Mario Frongia

Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi

Sabato, 10 Febbraio 2024 17:11

Cagliari, orribile tonfo casalingo

Cagliari, orribile tonfo casalingo

Alla Domus la Lazio la chiude 3-1. Rossoblù disordinati e imprecisi. la tecnica ospite decide la gara. Claudio Ranieri inerme, la qualità fa la differenza. Gol della bandiera di Gaetano. La prossima si va a Udine

Mario Frongia

Altre tre pappine sul groppone e potevano essere altrettante se la supponenza ospite non avesse avuto la meglio. La Lazio vince 3-1 alla Domus e del Cagliari non c'è traccia o quasi. Quarta sconfitta di fila, penultimo posto dopo il successo dell'Empoli a Salerno in attesa dei risultati di Udinese e Verona, innanzi tutto. L'atteggiamento, specie nel primo tempo, ha condizionato una perfomance insufficiente. Molli, imprecisi, confusionari, senza idee se non  quelle di vecchia data: palla lunga e chissà che non si arrivi nei piedi di Lapadula, di suo abbastanza spento e fotocopia sbiadita del bomber della B. La differenza, anche nella seconda frazione si è visto qualche sprazzo di reazione, l'ha fatta la qualità tecnica di squadra e individuale. Una rosa con deficit di vecchia data, costruita male, rinforzata peggio in estate e con due acquisti invernali che non possono risolvere i mali di una gestione societaria mediocre. I miracoli difficilmente accadono per più di una volta. La prossima si va a Udine, faccia a faccia salvezza.

Novità e poco più. Mina e Gaetano in campo, con Viola a rimorchio di Lapadula, Petagna in panca. Dietro c'è Obert. Ma la sorpresa tra i primi undici è l'assenza di Dossena e l'ingresso di Deiola. A pensarci bene, non dev'essere stata una settimana facile per Claudio Ranieri. Il tecnico - reduce dall'orribile poker della Roma, terza sconfitta di fila - l'ha preparata quasi non avesse un domani. E per non sbagliare affida Luis Alberto a Makoumbou, Nandez va su Felipe Anderson e Deiola segue Guendouzi. Di Bello apre le sanze. Occasione Azzi, Provedel para, ma era in offside. Scuffet rischia sul primo angolo ospite, rimpallo velenoso di Gaetano dopo 5'. La Lazio è disordinata ma il Cagliari spazza e non costruisce. Male. La palla è nelle mani di Isaksen e soci. Nandez dà la carica ma non basta. Cataldi sbaglia l'appoggio, Lapadula scappa via imbeccato da Gaetano. Si intravede un brandello di palla manovrata, ma i passaggi sbagliati (Obert, Viola, Deiola, Azzi, Nandez), anche senza pressione, sono troppi. La Lazio pare giocare al gatto con il topo. Fraseggi lenti, manovra prevedibile, poche verticalizzazioni, tiri imprecisi. Il Cagliari regge. Viola al 18' impegna, centrale, Provedel. Primo tiro, fiacco, di Immobile. La squadra di Sarri controlla ma pericoli veri non ne crea. Poi, l'accelerata. Il disastro difensivo è multiplo: Isakesen crossa rasoterra, Azzi liscia la palla che sbatte su Deiola, Lazio in vantaggio al 26'. Immobile chiama Scuffet, ma è in fuori gioco. Dietro si balla, e non è una novità. Zappa e anche Mina nei disimpegni sono inguardabili. La reazione è blanda, timorosa: l'esatto contrario di quel che ha predicato Ranieri in settimana. La palla troppo spesso va all'indietro. Il pubblico fischia. Luis Alberto (stop e tiro alto) e compagni alzano i ritmi e giocano a un tocco pur sotto il diluvio. Eppure, il Cagliari ha la palla dell'1-1 nel minuto di extratime: punizione di Viola, spizzata di Lapadula sul filo del fuorigioco, Provedel si salva di piede. Si chiude con i laziali in vantaggio con il 62 per cento di possesso, 310 passaggi contro 177, 4 angoli contro uno.

Ennesimo tonfo. Ranieri lascia negli spogliatoi Azzi e inserisce Dossena. Luvumbo prende il posto di Viola, evanescente e ad autonomia limitata. La partenza rossoblù è veemente. Ci prova Luvumbo, crossano Nandez e Gaetano, Gila e soci ribattono. Poi, la ripartenza con il 2-0 di Immobile (200 reti in A) che al 4' firma il tap in su smanacciata di Scuffet sul sinistro di Isakssen. Un minuto e Gaetano la mette a giro all'incrocio: 2-1, prima rete con la maglia del Cagliari dell'ex Napoli, partita riaperta. Il match sale di tono. Immobile cicca davanti a Scuffet ma il passo dei rossoblù è diverso. Luis Alberto sfiora il 3-1 con sassata a fil di palo. Lazio sempre molto pericolosa. Risponde Makoumbou, Provedel respinge e fa il bis su Gaetano. La Domus soffia, Sarri replica: dentro Vecino e Castellanos per Luis Alberto e Immobile. Ranieri richiama Obert e inserisce Augello. Il Cagliari ha il pallino. Ma in contropiede al 20' la Lazio passa: Felipe Anderson, aiutato da una deviazione di Zappa, beffa Scuffet: 1-3. Tentativo Luvumbo da 25 metri, Provedel respinge. Ultime chance con Pavoletti per Lapadula e di Wieteska per Mina. Ci prova Augello, alto. Al 32' entra Kamada per Cataldi. la Lazio addormenta la gara e mostra un calcio a tratti molto incisivo. Ranieri incita i suoi. Sarri schiera Pedro per Isaksen. Gli ospiti giganteggiano, slalom in area e palo di Kamada al 41'. Si va quasi a senso unico. Il Cagliari boccheggia la Lazio maramaldeggia e spreca un'infinità di occasioni per dilagare. La sensazione, da uno sguardo alla classifica alla prossima a Udine, è da incubo.    

Giovedì, 08 Febbraio 2024 17:04

“Per salvarci dobbiamo raspare il campo!”

Claudio Ranieri alla vigilia del match di sabato con la Lazio con un Cagliari terzultimo e reduce dalla scoppola di Roma. “Retrocedere sarebbe orribile per l’intera Sardegna”

Mario Frongia

La consapevolezza del momento iper-complicato è il minimo. Il voler cambiare registro, pure. Poi, ci sono i fatti e il campo. La determinazione e lo spirito indispensabile per fare la differenza, specie si ci si trascina criticità societarie, dalla programmazione agli acquyisti, di vecchia data. Qualità tecnica, manovra, impostazione e terzultimo posto ne sono la diretta conseguenza. In breve, al Cagliari che sabato riceve la Lazio, attesa dal Bayern in Champions e con squadra e Sarri contestati dai tifosi dopo la sconfitta (3-1) a Bergamo con l’Atalanta, c’è da augurare un gran bene. Claudio Ranieri in conferenza stampa parte da lontano. “Siamo consapevoli di vivere una situazione difficile, per salvarci c’è da raspare il campo. Accetto la sconfitta quando si lotta sino alla fine ed ecco perché non mi è piaciuta la reazione con la Roma. Contro il Torino abbiamo perso ma lottato. La Roma ha giocato bene, non voglio scusare i ragazzi ma quando prendi due gol così è difficile”. La tattica? “Volevamo  prenderli alti, per questo ho detto la prestazione fisica c’è stata, però sono più bravi loro e non potevamo stare tutti dietro”. Pausa. “Dovevamo cercare il gol, non ci siamo riusciti. All’intervallo, sotto 2-0, ci siamo detti di provarci ed arrivato il terzo gol. Mi secca averne presi da calcio d’angolo”. Sir Claudio soffre e si vede. Esperienza e carisma non bastano a ribaltare la squadra. “Come stanno i ragazzi? Li avevo visti bene anche prima della Roma, il primo gol subito ha scioccato me e loro. In contropiede abbiamo preso il secondo. A uomo o a zona? Ci sono giocatori che non sono in grado di marcare e facciamo la zona. Quella mista non ha funzionato, ma la palla sul primo palo non sarebbe dovuta passare (pasticcio di Petagna, ndr). Però, non scordo che la Roma aveva due campioni del mondo in campo e tanti nazionali. Ma concordo: è stata una delle prove peggiori, dobbiamo cambiare registro”.

Dalla Roma alla Lazio. “Riparte consapevoli di aver fatto prova tecnica, di concentrazione e di determinazione. Con la Lazio sarà una partita delicata, è una grande squadra. Servono umiltà e le nostre armi: voglia e grinta: Dobbiamo morire per ogni pallone, questo è il messaggio”. Il tecnico rossoblù sfodera serenità. Ma la verità sullo stato d’animo di Ranieri non è quella che luccica. “Devo trovare soluzioni e giocatori giusti. In un gruppo hai giocatori con un carattere volitivo e altri che pensano di averlo. Posso stimolare i primi per avere il 100 per cento, con gli altri faccio lo stesso ma non arriveranno a quel livello. Sì, siamo compatti, lo spogliatoio è fantastico”. Il ritornello è quello solito: “Lotteremo fino all’ultimo secondo e lo vedo da come i ragazzi si allenano. Penso sempre positivo e non voglio fare il menagramo ma stare in A è troppo importante per l’intera Sardegna. In B sarebbe dura risalire”. Si ripassa dal match della Domus. “La  Lazio gioca con un solo play, un 4-3-3 con gli esterni che si accentrano. Somiglia a Napoli e Bologna. Hanno ottime combinazioni, si trovano a memoria, giocano in verticale: dobbiamo essere concentrati su ogni azione perché sono veramente bravi”. Si ripassa dall’andata. “Come contro la Juventus, contro la Lazio la gara è stata buona. Pur con la distrazione di Hatzidiakos, giocando un’ora in dieci e con l’occasione di Pavoletti nel finale. Serve la partita perfetta per non soccombere. Poi, con un briciolo di fortuna si può anche vincere. Ma non possiamo perderla come è successo con tutte le grandi”. Infine, la chiosa: “Se la mettiamo sotto l’aspetto qualitativo loro sono più bravi, non possiamo competere sotto l’aspetto tecnico. Gli undici visti a Roma? Se li riconfermassi sarei scemo. Ma questo si può dire con il senno di poi”. (ride)

I singoli. Sul giostra dei primi undici, Claudio Ranieri spiega: “Non è un handicap. Anche in B ho schierato diverse formazioni e siamo arrivati in A. Ma quando le cose vanno male si può dire che non c’è un punto di riferimento. Come sempre tiro le somme la sera prima”. Per la Lazio sono in dubbio Sulemana e Hatzidiakos con i lungodegenti Oristanio, Mancosu, Rog e Shomurodov. Arruolabile Luvumbo: “Sta bene, è uno dei papabili. Gaetano?  Ama giocare nella metà campo offensiva, dà una mano in difesa, ha un’ottima visione di gioco”. Probabile che l’ex Napoli parta dal via. Incertezze su Lapadula: “Non ha svolto la preparazione e ha avuto dei problemi. Più gioca e più cresce di condizione”. L’allenatore di Testaccio alza lo sguardo: “Dobbiamo cercare di portare a casa con queste grandi perché sono punti pesanti e alla fine te li ritrovi. La differenza con le altre squadre? Difficile dirlo. Abbiamo fatto buone partite ma non siamo riusciti a portare la barca in porto per demerito nostro”

Lunedì, 05 Febbraio 2024 22:50

Roma-Cagliari, poker imbarazzante

I Ranieri boys affondano malamente all’Olimpico. Male approccio, personalità, gioco e spirito di sacrificio. Dybala, doppietta, e soci dilagano. Bene Mina. Sabato la Lazio alla Domus

Mario Frongia

Terza sconfitta di fila con un passivo da incubo. La Roma che inchioda 4-0 il Cagliari all’Olimpico è una foto da brivido. E non si tratta di modulo o posizione dei singoli. E neanche di tempismo con i cambi da parte di Claudio Ranieri. A rincuorare il tecnico non può bastare lo striscione d'affetto esposto dalla curva Sud. Primo e secondo tempo registrano i gol dei padroni di casa appena si parte. Altra velocità, verticalizzazioni, presenza negli spazi senza palla. Le reti prese subito, più che un’attenuante pare un’aggravante. La squadra paga qualità tecniche ed esperienze inferiori alle attese. Una programmazione fallimentare, oltre a criticità di vecchia data. Inutile girarci attorno, all’Olimpico sfida quasi impari. Con Dossena e soci molli, poco reattivi, mai in partita. Tre vittorie di fila per Daniele De Rossi con vista sulla zona Champions, altrettante sconfitte per i rossoblù, piantati tra le peggiori tre del torneo. E sabato arriva la Lazio alla Domus. Ranieri parte con Scuffet; Dossena, Mina, Obert; Zappa, Makoumbou, Prati, Nandez, Azzi; Petagna e Lapadula. La sorpresa? Forse, il neoacquisto Gaetano e Viola in panca. La sfida ai giallorossi si mette subito in salita, zampata di Pellegrini a pochi passi da Scuffet con la difesa che dorme. A seguire, palo di Cristante su palla lunga di Angelino. Quindi il 2-0 di Dybala, velo di Lukaku. Ci provano ancora Pellegrini, Dybala ed El Sharawy. Il Cagliari si fa vivo con una mezza girata di testa di Petagna, molto impreciso nel tenere alta la squadra e cercare i compagni. Si registra un tiro insidioso di Lapadula, Rui Patricio para. C’è poco altro. L’arbitro Marcenaro assegna il rigore ai rossoblù per fallo di Llorente su Lapadula. Il Var lo chiama e annulla giustamente il penalty: il pestone è del centravanti sul difensore. Il 2-0 nei primi 45’ conduce a un’analisi è impietosa: la Roma domina e sovrasta. Ha il pallino, mostra un passo diverso, trova troppo facilmente sponde e palleggio, inquadra la trequarti e quando accelera si soffre. Una questione di qualità e temperamento. L’approccio è modesto. E qui, pur con l’attenuante del gol a freddo dopo una manciata di secondi, c’è da capire in che modo la squadra sappia capire come e in che modo piazzarsi. Se brilla Mina, Zappa e Azzi sono sovrastati sulle fasce da El Sharawy e Karsdorp. Anche i piedi, le sgommate e la velocità di Nandez sbattono su una manovra che è sempre a metà, intermittente e prevedibile. Il Cagliari mostra poche idee di gioco e finisce per perdersi nel fraseggio avversario. Mancano all’appello, oltre agli esterni, Petagna, Obert e Prati, insolitamente poco preciso. Un filo meglio Makoumbou, ma non può bastare. La buona nuova? Mina. Il centrale colombiano mostra personalità e imbavaglia Lukaku. La speranza dei tifosi è che sia sufficiente per stare in A.

Tracollo rossoblù. Il Cagliari prova a partire spedito, Nandez mette sul secondo palo ma Dossena arriva tardi. La Roma risponde con una sassata di Cristante, dopo un numero di Dybala. Poi, su corner, Cristante gira di testa e centra la mano di Petagna. Dybala dal dischetto non sbaglia: 3-0 e otto reti in campionato dopo 2’. Neanche un’ora e la squadra di Daniele De Rossi, cala il poker con il 2005 Huijsen. Il neo entrato segna di testa dal centro area, dove praticamente salta da solo. Sir Claudio inserisce  Viola, Gaetano e Luvumbo (rientrato dalla Coppa  d’Africa con i capelli biondi) per Azzi, Dossena e Prati. Scelte offensive per provarci ed evitare l’imbarcata. La sensazione è che sia troppo tardi. La partita si scalda, cartellini per Nandez e Paredes.  Esce Mina, debutto individuale positivo un po’ meno l’intesa di reparto, per Wieteska. Con Hatzidiakos, Jankto, Shomurodov, gli stessi Petagna e Augello, gli acquisti della scorsa estate che dopo 23 gare paiono poco riusciti. Intanto, Luvumbo impegna Rui Patricio.  Ci prova Viola da 30 metri, pretenzioso. Mentre Zalewsky ubriaca mezza difesa e Lukaku gira al volo, alto. La partita vive di rapidi capovolgimenti di fronte. La Roma è sazia, il Cagliari vorrebbe accorciare. Esce Nandez per Di Pardo. Il match diventa confuso, i giallorossi macinano calcio. La reazione di Scuffet (che si oppone bene al sinistro di Lukaku) e compagni è blanda e insipida. Marcenaro annulla la cinquina a Bove per offside. Si chiude con 20 tiri a 10 per la Roma. Uno strapotere da capogiro. Mala tempora.

Lunedì, 05 Febbraio 2024 13:30

Confagricoltura, cuore di Sardegna

 

In ballo oltre 49mila imprese di un settore strategico, inclusivo e fondamentale per l’economia isolana e non solo. Filiere, nuovi mercati, ricambio generazionale, politiche e formazione tra i capitoli chiave di una convention affollata e proficua

Mario Frongia

Quando le parole hanno dietro fatti concreti. E le risposte non sono più derogabili. A venti giorni dalle elezioni regionali il comparto agricolo bussa con forza alle porte dei candidati e delle coalizioni che li sostengono. Propone strade da percorrere e riassestare. Suggerisce percorsi indispensabili per essere al passo con i tempi. Indica soluzioni basate sull’esperienza e sulle dinamiche di un settore che ha un’anima antica ma è pronto ad accelerare. Con gambe e idee moderne e all’altezza dei tempi e dei mercati nazionali ed esteri. Temi delicati, con decine di argomenti subordinati che hanno alla base 47mila imprese legate alla produzione primaria e quasi duemila impegnate nella trasformazione e nella commercializzazione. Numeri con dietro centinaia di migliaia di operatori. Famiglie che chiedono innanzitutto attenzione e rispetto. E garanzie. D’altronde, se si produce poco meno del 6 per cento del Pil isolano, si deve avere spazio e voce per tutelare e difendere al meglio i propri diritti. E quelli delle comunità circostanti, oggi e domani. Dunque, relazioni garbate e dure al tempo stesso quelle tenute da Paolo Mele, Massimiliano Giansanti e Giambattista Monne, presidenti regionale, nazionale e  direttore di Confagricoltura Sardegna.

Un ottimistico filo verde. La sala, gremita all’inverosimile, ha ascoltato e annuito ad auspici, indicazioni, nodi storici e programmi da rilanciare. Gli operatori, dal Campidano alla Gallura, sono legati da un filo verde che annoda tradizioni ed economie di scala, innovazione e mercati, concorrenza e ricambio generazionale, trasporti e servizi. “Coltiviamo il futuro della Sardegna” è stata l’azzeccata cornice dell’incontro curato dalla Confagricoltura regionale all’Hotel Caesars a Cagliari. “Occorre un Piano strategico per il futuro del sistema agroalimentare. Con l’allargamento dell’Unione Europea a 26 membri (arriva l’Ucraina, ndr) l’impatto sui mercati agricoli sarà incisivo. Logistica, integrazione delle filiere, valorizzazione della qualità e del legame dei prodotti con il territorio, presenze rafforzate sui poli internazionali, devono far parte di un procedere condiviso a livello nazionale con strumenti e iniziative definite localmente sulla base delle caratteristiche sociali ed economiche” ha sottolineato Massimiliano Giansanti. Alla lista della spesa vanno aggiunti sostenibilità, ambiente, transizione ecologica ed energetica, mondo rurale e relative attività di sostegno. Uno scenario che ha per sfondo “il giusto equilibrio tra uomo e natura, attività produttive agricole e fauna selvatica. Noi vogliamo ampliare anche gli ambiti di collaborazione con le istituzioni, gli enti e le comunità di governo del territorio, valorizzando sui diversi patrimoni rurali e migliorando le buone pratiche” rimarcano i vertici della Confagricoltura con applausi a seguire..

Formazione, capitale umano e ricambio generazionale. Si diceva della visione e delle prospettive. Dalla cucina di Confagricoltura le ricette non mancano. Ad esempio, il programma “Padri e figli” è uno degli obiettivi utili a curare e supportare il passaggio di conoscenze tra vecchie e nuove generazioni. Le esperienze vanno valorizzate anche con premialità previste nei bandi di sviluppo rurale. O magari, possono crearsi gli “Erasmus agricoli”, dedicati ai giovani laureati e al confronto con i sistemi agricoli stranieri. “Terra ai giovani” è un altro progetto avviato dall’associazione in collaborazione con le Agenzie Laore e Agris. E non manca una bozza che riguarda i più piccoli. Nella brochure dei lavori viene battezzata CampAgri, è prevista nel periodo delle vacanze estive  e si riferisce ai bambini delle primarie e al complice coinvolgimento attivo dei genitori nella familiarizzazione con le campagne. Insomma, un “rilancio che si ottiene anche con investimenti immateriali, migliorando le competenze e immettendone di nuove. Con un accesso spedito e fluido del capitale umano ai percorsi formativi che migliorino e innovino competenze, attitudini relazionali e di collaborazione. Lo spirito di filiera e il supermento del nanismo delle imprese - segnalano -  si supera anche con percorsi di learning by doing in altre regioni d’Italia. Mentre il ricambio generazionale va affrontato con politiche capaci di motivare i giovani alla cura e gestione delle campagne”. Un perimetro che richiama a un forte impegno le forze politiche regionali: per chiudere il cerchio occorrono risorse sufficienti a colmare il gap, dare certezze socioeconomiche e produttive. Di agricoltura si vive, senza si è destinati a sparire.   

Domenica, 04 Febbraio 2024 11:11

Roma-Cagliari, Monday night particolare

"Loro sono forti ma ci servono punti”. Claudio Ranieri alla vigila sfodera amarcord, positività e apprezza l’arrivo di Mina e Gaetano.

Mario Frongia

“Non sarà una serata come le altre”. L’Olimpico, la città eterna, con uno dei suo allievi prediletti dall’altra parte. Roma-Cagliari per Claudio Ranieri non è e non potrà mai essere solo una delle trentotto partite della serie A. Non potrà mai essere né facile, né difficile. Tantomeno un passaggio dei tanti su una piazza che lo ha visto debuttare in A, allenare i colori giallorossi, sostituire i giganti Totti e De Rossi dopo 45’, e andarsi a prendere un derby che perdeva 1-0 e ha poi ribaltato. Dunque, un posticipo, quello di domani alle 20.45 - su Sky e Dazn - dai toni speciali. “Affrontiamo una grande squadra con grandi giocatori. Sì, vorranno vincere”  dice in conferenza stampa l’allenatore rossoblù. Che spiega: ”La Roma ama ottime qualità e ama il possesso palla. Noi dobbiamo fare tesoro di quel 30, 40 per cento che ci lasceranno. Ma dobbiamo giocare e fare il nostro gioco”. Pausa. “Possiamo perdere con le big, ci sta. Ad esempio, il Lecce ha meritato la vittoria contro una cosiddetta grande (la Fiorentina, ndr) e gli facciamo i complimenti. Noi finora non ci siamo riusciti, ma ci riusciremo. Comunque sia, non dobbiamo mai perdere in serenità”. Ranieri riannoda presente e passato. “Certo, Roma per me è speciale. Posso dire che provo la stessa sensazione di quando sono tornato a Cagliari da avversario. Un qualcosa che ti dà di più. Però, prima, durante e dopo dovremo essere lì a martellare perché abbiamo bisogno di punti. Li cerchiamo da un po’ e ci siamo andati molto vicini”. Un filo di prezioso ottimismo è quello che trapela dal tecnico di Testaccio. Si ripassa da De Rossi. “Daniele già da giocatore era un allenatore”.

Bilancio con il segno più. Ranieri si dichiara “soddisfatto del nostro mercato. Avevamo bisogno di un difensore dopo la partenza di Goldaniga, e di un centrocampista offensivo, con Mancosu che si è operato. Sono arrivati giocatori con ottime referenze. La società si è mossa come meglio non si poteva. Mina lo volevamo in estate, ha un bagaglio internazionale importante che mi permette di avere più soluzioni tattiche. Gaetano lo avevamo nel mirino e colgo occasione per ringraziare Spalletti per le belle parole espresse sul ragazzo. Sì, siamo molto contenti, entrambi sono pronti. Vedremo cosa fare a Roma”. Che si abbia urgente bisogno di una punta che sappia andare in doppia cifra, attesa dalla tifoseria, non si parla. Per il resto, si ha conferma che Sulemana non recupera, ma ci saranno  Prati e Viola. Si passa a Jankto. “Non è quello che mi aspettavo e gliel’ho detto. Ci sono giocatori che non sai come rispondono. Per me è stato molto importante (alla Samp, ndr), dispiace più a me che a lui”. Claudio Ranieri inquadra Obert: “Gli mangerei la testa perché è fortissimo e si sta perdendo tante partite. È da livelli alti ma deve dimostrarcelo”. Un passaggio riguarda anche gli acciaccati Shomurodov e Oristanio: “Ci vorrà un mesetto, non possiamo rischiarli. Ma ho una buona squadra e sono positivo. Con la Roma sarà dura, ma sono convinto che ce la faremo”. Intanto, riappare Luvumbo, rientrato dopo l’eliminazione dell’Angola in Coppa d’Africa: “Voli permettendo, speriamo di averlo con noi. PavolettiLapadula? Pavoletti già stava in una buona condizione e anche Lapadula. Al momento idoneo giocheranno insieme”.

Ambizioni e obiettivi. Il Cagliari, attualmente nel terzetto di coda a quota 18 alla pari di Empoli (pareggio alla Domus) e Verona, si gode la frenata casalinga dei toscani (0-0 contro il Genoa) e attende i risultati di Salernitana (ultima con 12 punti), a Torino con i granata, e Verona a Napoli. I rossoblù sono a caccia di punti salvezza dopo la sconfitta interna con il Toro. La Roma - che ha confermato di no alla Superlega - è reduce dalle vittorie con Verona e Salernitana. Il Cagliari dovrebbe partire con Mina. Mentre per Gaetano ci sarebbe la panchina. Le probabili formazioni vanno sul 4-3-1-2 rossoblù con Scuffet; Zappa, Dossena, Mina, Augello; Makoumbou, Prati, Nandez; Viola, Lapadula e Petagna. Il 4-3-3 dei padroni di casa con Rui Patricio; Karsdorp, Mancini, Llorente, Angelino; Cristante, Bove, Pellegrini; Dybala, Lukaku ed El Shaarawy.

“Vivrò da vicino la città e il territorio per capirne al meglio esigenze e criticità”. Torinese, 58 anni, arriva da Rimini. “La Sardegna è da sempre nel mio cuore”

Mario Frongia

Ha per riferimento l’“Elogio della mitezza” di Norberto Bobbio. Non scorda il docente di filosofia che rimarcava l’intelligenza solo nelle persone che sanno cambiare idea. Ama il mare e la nostra terra: già questo basta e avanza per intuire che Rosanna Lavezzaro è un bel colpo per i cittadini e per il territorio. Diretta, empatica, toni cordiali, la super poliziotta ha lasciato Rimini ed è da ieri sulla poltrona più alta della Questura di Cagliari. L'incontro con i cronisti sa di buono. Torinese, 58 anni, sposata, due figli, preferisce essere chiamata questore: “In punta di diritto, come ha detto l’Accademia della crusca, andrebbe meglio questora o questrice. Ma preferisco la preminenza della carica, anche per la mia sensibilità e per la visione delle cose”. Il curriculum è sontuoso: è stata alla direzione centrale per gli Affari generali e le politiche del personale della Polizia, ha guidato le questure di Novara, Vercelli e Rimini, ha operato a Torino alla Digos, all’ufficio Immigrazione e da capo di Gabinetto. E nel 2001 si è occupata, per il G8 di Genova, di tenere i contatti con i rappresentanti delle forze di polizia estere. A seguire ha coordinato l’ordine pubblico ai Giochi olimpici invernali di Torino 2006 e del 35esimo vertice del G8 tenutosi nel 2009 a L’Aquila. In città subentra a Paolo Rossi, che lascia con un bilancio lusinghiero di lavoro, buon senso e vicinanza e va in pensione dopo tre anni e mezzo di permanenza in via Amat. A Cagliari è la prima donna di una ventina di questori donne sparse per l’Italia: “Nel 2016 eravamo in sette o otto. E sono stata la prima a dirigere le questure di Novara, Vercelli e Rimini. È utile rimarcare che sul rispetto e la visione delle tematiche di genere, la Polizia è stata tra le prime forze dell’ordine in Italia con la legge dell’81. Abbiamo una parità assoluta di diritti e doveri”.

Qual è il suo pensiero nel dettaglio?

Penso che ci siano caratteristiche più femminili e altre più maschili. Ma il vero discrimine è la qualità della persona. L’approccio della donna e dell’uomo è quasi identico. Quel che varia è il modo. Noi siamo magari più tese a coinvolgere gli altri. Ma la vera differenza alla lunga la fa la persona.

Cosa significa per lei l’approdo a Cagliari?

Con questa promozione il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, e il capo della Polizia, Vittorio Pisani, mi hanno gratificato molto. È una promozione inattesa, sono giovane e a Rimini ci sono stata per poco. Posso pensare che il ministero abbia voluto investire sulla mia figura. Non farò promesse, conoscendo la buona memoria dei sardi, ma sappiate che proprio per questo, il mio impegno sarà massimo.

Dottoressa Lavezzaro, cosa le ha lasciato in eredità il suo predecessore?

Con Paolo Rossi ci siamo sentiti a Roma in due incontri. E il 31 sono venuta dal pomeriggio a Cagliari proprio per poterci parlare di persona. Siamo andati a cena, ci tenevo a salutarlo. È andato via con una grande malinconia e so che ha fatto molto bene. Era amato sia qui in questura, sia all’esterno.

Ci sarà un filo comune?

Sì. Continuerò nella sua linea operativa e di condotta. In fondo, siamo due persone abbastanza simili. Ci siamo trovati a dire le cose nello stesso modo, nel declinarle e interpretarle tenendo a mente le linee guida dell’istituzione che rappresentiamo. Credo che ciascuno di noi si porti un po’ di quello che è in quello che fa. Direi che con Paolo sono quasi sovrapponibile.

Invece, lei cosa porta alla Questura di Cagliari?

Garbo, elasticità, educazione, dedizione e gentilezza, fattori alla base di qualsiasi convivenza sociale. Elementi di straordinaria importanza in una professione come la nostra, quotidianamente a che fare con soggetti in difficoltà e in quei momenti particolarmente esposti.

Quali sono i rischi?

I pregiudizi e le ricette preconfezionate: essere qui mostra l’attenzione dello Stato per Cagliari. Il tutto in piena campagna elettorale, con il porto presidiato, le turbolenze per la questione palestinese, la mala movida,.

Tema, che venendo da Rimini, conosce molto bene.

Sì e parliamo di una realtà che per otto mesi conta centocinquantamila abitanti che diventano un milione e mezzo negli altri quattro. Qui, ho visto con piacere una buona strategia che prevede il presidio delle aree nel quadrante serale. Ovviamente, la sola presenza non è sufficiente, bisogna valutare le dinamiche, entrare nel merito dei problemi, identificare le persone. Ma dobbiamo lavorare da subito con un certo ritmo, l’estate è lontana ma mai abbastanza. E si rischia che la questione diventi più imponente. Constato che si è già fatto parecchio, con un preciso processo di attenzione e  dei vari servizi.

Qual è la strada più rapida e feconda per entrare nelle corde dei cittadini?

La comunicazione leale e trasparente. Mi piace ascoltare la gente e mi sforzo di guardare, senza posizioni preconcette, la posizione degli interlocutori. Nel nostro lavoro serve equilibrio: lo dico sempre ai ragazzi, non lesinate e sforzatevi in ogni circostanza di trovare il miglior equilibrio. C’è sempre ma richiede uno sforzo in più. Dobbiamo scegliere la strada giusta e non quella più semplice e comoda.

Ha già incrociato la sua squadra?

Sì. Mi sono vista con i colleghi delle varie specialità. Ci siamo stretti la mano e ci siamo guardati negli occhi, dalla prossima settimana avvierò colloqui più approfonditi. Ma, ripeto, l’impressione è stata molto positiva. Si vede che è una questura di una città capoluogo di regione.

C’è qualcosa che la preoccupa?

No. Nasco al lavoro nell’ordine pubblico, dal G8 di Genova, ai servizi per la Tav in Piemonte, ai tanti cortei dei Centri sociali fino alle partite di Champions della Juventus. Anche a Cagliari il controllo del territorio sarà decisivo. Ecco un’altra buona ragione che da sempre mi porta a vivere la città. Non voglio arroccarmi ma avere cognizioni che posso verificare con mano. Ho avuto sensazioni e un impatto ottimo all’incontro con i ragazzi, ho trovato una buona organizzazione. Ma voglio vedere le cose di persona.

Il frutto di una scelta precisa?

Sì, mi sono sempre legata molto alle città dove sono stata. Ho sempre cercato di essere un questore presente, di riferimento per i cittadini. Anche per questo ho sempre preso casa dove ho lavorato, anche quando sono stata a un’ora d’auto dalla mia famiglia. E mi inorgoglisce ricordare che le prime chiamate di congratulazioni per la nomina a dirigente generale le ho ricevute dai sindaci di Novara e Vercelli.

Qual è il messaggio per noi giornalisti?

Sono molto leale e trasparente, chiedo lo stesso a voi. Ci sarà il pezzo scomodo, rientra nel vostro ruolo e non ci creerà problemi. Ma auspico un’ottica di rispetto e correttezza. E sappiamo bene che la comunicazione dei dati sensibili delle persone esige rispetto. Quella sugli arrestati è diventata molto stringente: in questo tema non siamo parti contrapposte ma alleate e anche un po’ lese. Sono convinta che lavoreremo bene.

Ha incontrato i sindacati?

Sì, ho detto loro che sono fondamentali a patto che ci sia onestà intellettuale. Serve lealtà e correttezza nell’interpretazione del ruolo. I risultati saranno ottimi perché non va scordato che si lavora tutti verso la stessa direzione.

E le istituzioni?

Lunedì vedo il sindaco e ho già visto il prefetto De Matteis: la nostra conoscenza risale ai tempi in cui è  stato questore di Torino. Ne apprezzo equilibrio, competenza e buon senso. Ho incontrato anche il vescovo Baturi, i comandanti provinciali dei Carabinieri, della Guardia di finanza e dei Vigili urbani. Pian piano entrerò nelle cose di questa città bellissima dai bastioni, ai quartieri storici, al porto.

La si racconta tifosa del Torino, passato di recente sul Cagliari alla Domus. Pensa di andare allo stadio?

Sì, ci verrò. Voglio rendermi conto dei problemi legati alla provvisorietà dell’impianto.

Ha citato Bobbio…

I suoi scritti sono sempre attuali e illuminanti. Credo nell’empatia, nel confronto e nella condivisione. E a questo proposito non sono una che si sente lesa se si cambia parere. Se prendo una decisione che mi pare la migliore, ma poi succede qualcosa o mi viene fatto notare un aspetto che mi fa ritenere che quella stessa decisione può essere migliorata, mi adeguo. Non sposo cause a prescindere, specie se mi accorgo che su un’altra strada si può fare meglio.

Torniamo alla Sardegna. Come la conosce?

Da turista l’ho girata per bene da nord a sud, specie in ultimi anni. Amo il mare, con mio marito abbiamo avuto una barca a vela tenuta per un po’ di anni a Marina di Capitana, a La Maddalena e dalle parti di Costa Rei e Villasimius. Vivete in una terra meravigliosa. Non mi ritengo predestinata ma il legame con la vostra regione è sempre stato speciale.

Venerdì, 02 Febbraio 2024 09:26

Cagliari, calciomercato insufficiente

Terzultimo in classifica, trova Mina e Gaetano. E hanno salutato Asseminello Pereiro, Goldaniga e Desogus. Sessione deficitaria, come quella estiva. Per Ranieri un altro Everest da scalare. A partire da lunedì all’Olimpico contro la Roma

Mario Frongia

Poco da sorridere. Un Cagliari che, fin dal posticipo di lunedì notte a Roma con i giallorossi, potrà dare indicazioni su come è stato o meno rinforzato. Ma l’idea, come passa dai commenti della totalità dei tifosi, in piazza e sul web, è di piena insufficienza. L’auspicio è che ci sia un apporto preciso e rapido dei nuovi. Ma se sei terzultimo, hai poco da sperare. Al campo la risposta. Dato Pereiro alla Ternana, lasciato partire Goldaniga (Como), il solo con esperienza consolidata in A - stoppato proprio prima del match perso con il Torino in casa -, inviato Desogus in C (Gubbio), il quadro è quello già visto dalla tifoseria da nove anni. Hanno poi raggiunto Asseminello - e non se la prenda a male il diesse Bonato se tutti sanno che decide solo quello che ha già deciso il padrone - il difensore Yerry Mina (colombiano, classe ‘94, arriva dalla Fiorentina) e il jolly per centrocampo e attacco è il classe 2000 ed ex Napoli, Gianluca Gaetano. Sui social i tifosi ironizzano: per Sanremo, con Ranieri (Massimo), Zappa (Frank, il chitarrista), Mina e Gaetano (Rino), siamo a posto. Ma il sorriso scema presto. Dopo le ennesime acquisizioni rivelatesi fallimentari del mercato estivo, nonostante le precise direttive tecniche post promozione di Claudio Ranieri - se si hanno difesa e attacco con numeri che relegano la squadra tra le peggiori quattro del campionato  - i supporter rossoblù devono augurarsi che ce ne siano almeno tre peggiori. Con la Salernitana in forte affanno, l’Empoli e il Verona a corrente alternata, Scuffet e soci potrebbero riuscire a stare a galla. Più per demeriti altrui che farina propria. Insomma, si va a caccia dell’ennesimo miracolo. Come sempre, con poca programmazione: gli acquisti degli under Prati, Oristanio e Sulemana, la conferma di Luvumbo sono con il segno più. Ma per il resto si fa tanta fatica, come conferma il campo con gioco e risultati opachi, ad avere prospettive meno crudeli. Un eccesso di prestiti, acciacchi ed età media alta, vari top player con il contratto in scadenza a giugno, ad esempio Pavoletti e Nandez (che a giugno andrà via gratis). Ma quel che preoccupa è l’Indice di liquidità, cifra di un club in perenne affanno pur con il sold out perpetuo alla Domus e una buona raccolta promo pubblicitaria.

Scelte sottotono rispetto alle necessità. Il mercato di gennaio non si chiama di riparazione a caso. Qualcuno scomoda il fare cassa del club, quasi alla Woody Allen di “Prendi i soldi e scappa”, che pare sia stato l’imperativo. Sfumate, o troppo lontane, new entries e soliti noti (Ferrari, Palomino, Cistana, Defrel, Touré, Verde, Barak, Kumbulla, Ndour eccetera), Ranieri si dovrà arrangiare con quel che passa il convento. In attesa di recuperare Oristanio e Lapadula, riavere Luvumbo, impegnato nella Coppa d’Africa. Con la sfida dell’Olimpico che rimane da brivido. E non solo perché De Rossi è reduce da una vittoria sporca e maledetta che ha ricompattato il gruppo dopo gli eccessi mouriniani. Il Cagliari visto a Frosinone e in casa con il Toro ha lasciato un’impressione difficile da digerire. A Roma sarà battaglia. Prima di scoprire se il tecnico ha avuto a disposizione due cartucce all’altezza dopo 31 giorni di mercato, c’è da chiedersi quale sia stata la strategia per blindare la salvezza. Da quel che traspare, senza investimenti dalla casa madre o eprsonali del patron, c’è un picco insormontabile tra il dire di amare i colori rossoblù in qualsiasi occasione, addio di Riva incluso, e un fare adeguato al bisogno di un gruppo che è tra i peggiori tre della A. Dicono bene i supporter che evidenziano un vivere alla giornata sperando che sia il maestrale a far sbattere sugli scogli le altre.

Deficit in attacco. Per stare al campo, e al posticipo contro Lukaku e soci, il debutto di Mina (al posto di uno dei due stranieri assieme a Dossena) e Gaetano (a sinistra, con Jankto che con il Toro ha mostrato un po’ di verve sotto porta ma poco altro), potrebbe essere nelle cose. Ma se l’ex Napoli è in condizione, si sa meno del colombiano. Dopo 22 partite, 21 gol segnati e 38 subiti, sarebbe stato opportuno dare al tecnico di Testaccio elementi, pronti, esperti, di buona qualità. E magari, visti i problemi fisici di Lapadula, Oristanio, Mancosu, Shomurodov (tuttora infortunato e in rosa nonostante i tentativi di cederlo), la scarsa vena di Petagna e il minutaggio ridotto di Pavoletti, una punta capace di finalizzare e andare a rete con continuità avrebbe dato un senso preciso alle volontà societarie. Ed è facile ipotizzare che se le cose non dovessero funzionare, tireranno le pietre, faccia bene o male, su sir Claudio. Si vedrà.  

Venerdì, 26 Gennaio 2024 23:15

Cagliari, il Torino passa alla Domus

In affanno ma reattivi contro i granata che segnano con Zapata e Ricci. Viola accorcia con un eurogol. Il forcing finale non dà il 2-2 alla squadra di Ranieri: solo dal mercato si potrà invertire la rotta. Lo splendido addio, peccato per le strumentalizzazioni, a sua maestà Gigi Riva. La prossima all'Olimpico con la Roma di De Rossi

Mario Frongia

Cade anche il fortino. La Domus cade in una sera che ricorda Gigi Riva. Cade e lascia oscuri presagi su una squadra che necessita di urgenti rinforzi. Il Torino di Juric vince 2-1. Il Cagliari prova nel finale, rilanciato da una rete da dieci e lode di Viola. Ma non basta. La situazione è pesante, la classifica pure. Sarebbe il caso di agire. Ma i dubbi restano. E alla prossima si va in trasferta in casa Roma. I rintocchi sono chiari ma pare che il presidente non ci senta. Si parte. Aggressivi, pressing alto sul trio difensivo granata Tameze-Buongiorno-Rodriguez, i rossoblù contro il Toro provano a fare la partita. Ma dalla modestia e padronanza globale del gioco emerge la differenza. Ranieri urla "sali!". Il Toro ha riferimenti certi, fa girare la palla, costruisce trame che premiano i movimenti di Sanabria e Zapata. Il pallino è degli ospiti. Vlasic pare Messi. Hatzidiakos, Wieteska e Dossena soffrono. Imprecisi nelle ripartenze Nandez e Zappa nei primi 20' neanche un'idea di azione manovrata. Il Cagliari improvvisa, il Toro costruisce ma non conclude. Poi, al 22' si accende l'ex Bellanova che fulmina Azzi e mezza difesa, piazza il piattone al centro e Zapata arriva puntuale a inchiodare Scuffet. 1-0. Il Cagliari, sospinto dai sedicimila della Domus, prova a reagire. Palla interessante sciupata da Jankto e un tiro senza pretese di Prati, subentrato a Sulemana. E per fortuna c'è Scuffet, miracoloso su Sanabria che gia da due passi. Serataccia. I granata mostrano palleggio, manovra e organizzazione. I padroni di casa spazzano anche con i migliori per qualità, Nandez e Prati. La fiammata rossoblu arriva al 33': Jankto, prima  di testa, salva Linetty, poi col piattone impegna Milinkovic-Savic. Piccolo ma interessante segnale. Cresce Makoumbou, dà segnali di vita Petagna. Ma non basta. "Vinci per Gigi" cantano gli ultras. Scuffet ancora da urlo a tu per tu con Zapata e due volte sullo stesso Wieteska. Il Torino accelera, a tratti dilaga. Ma la gara rimane aperta. Ancora Scuffet superlativo in mischia smanaccia da due passi. Ripartenza, ma è un caso isolato, con Jankto, Milinkovic-Savic respinge di pugno. La solidità in mezzo, le distanze tra reparti, i tre dietro sempre in affanno anche per la scarsa attitudine al filtro in mediana, la difficoltà a concludere efficacemente sono le croci del Cagliari. La finalizzazione è modesta anche per la poca qualità tecnica. E sir Claudio lo sa. L'apnea difensiva, il rincorrere spesso senza costrutto e l'arrivare secondi troppo spesso sulle seconde palle, vedono Vlasic e soci prevalere quasi sempre. Nei 3' di recupero Ricci trafigge, tunnel su Wieteska, Scuffet: 0-2. Dossena e compagni escono tra i fischi. Il Toro chiude con il 59 per cento di possesso palla 194 passaggi contro 117, 8 tiri contro 6.

Un po' meglio ma non basta. Si riparte con Zapata, incontenibile, che impegna Scuffet. Ranieri inserisce Pavoletti per Jankto e Viola per Hatzidiakos. Dietro ci si mette a quattro. Ci provano Zappa e Pavoletti di testa. Petagna si divora l'occasione migliore, piattone addosso al portiere ospite. Male. Si nota comunque una ritrovata energia dei padroni di casa. Il Toro sfiora il tris in contropiede, Scuffet narcotizza Tameze dopo che Sanabria cicca un rigore in movimento. Ranieri inserisce Lapadula per Nandez, la pressione rossoblù cresce. Azzi, occasione di testa, esce per Augello. Ranieri non molla. In ripartenza Zapata calcia alto, e Ginetis spara alto su punizione. Ma il Cagliari c'è. Combatte e lotta: il miracolo Ranieri, per motivazioni e spirito di sacrificio paga sempre. Si sta in area, Pavoletti e Viola salgono di tono. Ed è proprio il numero 10 a scoccare la freccia dell'1-2, sinistro a giro di eccellente bellezza. Juric corre ai ripari con Sazonov (perfetto nel ribattere su Lapadula e Wieteska) per Sanabria.  Colombo fischia la fine, dopo aver annullato un gol a Pellegri, ammonito Juric e concesso 7' di recupero. Gigi Riva avrebbe meritato ben altro. Ma si raccoglie quel che è stato costruito la scorsa estate dopo la miracolosa risalita in A.

Braccio di ferro. Con i due centrali stranieri - pagati poco meno di dieci milioni di euro!, e Jankto in campo dal via Ranieri potrebbe aver alzato la posta. Dopo aver visto partire Goldaniga (impacchettato e venduto senza se e senza ma!), Pereiro e Capradossi, senza nessun rinforzo a una manciata di giorni dalla chiusura del mercato (alle 20 del 31 gennaio) il messaggio alla proprietà, immobile e assente, pare nitido. Bloccato dall'Indice di liquidità, con nessuna intenzione di mettere mano al portafoglio, i presagi sono pessimi. Al di là delle infinite mosse cattura tifosi e del marketing, il campo manda segnali feroci. Ed è facile trovare il responsabile. Piuttosto, sarebbe insolito, strano e ingiusto se Claudio Ranieri, dopo aver dato precise indicazioni a giugno, continuasse a coprire ciò che non si può. Se gli ostacoli, anche finanziari, sono insuperabili, sarebbe più dignitoso pensare di passare seriamente la mano. 

Ciao, grande Gigi. Ma sarebbe stato meglio senza strumentalizzazioni. Le maglie vintage durante il riscaldamento, la patch sul davanti con il numero 11. Coreografia spettacolare, dalle curve ai Distinti. Per colonna sonora Bob Dylan, Mina, Beatles e Fabrizio De Andrè. Gigi Riva, i gol più belli nel maxi schermo, il suggestivo brano di Piero Marras e le migliaia di cartoncini colorati, con i bandieroni e gli striscioni. Nello stadio che avrà il suo nome, appare, complimenti!, anche quello dei tifosi del Toro: "Ciao, Gigi Riva". Il minuto di raccoglimento, la frase di Riva ("Oggi so che era un destino - so che stavo andando a casa mia"), lo striscione "Come te nessuno mai". Al minuto 11, come una maglia che non si potrà mai scordare, l'applauso del pubblico e il coretto su Rombo di tuono. La sciarpata è commovente. Quel che dispiace alla tifoseria, agli sportivi e a tutti i sardi, è che il Mito venga usato.  

Venerdì, 26 Gennaio 2024 09:56

Sfida al Toro con il soffio di Giggirriva

 

A due giorni dal funerale di Rombo di tuono un match complesso. Alla Domus sono in palio punti salvezza pesanti. Niente conferenza pre gara di Claudio Ranieri

Mario Frongia

Scossa, impaurita, con un dolore che non scema. La tifoseria rossoblù, e un’intera regione, ha nel cuore Gigi Riva. Il bomber dei bomber se ne è andato lunedì scorso. Il resto, dai bollettini dell’Arnas Brotzu alla camera ardente ai funerali, ha già fatto il giro del mondo. Adesso, si riparte. Alla Domus arriva il Torino. E non a caso il tecnico dei granata, Ivan Juric, mette le mani avanti: “Tutte le partite sono difficili, in più Cagliari sarà un ambiente infuocato per la scomparsa di Riva: dovremo essere al massimo per fare risultato”. Un Friday night speciale. Molto speciale. La Domus, tana di sentimenti forti. Con umori e sensazioni, più tante lacrime, che sanno di unico e indimenticabile. Una sorta di pellegrinaggio laico con al centro il pallone. Dalle trentamila anime della cerimonia funebre di mercoledì alle centinaia di persone che stanno visitando la cappella che ospita la salma di Rombo di tuono al cimitero monumentale di Bonaria. Corone, fiori, disegni, sciarpe, poster: un tripudio rossoblù incornicia la tomba dell’hombre vertical, come lo ha chiamato Gianni Mura, nomignolo molto apprezzato da Riva. Intanto, ci sono numeri da capogiro a certificare l’intesa tra un modo di essere, quello del bomber dei bomber, e i sardi. Specie quelli emigrati e lontani da casa. Oltre duecentomila sono stati gli spettatori delle dirette sulla scomparsa del mito, curate dalle emittenti Videolina e Radiolina. Sportivi e no che si sono collegati dai paesi dell’Unione europea e da Stati Uniti, Cile, Danimarca, Australia, Russia, Cina, Giappone e Sud Africa. Un amore senza confini, trasversale al calcio e allo sport.

La partita. Senza Capradossi (contratto rescisso), Pereiro (in prestito alla Ternana), Goldaniga (diretto al Como, secondo in B), Oristanio (infortunato) e Mancosu (operazione al ginocchio, due, tre mesi di stop), Ranieri dovrà barcamenarsi. Mentre il club, non può acquistare causa Indice di liquidità - per rinforzare la squadra e provare a difendere la categoria basterebbe immettere capitali freschi ma la questione pare non interessare la proprietà -, si parla di un centrocampista in arrivo. Ma, augurando ogni bene a Wieteska e Hatzidiakos, servirebbe un centrale difensivo rodato. Per non parlare di una punta da almeno dieci gol a stagione. Out Shomorudov, peraltro insoddisfacente fino all’infortunio, Lapadula a corrente alternata e Luvumbo alla Coppa d’Africa, il resto fa capo a Petagna e Pavoletti. O alle fortunate, sepsso ma non sempre, magie di Ranieri. Chi fa gol aiuta a stare in A. Ma la musica societaria non cambia.    

Cordoglio, dall’estero e in città. A Cagliari il largo Carlo Felice, sovrastato dalla statua del re sabaudo, è stata ribattezzato con la vernice spray rossa, Largo Gigi Riva. A Pirri, popolosa frazione del capoluogo, l’Istituto comprensivo 1 e 2 ha inviato una circolare alle insegnanti. Il dirigente invita alunni e alunne a indossare capi rossoblù. E oggi alle 11, dalle classi delle materne a elementari e medie, la ricreazione si apre con un lungo e composto applauso collettivo dedicato al goleador “esempio nello sport e nella vita”. E ancora. Il tributo al campione arriva anche dallo scalo di Elmas: la biblioteca dell’aeroporto è stata ribattezzata dalla società di gestione Sogaer, “Rombo di tuono library”. E siamo nuovamente alla Domus. Lo stadio stasera sarà tutto per Gigi. Per i sedicimila un teatro senza eguali. Fin dalle musiche. Nel riscaldamento le squadre avranno per colonna sonora una playlist con i brani che erano più cari al bomber e legati al periodo storico del tricolore. In campo, Pavoletti e soci indosseranno una maglia ispirata a quella dello Scudetto del 1970, bianca e con i celebri laccetti rossoblù.

Amarcord. Una divisa simile è stata usata il 9 aprile del 2017 per festeggiare l’anniversario dello scudetto del ‘70. Dall’altra parte del campo, c’era il Toro. Le curiosità si sprecano. Quel match, vinto 3-2 dagli ospiti con reti di Ljajic, Belotti e Acquah, era allenato da Sinisa Mihailovic, un altro gigante scomparso troppo presto. Tra i rossoblù, con Massimo Rastelli in panca, gioca il giovane Han che accorcia battendo Hart e mette la sua firma da primo nordcoreano a segnare in serie A. Anche l’arbitro, visto il momento della categoria, merita un cenno: al Sant’Elia fischia Gianluca Rocchi, l’attuale designatore. Stasera la maglia da gioco è quella bianca usata in questo campionato. Ma non ha i loghi degli sponsor. E sul petto compare la patch con il numero 11. “Camisetas” identiche verranno indossate dagli arbitri e dai piccoli che accompagnano le squadre. Il Cagliari - attentissimo alle operazioni sul cannoniere, quanto assente sul fronte acquisti: Rombo di tuono avrebbe voluto un organico all’altezza della A - avrà il lutto al braccio. Straordinari anche per lo speaker: la lettura delle formazioni sarà accompagnata dal nome di Gigi Riva e dal suo numero di maglia. Mentre sul maxischermo e sui led a bordo campo andranno le immagini con le reti da brivido siglate dal mancino. Infine, la tifoseria. Il settore Distinti propone una coreografia affettuosa. Mentre sono ancora top secret quelle delle due Curve. Sì, sarà una partita davvero speciale.

Martedì, 23 Gennaio 2024 11:02

Il Rombo è tornato in cielo

 

Gigi Riva è deceduto all’ospedale Brotzu lunedì 22 gennaio. Addio alla leggenda, la bandiera, l’hombre vertical sinonimo di schiettezza e serietà. Domani alle 16 i funerali alla basilica di Bonaria. Officia l'arcivescovo Giuseppe Baturi

Mario Frongia

“Il calcio? È noioso e vedere il Cagliari mi dà agitazione”. Gigi Riva se ne è andato alle 19.10 di lunedì 22 gennaio. Arresto cardiaco, serata maledetta. Aveva 79 anni, compiuti lo scorso 7 novembre. Adesso, sarà lì, a fumarsi l’ennesima sigaretta. Avrà dato uno sguardo agli italiani, con Sinner in testa, impegnati negli Australian Open. La roccia, il condottiero, la bandiera, la leggenda. Ma anche l’uomo schietto e taciturno, mai fuori posto. Icona della persona per bene, capace di anteporre la ricambiata sardità a successi, guadagni, potere. Nel circo pallonaro attuale, approcci impensabili. La lista dei messaggi di cordoglio è stata infinita e toccante. Da Sergio Mattarella a Giorgia Meloni, Andrea Abodi, Giovanni Malagò, Gianfranco Coppola fino a Fabio Capello, Dino Zoff, Enrico Albertosi, Roberto Boninsegna. Per stare in casa nostra, da brivido i saluti per Rombo di tuono di Gianfranco Zola, Claudio Ranieri, Beppe Tomasini e Mario Brugnera. E il mondo, ben oltre i perimetri sportivi e calcistici, lo ha ricordato con un affetto straripante, come ha fatto anche l’autorevole quotidiano francese L’Equipe.

Stimato e riverito. “Gigi Riva è stato un preciso e orgoglioso riferimento collettivo per tutti i sardi. Abbiamo un pensiero di speciale cordoglio per la sua famiglia” il commento, anche a nome del Consiglio direttivo, del presidente dell’Ordine, Emilio Montaldo. Riva era in ospedale dalle 3 del mattino. Seguito dagli staff dei primari di Cardiologia, Emodinamica e Cardiochirurgia, Marco Corda, Brunello Loi ed Emiliano Cirio. Al quarto piano dell’Arnas Brotzu gli hanno riscontrato problemi cardiaci. Coronarie affaticate, l’evidenza dai primi esami clinici. Al pomeriggio, chiacchierava con la compagna, Gianna Tofanari, madre dei loro figli, Nicola e Mauro. “Era sereno. Sapeva che gli avremmo richiesto di farsi l’angioplastica che al mattino aveva rifiutato proprio per poterne parlare con i suoi familiari” le parole di Raimondo Pinna, direttore sanitario della Azienda ospedaliera di piazzetta Alessandro Ricchi.

L'affetto infinito. A tarda sera è apparso il gagliardetto rossoblù con il tricolore al centro, portato in ospedale da un tifoso 75enne di un paesino dell'interno. La foto con il gol di testa in tuffo al San paolo contro la Germania Est è nel poster di un ragazzo commosso che non l'ha mai visto giocare: "Ma conosco a memoria i filmati e ascoltato decine di volte i racconti di mio padre e dei miei zii. Uno come lui oggi segnerebbe 50 gol a stagione!". Gigi Riva se ne è andato. Leggenda, roccia, icona e signore di modi e comportamenti trasparenti e determinati, saluta così. Dice addio a quella che era diventata la sua seconda terra, a metà pomeriggio di una giornata gelida. La Sardegna, i tifosi e gli sportivi, piangono il mancino letale di un calcio che non c'è più. Stroncato da un arresto cardiaco senza appello. Rombo di tuono è arrivato all'Arnas Brotzu alle 3 del mattino di ieri. La cronaca della giornata sta facendo il giro del mondo. La prima diagnosi non è stata  favorevole: "La coronarografia ha evidenziato un quadro clinico severo. Dopo un consulto multicollegiale gli abbiamo prospettato un intervento di angioplastica. Ci ha pensato un po' ma ha rifiutato. E senza il suo consenso ci siamo fermati". Raimondo Pinna pesa le parole. "Gli ho prospettato l'angioplastica avvertendolo che, senza procedere, avrebbe rischiato il decesso. Lui, molto sereno, mi ha detto che preferiva pensarci e parlarne prima con i familiari. Gli ho chiesto se avesse tutto quel che gli serviva, mi ha ringraziato e l'ho salutato. Avremmo provato a convincerlo domani (oggi, ndr)" spiega Marco Corda, primario di Cardiologia. Il pomeriggio per il bomber dei bomber è trascorso serenamente. Con l'affetto dei figli  e della compagna. "Ripeto, era sereno, disponibile, chiacchierava tranquillamente. Nulla lasciava presagire un evento così tragico e irrimediabile" aggiunge il dottor Pinna.

L'attenzione dei clinici. In Cardiologia, quarto piano, camera numero 7, intorno alle 16, Gianna Tofanari ha dato il cambio ai figli: "Sono qui da quasi 30 ore, papà sta bene, vado un po' a riposare" dice Nicola. Gigi da Leggiuno, che si è sempre sentito "più sardo di un sardo perché la Sardegna l'ho scelta e perché i sardi sono come me: con una sola parola, taciturni e schivi", pare non temere sgambetti. Per uno che dato le gambe alla Nazionale, poi. Ma il destino non dà tempo al tempo. Alle 17.50 un arresto cardiaco chiude i giochi. "Era sotto controllo, monitorato, siamo intervenuti rapidamente. Le condizioni, in quadro con una patologia molto severa, si sono aggravate. Siamo corsi in sala di Emodinamica mentre gli veniva praticato il massaggio cardiaco, le manovre rianimatorie ed eseguite in piena emergenza tutte le misure del caso" spiega Brunello Loi, primario del reparto. Alle 20, dopo un primo bollettino incoraggiante, la nota dell'Arnas Brotzu. Un black out inaspettato e feroce. Nel vasto parcheggio si sono incrociati i primi volti segnati dalle lacrime, sospiri, voci che paiono giungere dall'oltretomba. Il tam tam tra i tifosi, tra media e social, è assordante. Gigi Riva non c'è più. "Perdiamo uno che ci ha inorgoglito, fatto sentire più felici di essere semplici, corretti, leali. Gli abbiamo detto che stavano arrivando tantissimi messaggi di augurio. Ha sorriso e ha ringraziato" ha rimarcato Agnese Foddis, direttore generale della struttura ospedaliera. Rombo di tuono, hombre vertical lascia emozioni e sentimenti. Valori, gesti e verità in una quotidianità distante anni luce dagli anni dello scudetto. "Sono distrutto, per me era più di un fratello. Ci siamo visti venerdì scorso. Abbiamo parlato di tutto, ancora non posso crederci" sussurra inconsolabile Beppe Tomasini, amico fraterno e compagno del bomber in quel Cagliari che nel 1970 ha portato lo scudetto nell'isola. "Giggirriva" è stato portato nelle camere mortuarie del Brotzu intorno alle 21. In tarda mattinata di oggi, mentre è ancora in corso il briefing tra i vertici dell’Arnas, il comune, il Cagliari calcio e la prefettura, ci sarà il trasferimento alla Domus Arena per la camera ardente. Domani, intorno alle 16, ci sarà il funerale nella Basilica di Bonaria. Officerà l'arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi. Ti sia lieve la terra, Gigi!

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