Mario Frongia

Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi

La Scuola d'arte drammatica di Cagliari curata dal regista Lelio Lecis in scena al “Maria Carta” di Elmas sino al 30 giugno. Diciassette spettacoli su opere di Ibsen. Andersen, Garcia Lorca. Spazio anche per Fred Buscaglione

Mario Frongia

La rivista specialistica “Prove Aperte” l’ha inserita tra le dieci migliori scuole in Italia. Un bel colpo per la Scuola d’arte drammatica di Cagliari. Nata nel 1991 grazie a Lelio Lecis,  regista, autore e direttore artistico della compagnia Akròama, ha per obiettivo, oltre alla formazione professionale, una filosofia vincente: far entrare l’arte teatrale e dello spettacolo nella quotidianità di vaste fasce sociali, dando la possibilità, soprattutto a un pubblico giovane, di godersi le proposte con ingressi a prezzi speciali. Da qui, avanza tra gli applausi la rassegna “Actor Giovane”. Con la direzione artistica e docenza dell’attore e regista Simeone Latini, la direzione organizzativa di Gabriela Sandu, supportata dai docenti Caterina Ghidini, Marta Proietti Orzella e Marco Nateri, la Scuola sbarca al Teatro Maria Carta di Elmas con diciassette spettacoli in calendario sino al 30 giugno. In sostanza, la conclusione dell’anno accademico 2023/24 per gli allievi della Scuola avviene anche con il coinvolgimento delle compagnie Origamundi e Teatro Sassari/Farò Teatro Aps. “Actor Giovane è una rassegna che costituisce un momento di verifica ma anche una vera e propria festa, dopo un percorso formativo di mesi di intensa attività, si arriva ad una manifestazione all'insegna della vivacità culturale e della sperimentazione che unisce protagonisti e pubblico” spiega Lelio Lecis. Al via oggi alle 19.30, con i bambini dai 9 ai 13 anni diretti dalla regista Caterina Ghidini che portano in scena “Impariamo a volare”. Sempre la Ghidini guida gli spettacoli di venerdì 14, alle 19.30, “Allegretto andante in amicizia” con i bimbi dai 5 ai 7 anni. Alle 21 in scena gli adolescenti (14/16 anni) con “Antonia”, sabato 15 alle 19.30 “Fili di Parole” con i bambini 8/11 anni e alle 21 sul palco gli allievi (14/17) anni con “Un Amleto tra noi”.

 

Buscaglione, Andersen e Garcia Lorca. Domenica 16 alle 20 inscena gli allievi del Corso avanzato diretti da Simeone Latini con “Singolare Femminile”,  performance fonde recitazione, danza e musica e grida il suo no alla violenza sulle donne. Alle 21 la Compagnia Origamundi Teatro con lo spettacolo di e con Ivano Cugia “A qualcuno piace Fred”. Narrazione avvincente e colonna sonora che cattura l'essenza dell’epoca dell’indimenticabile artista. Caterina Ghidini porterà sul palco gli allievi (13/15 anni) mercoledì 19 giugno con “Nel loro Sole”, giovedì 20 con “Una vita da favola”, che racconta la vita di Hans Christian Andersen, venerdì 21 sul palco gli allievi del corso Giovani (16/19 anni) con “Apocalisse con figure”, racconti e testimonianze dal Processo di Norimberga del 1945. Marta Proietti Orzella, sempre alle ore 21, condurrà mercoledì 19 il corso Principianti con *Escape”, regia con Francesco Civile. Giovedì 20 gli aspiranti attori del corso Intermedio Over30 recitano in “Avanti il prossimo”, basato su sullo show business. Venerdì 21, sempre gli Over30 con “Evviva gli sposi!”, tra sketch, monologhi e siparietti sulla vita coniugale. Sabato 29, ancora gli Over30 con “Il gatto in tasca”, su signor Pacarel, l’inventore dello zucchero per diabetici. Lo spettacolo è preceduto alle 19.30 da Teatro Sassari/Farò Teatro Aps con “Fenomeni! I delitti de Les cerisiers” da Friedrich Dürrenmatt, regia a cura di Laura Garau: storia di inganni e potere, tra ragione e follia. In chiusura, domenica 30 giugno, due spettacoli con la regia di Simeone Latini. Alle 19.30 il corso Avanzato presenta “La Barraca”, ovvero la compagnia itinerante di Federico Garcia Lorca. Alle 21 gli Aspiranti attori in scena con “Ibsen in una stanza”: cinque quadri teatrali sulle opere più celebri del grande drammaturgo norvegese. In definitiva, un viaggio teatrale proficuo e avvincente. La rassegna è realizzata con il contributo dell’assessorato regionale Spettacolo e del Comune di Cagliari, con la collaborazione di Teleflex e di Akroama Teatro. Info e acquisto biglietti su www.scuoladiteatrocagliari.it - 333.6853960.

Sabato, 08 Giugno 2024 11:38

Prendi i soldi e scappa!

Claudio Ranieri ha capito che aria tira dalla presidenza del Cagliari e ha rotto il secondo anno di contratto. Intanto, il club assiste all’accasarsi dei possibili sostituti, promette sorprese ma è ancora senza tecnico dal 28 maggio

Mario Frongia

Il meraviglioso film di Woody Allen citato nel titolo è sintesi parziale di quel che è accaduto al Cagliari. Di certo, chi ha gongolato è sicuramente il patron: se è vero che Sir Claudio aveva un altro anno di contratto, oltre allo staff, per un milione e settecentomila euro, il risparmio è stato consistente. Poi, fin dal dicembre 2022, l’aver imposto la totale scomparsa dai radar del capo e dei suoi pretoriani, era troppo difficile da ingoiare ancora. Di fatto, in parte, ma non troppo, l’uscita da signore della leggenda Leicester, ha annacquato la contestazione, i fischi e lo striscione dello stadio nella notte della sconfitta con la Fiorentina, la diciottesima. Il presidente ha incassato, male, la bordata dei sedicimila della Domus e lo striscione della Nord che lo ha diffidato dal non avere ancora una volta un progetto serio. Va così, tra strafalcioni, operazioni intrise di boria e visione modesta (i quattro milioni di euro per anno a Godin, 35enne scaricato dall'Inter e acciaccato, è stato il top con passerelle, musica del Gladiatore, hostess e coriandoli alla Domus!), modalità non consone con persone per bene come Zeman, Zola, Festa, Rastelli, Maran, Di Francesco, Carli, Rossi e altri,  da dieci anni. Adesso, senza certezze per lo stadio nuovo e le promesse ai costruttori, gli sponsor e le compagnie alberghiere, il momento è decisivo. In campo e fuori. Peraltro, ai tanti senza memoria sfugge che quello con i viola è stato il diciottesimo ko di una stagione chiusa con la salvezza a un turno dalla fine. E che le tre reti incassate da Bonaventura e soci si aggiungono alle cinque subite a San Siro dal Milan e al tris incassato a Marassi dal Genoa! Poi, avanza il resto. Ranieri ha rinunciato a una montagna di soldi e se ne va dopo aver compiuto il secondo miracolo con un gruppo di modesta qualità tecnica. E lo fa dopo essere stato beffato lo scorso anno (Azzi e Prelec i rinforzi per una squadra presa da quattordicesima e poi portata in A dai play off!) e anche la scorsa estate: con i due difensori “internazionali” e i due attaccanti da doppia cifra, sinonimo di una campagna fallimentare, appena rattoppata a gennaio con Mina e Gaetano. Poi, ci ha pensato Ranieri, dimettendosi, a scuotere lo spogliatoio ed evitare la retrocessione.

Il progetto che non c’è. I fatti: a una ventina di giorni dal fragoroso addio del tecnico romano e a meno di un mese dalla partenza in ritiro, il Cagliari non ha l’allenatore. Ed è complicato capire quale sia la strategia del duo Giulini-Bonato, con quest’ultimo piuttosto marginale nelle mosse del proprietario della Fluorsid, azienda di Macchiareddu che controlla il club e che, per quanto si sa, deve ancora eseguire i ventidue e rotti milioni di euro di bonifiche per inquinamento e disastro ambientale. Una storia attenzionata dal Corpo forestale. Ma stiamo al pallone. L’entourage del capo fa trapelare che si costruirà un Cagliari basato sui giovani. Bene. Ma la tifoseria si chiede se con Prati, Sulemana, Kingstone, Obert, Di Pardo, Gaetano (in ritorno al Napoli) e Oristanio (atteso dall’Inter) si riesca a mantenere la categoria. E si rischia di perdere anche uno, o più, tra Luvumbo, Dossena e Makoumbou, i soli ad avere richieste. Intanto, lo svecchiamento è in corso. Al solo Pavoletti pare sia stato dato un anno di rinnovo. Gli altri ballano. Da Shomourodov a Petagna fino a  Mina, riconfermato ma parrebbero forti le sirene sudamericane, Viola, Lapadula, Scuffet, Jankto, in tanti potrebbero salutare per fine prestito o mancato accordo, poco cambia. Proprio come Claudio Ranieri. Ma il top, altra volontaria dimenticanza mediatica, è l’addio di Nandez, tra i pochi, per tecnica e determinazione, a poter stare in A. L’uruguagio, come si sapeva da tempo, pagato diciotto milioni di euro, è andato via a zero, dopo aver avuto anche un’offerta da quaranta milioni del West Ham. Quando si dice saperci fare.

Una comoda giostra. Per la pesante successione di Ranieri sono stati tirati in ballo, spesso ad arte, Vanoli, Baroni, Gotti, Dionisi, Pippo Inzaghi, Pisacane, Vivarini, Villa, Andreazzoli, Sarri, Calzona, Paulo Sosa, Lucescu jr e tanti altri. Oltre al solito Juric, già contattato dal patron l’anno dell’orribile retrocessione culminata a Venezia, mentre il diesse Capozucca lavorava per l’automatico rinnovo di Semplici, autore di una buona rincorsa che era valsa la salvezza. Poi, sappiamo come è andata. Juric ha mostrato i denti e chiarezza, sapendo con chi aveva a che fare: “Presidente, perché chiunque incontri mi parla male di lei?” la frase di Ranieri in un’intervista dello scorso autunno. Morale, Semplici è stato riconfermato ed esonerato dopo tre partite, è arrivato Mazzarri a peso d’oro, cacciato a sua volta con strascichi in tribunale, squadra ad Agostini e tracollo in Laguna, quando sarebbe bastato un golletto per battere il Venezia già retrocesso e imbottito di riserve e Primavera. Una delle pagine più nere della storia del Cagliari. Adesso, le chiacchiere stanno a zero. Progetto, allenatore e giocatori da A cercasi. Altrimenti è molto più onorevole un passo indietro.   

Giovedì, 06 Giugno 2024 11:48

"Giampiero Galeazzi, un grande maestro!”

I saluti del questore Rosanna Lavezzaro, dell’assessore regionale Franco Cuccureddu, i ricordi dei volti tv Gianfranco Coppola, Simona Rolandi, Giorgio Porrà, Leonardo Metalli e Stefano Meloccaro. Per ricordare il telecronista in campo Gianfranco Zola, Mauro Esposito, Robert Acquafresca, David Suazo, Renato Copparoni e Leonardo Pavoletti contro gli Special Olympics con l'arbitraggio di Antonio Giua. Per l’evento dell’Unione sportiva stampa italiana, l’olimpionica Dalia Kaddari ha premiato i sei migliori allievi della scuola “Benedetto Croce” di Domus de Maria. Al Chia Laguna resort in vetrina i colori della Sardegna, tra sport, giornalismo e inclusione. "Apritevi agli altri" l'esortazione di Padre Gabriele Semino

Tre giorni intensi, condivisi, inclusivi. Nel cuore di una Sardegna spettacolare. Tra calette, spiagge dalla sabbia candida e calette con l'acqua turchese. Al Chia Laguna resort, la terza edizione del Memorial Giampiero Galeazzi, curata dall’Ussi in partecipazione con Coni, Msp, Odg, CraRegione e le associazioni sportive Aiace e Mediterranea, ha colto nel segno. Tra formazione, sport, inclusione, visibilità mediatica di alto profilo nel nome di un grande del giornalismo tv. “Giampiero è un maestro immortale, ci ha dato tante lezioni di un giornalismo fresco, appassionato e documentato, che saranno utilissime per sempre”, hanno detto Simona Rolandi (Rai Sport - La Domenica Sportiva), Giorgio Porrà (Sky Sport - L’uomo della domenica), Leonardo Metalli (Tg1) e Stefano Meloccaro (Sky - Radio Capital). Per l’assessore regionale Franco Cuccureddu “il Memorial è un bel momento nel ricordo di un grande telecronista. Un giornalismo fresco e documentato da non dimenticare. La manifestazione, con tante personalità che portano lustro alla nostra terra, è pregiato anche per le nuove generazioni, il territorio, le associazioni di volontariato e la scuola”. Parole di soddisfazione anche dal questore di Cagliari Rosanna Lavezzaro: “Un clima davvero positivo, abbiamo il compito di avvicinare i giovani, far avere loro esempi positivi e avere memoria”. La proiezione dei video saluti e ricordi di Giovanni Malagò, Gianluca Galeazzi, Fabio Aru, Paola Pezzo, Christian Brocchi, Gigi Casiraghi, Tino Demuro, Max Sirena, Adriano Panatta, Filippo Tortu e Danilo Gallinari,  hanno arricchito la serata. “Aver coinvolto questi giovani studenti e gli Special Olympics ha dato pregio alla manifestazione. Sono certo che Giampiero Galeazzi avrebbe apprezzato” le parole di Gianfranco Zola. “Giampiero ha firmato telecronache irripetibili” ha aggiunto Porrà. “In redazione era sempre prodigo di consigli, curiosità e indicazioni”, ha sottolineato commossa Simona Rolandi. “Giampiero ha coltivato un giornalismo di vicinanza e contatto con i grandi dello sport. Sbaglia chi pensa si trattasse di sola passione, era sempre preparato e sul pezzo” ha detto il presidente dell’Ussi nazionale, Gianfranco Coppola.

Ospiti doc. Di rilievo, a 55 giorni dalle Olimpiadi di Parigi, la presenza di Dalia Kaddari: “Non ho conosciuto Giampiero Galeazzi, ma le sue telecronache sono leggenda. I miei Giochi? Ci siamo qualificate con la staffetta 4x100, un risultato straordinario. Faccio atletica da dieci anni, non posso che essere soddisfatta dei traguardi raggiunti”. Dai circa cento partecipanti alla manifestazione ospitata al meglio dal resort di Chia, un plauso anche al docufilm su Lucio Dalla firmato per la Rai da Leonardo Metalli. L’inviato del Tg1 ha raccontato alla platea la trama e i dettagli del lavoro. Televisione d’autore e sport. “Giampiero anche nel tennis ha firmato cronache epiche, come la vittoria di Canè su Wilander nel ‘90 a Cagliari” il flash di Meloccaro. Anche da David Suazo, Mauro Esposito, Robert Acquafresca e Leonardi Pavoletti parole affettuose: “Evento perfetto nel ricordo di un giornalista che ha fatto la storia nella narrazione di Olimpiadi, mondiali, finali di tennis, calcio”. Grande attenzione alle parole di Padre Gabriele Semino: "L'uomo, nella quotidianità e nello sport, non si richiuda in se stesso ma si apra agli altri. Giampiero Galeazzi è stato un grande giornalista, modello di comunicazione empatica. Era tifoso della Lazio? In paradiso troveremo uno spazietto anche per qualche laziale" ha ironizzato il gesuita, noto romanista. "Evento che si apprezza per la sapiente commistione dei temi, utili a far crescere le attenzioni per il sistema Sardegna" ha aggiunto la professoressa Micaela Morelli, vice presidente di Fondazione di Sardegna. 

Corso di formazione. Coordinato da Giuseppe Deiana (caporedattore Unione Sarda), con Maria Assunta Serra ("Il Galeazzi avvicina allo sport, al territorio e contiene indicazioni positive anche per il mondo della ricerca" ha spiegato il direttore generale di Sardegna Ricerche) e Salvatore Melis (ricercatore Sardegna ricerche e UNiversità di Cagliari), Gianfranco Fancello (Università di Cagliari), Riccardo Dei Rossi (canottiere olimpico e imprenditore), Andrea Mentasti (manager sportivo eventi internazionali), Mario Zaccaria (presidente consulta nazionale Ussi) e Michele Cutolo (Movimento cristiano lavoratori-Entel) il corso di aggiornamento Odg-Ussi sul tema “Sardegna, tra sviluppo socioeconomico, turismo ed eventi sportivi. Ruolo dei media e della ricerca”. Interventi anche di Gianfranco Coppola, del consigliere regionale Alberto Urpi, del dirigente della Digos, Antonio Nicolli, dei presidenti di Garanzia Etica e Ctm, Enrico GaiaCarlo Arba, del direttore del Chia laguna resort, Marco Pedna, del sindaco di Domus de Maria, Concetta Spada, dei manager sportivi Alberto  Borsetti, Gianni Aramu, Vincenzo Girau, Gianfranco Perseu, Mario Friargiu e Dante Puddu.   

Dagli studenti alle glorie rossoblù. La manifestazione nazionale coordinata da Mario Frongia (consigliere nazionale Ussi), ha avuto il clou con la partecipazione della vicesindaco e dell’assessore allo sport di Domus de Maria, Maria Carla Leori e Davide Monni, che hanno ricevuto in omaggio biglietti e abbonamenti da donare agli studenti per l’utilizzo dei mezzi Ctm nel prossimo anno scolastico. I vincitori del contest letterario, curato dal docente Mario Fadda, sono stati premiati da Ussi, Msp e CraRegione: applausi per Rebecca Urru, Daigo Fenu e Davide Putzu (terza media), Mia Linvelli (seconda media), Mattia Tedde e Matilde Toro (prima media), accompagnati dalla vicepreside Nicoletta Orrù con la referente del plesso, Maria Francesca Medda. Ulteriori riconoscimenti per i campioni d’Italia del ’70, Beppe Tomasini e Adriano Reginato più Renato Copparoni, con Leonardo Metalli, Gianni Cadoni (presidente regionale Figc e vice-presidente nazionale Lnd), Riccardo Dei Rossi, Stefania Rosas e gli Special Olympics, Alberto Urpi, Mario e Fabio Lilliu (direttori del torneo), Andrea Uccheddu e Antonio Lo Cascio (responsabili sanitari). Plauso anche per Antonio Giua, primo fischietto sardo ad arbitrare in serie A che all'inaugurazione dell'evento ha diretto la gara di calcetto tra Special Olympics e leggende del calcio.

Dai campi. Il torneo maschile è stato appannaggio della coppia Mauro Esposito-Marco Marchese, che si sono imposti in finale contro Zola- Acquafresca. In campo femminile, vittoriose Cristiana Aime e Rita Muru su Ilaria Sebastiani-Giovanna Rigato. Bloccati in semifinale Meloccaro-Metalli e Arba-Carta. Buona performance anche da Loffredo-Nieddu. In chiusura foto, video, medaglie e targhe ricordo.

A tre anni dalla scomparsa del medico di famiglia a Elmas, amici, compagni e colleghi l’hanno ricordato come gli sarebbe piaciuto

Mario Frongia

L’ hanno ricordato con indosso la tshirt “Lello, sempre con noi”. In un campo, per un mini torneo di padel che gli sarebbe piaciuto. Tra aneddoti, battute, frecciatine. Raffaele Lello Solinas se ne è andato il 12 maggio del 2021. Gli amici del Tennis club Cagliari, dove lui amava trascorrere il tempo che gli lasciava libero l’intensa attività specialistica, si sono ritrovati nel suo nome. Un picco lo grande memorial. All’aria aperta, tra sport, paninetti mortadella e gorgonzola, calici alti: Lello amava la Divina commedia e la buona birra, meglio se con la compagnia giusta e scherzosa. Per il medico di medicina generale con ambulatorio a Elmas, specializzato anche in otorinolaringoiatria, in prima fila nel curare eventi, corsi di formazione e aggiornamento sanitario - nelle sue discipline ma anche mental coach per la comunicazione medica - il padel era diventato il suo post tennis. Valvola di sfogo, decontaminante e includente. La racchetta con le corde in sintetico aveva lasciato pian piano spazio a quella compatta in carbonio. La “padella” aveva preso il sopravvento.

Agonista indomabile. Il maestro, da Andrea Lecca per il tennis, era diventato Mariano Talaferro, argentino e pioniere della “bandeja” nel capoluogo. Gli amici? Sempre gli stessi. Gege Lucca, Riccardo Mamusa, Roberto Serra, Enrico Solla, Mariano Diaz, Tore Lilliu (promotore attento e affettuoso dell'evento) , Paolo e Mino Argiolas, Sergio Bertola, Ale Orani, Giulio Loi, Giorgio Capra, Giorgio Aru. Carlo Leone, Chicco Melis, Marco Marchese, Andrea Locci, Marco Galasso, Gianni Aramu, Beniamino Loi, Sandro Sassu, Bruno Corda, Alessandro Caravati, Chicco Carta, Marco Orani, Ubaldo Caria, Giacomo Corda, Luciano Marroccu, Marcello Dolia, Alfonsino Dessì, Pino Dessì, Mario e Fabio Lilliu, Luisanna Fodde, Gianmassimo Sechi e i tanti avversari e compagni del circolo di Monte Urpinu, gli hanno reso omaggio in un pomeriggio di sole. Con un filo di mestizia. Lello, classe '54, che ha lasciato nello sconforto la moglie Patrizia e i figli Giulia, Marco e Andrea, ha sempre avuto attenzioni e una parola buona per tutti. negli spogliatoi del circolo era sempre disponibile. Anche con quanti si ritrovavano in emergenza, senza un farmaco o un fastidio. Si adoperava e trovava la soluzione. In piena pandemia, grazie anche alle possibilità di poter praticare il padel nonostante il lockdown, la sua presenza ai match pomeridiani era diventata assidua. Era un combattente. Agonista tutto d’un pezzo. Capace di non mollare mai e trovare sempre e a qualsiasi costo un colpo, uno spazio, una protesta per recuperare un set o un game andato male. Finita la sfida, ripartiva dal via: “Domani, chi gioca?”. Un treno. Carico di ambizioni ed energia. Da tre anni la sua mancanza è un vuoto indelebile. Eppure, certi pomeriggi, pare possa spuntare con la sua solita andatura ciondolante. Ma purtroppo, non sarà così. Il gruppo di sempre, guidato dall’ortopedico Andrea Uccheddu gli ha dedicato un attimo di silenzio. Con le racchette bene in vista. Ti sia sempre lieve la terra, Lello.

Il trio atomico Zola-Suazo-Esposito, i bomber Acquafresca e Pavoletti e le Glorie rossoblù a Domus de Maria. La Sardegna che piace e conquista esaltata dall’Ussi nel nome di un telecronista indimenticabile

Uniti nel ricordo di un grande telecronista. Giampiero Galeazzi se ne è andato il 12 novembre del 2021. Il 18 maggio scorso avrebbe compiuto 78 anni. Voce storica dello sport italiano, appassionato, aggressivo, di una simpatia includente e indimenticabile. “È stato unico, la sua era una narrazione precisa, competente, attenta” ha detto Giovanni Malagò. Il presidente del Coni ha sposato dal via la manifestazione che ricorda il giornalista nato a sport, pane e Rai. Anche i figli Gianluca e Susanna,  cronisti a La7 e Canale 5, non hanno dubbi: “Nostro padre era straripante, ti teneva aggrappato alla tv. Sulla barca degli Abbagnale e Di Capua, in quella mitica medaglia d’oro olimpica, aveva fatto salire a bordo mezza Italia”. Quel podio di Seul, settembre 1988, è solo una delle tante perle giornalistiche di “Bisteccone”, soprannome appiccicatogli dal capo dello sport Rai, Gilberto Evangelisti. “Nel 1990 segue Italia-Svezia di Davis al Tc Cagliari. Canè batte Wilander, allora 3 al mondo. Il match epico, finisce il lunedì. La telecronaca di Giampiero è da cineteca. Torna in redazione il martedì. Nessuno di noi gli dice nulla. Lui, gironzola un po’. Poi, va via. Sulla porta sussurra: “Vabbè, che ce sto a fa! Tanto la mia cronaca di ieri la daranno nelle scuole di giornalismo!” l’aneddoto emozionato di Iacopo Volpi, direttore di RaiSport. Per Gianfranco Coppola, presidente Ussi, l’esempio è nitido: “Un perfetto tramite tra pubblico, cultura popolare e sport di qualità. Giampiero è stato maestro di cronaca”. Tino Demuro, imprenditore e fondatore di Vigne Surrau lo ha ricordato così: “Era una furia, trascorreva da noi in Gallura le vacanze estive. Quanto abbiamo riso! Lo voglio ricordare felice che canta Battisti accompagnato dai Gatti di vicolo miracoli”.

Inclusione, territorio, cronaca, professione. La terza edizione del Memorial, curato fin dal 2022 da Mario Frongia, consigliere nazionale Ussi, si svolge con la preziosa collaborazione di Gianni Aramu, Alberto Borsetti, Vincenzo Girau e Gianfranco Perseu, alla guida di CraRegione, Msp Sardegna, Aiace e Mediterranea, prevede corso di formazione professionale, contest letterario. L’evento Ussi-Odg-Msp con il supporto di Regione Sardegna, Fondazione di Sardegna, Coni, RaiSport, Sardegna Ricerche, Sport e salute, comune di Domus de Maria, CraRegione e vari sponsor (Crai-Abbi, Garanzia Etica, Autovamm, Entel-Mcl, Ctm e altri) si tiene al Chia Laguna resort, da domani, giovedì 30, a sabato 1 giugno. La splendida struttura diretta da Marco Pedna attende accolto cronisti e celebrità con il consueto garbo. Atteso il kick off con Glorie rossoblù ed ex dello scudetto. In campo anche Gianfranco Zola, David Suazo, Mauro Esposito, Robert Acquafresca, Leonardo Pavoletti e Massimo Rastelli. In scaletta i video-saluti di Adriano Panatta, Danilo Gallinari, Max Sirena, Paola Pezzo, Fabio Aru, Christian Brocchi, Gigi Casiraghi, Dalia Kaddari, Filippo Tortu. I contributi di Gianluca e Susanna Galeazzi, Giorgio Porrà (Sky), Simona Rolandi (Domenica sportiva Rai), Leonardo Metalli (Tg1 Rai), Stefano Meloccaro (radio Capital-Sky) e Iacopo Volpi. In scena anche gli Special Olympics di Stefana Rosas. In scaletta anche un torneo di padel con giornalisti, autorità, celebrità di sport, tv, ecc, ed è patrocinato da Regione Sardegna, Coni, Odg, Ussi, Figc-Lega Pro, Sport e salute, Msp Sardegna, Sardegna Ricerche, Fondazione di Sardegna, Movimento cristiano lavoratori-Entel, comune di Domus de Maria con partnership di RaiSport. L’evento - sostenuto fin dalla prima edizione dall’assessore della Giunta regionale precedente, Gianni Chessa - curato da Mario Frongia (consigliere nazionale Ussi) è stato presentato il 16 maggio al Coni da Iacopo Volpi e Simona Rolandi, con il presidente Giovanni Malagò, Gianluca e Susanna Galeazzi, Gianfranco Coppola, i dirigenti Borsetti e Aramu autorità, sportivi, cronisti. Al Memorial hanno aderito Zola, Esposito e Suazo: tridente atomico della risalita in A nel 2003/04, i bomber Acquafresca e Pavoletti, l’allenatore che ha vinto la B, undicesimo in A da debuttante, Massimo Rastelli. La manifestazione è in mediapartner con la Rai.

Formazione e inaugurazione. Domani, giovedì 30 maggio, alle 15 si apre con il corso Ussi-Ordine dei giornalisti: “Sardegna e sport. Tra innovazione e sviluppo socioeconomico del territorio. Il ruolo dei media e della ricerca”. Moderato da Giuseppe Deiana (caporedattore Unione Sarda), prevede i saluti di Luigi Almiento (Odg), Marco Pedna (dg Chia Laguna) e Gianfranco Coppola, relazioni di Maria Assunta Serra (dg Sardegna Ricerche), Gianfranco Fancello e Salvatore Melis (Università Cagliari e Sardegna ricerche), Riccardo dei Rossi (canottiere olimpico e imprenditore), Andrea Mentasti (manager sport&turismo), Enrico Gaia (banchiere), Michele Cutolo (vicepresidente nazionale Mcl-Entel) e Mario Zaccaria (presidente Consulta Ussi, già direttore Ansa Campania). Alla cerimonia - dalle 17.30 alle 20, attese le autorità regionali e locali - con l’assessore regionale turismo in carica, Franco Cuccureddu, sono attese diverse autorità locali e regionali. Previsti video, commemorazione, ospiti e testimonial, presentazione torneo, contest letterario, esibizione degli Special Olympics con campioni dello sport. L’organizzazione annunica diverse presenze a sorpresa.  

La Fiorentina vince 3-2 nell'extratime. In gol Deiola e Kingstone, prima rete in A. I rossoblù chiudono la stagione con 36 punti. La piazza freme, il futuro senza sir Claudio ridiventa incerto

Mario Frongia

Addio triste. La Fiorentina si prende i 3 punti vola a quota 57, il Cagliari si ferma a 36 e attende i risultati delle altre pericolanti. Il 3-2 si concretizza su calcio di rigore per fallo di Di Pardo su Beltran. Lo vede il Var, Prontera indica il dischetto. Arthur fulmina Aresti. Ma dopo oltre 11' di recupero. gestiti male dai rossoblù. Ma ormai è andata. Male. Anche per quel che poteva essere e non è stato. E siamo a Claudio Ranieri e al suo addio. Poteva proseguire? Sì, e non solo per l'altro anno di ingaggio a contratto. Ma se ne è andato. I motivi veri si sapranno più avanti. Intanto, poteva proseguire. Magari, non in panca. ma da manager all'inglese. Con compiti di supervisione tecnica, di campo, gestionale. d'intesa con un vero e autonomo direttore sportivo. E con un allenatore di sua fiducia. Ad esempio, Dionisi. Claudio Ranieri e una voragine che si avverte buia e tempestosa. Il signore di Testaccio ha vuotato l'armadietto di Asseminello. E ha preso la via per lo scalo di Elmas. Senza tentennamenti. Come potrebbe, d'altronde. Quando non si impara, e non si vuole imparare, scappano anche i migliori. Prima di ritrovarsi addosso responsabilità non dovute. Invischiati in mezze bugie, finzioni, piagnistei. Tutti di facciata. Perché, è risaputo, anche se cambiano i fattori, il prodotto rimane uguale. Ottimo per rose inadeguate, ingaggi sbagliati, salvezze risicate. Cagliari-Fiorentina è anche questo. L'addio di un allenatore che ha poco da spartire con la proprietà e un andazzo che vira in basso. "Eterna riconoscenza per un grande uomo. Grazie mister" è il saluto della Nord su un drappo da cinquanta metri. La tifoseria è calda, attenta, passionale. Ma ha capito. Il Cagliari merita ben altro. I sedicimila applaudono. Tutti in piedi, dall'arbitro Prontera ai ventidue in campo. Lui, ringrazia, commosso e quasi incredulo: "Klopp per l'addio al Liverpool ha pianto? Chissà se riuscirò a trattenere le lacrime!". Non ci è riuscito. Conoscendo il patron, c'è da augurarsi clemenza sull'imminente futuro. Dita incrociate. Sul maxischermo appaiono le foto di Davide Astori e Joe Barone. Rip.

Si gioca. Per tanti potrebbe essere l'ultima in rossoblù. Nandez, ad esempio, va via a zero. La Fiorentina è attesa dalla meritata finale di Conference contro l'Olympiakos. Il Cagliari si è salvato al Mapei con il Sassuolo. I ritmi sono modesti. Le ambizioni diverse, ma entrambe provano a pungere. Al 13' palla ferma e omaggio a capitan Astori. Due minuti e Viola cerca la porta con il sinistro al volo, su sponda di Lapadula, palla in curva. Miracoloso Scuffet su incornata di Belotti, prima vera occasione del match. La Fiorentina manovra palla a terra, il Cagliari cerca Lapadula con i lanci lunghi, troppo spesso imprecisi. "Giulini pretendiamo rispetto, programmi e chiarezza. Non basta la salvezza" è lo striscione degli ultrà. Chissà se servirà a qualcosa. Intanto, Deiola si divora l'1-0 di testa. a seguire, occasioni rossoblù: traversa scheggiata da Luvumbo e carambola che Terracciano salva sulla linea. Al 33' Zito, servito da Viola, può punire gli ospiti ma Terracciano intercetta. Ranieri è soddisfatto. Italiano meno. La Fiorentina passa al 39'. Azione alla mano, Bonaventura, ottava rete in stagione, punisce Scuffet con un sinistro liftato: 1-0. Nandez migliore in campo, poca roba da Viola, Prati e Lapadula, molli Obert, Augello e Zappa. Mina? Anche troppo duro. Scuffet nega il 2-0 a Castrovilli, in gran forma. I 18 punti di differenza tra le due squadre non mentono. Nel recupero segna Lapadula, ma è in fuorigioco. I toscani prevalgono per possesso palla (68 per cento) e passaggi a buon fine (84 vs 729. I rossoblù svettano nei tiri (7 vs 6).

L'addio a Ranieri. Si riparte con il Cagliari all'attacco. Zappa svirgola il cross senza disturbo. La pressione c'è, l'imprecisione nel controllo pure (Mina, Obert, Zappa). Italiano fiuta la trappola, dentro i titolari Nico Gonzales e Arthur. Al 13' ci prova Deiola, di testa a lato. Il duello Dodo-Luvumbo strappa applausi. Terracciano blocca facile una girata di Zappa. Segna Deiola, gioco fermo per off side. poi, il Var conferma. 1-1. La Fiorentina reagisce. Lapadula sbaglia l'assist di Viola, occasione che sfuma. Entrano Nzola e Beltran per Belotti e Bonaventura. Ma è il Cagliari a spingere. Arthur ci prova da 30 metri, alto. Ranieri inserisce Sulemana e Kingstone per Luvumbo e Deiola. Cross di Nandez, palo esterno, altro traversone, ci prova Viola, alto. Idem Martinez Quarta. La partita si sveglia. La sassata di destro di Kingstone è imprendibile: 2-1. Prima rete in serie A per lo zambiano classe 2003. Nico Gonzalez la pareggia su cross di Biraghi: 2-2. Lapadula insacca dal limite, rete annullata per fuorigioco. Nandez esce con la Domus che lo chiama: tornerà da avversario. A meno che dall'Arabia...Si rivedono Aresti (che chiude con il calcio a 38 anni) e Mancosu. Il Var, all'11' di recupero, richiama Prontera. Calcio di Di Pardo a Beltran, rigore. Arthur non sbaglia. Cagliari-Fiorentina 2-3. Si chiude con capitan Pavoletti, speaker, signore e bomber senza tempo. La passerella strameritata di Claudio Ranieri e l'applauso con la squadra sono la giusta cornice. 

Realtà a confronto con i presidenti Gabriele Gravina, Matteo Marani, Urbano Cairo e Fabrizio Corsi. Assieme per il Premio Inside the sport tenutosi al Centro tecnico Figc, promosso da Unione Stampa Sportiva Italiana e Movimento Cristiano Lavoratori. A Coverciano applausi anche per un apprezzato cronista figlio di Sardegna, Giorgio Porrà

 Mario Frongia

Le partitelle dei ragazzini, quello che ha i piedi del 10, l’altro che avrà la statura di Bastoni, la classe di Maldini o le mani di Buffon. Magari, il più minuto, dal fisico nervoso, ritroverà le magie di Zola, Totti e Del Piero. O il fiuto del gol di Inzaghi e Riva, Vieri e Toni. Pallonate, epoche, luoghi, uomini e futuro a confronto. Campanili e scienza, tifo e colori sociali. Un gioco, con interessi miliardari, che ancora appassiona. Con scenari che scomodano la regina delle opportunità, l’Intelligenza artificiale. Il calcio e l’Ia, un dibattito che si apre e non potrà chiudersi. Un po’ come la scoperta del fuoco o della ruota. Dopo, piaccia o meno, non si torna indietro. “Perdonatemi. È vero, con un computer e un’applicazione in pochi minuti di immagini vedi scorrere e puoi giudicare tanti calciatori di mezzo mondo. Ma credo che vedere dal vivo i giovani che giocano, sia fondamentale” dicono in coro Totò Di Natale e Oscar Damiani. Sì, al corso di formazione per i giornalisti curato dall’Ussi e supportato dalla Federcalcio, con il presidente Gabriele Gravina in prima fila, il parterre è stato di prim’ordine. Per la gioia del patron dell’Unione stampa sportiva italiana, Gianfranco Coppola, da settimane al lavoro per costruire un appuntamento, formativo e divulgativo, che si è rivelato di alto profilo. Per gli addetti ai lavori, per i protagonisti attuali e del recente passato. Applausi ai tecnici Renzo Ulivieri e Vincenzo Italiano, al nazionale Mattia Zaccagni, al portiere Wladimiro Falcone, al ds Claudio Fenucci. Tante le penne di pregio. Tra queste, anche il cagliaritano Giorgio Porrà: “Sì, sono una sorta di Indiana Jones, mi piace cesellare la notizia, approfondire, incuriosirmi. È un giornalismo datato ma funziona e per adesso me lo tengo stretto. L’Intelligenza artificiale? Sono qui per capirne di più” sottolinea l’apprezzato autore e conduttore di Sky. “Il calcio tra antica passione, Intelligenza artificiale e alta tecnologia” è stato crogiuolo di idee, conoscenze, confronto. “L’apprezzamento per l’Ussi e per questo incontro è per me motivo di soddisfazione. Assieme possiamo capire meglio e prima le evoluzioni tecnologiche che riguardano anche il nostro universo” dice compiaciuto Gabriele Gravina. Matteo Marani, numero uno della Lega C e abile direttore del Museo del calcio, non ha dubbi: “Siamo di fronte a varie opportunità, sta a noi riflettere sui modi, i tempi e la qualità culturale giusta per affiancarle”. Gianfranco Coppola, con al fianco il presidente e il vice del Movimento cristiano lavoratori, Alfonso Luzzi e Michele Cutolo, osserva: “Nascono e si sviluppano opzioni su cui dobbiamo riflettere. Un po’ ricorda il passaggio dai dimafonisti, i pezzi dettati al telefono, all’avvento dei pc e dei cellulari. Un contesto complicato e forse irripetibile. Anche con l’Intelligenza artificiale ci faremo trovare pronti”. Coordinata magistralmente da Simona Rolandi, la giornata - con i crediti formativi dell’Ordine giornalisti e i saluti del presidente di Odg Toscana, Giampaolo Marchini - si è sviluppata sugli “Scenari del calciomercato: intelligenza artificiale nuova sfida alla competenza?”, capitolo curato da Pina Debbi, vice direttore di La7. A seguire, “Il riflesso economico dell’intelligenza artificiale nel calcio” con Marco Bellinazzo (Sole 24 Ore). Punto centrale del corso il Video Ikm gen AI con l’intervento di Marco De Paoli, colosso K2k Shabaka. Sullo studio, che ha appassionato la sala, è arrivata la conferma di allenatori e calciatori, unanimi nel confermare la grande importanza della tecnologia e della sue applicazioni pratiche. Insomma, voglia di conoscenza. A chiudere, sul Ruolo della IA nel racconto dello sport è intervenuto Massimo Corcione (UniCattolica, Milano e già direttore di Sky sport).

 

Premi e abbracci. La Casa del calcio tricolore ha ospitato anche la quarta edizione di Inside the sport. Maturato dal binomio Unione stampa sportiva-Mcl, con i consiglieri Ussi Riccardo Signori, Mario Zaccaria, Giuliano Veronesi, Guido Lo Giudice e Mimma Calligaris,  ha avuto in apertura La Panchina d’oro consegnata da Gravina a Emiliano Del Duca, Ct dell’Italia beach soccer, vice campione del mondo e campione europeo in carica. Il presidente della Federcalcio, con il capo delegazione del club Italia, Ferdinando Arcopinto, ha poi donato la coppa dell’Europeo vinto nel 2023 a Matteo Marani. Il Premio alla carriera è andato a Renzo Ulivieri, presidente Aiac. Su etica, deontologia e metodiche professionali, si sono alternati volti e voci di grande notorietà. Esperti di calciomercato e dei linguaggi: scritto e radio-televisivo. A seguire, i Racconti di passione legati a fattori economici nell’epoca della IA. Un passaggio centrale con contributi dei cronisti Carlo Laudisa, Sara Meini, Sandro Sabatini e Ciro Venerato. Dalle buone pratiche ai premi. Per Calcio e organizzazione riconoscimento per Claudio Fenucci (ds Bologna), per Il presidente del calciomercato, Fabrizio Corsi (Empoli). Sulle Dinamiche del calciomercato, premio per Mauro Pederzoli (ds Parma), per il Procuratore-alla carriera, Oscar Damiani, per Calcio e valori, Mattia Zaccagni (accompagnato dal ds Angelo Fabiani). Infine, applausi per Calcio tra antico e moderno, Wladimiro Falcone (Lecce), per Il racconto del calcio, Giorgio Porrà, per l’Allenatore emergente, Vincenzo Italiano (Fiorentina), per il Calciatore bandiera, Totò Di Natale. La notarella è d’obbligo: le presenze sono state tutte preziose e di forte valore, istituzionale e di cronaca. Ma i presidenti Corsi (con l’Empoli che si gioca la salvezza), Cairo e il suo Toro che fiuta ancora aria d’Europa, lo stesso Fenucci, con il Bologna in campo contro la Juve a poche ore dall’intervento in aula magna, Italiano, atteso a Cagliari e con in mente la finale di Conference, sono stati esempio di professionalità e rispetto. Per l’Ussi e per tutti i giornalisti.

Mercoledì, 22 Maggio 2024 09:36

Suerte, sir Claudio!

 

Il tecnico lascia a testa alta dopo aver compiuto il secondo miracolo in diciotto mesi. Nonostante la distanza siderale dai modi e dalle vedute del patron, con una rosa modesta Ranieri ha scritto un’altra pagina indelebile di storia rossoblù

 

Mario Frongia

 

Game over. Sir Claudio dà una sistemata agli occhiali e solleva le braccia al cielo. Il saluto arriva domani, nel post Fiorentina. Impossibile ci sia un dietro front: il video postato ieri dal tecnico di Testaccio è esaustivo. La notizia colta da chiunque? Neanche un cenno alla società, meno che mai al presidente. Va via a testa alta. Ringraziando e senza ripensamenti. Adorato dalla tifoseria. La scelta è tosta. Umanamente difficile e comprensibile: “Lasciare adesso è giusto” dice nella clip da tre minuti e qualcosa. Ranieri non ha avuto bisogno di tirare la monetina. A Cagliari ha scritto la storia, meglio non sciuparla. Rischiando di ripartire tra interferenze, spifferi, caccia al business, soluzioni senza logica e last minute. Che, meglio ricordarlo proprio quando in tanti si prodigano nel dimenticare - ben insufflati sul tema -, ha portato a un organico di qualità tecniche modeste, tra infortunati cronici e da riabilitare. Peggio, male assortito e lontano dai suoi desiderata. Ovvero, l’incipit della scorsa estate. Meglio chiamarsi fuori per tempo. Con un sorriso e l’ennesima magia. Lontano dalle manovre di una proprietà che non è riuscita a stare distante e a dare le risposte giuste. “Abbiamo preso i giocatori che voleva, compresi i due difensori internazionali” le parole scombinate di Tommaso Giulini. Quel giorno il Cagliari perde 3-1 in casa con la Lazio. La prestazione è sconcertante. L’allenatore spiazza l’entourage e il capo supremo. Si dimette. Saranno i veterani, con in testa capitan Pavoletti, a farlo desistere. Il patron gli appioppa la fallimentare campagna estiva, un filo rattoppata a gennaio con Mina e Gaetano. Ranieri stringe i denti, si riparte. Si soffre e tanto. Eppure, l’allenatore della leggenda Leicester non molla. Rintuzza il fuoco amico, blinda la squadra. Ma la trama è chiara: la rosa del Cagliari è modesta. Ventisette gare tra le ultime tre, difesa e attacco tra le peggiori cinque. Un dna preciso, ieri e oggi: come si è visto, la salvezza è arrivata solo sull’orlo del baratro. Come quasi sempre nei dieci anni di proprietà giuliniana. Fanno eccezione le annate con Massimo Rastelli - tuttora recordmen da debuttante in A con 47 punti e l’undicesimo posto - e Rolando Maran.  Ranieri sa il suo.  Aveva chiesto due centrali che conoscessero la A e un attaccante da doppia cifra. Hanno toppato in entrambi i casi. “Ho indicato il calciatore A. Mi hanno fatto scegliere tra B e C. Sono io il responsabile del mercato?” La frase è di Maurizio Sarri. Ma non si sbaglia di molto a sovrapporle comodamente sul Ranieri pensiero. Troppo educato ed elegante per dibattere con il patron. Un vero sir. Capace di chiamare e portare il presidente di fronte ai tifosi al Mapei, dopo il 2-0 salvavita di domenica scorsa: regalo inaudito ma signorile.

 

Abissale divario di vedute e di comportamenti. Insomma, una storia con un solo vincitore, il tecnico di San Saba. Che lascia con orgoglio e rispetto verso i tanti sostenitori “che ci hanno sempre soffiato dietro, anche quando le cose andavano male!” Coraggio, onestà e mestiere, merce rara per tanti. Anche perché a tutto c’è un limite. Sa che, proseguendo, potrebbe anche perdere la pazienza di fronte a strategie velleitarie, opache, messaggi, incursioni. Così, dice basta all’essere mantello buono per coprire inadeguatezze e insufficiente disponibilità finanziaria: non a caso il patron in queste ore ha dettato la possibilità di poter lasciare. Parafulmine per la tifoseria - forse anche per le attività industriali esterne - Ranieri chiude da gran signore. Ha sempre detto che a Cagliari, dove è iniziata, si sarebbe chiusa la sua carriera. Magari, potrebbe ripensarci per la panchina di una Nazionale. Ma è dura. Lo attende la moglie Rosanna, la figlia Claudia - sposata con l’attore Alessandro Roja (il Dandi della serie Romanzo criminale) - che gli ha dato il nipotino Orlando. L’uomo, cittadino onorario di Cagliari, è stato unico. Ha protetto i suoi ragazzi. Li ha messi nella condizione di superare asticelle inimmaginabili. È stato un mostro nel creare spirito di squadra, mentalità, sacrificio, motivazioni. Lascia i Quattro mori tra le migliori venti d’Italia. Esce alla sua maniera. Vedute troppo diverse, modi e approcci distanti anni luce dal già consigliere d’amministrazione dell’Inter.

 

Feeling impossibile da costruire. “Presidente, perché chiunque incontri, tutti mi parlano male di lei?” è stata la risposta durante un’intervista al direttore di un quotidiano. I sassolini sarebbero tanti. Claudio Ranieri va oltre. Nel video manda un abbraccio a tutti i sardi, tifosi e sportivi. Gli sfugge di certo anche qualche lacrima: “Mi sento uno di voi, fin dalla prima volta”. Lontano 1988, chiamato da quel gran signore di Tonino Orrù, presidente vero, usato per imbonire la piazza, come Gigi Riva, da chi non se lo può permettere. Porta i rossoblù dalla C alla A. Firma la salvezza nel massimo campionato: un’impresa epica. Torna lo scorso anno. Subentra a Liverani, con Giulini messo spalle al muro dall’ambiente. Ranieri tentenna, sa e non si fida. Poi, cede, per un mix di affetto e riconoscenza verso una città e una terra da cui ha preso il volo, dopo aver allenato la Puteolana. A gennaio del 2023 sbarca ad Asseminello. Trova la squadra quattordicesima, stordita, a un passo dai play out Ma ha da subito le idee chiare. E le ha sempre avute. Chiede rinforzi, arrivano Azzi e Prelec. Coglie comunque i play off da quinta. La rete di Pavoletti a Bari nell’extratime è la cornice di un sogno che diventa realtà. Riparte in A, chiede pedine adeguate e per tempo. Non arrivano e si ritrova in mezzo al guado. Ma coglie comunque la permanenza, e i tanti denari per il club, nella massima serie. Al Cagliari chiude qui e così. Con un miracolo forse ancora più impattante e complicato di quello della scorsa stagione. Miracolo e condotta esemplare. I saluti sono commoventi, dal ricordo di Riva alle “libecciate”. Ha 72 anni. “Grazie a voi, nelle rimonte in casa siete stati decisivi” è la sintesi dell’addio. La società si affanna con un sontuoso quanto scontato post di riconoscenza. Chi gioca sul filo dell’abisso monta il toto allenatore (Juric?). Il mondo dello sport fa quel che deve e gli invia un gigantesco e sincero tributo. La tifoseria più attenta aveva capito da un pezzo. Suerte, Claudio. I dettagli? Pochi. Ma si scopriranno tra meno di 24 ore, nella pancia della Domus. The end.

 

 

Domenica, 19 Maggio 2024 14:42

Cagliari, salvezza in Emilia

Prati e Lapadula, su rigore, firmano il colpo che vale la serie A al Mapei contro il Sassuolo. Adesso, c’è da resettare una condotta societaria inefficiente. Domenica si chiude alla Domus con la Fiorentina

Mario Frongia

Serviva cuore, energia, testa. Più tanta concentrazione e aggressività. Il Cagliari si salva a un turno dalla fine, con il supporto dei circa quattro mila tifosi, al Mapei stadium. Il 2-0 della squadra di Claudio Ranieri, che timbra la salvezza isolana per la seconda volta a distanza di 33 anni, chiude una stagione con più ombre che luci. Oltre al doveroso monumento che merita e si è conquistato sul campo il tecnico - che firma un miracolo forse più grande della promozione dalla B lo scorso anno - la società dovrebbe farsi un serio esame di coscienza. Ma ci sarà tempo per i bilanci. Con due risultati su tre a disposizione, i rossoblù blindano il torneo con 90’ d’anticipo. La vittoria emiliana vale la salvezza matematica. Con il Sassuolo dell’ex Davide Ballardini che precipita tra i cadetti. Sir Claudio si è goduto la gioia della tifoseria. E domenica cala il sipario alla Domus con la Fiorentina, orientata soprattutto alla finale di Conference.

Pazienza e responsabilità. Claudio Ranieri parte dalle certezze. Dossena e Mina, non al meglio, al centro della difesa. Due mediani, Deiola e Sulemana. Gaetano, al rientro dopo la squalifica, come Augello, nella terra di mezzo. Shomurodov e Lapadula in attacco. Luvumbo in panca. Ed è questa la scelta che colpisce di più in avvio. Il tecnico punta a reggere l’assalto scontato dei padroni di casa. Per poi ripartire. Ma se c’è Nandez, manca Zito. La partita ha un avvio da incubo. Palla che scotta, tamburello osceno in serie A. Esce  Erlic, botta al costato, dentro Kumbulla. Tresoldi che manca la palla in area ed entra in collisione con Lapadula. Il contatto non convince l’internazionale Doveri e neanche il Var. I rossoblù controllano e aggrediscono, gli emiliani paiono terrorizzati. Il calcio? Un’altra cosa. Di interesse agonistico il duello Nandez-Doig. Nella prima mezz’ora manca all’appello Gaetano. Senza Makoumbou, pur con i troppi tocchi, si soffre. La palla scavalca la mediana, Deiola e Sulemana fanno il poco che possono. Palle insidiose? Una, con Pinamonti che di testa mette a lato di poco. I neroverdi crescono. Laurentie sale di tono. Primi sulle seconde palle e nei contrasti. Si combatte. Racic e Matheus Enrique prendono il sopravvento. Ma il ritmo è blando. E di precisione nelle rifiniture non se ne parla. Di tiri, meno che mai. Meriterebbero entrambe la retrocessione in B d’ufficio. Il primo segnale rossoblù è di Lapadula, sinistro a lato su rilancio approssimativo di Dossena. Mina? Una buona, una meno ma la presenza si sente. Il Sassuolo tiene il pallino. Il Cagliari chiude avanti nel recupero, tiro di Gaetano rimpallato in angolo. Doveri indica gli spogliatoi.

Strike con Prati e Lapadula. Ranieri accelera con Luvumbo per Shomurodov, evanescente o poco più. Ballardini risponde con Defrel, a seguire Obiang e Boloca. Ma la qualità e la gestione della palla sono davvero conformi al penultimo posto in classifica. Il Sassuolo rischia in contropiede, Nandez spreca il tocco finale. Ci prova Zappa, Consigli blocca. Entrambe le situazioni nascono da Gaetano che in mezzo, da “falso nueve”, dà pochi riferimenti. E da un avversario piazzato male, “malattia” che, con l’assenza infinita di Berardi, sta condannando la formazione prima di Dionisi, adesso dell’ex tecnico rossoblù. In ogni caso, bisognerebbe approfittarne. Ma il Cagliari sciupa e ha poca qualità nella misura sotto porta e al limite. Sulemana combatte e giganteggia. Doveri non fischia, conduzione all’inglese. Poi, Prati la sblocca al 20’. Piattone su punizione del subentrato Viola - out Deiola - , complice un bel lavoro in area di Dossena su tap in al tiro di Lapadula. L’1-0 promuove il Cagliari, che vola a 36 punti. E boccia il Sassuolo. Che prova a reagire. Giallo per Dossena, era in diffida, salterà l’ultima con la Fiorentina. I quattromila si accendono. La salvezza è a un passo. Nandez giganteggia per corsa e aiuto ai compagni. Sir Claudio inserisce Obert per Augello. Sulemana sfiora il palo, su percussione di Nandez. Poi, c’è san Kumbulla: palla innocua in area, fallo ingenuo su Lapadula, Doveri indica il dischetto. Mina chiede di batterlo, lo scacciano, non la prende bene. Batte Lapadula, Consigli va dalla parte giusta, la palla passa sotto: 2-0. La serie A, all’ultima spiaggia, dopo un campionato orribile e con mille sofferenze, viene confermata al 1’ del recupero.               

 

Concetto Vecchio, quirinalista di Repubblica, scava, annoda, mette assieme fatti, luoghi e persone per narrare una morte irrisolta

Mario Frongia

Si naviga in un’oscurità pungente, precisa. Condita da fatti, fonti, ricerche. Buon giornalismo, oggi per ieri e viceversa. Utile a scavare e riandare su GiacomoMatteotti e la sua uccisione. Uno dei primi ciak-si gira del regime fascista. Concetto Vecchio non cerca scorciatoie. Prende per mano con cura una delle menti più fervide e antagoniste. Narra una morte orribile e vigliacca. Fotografa il Polesine. Tra miserie e nebbia. Con un filo di mestizia che affonda nella notte dei tempi. E ci racconta l’omicidio “trauma”. L’avvio del Ventennio, tarantola che ingoia onore, bugie, dignità. “Io vi accuso - Giacomo Matteotti e noi”, non lascia scampo. Lo si legge veloci, 228 pagine, Utet, prima edizione polverizzata. Obbliga a prendere posizione. O di là, o di qua. Pochi margini per manovre demagogiche e comode ambiguità. Passato e presente, visti tempi ed esempi del potere attuale. L’autore conduce alla casa natale del socialista anomalo. Fratta, la famiglia, le scuole, il cimitero. Villamarzana, dove è stato sindaco. Pare quasi di sentire il rimestio delle posate e quell’aria spessa, gonfia di incognite e dubbi. Concetto Vecchio, quirinalista di Repubblica, indica luoghi e persone. Mette in fila testimonianze, carte, interventi parlamentari. Definisce slanci e perimetro dell’illuminato Matteotti. Che piace a Filippo Turati ma è scomodo a tanti. Nel rendergli complicata l’ascesa politica, storica e sociale, ci sarà anche il fuoco amico. “Si diverte a sfidare, e volere, l’impopolarità”. Tre anni di feroce servizio militare in Sicilia, la laurea in Giurisprudenza, i viaggi europei, le litigate in consiglio provinciale, il confino. Sono anche gli anni dell’amore per Velia Titta, toni intensi, quasi allenati al peggio. Le nozze a Roma in Campidoglio, i figli Giancarlo, MatteoIsabella, un’irrequietezza pulsante. Intorno, i vagiti, e qualcosa di più, del Duce e dei suoi. Concetto Vecchio leva il velo all’Italia che diventa dittatura, violenta e spavalda. Benito Mussolini è nato nel 1883, due anni prima di Matteotti. Il Paese è povero, frustrato, indeciso. Una distesa in cui curiosità e speculazione intellettuale del figlio di Gerolamo e Isabella, entrano a piedi uniti. Senza riserve. Le diseguaglianze, gli ultimi, i figli di un Dio minore, sono al centro del Matteotti politico, visionario e realista al tempo stesso.

La giustizia riparatrice. L’autore indaga, approfondisce con chi ne ha scritto e parlato. Ci sono le lettere di Giacomo e Velia, raccolte da Stefano Caretti. Cinema, Franco Nero con Florestano Vancini nel ‘72, e teatro, Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Le parole, tra gli altri, di Giorgio Bocca e Leo Longanesi. La proposta di Liliana Segre per il centenario dalla morte e l’incontro di Vecchio con la nipote, Laura Matteotti. Cronaca pura e maledetta. Tutt’ora indigesta. Pedinamenti, minacce, angherie: per Velia è l’inferno. Amerigo Dumini e un drappello di sgherri sul Lungotevere uccidono Giacomo Matteotti. È il 10 giugno 1924. Ha 39 anni. Gli assassini parcheggiano la Lancia K nera al Viminale. “La storia siamo noi”, canta Francesco de Gregori. Quella narrata da Concetto Vecchio ha una frase cult: “Senza pace attende il giorno della giustizia riparatrice”. Nel 1950 prefetto e questore di Rovigo l’hanno cassata. Solo nel 2011 è stata aggiunta alla lapide in piazza a Fratta Polesine. Ricorda Giacomo Matteotti.

Che ha messo e mette paura.

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