le vittorie!". Poi, è andata come è andata.
Torino-Cagliari: probabili formazioni e dove vederla in tv
L'attesa è finita. Aspettando l'attesissima "prima" alla Domus contro l'Inter, il ritorno in A del Cagliari di Claudio Ranieri passa da Torino dove la formazione rossoblu esordirà contro i granata di Ivan Juric. Non sarà un inizio soft. Pavoletti e compagni affronteranno una formazione collaudata, che conosce a memoria le richieste tattiche del proprio tecnico e che lo scorso anno ha chiuso al decimo posto giocando fino all'ultimo per un piazzamento in Europa.
Le probabili formazioni
Ranieri deve fare i conti con l'infermeria e con le pesantissime assenze di Rog, Mancosu e Lapadula. In attesa degli ultimi colpi di mercato, il tecnico dovrebbe giocare col 4-3-2-1 con Pavoletti davanti supportato da Luvumbo e il neo-acquisto Oristanio. A centrocampo Nandez Makoumbou e l'altra new entry Sulemana. Tra i pali confermato Radunovic, eroe della doppia finale playoff col Bari, Zappa e Augello sulle fasce, al centro Dossena e Obert. 3-4-2-1 per il Toro di Juric con l'ex Bellanova a destra nel centrocampo composto da Ricci, Ilic e Vojvoda. Davanti Sanabria con Vlasic e Radoijn alle spalle.
TORINO (3-4-2-1): Milinkovic-Savic; Schuurs, Buongiorno, Rodriguez; Bellanova, Ricci, Ilic, Vojvoda; Vlasic, Radonjic; Sanabria. All. Juric.
CAGLIARI (4-3-2-1): Radunovic; Zappa, Dossena, Obert, Augello; Nandez, Makoumbou, Sulemana; Oristanio, Luvumbo; Pavoletti. All. Ranieri.
Dove vedere la gara in Tv o in streming
La gara sarà visibile sia in diretta streaming su Dazn che sul satellite su Sky Sport Calcio (numero 202 e 249 del satellite, numero 473 e 483 del digitale terrestre) e Sky Sport (numero 251 del satellite). Per gli abbonati di entrambe le piattaforme, la partita potrà essere vista in tv tramite l'app DAZN disponibile sul decoder Sky Q. Per lo streaming, oltre alla piattaforma Dazn, il match sarà visibile anche su Sky Go e Now collegandosi con i siti ufficiali delle tre piattaforme con qualsiasi dispositivo mobile come tablet, iPhone, iPad e smartphone.
Torino-Cagliari, la vignetta di Frédéric Art
In occasione di tutte le gare del Cagliari, Gol Rossoblu avrà il piacere di ospitare le splendide vignette pre-partita dell'artista sardo Frédéric Art. Questa sera, alle 18.30, la squadra di Claudio Ranieri farà il loro esordio nella massima serie a Torino contro i granata di Ivan Juric e uno splendido torero rossoblu proverà a matare il Toro.