Monza in casa, Lazio fuori e Sassuolo alla Domus: match perfetti per capire cosa si può fare da grandi. Per contorno il business stadio e un mercato deficitario che pare destinato a non avere grandi colpi a gennaio
Mario Frongia
La risposta alla fiducia nobile e speranzosa dei tifosi è arrivata. E la si intuiva: a gennaio sarà complicato immaginare capriole e salti mortali riservati ad acquisti utili alla permanenza in A. Specie se prima, con step di rilievo proprio di questi giorni, non prende un nuovo abbrivio la questione stadio. Ma anche questo è un altro fronte in salita. I cinquanta milioni (“Nessuna Regione in Italia ha dato fondi ai club professionistici del calcio per fare lo stadio” la sintesi del recente messaggio del presidente della Giunta, Christian Solinas). Sia chiaro, Cagliari, e la Sardegna, hanno bisogno, sede o meno degli Europei del 2032, di una struttura moderna, ecocompatibile, multifunzionale, ben incernierata nel restyling del quartiere sant’Elia e del lungomare che va da Su Siccu verso Calamosca e Marina Piccola. Un miraggio? Può darsi. Ma lo stato dell’arte, al di là degli strepiti e delle lettere ultimative presidenziali, è grosso modo questo. Dunque, il campo. E Claudio Ranieri che dosa, ricicla, reimposta quel che gli ha passato il convento. Si deve arrangiare e mantenere la barra dritta. Il campionato non regala nulla, le prime otto partite hanno visto Dossena e soci contro sette delle prime dieci. Ma va detto che anche le altre pretendenti alla salvezza erano in campo e dalle grandi hanno preso comunque qualche punticino. L’inversione di marcia c’è stata. Adesso, va confermata.
Passo indietro per guardare avanti. A inizio anno poco o nulla è stato fatto nel mercato invernale (Azzi e Prelec, rimandato al mittente a stagione chiusa). In quello estivo ci si è mossi tanto. Ma, anche stavolta, con pedine poco rispondenti ai desiderata del tecnico se si eccettua, forse, Augello, Scuffet e Jankto. Gli altri, da Petagna a Shomurodov, Oristanio, Prati, Sulemana, Wieteska e Hatzidiakos sono stati il frutto di una campagna basata sul rimpolpare la rosa spendendo il meno possibile. E non traggano in inganno i circa sei milioni di euro di disavanzo: da neopromossa, con la magia dei playoff dopo il quinto posto in stagione, ti ritrovi in serie A e devi ringraziare ogni sorta di divinità, a partire da Ranieri. Subito dopo se vuoi restarci devi progettare con competenza e buone relazioni, ancora prima che con il saldo del conto corrente. Se poi se ne deve tener conto e il bilancio spaventa, meglio passare la mano con dignità. Cagliari e il Cagliari, gli sportivi sardi, meritano un percorso appassionato, sincero e condiviso. Invece si ripassa da promo pubblicità accattivanti e avvicinanti, almeno nelle intenzioni. E si parla a consumatori anziché a tifosi. Ma questa è un’altra storia. Intanto, il Cagliari che dall’altro piccolo grande miracolo da record (da 0-3 a 4-3 con il Frosinone) ha ritrovato coraggio, organizzazione e spirito di squadra grazie al condottiere della leggenda Leicester, dal poker che doveva essere di maggior pregio qualitativo come da richieste dell’allenatore, ha sin qui lasciato a desiderare. E sta bello comodo in panca. Capita, ma il segnale è interessante. I due centrali difensivi stranieri sono dietro Goldaniga e Dossena che già erano in casa. E anche il giovane Obert pare averli scalzati. Per Wieteska e Hatzidiakos serve un po’ tutto: ambientamento, geometrie e conoscenza delle insidie del pallone italiano, mentalità e coraggio. Le altre due carte che per Ranieri nel post exploit di Bari erano indispensabili per dare una mano “ai miei vecchietti, forti ma vanno per i 33 e i 35!”) le parole di Sir Claudio riferendosi a Lapadula, Pavoletti e allo stesso Mancosu, hanno per ora dato solo timidi segnali di risveglio. Petagna e Shomurodov, anche per storia e carriera, sono lontani dal bomber “che vada almeno in doppia cifra”, come auspicato dal tecnico rossoblù.
Incertezze anche sull’altro fronte: i giovani Oristanio e Prati, ad esempio. In crescita, con personalità, abili nel farsi trovare pronti. Ma anche in questo caso la terapia Ranieri è andata a corrente alternata: “Voglio che mi mettano in difficoltà. Valuto tutti un allenamento dopo l’altro, stato di forma e condizione psicofisica, le avversarie, il contesto” è il mantra ranieriano. Dunque, meglio non poggiare troppo sulle spalle dei due troppe aspettative. Infine, due pezzi da novanta: il primo, Pereiro, per l’ingaggio colossale che ovviamente non dimezza come da input del patron, lo stesso che glielo ha concesso. Il secondo, Nandez, che dà sempre tutto ed è un valore aggiunto ma adesso è fuori dai giochi per un problema muscolare. A gennaio Pereiro pareva destinato ai saluti. Ma il diesse Nereo Bonato ha fallito a giugno e ancora prima ci aveva provato il suo predecessore, Stefano Capozucca: lo Spezia se lo sarebbe preso, avrebbe dato Agudelo a patto che il Cagliari si accollasse almeno metà stipendio dell’uruguaiano, 750mila dollari. Ma il patron ha detto no. E Gaston è sempre qui. Peggio ancora, se possibile, la foto su Nahitan Nandez: l’esterno è in scadenza di contratto, da gennaio può cominciare a cercarsi squadra. Ovviamente, ha rifiutato le proposte del presidente tese al dimezzamento dell’ingaggio.
E siamo al dunque. Con Monza, domenica alla Domus alle 12.30, Lazio all’Olimpico e Sassuolo a seguire in casa, il Cagliari si gioca una fetta importante del girone d'andata. Con i brianzoli, che giocano un buon calcio, vantano buone individualità e un entusiasmo contagioso, lo spartiacque è preciso. Il ko di Torino con la Juve va archiviato al meglio. Senza strascichi e ripensamenti. Di certo, i gol di Bremer e di Rugani, pressoché indisturbati in area, non sono da imputare alla sfortuna. E sulla fase difensiva Claudio Ranieri sta pigiando a tavoletta. Perché in A è indispensabile segnare ma è ancora più importante rendere il più ermetica possibile la propria porta: in stagione solo a Torino con i granata e in casa con l’Udinese, in entrambe le gare con Radunovic tra i pali, si sono avuti i clean sheet. Poco, troppo poco se devi mettere in cascina punti e fiducia. Un obiettivo fondamentale, dopo aver rimesso a posto la classifica, anche se si è di nuovo terzultimi, con la serie positiva Salernitana (2-2 all’Arechi), Frosinone (4-3) e Genoa (2-1), più Udinese (2-1 in Friuli) in Coppa Italia. Tre vittorie e un pareggio che hanno ridato morale e forza al gruppo. Ingredienti basilari per stare a galla. Ma adesso, c’è da stringere i denti. Testa e lavoro. E su questo c’è Ranieri. Che avverte: “Ci salveremo così come siamo saliti dalla B: all’ultimo secondo dell’ultima partita!”.