Lunedì, 07 Ottobre 2024 09:08

Pareggio d’oro allo Stadium

Scritto da
Vota questo articolo
(4 Voti)
Davide Nicola, passi avanti meditati e interessanti Davide Nicola, passi avanti meditati e interessanti

Il Cagliari blocca la Juve, si difende con ordine, le mette paura e porta a casa un punto prezioso. Applausi per Davide Nicola: il tecnico a Torino mostra coraggio e saggezza

 Mario Frongia

 La Juve stanca per il turno di Coppa, vinto in rimonta e con l’uomo in meno a Lipsia? Una squadra terza in classifica che aveva la propria porta imbattuta in campionato? Vlahovic, Yildiz e Conceicao, tridente anomalo ma tra i più quotati della A e non solo? L’intuito di Thiago Motta, architetto di un Bologna che gioca la Champions e designer juventino obbligato a vincere e convincere? Le domande sul pareggio prezioso strappato dal Cagliari allo Stadium sono tante. Forse, troppe. Per la chimica di uno dei giochi più appassionanti del pianeta - nonostante i tanti improvvisati che pensano di entrare per il business e sanno a malapena mettere i piedi sporchi di fango sul tavolo -, dopo sette turni quel che conta e aver mostrato personalità e coraggio. Sì, il dna del tecnico. Un signor Davide Nicola. Con buona pace delle etichette (“può allenare solo subentrando” la meno simpatica) e pur tenendo i piedi per terra: c’è ancora tanto da fare e bastano tre partite storte per rivederlo sulla graticola. Intanto, i fatti. Parliamo di uno che ha difeso i suoi dopo il secondo tempo mediocre contro il Como, il poker subito dal Napoli, la sconfitta di Lecce in dieci contro undici per un’oretta. Lo stesso che non ha cercato attenuanti dopo la non-partita contro l’Empoli alla Domus. Il tecnico ha chiesto dieci gare di rodaggio. Per capire se gruppo, singoli e club fossero all’altezza del progetto. L’esame l’hanno passato in pieno solo i tifosi, encomiabili, come sempre. Nel merito, pensare, visti i precedenti, che abbia toccato palla tra rinnovi, cessioni e acquisti, è infantile. Si è fidato, voleva mettersi alla prova in una piazza allettante. Ma questo in serie A, e a Cagliari, quasi mai è stata una scelta felice. Si vedrà. Intanto, le dieci gare di fiducia se le è conquistate sul campo.

 

Tattica, uomini, mercato. A Torino fuori Luvumbo, dentro Augello. Dopo i fasti di Parma, è parsa una scelta rinunciataria, visto il quoziente di spinta degli esterni e la barriera difensiva - pur senza Bremer - dei padroni di casa.  È andata diversamente, soprattutto per la posta in gioco. Il Cagliari ha saputo aspettare, Scuffet ha usato i guanti (Koopmeiner, Vlahovic e poco altro). Ha subito un rigore dubbio: ma sia chiaro, le regole sui tocchi di mano in area sono queste. Quel che conta davvero è la chiamata Var da tutti e per tutte. Poi, alle consuete riunioni con l’Associazione arbitrale, allenatori, capitani e vice vadano a dire nel modo giusto la loro. Il bersaglio della fiera - a farla molto sintetica - è il gol. Senza, ci si diverte molto meno. Ieri, Juventus-Cagliari sarebbe finita 0-0. Confermata la diga nella tonnara di mezzo (Adopo e Makoumbou, con qualche tocco in meno e qualche verticalizzazione in più) il gruppo, chiuso dietro e lesto nel provare a ripartire, ha retto le pressioni bianconere. Obert ha chiuso tra i migliori, mentre pare un tantino indietro Zortea. Anche per Gaetano e Prati la sosta è un’ottima medicina. Ma lascia perplessi il non poter dare il cambio a Mina: dopo un’ora il centrale, autore di una prova perfetta, è a rischio. La domanda è: quali sono le condizioni di Palomino? Comunque, è meglio non distrarsi. I 6 punti in sette gare sono il bottino rossoblù, dopo quattro match in casa e alcuni scontri diretti da cui ci si sarebbe aspettato di più (Como, Lecce, Empoli). In breve, da media retrocessione. “Il nostro obiettivo è la salvezza” replica Nicola. E fa molto bene a precisarlo. Il Cagliari ha una qualità tecnica della rosa che non lascia tranquilli. Acciacchi, infortuni, carta d’identità e conseguente tenuta atletica, sono alcuni temi da tenere presente per una corsa che non lascia tranquilli almeno otto società. Viene facile tenere fuori dal mazzo il Monza attuale: Adriano Galliani a gennaio, se servisse, ha mezzi e capacità per colmare le lacune. In casa rossoblù no: perché se così fosse stato, non ci sarebbe stata la necessità di salutare in tutta fretta Dossena e Sulemana, dare l’addio a Nandez senza ricavare un euro, abbandonare Oristanio. E provare a vendere tutti i “vendibili”, per entrare senza soldi, leggasi Indice di liquidità, alla fiera estiva del compravendi. Adesso, riposo, lavoro e testa al Torino.

Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi