Mario Frongia

Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi

 

La vigilia di Claudio Ranieri: “Affrontiamo una big, sbaglia chi pensa che siano in difficoltà”

 

Mario Frongia

“In questo momento la Lazio è in leggero ritardo in campionato, almeno rispetto allo scorso anno che ha chiuso da seconda”. Claudio Ranieri punta il bersaglio grosso. E spiega: “Per me resta una delle grandi della A, la rispettiamo. Sappiamo che ci sarà da soffrire ma anche noi proveremo a rendergli le cose difficili”. L’obiettivo è nitido: “Lavoriamo duro per aumentare i nostri clean sheet (Torino e Udinese, ndr). Dobbiamo cercare di non subire gol. Immobile? Tutti sanno che sui corner si mette sul secondo palo e lui fa comunque gol sul secondo palo. È un campione, l’ho avuto da ragazzino alla Juventus, sa trovare il guizzo, il varco, la giocata. Puoi avere mille occhi, e noi li avremo, ma devi sapere che lui è un goleador nato, sa prima degli altri dove passa la palla e può colpire quando meno te lo aspetti”. La morale? “Dossena e tutti gli altri dovranno stare ben in guardia”. Sull’approccio il tema è quello solito: “Dovremo essere intensi e veloci, con le idee chiare. Questi sono aspetti su cui lavoriamo con forza”.

Umore Lazio, Monza coriaceo, Cagliari equilibrato. Nel riandare alla partita di sabato alle 18 all’Olimpico, è utile anche la sintesi sulle parole di Maurizio Sarri nel post vittoria in Champions: “Li ho visti vincere, sono una grande squadra, con diverse soluzioni e non è vero che non sono in forma. Martedì scorso l’ho sentito metterci nel mirino. È chiaro che rispetto allo scorso campionato lamenta parecchi punti di differenza. Vengono dalla vittoria, con doppietta di Immobile, che ha fatto giocare negli ultimi 15’. Ma hanno da digerire la sconfitta con la Salernitana. Ripeto, gli affronteremo con equilibrio ma senza timori reverenziali”. Con il pari contro il Monza che ancora luccica: “Certo, potevamo chiuderla nel primo tempo, uno dei nostri migliori. Nel secondo siamo indietreggiati e avevamo una squadra che gioca molto bene. Galliani mi ha detto che siamo stati quelli che li hanno messi maggiormente in difficoltà”.

No derby, attacco sterile, mercato. “Non ricordo quando ho affrontato per la prima volta la Lazio. Ma non sono ancora sul ramo degli anziani che ricordano tutto. Meno quello del giorno prima! Mi viene in mente una partita della De Martino, io con la Roma, l’allenatore loro, Lorenzo, mise in campo la prima squadra, c’era anche Chinaglia. Ma non chiedetemi il punteggio!”. In sala stampa si ride. Poi, si ripassa dal via. “Da allenatore della Roma c’era la passione del ragazzino che nel derby era più forte. Ma con le altre squadre incontro un avversario come un altro, da professionista”. A proposito di centravanti si ripassa dal pericolo Immobile  e dagli attaccanti che segnano poco: “Non sono mai stato preoccupato per Petagna, Shomurodov e gli altri, sapevo che avrei dovuto attenderli. Nandez? Adesso arriva il momento dei procuratori che parlano. Ma non mi sentirete aggiungere una parola su nessun calciatore. Spero che Nahitan stia bene e devo pensare ad allenarlo bene. Lapadula? Se glielo chiedo dice di stare sempre bene! (ride, ndr) Ma dopo quattro mesi non è ancora al cento per cento”. Un quesito scomoda la mediana: “Il terzo con Makoumbou e Prati? A centrocampo ho diverse alternative. Ecco, vi rispondo non rispondendo!”. Il tecnico rossoblù risponde invece sulla questione stadio: "La Sardegna, gli sportivi, il Cagliari meritano un impianto all'altezza".

 

Roberto Montesi narra un triennio d’oro del Cagliari che si piazza sesto in A. Una squadra che scomoda nostalgia e mette all’angolo i tempi attuali

Mario Frongia

Pare quasi di sentire il brusio festoso dei quarantamila del Sant’Elia. Ventimila presenze in più quando in campo c’erano le big. Pare quasi di capire quanto sia intenso il modo di narrare un pezzo indelebile di storia del Cagliari. La penna, le ricerche, i contatti e il coraggio sono di Roberto Montesi. Il coraggio, sì. Quello che serve per non sottomettersi a chi crede di poter dominare tutto e tutti. Il coraggio di chi sa che la professionalità non si vende inginocchiandosi. Il coraggio, o quel che gli somiglia, per ricordare un calcio diverso negli interpreti, nei presidenti, nei dirigenti, nei tifosi e nei giornalisti. “Corti, Lamagni, Longobucco...” è il titolo del volume che Roberto, defenestrato negli anni scorsi dall’ufficio stampa del Cagliari solo per aver fatto il suo decennale lavoro, con perizia e garbo. Tanto che il club ha poi dovuto riammetterlo nei ranghi, obtorto collo, solo dopo la sentenza del giudice del lavoro. Lo sport, la propria coscienza e il mestiere, anche quando si è scomodi perché si ragiona liberamente, con obiettività, sui fatti. Già questo un grande, e raro, merito. 

Da Rombo di tuono a Cincinnato. Così, con i primi tre nomi di una formazione che nel tempo è stata recitata a memoria, e forse qualche tifoso se la ripete con entusiasmo ancora oggi, si apre una finestra che sa di buono. Tra sport, una città e un campionato che hanno cambiato pelle, giocatori maturi, all’apice della carriera o in crescita. Ma con una certezza: quella squadra è rimasta nel cuore della tifoseria rossoblù. Guidata da Mario Tiddia, il Cincinnato risolvi problemi di Sarroch, è stato l’artefice di un periodo da applausi. Capace di ottenere in tre anni una promozione dalla B, un ottavo e un sesto posto in Serie A. Banale sottolineare che di questi giorni quel piazzamento varrebbe l’accesso all’Europa League, quindi denari a montagne, visibilità, crescita del valore della rosa. Invece, allora giocavano la Coppa Uefa solo due italiane. Ma non è tutto. La cronistoria di Roberto Montesi mette in fila gli eventi. Si veniva dall’epopea scudetto - irripetibile a qualsiasi latitudine - e dei sei convocati ai mondiali con la Nazionale, della cometa Gigi Riva. Dunque, il retro della medaglia. Con Rombo di tuono che, dopo l’ennesimo grave infortunio (“Se non avessero fratturato Gigi contro l’Austria, avremmo vinto altri due scudetti! Ripete spesso Giuseppe Tomasini) e una condizione complessa da ritrovare, si ritira, lo scenario del gruppo e della società cambia. Il declino arriva rapido. Nel 1976 si retrocede in B. Ecco una buona ragione per accendere la luce su un triennio esaltante che ha avuto il merito di riaccendere emozioni ed entusiasmi. Ciascuna stagione viene ripercorsa con attenzione ai dettagli. Il respiro romanzato, gli aneddoti, per la gran parte poco noti, descrivono le questioni di campo e quelle esterne.  

Il tripudio. Dal 3-0 nella partita promozione con la Sampdoria e il Sant'Elia nel delirio, al successo sulla Juve di Trapattoni: un match che pareva stregato con il risultato rimesso a posto con due reti negli ultimi dieci minuti. Il corredo di interviste ai giocatori completa e amplia memoria e passione. Roberto Corti, Roberto Quagliozzi, Oreste Lamagni, Franco Selvaggi, Alberto Marchetti, Francesco Casagrande, Pino Bellini, Gigi Piras, Pietro Paolo Virdis, Emanuele Gattelli e il capitano Mario Brugnera, signore della tecnica e della visione di gioco, si raccontano a cuore aperto. Parole mai banali anche dai componenti dello staff tecnico. Ricordi e sensazioni che scaldano il cuore arrivano dal secondo Tonino Congiu, dal vicepresidente Giorgio Di Matteo, da Enzo Molinas e dal presidente Mariano Delogu. Volti, firme e autori conosciuti e stimati. Ma in “Corti, Lamagni, Longobucco…” c’è lo spazio meritato anche da quanti hanno avuto meno spazio: dal barbaricino Luigi Natale, diventato un poeta lodato da Mario Luzi, ad Alessandro Cristiani, bomber della Nazionale parlamentari, Daniele Goletti, preparatore dei portieri della Nazionale Under 21, il compianto Roberto Sequi, già direttore sanitario del Brotzu. E non mancano i contendenti dell’epoca. Un capitolo speciale è riservato agli avversari. Compaiono Salvatore Bagni, Ivano Bordon, Sergio Brio, Claudio Sala, Gigi Delneri, Ciccio Graziani, Pietro Vierchowod e altri ex campioni che rievocano le sfide di quegli anni col Cagliari. A chiudere al meglio il cerchio, una ricca galleria fotografica e i tabellini di tutte le partite. Con l’apertura che non poteva non avere la prefazione di Gigi Riva. Il sinistro più letale del calcio mondiale, in quel gruppo è stato general manager e direttore sportivo. Ma anche supporter speciale.  

Un mondo cambiato ma non in meglio. Insomma, il volume di Roberto Montesi - edito da Domus de Janas, presentazione venerdì 1° dicembre alle 17, Sala Fondazione di Sardegna, via Salvador Da Horta n.2 - annoda nostalgia e fatti. E dipana i fili di un tempo in cui si giocava sempre alla stessa ora di domenica pomeriggio. Le maglie andavano dalla 1 alla 11, si poteva schierare solo uno straniero, i cinque arbitri e il Var non c’erano, di mercato a gennaio non se ne parlava. Poi, ma questo forse importa meno ai tifosi, i cronisti in trasferta viaggiavano sul pullman della squadra, avevano rapporti diretti e “umani” con i giocatori. E non c’erano neppure le radio e le trasmissioni tv urlanti e fomentanti tifo, talvolta becero e violento. Per non parlare del marketing e del business esasperato, odierna stella polare di presidenti, troppo spesso manipolatori, arroganti e distanti da tradizioni e luoghi, all’arrembaggio dei diritti tv e della promo pubblicità. I rimpianti si sprecano. Ma si ha l’obbligo di guardare avanti e tenere la schiena dritta. Oggi e sempre.

Domenica, 26 Novembre 2023 14:43

"Un punto che mi tengo stretto"

 

Claudio Ranieri: "A noi il primo tempo, il Monza si è preso il secondo. Queste partite le puoi anche perdere, il pareggio è giusto"

Mario Frongia

 

Lo sbaffo di rossetto rosso sulla guancia, il volto corrucciato. I settecento punti conquistati in carriera, il rammarico di non averla chiusa. "Il primo tempo è stato nostro. Intenso, determinato, li abbiamo messi alle corda. Con un solo gol". Alla vigilia Claudio Ranieri l'aveva detto: "Avversario temibile, dovremo prenderli con le molle". Poi, come al solito, il tecnico rossoblù ha cambiato spartito. Il risultato? Primo tempo brillante e di dominio con rete del vantaggio annessa. Ma è mancato il colpo di grazia e nel secondo gli ospiti hanno preso il largo. L'hanno pareggiata e hanno rischiato anche di vincere. "Sì, nel secondo loro hanno dominato, ma potevamo anche vincerla, e penso all'occasione di Lapadula. Sia chiaro, i ragazzi hanno fatto una grande partita. Nella ripresa volevamo riprodurre il primo tempo ma il Monza non ce l'ha permesso. Agli avversari vanno i nostri complimenti, bravi! Così come ho detto il Cagliari".

Il cambio modulo. L'annotazione tattica è obbligata. "Nella ripresa ci è mancata la lucidità per ripartire con Petagna e Luvumbo. Ci abbiamo provato a riprodurre il primo tempo ma loro ci hanno bloccato e sapevamo del loro giro palla molto efficace. Ma sia chiaro - rilancia Sir Claudio - un punto è buono e me lo tengo stretto". Un pareggio che lascia un po' l'amaro in bocca. Il Cagliari muove la classifica, 10 punti terzultima piazza in attesa dell'Empoli, e il Monza, che sta a sinistra, sale a 18 e fallisce l'assalto alla zona Europa. Ranieri ripassa dal via. "Il piano anti Monza? Non far arrivare palle giocabili a Colombo, Colpani e Motta, tutti con qualità. E anche cercare  di non far tirare dalla distanza Gagliardini. Ripeto, sono soddisfatto ma bisogna essere onesti, complimenti al Monza e al Cagliari".

Sui singoli. La prima domanda riguarda il giovane metronomo rossoblù. "Prati? Ha preso tante botte ed è stato ammonito. L'ho anche detto all'arbitro. Matteo - ha rimarcato il tecnico - sta diventando il nostro punto di riferimento, sta al posto giusto e al momento giusto. Con il tempo metterà in luce una delle sue qualità, le giocate in velocità, precise e smarcanti". Claudio Ranieri conferma soddisfazione. E va avanti. Con un preciso mutamento di strategia. Ad esempio con l'inserimento di Jankto. Con Viola, in riserva o meno, in doccia. Una scelta precisa. "Ripeto, bisogna saper dare l'onore agli altri, quando sono bravi e ti schiacciano nella tua metà campo come ha fatto il Monza. Con il 4-4-2 ho pensato di far arrivare più palle possibili in area. Con Lapadula ci siamo riusciti ma la giocata non è andata al meglio". Neanche il tentativo del duo della promozione, Lapadula-Pavoletti, ha trovato il varco nella difesa tutt'altro che impenetrabile del Monza. In chiusura, un passaggio su Marchetti, fischietto della sezione di Ostia Lido, è inevitabile. "L'arbitro ha fatto bene, mi sono congratulato con lui".

Sabato, 25 Novembre 2023 09:18

Cagliari, occhio al Monza!

Claudio Ranieri avverte: “Non sarà una gara semplice”. Il tecnico fa i conti con le assenze, lo stato di forma e gli infortunati.

Mario Frongia

Uno sguardo ai nazionali ma soprattutto al Monza. Il launch match di domani sa di vecchio: Claudio Ranieri fa la conta tra i infortunati e reduci dalle gare con la maglia dei propri paesi. Un flash che riporta a tempi non proprio felici. Il tecnico ha avuto otto giocatori in giro per il mondo. Con Shomurodov che è rientrato per ultimo a poco più di 24 ore con la partita della Domus, tredicesima d’andata, che riapre la serie A dopo la sosta. Inevitabile la premessa di Sir Claudio in conferenza stampa: “Sarò attento e senza fretta nelle valutazioni,  devo verificare le loro condizioni per capire chi può giocare e chi deve stare fuori”. C’è poco da girarci attorno: il Cagliari terzultimo in classifica con la peggior difesa (24 gol subiti alla pari della Salernitana) e il quinto peggior attacco (12, peggio hanno segnato solo Empoli 5, Verona 7, Salernitana e Udinese 8), ospita alle 12.30 il Monza del debuttante Palladino: “È stato mio giocatore alla Juventus, ma in campo ha costruito organizzazione, manovra, spunti tattici interessanti che lo fanno diventare un “figlio” di Gasperini. Dovremo stare in guardia, sono da prendere con le molle” aggiunge l’allenatore rossoblù. Ranieri sa e intuisce i rischi di una partita che si annuncia complessa. Ma il non aver avuto a disposizione per tempo i centrali e la punta (“Mi servono due difensori che conoscano la A e un attaccante da doppia cifra” le parole al mercato estivo) pesa. E con Wieteska, Hatzidiakos, Shomurodov e Petagna, dopo quasi un terzo di campionato, si è oggettivamente lontani dal risultato richiesto. Ma questa, nel mercato del Cagliari di gestione giuliniana, non è una notizia.

Infortuni e stato di forma. Sui primi undici regna l’incertezza. Ranieri deve aspettare anche il responso dello staff medico. Nandez (“Sta meglio, ma ha bisogno di un’altra settimana prima di poterlo riconsiderare”) e Oristanio: “L’ho tenuto fuori la volta scorsa, valuteremo se potrà esserci”. Discorsi differenti per Mancosu e Desogus. “Marco ha qualche lieve dolorino, è stato operato a inizio stagione. Spero che tra una decina di giorni di lavoro pieno possa essere il Mancosu che conosciamo”. L’allenatore di Testaccio accelera: “Desogus può avere qualche chance. Ma deve limare diverse cosette che in C puoi permetterti, in A no. Appena è pronto esordirà”. Inevitabile il plauso per Dossena: “Sta migliorando di gara in gara, ha commesso qualche errore ma ci sta. La sua crescita è enorme”. Per Lapadula, in settimana 90’ in campo con il Perù, poche storie: “Ha fatto battaglia con la sua nazionale. Più gioca più entra in condizione. Valuteremo con calma”.

Il percorso. Se il Monza è reduce dal pareggio in casa (1-1, in gol Colpani: è in gran forma, va braccato!), il Cagliari ha perso 2-1 a Torino con la Juve. Ma le scorie paiono in soffitta. Il gruppo deve agguantare energie, concentrazione e agonismo mostrati nel filotto condito dalla vittoria per 2-1 sul Genoa. Ranieri tiene alta la guardia per un Monza che preoccupa e non poco: “Adesso siamo un po’ più compatti, stiamo recuperando giocatori importanti e più rodati. Dobbiamo evitare certi errori, perché non ci perdonano: con la Juventus sapevamo della loro forza nelle palle inattive, ne abbiamo parlato, serve attenzione ai dettagli”. Sul modulo, una conferma: “La mia idea di calcio passa dal 4-4-2 con i due attaccanti che si abbassano per mettersi in verticale. Ma siamo capaci di adattarci alle avversarie a gara in corso. Ed è chiaro che per farlo le punte devono essere al cento per cento”. Il riferimento alla condizione di Petagna e Shomurodov non è casuale.

Amarcord e malloreddus. Partendo dall’exploit attuale del Girona nella Liga, Claudio Ranieri torna su uno dei suoi maggiori successi: “Il Girona fa parte della galassia Manchester city. Al Leicester eravamo noi e basta. Sono storie sportive completamente diverse. Come li motivavo? Con una pizza per ogni partita senza gol presi. Adesso, ai miei devo promettere malloreddus e culurgiones”. In sala stampa la risata è collettiva.

 

Nuova cultura e formazione adeguata: obiettivo centrato dallo stage curato dallo staff del presidente nazionale Matteo Marani. Dopo le sfide miste l’incontro con il ct Daniele Arrigoni, il numero uno della Torres, Stefano Udassi e Gianfranco Zola: “Qui a Sassari sono diventato calciatore. La serie C può dare tanto al pallone italiano. Auguro agli Under 16 e 17 un grande avvenire”

Mario Frongia

Onesti, seri, appassionati. Al centro, le nuove generazioni. E che sappiano giocare a calcio è fondamentale ma viene un attimo dopo. I tre aggettivi sono cornice e colonna sonora dell’universo Lega Pro. In scena a Sassari con il presidente della Torres, Stefano Udassi, a fare gli onori di casa. Con il vice presidente vicario e il commissario tecnico della categoria, Gianfranco Zola e Daniele Arrigoni, testimonial perfetti. Il pallone, dunque. Quello del futuro, mai abbastanza lontano per poter perdere altro tempo. Ci si deve sbrigare, con lucidità e visione. I campionati e le big, soprattutto, soffrono. Il business sempre e comunque non paga. I migliori giovani provengono dall’estero. “Le squadra di serie A hanno la pancia piena di profili stranieri. Proviamo a invertire la rotta, la C può dare tanto. Parliamo di sessanta club in altrettante città, con storia, tradizioni e impegno: da qui dobbiamo trarre nuova linfa” ha detto il già capitano di Chelsea e Parma. A Sassari piove. Ma lo stage di selezione area Isole Rappresentative Lega Pro coglie nel segno. Attenzione al territorio, ai tecnici, ai formatori in un mosaico che non deve lasciare nessuno indietro. Al “Vanni Sanna”, lo stadio dove Zola ha giocato, vinto un campionato di C1 ed è arrivato a 4 punti dalla promozione in B, ha ospitato gli incontri fra team misti Primi Calci, Rappresentative under 15, under 16 e under 17 under 15. Volti puliti provenienti dai vivai di Torres e Olbia. “Questo è il serbatoio delle risorse del pallone locale, isolano e nazionale”. Daniele Arrigoni, già alla guida del Cagliari con in campo proprio Zola, i collaboratori tecnici Luigi Corino e Oriano Renzi, l’allenatore dei portieri Alberto Pomini e il team manager, Paolo Pastore, hanno dato il via all’appuntamento alle 15.45. A bordo campo lo staff tecnico della Torres - il responsabile tecnico Luca Raineri con Pastore hanno dato forma e impulso allo stage - Magic box che ha dat il calcio d’inizio all’ultima gara. Un pomeriggio di condivisione, divertimento e gioco. Con una buona dose di fisicità, agonismo e tecnica. Un percorso in crescita, da un match all’altro. Per i cinquantasette under una sgambata indimenticabile. Con la soddisfazione della società del gruppo Abinsula.  “La cura del vivaio è una nostra priorità. L’idea di base che condividiamo con la proprietà Abinsula, gruppo che con determinazione ha voluto acquisire la Torres, è il lavoro in maniera onesta, seria e appassionata. C’è un grande senso di responsabilità verso la città, siamo sassaresi e amiamo, da uomini e imprenditori, la nostra città. Grande entusiasmo attorno a noi” sottolinea Udassi. Sul fresco 2-1 di Pesaro degli uomini di Alfonso Greco, nuovamente in vetta alla classifica con 33 punti alla pari del Cesena, il presidente (200 gare, 51 reti e decine di assist con la maglia della Torres) non cede alle tentazioni: “Proseguiamo con serietà, lavoro e umiltà”. Modestia e piedi per terra come abc di un percorso di pregio.  

La tavola rotonda, il nuovo capo delegazione, l’esperienza. All’incontro dibattito tenutosi nel cuore di Sassari al padiglione Tavolara, Daniele Arrigoni l’ha spiegata così: “L’elemento più importante è la passione, motore di tutto, dello sport come della vita. Si parla di regole, ma nella cultura del calcio quel che manca è il pensarlo diversamente. Il ragazzo va messo davanti a tutto e si deve lavorare sempre per loro. Questo è quel sta mancando. Ma noi proviamo a ribaltare la questione: sono in pensione da dodici anni ma questa partita voglio provare a vincerla”. Matteo Marani, che ha innestato la marcia su regole, sostenibilità, relazioni trasparenti e professionali, più uno sguardo preciso alla comunicazione e ai social per connettere e avvicinare un universo prezioso e prolifico, può dirsi soddisfatto. Dal nord Sardegna arrivano sensazioni con il segno più. Poi, a sorpresa, Gianfranco Zola ha consegnato la maglia 9 a Stefano udassi e lo nomina capo delegazione delle rappresentative nazionali della Lega Pro. Evidente l’emozione dell’ex bomber che diventa l’omologo di Gigi Buffon per gli azzurri di Spalletti. Il vice presidente della Lega Pro taglia corto: “Abbiamo bisogno di persone serie, che fanno bene il loro mestiere e fanno al meglio la loro parte. Serve passione, servono persone che trasmettono passione. Stefano è una di queste”.

Settori giovanili, supporto e visione. “Vogliamo spingere più possibile sull’obiettivo: mettere enfasi e attenzione su quel che le società fanno per i Settori giovanili e per i giovani in genere. Puntiamo a dare importanza al lavoro fatto dalle squadre sul loro territorio, anche sulle Isole, aiutandole anche a livello logistico, quando di mezzo c’è il mare. Percorsi - rimarca Zola - da vivere con intensità, pazienza e forza. Non è una linea dritta che viaggi verso l’alto: sono saliscendi che una volta fai bene, altre volte no. Fai degli errori, ma ogni errore è una opportunità per fare qualcosa di meglio e diventare più bravo”. Cadere, rialzarsi, riflettere sul come evitare gli errori. Un mantra che Zola sostiene da sempre. “Sì, è vero al Cagliari lo sostituivo ma solo per gestirlo al meglio visto che non era un ragazzino. E comunque, lui, a 37 anni, era sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andar via da Asseminello. Qualcuno che ricordi Gianfranco tra questi giovani? Per ora no, lui è salito cento volte più in alto” spiega Arrigoni. “Non prendetemi per esempio, alla vostra età ero un disastro, volevo tre palloni solo per me!” l’icona dei tifosi del Chelsea. Che aggiunge: “Al mister devo chiedere scusa: rosicavo quando mi chiamava fuori ma più che altro ce l’avevo con me stesso. Non sopportavo di poter giocare di meno”. Quel Cagliari arriva decimo e manda quattro giocatori in nazionale. Zola chiude con una doppietta alla Juve - all’andata punita da quel fantastico gol di testa a Buffon, in mezzo ai giganti Zebinà e Thuram - marcato da Zambrotta, campione del mondo diretto al Barcellona. “Era il momento giusto per smettere”. La sala esplode in un boato. I compagni della Torres con in prima fila il bomber Roberto Ennas, l’ex Cagliari Marco Sanna, cronisti che l’hanno seguito in nazionale, come il capo redattore centrale della Nuova Sardegna, Francesco Pinna, applaudono. Gli Under pure.    

Martedì, 21 Novembre 2023 12:42

Tumore del polmone, cento morti al giorno

In Sardegna si registrano nell'isola trenta diagnosi quotidiane e diecimila tumori complessivi. La patologia ha una sopravvivenza a cinque anni del 16 per cento e costi di oltre i due miliardi e mezzo di euro. Prospettive, progressi, terapie e sfide nel convegno specialistico che si tiene giovedì prossimo al Caesars hotel. “Servono mezzi per la prevenzione primaria personalizzata” spiega Michele Boero, direttore della Medicina nucleare dell’Arnas Brotzu

 

Dopodomani, giovedì 23 novembre, dalle 14, la sala conferenze del Caesars hotel - via Darwin n. 4, Cagliari - ospita il convegno In pole position - Progressi nella lotta al tumore al polmone in Sardegna: prospettive e sfide. Ai lavori prendono parte i principali specialisti isolani della materia. Il responsabile scientifico è Michele Boero, direttore Medicina nucleare Arnas Brotzu. Al convegno sono previsti gli interventi di Ugo Cappellacci (presidente Commissione affari sociali - Camera dei deputati), Francesca Piras (direttore generale assessorato regionale alla Sanità), Antonio Mundula (presidente Commissione salute, Consiglio Regionale) e Stefano Schirru (presidente Commissione bilancio, Consiglio regionale). Tra gli specialisti, interventi di Giorgio La Nasa e Luca Saba (prorettore e presidente facoltà medicina, Università Cagliari), Antonio Pazzola (clinica oncologica, Sassari) e Claudio Sini (oncologo, Olbia).

 

Casistica da brividi. In Italia si registrano annualmente oltre 30mila morti per tumore del polmone con una media di circa 100 morti al giorno. La sopravvivenza a 5 anni è del 16 per cento e si stimano per i prossimi anni 41.500 nuove diagnosi di tumore del polmone, per il 30 per cento tra le donne. I dati Artium Aiom del 2020 fotografano per il 2019 in Sardegna oltre 10.200 nuovi casi di tumore maligno (10mila nel 2018, seimila uomini e 4.200 donne). In Italia ogni giorno circa mille persone ricevono una nuova diagnosi di tumore maligno, 28 in Sardegna. Negli uomini, esclusi i tumori della cute (non melanomi), prevalgono il tumore del colon-retto e della prostata (ciascuno il 17 per cento di tutti i tumori diagnosticati). Il tumore del polmone segue con il 12, quello della vescica con l’8 per cento. La patologia in Italia pesa per circa 2,5 miliardi di euro (costi sanitari e costi indiretti e sociali, Mennini et al. 2019). Dal 2016 al 2018 è stata registrata una media annuale di 130.563 ricoveri, di cui 11.353 con intervento con un costo medio per ricovero di 9.310 euro e seimila di costi indiretti. Il numero di ricoveri e di pazienti ospedalizzati si riduce nel tempo ma aumentano le ospedalizzazioni per intervento. In termini previdenziali il tumore al polmone è caratterizzato da un incremento degli Assegni ordinari d’invalidità e dei Piani individuali pensionistici, 156 milioni di euro/anno.

Fumo di sigaretta killer. Con 8-9 tumori del polmone su 10, il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio, seguito da esposizione professionale ad amianto, radon e metalli pesanti. “Urge avere efficaci mezzi di prevenzione primaria, personalizzati per età e tipologia dei soggetti, e secondaria. L'impiego della Tac spirale in soggetti a rischio ha abbattuto la mortalità e va pertanto rapidamente implementata nel nostro Sistema Sanitario, con l’inserimento nei Lea” spiega il dottor Boero. Ai lavori verranno trattate le novità terapeutico, dall’introduzione dell’immunoterapia e della medicina di precisione, utile per garantire ai pazienti maggiore qualità e quantità di vita. Dal progetto parlamentare “Challenge Cancer” si va verso la riduzione delle disuguaglianze nell'accesso alle cure oncologiche in Europa, l’evidenza delle prove scientifiche sui benefici dello screening precoce fino alle raccomandazioni sullo screening del tumore al polmone del Piano oncologico Europeo. Ai lavori viene tracciata la rotta: va adottato in Sardegna un modello di network ospedale-territorio con l’uso delle nuove tecnologie terapeutiche e un accordo con la Regione e gli ospedali. “Occorre un modello innovativo di accesso al servizio sanitario del paziente oncologico che consideri le recenti innovazioni diagnostico-terapeutiche e le peculiarità territoriali al fine - rimarca Michele Boero - di minimizzare le disuguaglianze regionali in termini di accesso e qualità delle cure”. (m.fr.)

Lunedì, 20 Novembre 2023 12:24

Cagliari, vietato mollare!

 

Monza in casa, Lazio fuori e Sassuolo alla Domus: match perfetti per capire cosa si può fare da grandi. Per contorno il business stadio e un mercato deficitario che pare destinato a non avere grandi colpi a gennaio

Mario Frongia

La risposta alla fiducia nobile e speranzosa dei tifosi è arrivata. E la si intuiva: a gennaio sarà complicato immaginare capriole e salti mortali riservati ad acquisti utili alla permanenza in A.  Specie se prima, con step di rilievo proprio di questi giorni, non prende un nuovo abbrivio la questione stadio. Ma anche questo è un altro fronte in salita. I cinquanta milioni (“Nessuna Regione in Italia ha dato fondi ai club professionistici del calcio per fare lo stadio” la sintesi del recente messaggio del presidente della Giunta, Christian Solinas). Sia chiaro, Cagliari, e la Sardegna, hanno bisogno, sede o meno degli Europei del 2032, di una struttura moderna, ecocompatibile, multifunzionale, ben incernierata nel restyling del quartiere sant’Elia e del lungomare che va da Su Siccu verso Calamosca e Marina Piccola. Un miraggio? Può darsi. Ma lo stato dell’arte, al di là degli strepiti e delle lettere ultimative presidenziali, è grosso modo questo. Dunque, il campo. E Claudio Ranieri che dosa, ricicla, reimposta quel che gli ha passato il convento. Si deve arrangiare e mantenere la barra dritta.  Il campionato non regala nulla, le prime otto partite hanno visto Dossena e soci contro sette delle prime dieci. Ma va detto che anche le altre pretendenti alla salvezza erano in campo e dalle grandi hanno preso comunque qualche punticino. L’inversione di marcia c’è stata. Adesso, va confermata.

Passo indietro per guardare avanti. A inizio anno poco o nulla è stato fatto nel mercato invernale (Azzi e Prelec, rimandato al mittente a stagione chiusa). In quello estivo ci si è mossi tanto. Ma, anche stavolta, con pedine poco rispondenti ai desiderata del tecnico se si eccettua, forse, Augello, Scuffet e Jankto. Gli altri, da Petagna a Shomurodov, Oristanio, Prati, Sulemana, Wieteska e Hatzidiakos sono stati il frutto di una campagna basata sul rimpolpare la rosa spendendo il meno possibile. E non traggano in inganno i circa sei milioni di euro di disavanzo: da neopromossa, con la magia dei playoff dopo il quinto posto in stagione, ti ritrovi in serie A e devi ringraziare ogni sorta di divinità, a partire da Ranieri. Subito dopo se vuoi restarci devi progettare con competenza e buone relazioni, ancora prima che con il saldo del conto corrente. Se poi se ne deve tener conto e il bilancio spaventa, meglio passare la mano con dignità. Cagliari e il Cagliari, gli sportivi sardi, meritano un percorso appassionato, sincero e condiviso. Invece si ripassa da promo pubblicità accattivanti e avvicinanti, almeno nelle intenzioni. E si parla a consumatori anziché a tifosi. Ma questa è un’altra storia. Intanto, il Cagliari che dall’altro piccolo grande miracolo da record (da 0-3 a 4-3 con il Frosinone) ha ritrovato coraggio, organizzazione e spirito di squadra grazie al condottiere della leggenda Leicester, dal poker che doveva essere di maggior pregio qualitativo come da richieste dell’allenatore, ha sin qui lasciato a desiderare. E sta bello comodo in panca. Capita, ma il segnale è interessante. I due centrali difensivi stranieri sono dietro Goldaniga e Dossena che già erano in casa. E anche il giovane Obert pare averli scalzati. Per Wieteska e Hatzidiakos serve un po’ tutto: ambientamento, geometrie e conoscenza delle insidie del pallone italiano, mentalità e coraggio. Le altre due carte che per Ranieri nel post exploit di Bari erano indispensabili per dare una mano “ai miei vecchietti, forti ma vanno per i 33 e i 35!”) le parole di Sir Claudio riferendosi a Lapadula, Pavoletti e allo stesso Mancosu, hanno per ora dato solo timidi segnali di risveglio. Petagna e Shomurodov, anche per storia e carriera, sono lontani dal bomber “che vada almeno in doppia cifra”, come auspicato dal tecnico rossoblù.

Incertezze anche sull’altro fronte: i giovani Oristanio e Prati, ad esempio. In crescita, con personalità, abili nel farsi trovare pronti. Ma anche in questo caso la terapia Ranieri è andata a corrente alternata: “Voglio che mi mettano in difficoltà. Valuto tutti un allenamento dopo l’altro, stato di forma e condizione psicofisica, le avversarie, il contesto” è il mantra ranieriano. Dunque, meglio non poggiare troppo sulle spalle dei due troppe aspettative. Infine, due pezzi da novanta: il primo, Pereiro, per l’ingaggio colossale che ovviamente non dimezza come da input del patron, lo stesso che glielo ha concesso. Il secondo, Nandez, che dà sempre tutto ed è un valore aggiunto ma adesso è fuori dai giochi per un problema muscolare. A gennaio Pereiro pareva destinato ai saluti. Ma il diesse Nereo Bonato ha fallito a giugno e ancora prima ci aveva provato il suo predecessore, Stefano Capozucca: lo Spezia se lo sarebbe preso, avrebbe dato Agudelo a patto che il Cagliari si accollasse almeno metà stipendio dell’uruguaiano, 750mila dollari. Ma il patron ha detto no. E Gaston è sempre qui. Peggio ancora, se possibile, la foto su Nahitan Nandez: l’esterno è in scadenza di contratto, da gennaio può cominciare a cercarsi squadra. Ovviamente, ha rifiutato le proposte del presidente tese al dimezzamento dell’ingaggio.     

E siamo al dunque. Con Monza, domenica alla Domus alle 12.30, Lazio all’Olimpico e Sassuolo a seguire in casa, il Cagliari si gioca una fetta importante del girone d'andata. Con i brianzoli, che giocano un buon calcio, vantano buone individualità e un entusiasmo contagioso, lo spartiacque è preciso. Il ko di Torino con la Juve va archiviato al meglio. Senza strascichi e ripensamenti. Di certo, i gol di Bremer e di Rugani, pressoché indisturbati in area, non sono da imputare alla sfortuna. E sulla fase difensiva Claudio Ranieri sta pigiando a tavoletta. Perché in A è indispensabile segnare ma è ancora più importante rendere il più ermetica possibile la propria porta: in stagione solo a Torino con i granata e in casa con l’Udinese, in entrambe le gare con Radunovic tra i pali, si sono avuti i clean sheet. Poco, troppo poco se devi mettere in cascina punti e fiducia. Un obiettivo fondamentale, dopo aver rimesso a posto la classifica, anche se si è di nuovo terzultimi, con la serie positiva Salernitana (2-2 all’Arechi), Frosinone (4-3) e Genoa (2-1), più Udinese (2-1 in Friuli) in Coppa Italia. Tre vittorie e un pareggio che hanno ridato morale e forza al gruppo. Ingredienti basilari per stare a galla. Ma adesso, c’è da stringere i denti. Testa e lavoro. E su questo c’è Ranieri. Che avverte: “Ci salveremo così come siamo saliti dalla B: all’ultimo secondo dell’ultima partita!”.  

Giovedì, 16 Novembre 2023 13:28

Sanluri e Cedac, matrimonio culturale di pregio

 

Amanda Sandrelli, Giobbe Covatta e Ascanio Celestini tra gli artisti della rassegna che si tiene da dicembre a maggio al teatro Akinu Congia: “La comunità ha fame di buone attività teatrali” dice il sindaco Alberto Urpi  

Mario Frongia

Quel sapiente dosaggio di prosa, danza, musica. Con una cornice teatrale, e quindi scenica, avvicinante, energica capace di attrarre lo spettatore. La perfetta sintesi arriva da un cartellone variegato che ha tra gli artisti in scena vere cinture nere dei teatri nazionali ed europei, quali sono Amanda Sandrelli, Giobbe Covatta e Ascanio Celestini. Poche storie, la rassegna “La grande prosa, musica&danza” del Cedac mette la freccia e vola leggera. Per l’amministrazione comunale di Sanluri, che ospita gli spettacoli al teatro Akinu Congia, potrebbe dirsi che ha il piacere di vincere facile. Dietro le scelte della municipalità guidata da Alberto Urpi, la voglia di creare occasioni di condivisione e riflessione. “Dopo il successo della precedente edizione, siamo grati al Cedac per averci dato modo di fare il bis. I cittadini l’aspettano, chiedono informazioni, sono curiosi e vogliosi di cultura” rimarca il primo cittadino. Il teatro, dunque. E quella straordinaria vitalità che accontenta pubblici dalle aspettative differenti. Una programmazione pensata per gli amanti della prosa, di musica e danza. Ma anche per quanti prediligono l'ironia della commedia, le mutazioni culturali e sociali, la satira e i fatti di cronaca. “Contenuti che si sbaglia a pensare siano distanti dalle giovani generazioni. La nostra municipalità - conclude Alberto Urpi -promuove, crede e rilancia un percorso di conoscenza e approfondimento annuale, che passa per la rassegna”.   

Spettacoli variegati e ad ampio spettro di gradimento. “Nel costruire il cartellone abbiamo pensato a famiglie, giovani e meno giovani. Da un rapper come Ghemon ad Annagaia Marchioro, Lucia Mascino sino alle danze dervisce di Ziya Azazi. La rassegna ha per filo conduttore l’attualità con un filo di leggerezza e ironia” spiega la direttrice artistica, Valeria Ciabattoni. La ricetta si annuncia appetitosa. Con la campagna abbonamenti che si apre il 26 novembre, prevista la prelazione per i fedelissimi dello scorso anno, la bomboniera da 280 posti intitolata ad Akinu Congia si appresta ad applausi e sensazioni con il segno più. “Riteniamo che il filo culturale che Sanluri propone non si solo si sposi a turismo, storia e tradizioni ma sia un fulcro per l’intera zona. E mi riferisco - accelera Alberto Urpi - alla Marmilla, la Trexenta e al Campidano e oltre”. Un quadro convincente, fresco, accattivante: “È quel che facciamo da quarant’anni. Con una reputazione costruita nel tempo grazie a professionalità e competenze specifiche” rilancia Antonio Cabiddu, presidente del Cedac. Informazioni e prenotazioni su Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e 345.2751636.

Riflessioni e condivisione tra sarcasmo e risate. Ma anche la tragedia Moby Prince e il matinée per le scuole. La stagione curata dal Circuito multidisciplinare dello spettacolo dal vivo in Sardegna, ha patrocinio e sostegno di comune di Sanluri, Regione, ministero della Cultura e il contributo della Fondazione di Sardegna. Presentata nel foyer del Teatro Massimo a Cagliari, mette in fila dieci titoli dal 15 dicembre al 9 maggio 2024 con il sipario che sale alle 20.30. “Si spazia tra commedia, dramma, pagine di cronaca e note di costume, monologhi, concerti e coreografie d'autore. Con artisti conclamati e giovani talenti” aggiunge Valeria Ciabattoni. Ad aprire gli appuntamenti Ghemon, cantautore e rapper che per “Una Cosetta Così” ha una richiesta: “Niente spoiler, vi prego”. Il 14 gennaio Annagaia Marchioro, attrice e comica seguitissima sui social, ragiona su potere e significato delle parole (“Mi hanno sempre affascinato, in modo quasi erotico”) in “#Pourparler”. Il 25 gennaio è la volta dell'attore sassarese Daniele Monachella, in scena con Ignazio Chessa, firma testo e regia di “Era l'allodola?”. Lo spettacolo è ispirato alla figura e alle opere del (sedicente) Bardo, in un esilarante dialogo con il suo psicanalista e le opere di Shakespeare e l’amore. La riflessione sulla vita di coppia, tra routine e passione sessuale, la firmano Gigio Alberti, Amanda Sandrelli, Alessandra Acciai e Alberto Giusta con “Vicini di casa”, commedia provocatoria di Cesc Gay. Su stereotipi e simboli erotici, con la conseguente mercificazione del corpo della donna, si sorride in “Il Sen(n)o” di Monica Dolan, con Lucia Mascino per la regia di Serena Sinigaglia. Evidente il gioco di parole del titolo, tra seno e senno, nel senso di razionalità e pulizia intellettuale. Del seme della corruzione morale e politica si racconta in “Le volpi” di Lucia Franchi e Luca Ricci in regia con Antonella Attili, diretta sul set da Tornatore, Avati e Archibugi, con  Giorgio Colangeli, Nastro d’argento per “La cena” di Scola, e Luisa Merloni. Dalla purtroppo nota opacità della quotidianità italica al fascino, tra arte e spiritualità, delle danze dei monaci rotanti in “Dervish” di e con Ziya Azazi, in scena il 25 marzo. Sul palco dell’Akinu Congia il 14 e 15 aprile arriva un’attenta ricostruzione degli eventi in “M/T Moby Prince 3.0”. Tra le 140 vittime della tragedia di mare, la più grave del secondo dopoguerra in Italia, del 10 aprile 1991 anche una famiglia residente a Sanluri, i Brandano. Teatro civile, firmato da Francesco Gerardi e Marta Pettinari, con Lorenzo Satta e Alessio Zirulia per la regia di Federico Orsetti, che va in replica per le scuole in matinée lunedì 15 aprile. Quindi, riflettori su Giobbe Covatta. Inutile sottolineare la sapienta e garbata vis comica con cui l’attore indugia su intelligenza e capacità che dimostrano l'assoluta superiorità femminile nel suo “Scoop (Donna Sapiens)”. In chiusura, il 9 maggio, Ascanio Celestini. Il nuovo spettacolo dell’artista, “Rumba/L'asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato” passa tra periferie urbane e vite ai margini. In sostanza, un efficace e surreale affresco della società contemporanea.   

Il volume del presidente dell’Ussi, Gianfranco Coppola. Dal fine benefico alle Grandi firme, ai ritratti del gruppo che ha vinto lo scudetto visto dai protagonisti del passato

Mario Frongia

Scudetti speciali. Uomini e luoghi, speciali. Momenti che non lasciano scampo, quasi una verniciata feroce e precisa alle regole, al tempo, al contesto. Pallone che rotola, da vincitori. Detto così pare banale. Ma il terzo titolo di campioni d’Italia a Napoli è e rimane quintessenza di quel che nello sport, per chi lo vive e lo festeggia, è un attimo unico. Con dentro una miscela particolare. Va così anche per quelli che lo raccontano. Gianfranco Coppola, ad esempio. Ben accompagnato da una band di giornalisti malati di calcio dalla penna fina, nel libro si viaggia rapidi. Dal cemento e l’acciaio del San Paolo agli umori di una tifoseria con pochi eguali. “Campioni per sempre - Terzo scudetto, leggende del Napoli allo specchio” fotografa un tricolore che va oltre i gol, le parate, i calci d’angolo, le polemiche.  Termometro di una terra dolente, infastidita, troppo spesso abbandonata, le 191 pagine firmate dal capo redattore di Rai Campania, sono il piccolo grande racconto di un percorso di fantasia, energia e organizzazione ben combinate. Calcio-spettacolo? Sì, perché il gruppo di Luciano Spalletti ha griffato pallonate d’autore. Al Maradona e lontano da casa.

Sensazioni che prendono per mano. Da piazza Plebiscito a Fuorigrotta fino a via Partenope e il Circolo canottieri Savoia con la scalinata dedicata a Lucio Dalla - nella patria di Pino Daniele ed Enrico Caruso, citati da Gianfranco Coppola con autentici giganti quali Eduardo De Filippo, Massimo Troisi, Sophia Loren, Benedetto Croce, Matilde Serao, Luciano De Crescenzo - si respira a tratti “quell’aria spessa, carica di sale, gonfia di odori” cantata da Fabrizio De Andrè per i caruggi di Genova. Città magiche anche se diverse, tanto, e lontane. Con la tempra e un’umanità che permette di resistere a ceffoni e sgambetti. Passioni che non si intristiscono né ingrigiscono con il passare del tempo. Anzi. A Napoli la storia è un dna scolpito nel granito. Come gli indelebili omaggi regalati dai Quartieri spagnoli a sua maestà Diego Armando Maradona.

Idea feconda. Descrivere le magie - sì, quelle forzute e agonistiche di Anguissa, Zielinski, Di Lorenzo, Kim, Rrahmani, Juan Jesus, Olivera e Mario Rui, il fioretto e gli strappi di Kvaratskhelia, Ndombélé, Raspadori, Politano, Elmas, con lo strapotere tecnico di Osimhen, Lozano e Simeone, le certezze di Meret e le geometrie di Lobotka, vero algoritmo dello scudetto napoletano 2022/23 - dei campioni facendoli raccontare dai giganti degli scudetti, conquista. E coglie l’attimo. Con la mano di un pugno di colleghi vicini per anagrafe e mestiere al presidente nazionale dell’Ussi, si respira un’atmosfera che rallegra e appaga l’animo. Anche quella del tifoso più avvertito: Napoli campione, come rimarca nella prefazione l’arcivescovo emerito Crescenzio Sepe, ha portato “nuova luce sulla città”. Un messaggio di condivisione e inclusione che Gianfranco Coppola non ha trascurato: il ricavato dalla vendita del libro (Alfa grafica, San Sebastiano al Vesuvio, 16 euro) è destinato alla Comunità di accoglienza casa di Tonia. Una scelta che vale un gol irripetibile all’incrocio dei pali. Al 95’. “Vittorie speciali che si conciliano con sensazioni particolari. Né miseria, né nobiltà” comunica l’autore. Intanto, i protagonisti dell’era maradoniana raccontano i campioni. Con Bruscolotti, Ferrara, Renica, Di Fusco, Muro, Bagni, Careca, Caffarelli, Corradini, Volpecina, Fusi, Mauro, Giordano, Carnevale, Francini, Di Napoli, Romano e il nostro Gianfranco Zola abbondano aneddoti e ricordi che scaldano il cuore. Impossibili da scordare i contributi al tricolore dati dal ds Cristiano Giuntoli, architetto del Napoli di Aurelio De Laurentiis descritto con raffinatezza da Massimo Corcione, da Karim Zedadka, Alessio Zerbin, Gianluca Gaetano, Pierluigi Gollini, Diego Demme, Bartosz  Bereszynski, Leo Ostigard, Davide Marfella e Hubert Idasiak. L’agile volume ospita anche Ottavio Bianchi, che commenta il pregiato lavoro di Luciano Spalletti, un’intervista a Corrado Ferlaino, presidente dell’epoca d’oro, e gli amarcord, tra passato e presente, di Mario Zaccaria, Nino Petrone, Adriano Cisternino, Sandro Sabatini, Mimmo Carratelli, Angelo Scelzo e Adolfo Mollichelli. Le foto? Sono di Pietro Mosca. Insomma, Napoli, siamo noi. Con il terzo scudetto. In una città che incanta. E un motto ineludibile: Ricomincio da tre.

Sabato, 11 Novembre 2023 20:04

Cagliari, ko con onore in casa Juve

 

In gol i difensori centrali Bremer, Rugani e Dossena. Allegri soffre i rossoblù che non mollano fino al 95’. Classifica stazionaria, dopo la sosta arriva il Monza

Mario Frongia

 

Un Cagliari mai domo. Si perde, con rabbia e la consapevolezza di aver dato il massimo. A Torino, i rossoblù cadono 2-1 allo Stadium con la Juve che diventa momentaneamente prima in classifica. Ma il Cagliari è stato sempre in partita, ha reso complicato il gioco sparagnino dei bianconeri. Si è difeso ed è ripartito. Poi, qualità individuali e fisicità hanno indirizzato il match. Ma determinazione, coraggio e un filo di spregiudicatezza non hanno fatto notare i 20 punti di differenza in classifica. Allo Stadium si parte con le solite mezze sorprese di Claudio Ranieri: attacco di peso (Petagna), di velocità (Luvumbo) e fosforo (Viola). Nei primi 45’ le scelte si rivelano giusta. Con la Juve un insieme di elementi capaci di tenere sulle spine Bremer e soci. Per il resto, a quattro dietro con Zappa, Dossena, Goldaniga e Augello, regia a Prati, Makoumbou e Jankto interni. Max Allegri ha confermato Kean e Chiesa, e può permettersi di tenere in panca Vlahovic e Milik! Dietro c’è Gatti: il difensore azzurro gioca anche se diffidato e alla prossima i secondi in classifica aspettano l’Inter. La scelta, senza turn over, testimonia l’attenzione, e la cautela che Allegri riserva alla sfida con la sua ex squadra. Una  band che nelle ultime sei gare non ha preso gol e nelle ultime quattro ha sempre vinto. Ma anche il Cagliari non scherza: Sir Claudio ha rimesso in sesto il gruppo, lasciato l’ultimo posto e, dal 4-3 con il Frosinone, mostrato solidità, fiducia e cinismo. I padroni di casa partono con i giri alti, due corner in 2’. I rossoblù ripartono con il piglio giusto. Tatticamente si nota Petagna boa alta con Luvumbo a sinistra, a pochi metri da Makoumbou. Viola alle spalle con il compito di filtrare Locatelli. Il primo tiro, bravo Prati a verticalizzare, è di Petagna, alto. Ci prova anche Viola, a lato. Segnali interessanti, anche perché proprio in neo dottore si muove senza riferimenti. Nello stretto Bremer e Gatti soffrono. Nel primo quarto d’ora è difficile capire chi è secondo e chi quartultimo in classifica. Squillo di Chiesa su punizione, alta. Ranieri chiede di verticalizzare, da  angolo Dossena la manda alta. Il Cagliari non sta a guardare, anzi. La Juve risponde con Chiesa e Kean, Scuffet blocca. Poi, Cambiaso spara alto. Prima vera occasione bianconera con McKennie, a lato una palla d’oro di Kostic. Nel primo tempo, partita viva, grande crescita di Prati e Petagna, conferme di Dossena, bene Viola per mezz’ora. Poca roba da Luvumbo, Augello e Jankto.

La sbloccano i difensori- Ranieri riparte da Lapadula. Il centravanti-bomber della B, 21 reti, subentra a Petagna. Postumi infortunio e intervento alla caviglia, rientro in Coopa Italia con gol qualificazione a spese dell’Udinese. Si passa dalla fisicità all’imprevedibilità e al fiuto del gol. Chiesa, su errore di Prati, impegna a terra Scuffet. Ancora Kean a tu per tu con Scuffet, la Juve non conclude. Ci prova Chiesa, la squadra di Allegri cresce. In 4’ tre occasioni per i padroni di casa. Miretti, palla persa da Zappa, Chiesa, Kostic e Gatti non sfondano. Dietro si balla. La sblocca Bremer dopo un’ora, incornata su punizione perfetta di Kostic: la difesa si è perso il brasiliano. Allegri inserisce Vlahovic per Kean e Iling jr per Miretti. Sir Claudio risponde con Oristanio per Viola: benzina finita. In campo prende corpo un 4-4-2. La Juve aumenta pressione e possesso, i rossoblù accusano il colpo. E Rugani, ultimo gol in A con la maglia del Cagliari contro il Bologna, sigla il 2-0 sul decimo corner bianconero. Imbarazzante la totale libertà data dai rossoblù al difensore. Entra Shomurodov per Luvumbo. Poi, Dossena la riapre di testa: 2-1. Il primo centro in A del centrale blocca dopo 615’ l’imbattibilità di Szczesny: prima rete subita in undici turni da palla inattiva. Milik subentra a Chiesa. Dossena ci riprova, il portiere di casa devia sul palo. Rischio enorme per la Juve, Oristanio e soci non mollano. Ranieri chiama al 42’ talismano Pavoletti. Vlahovic strappa, Augello salva Iling. Piccinini la chiude con 5’ di recupero. Allegri ha sudato freddo, questo Cagliari – quart’ultimo in attesa delle altre – conferma il quart’ultimo posto dopo il ko del Verona con il Genoa. Ranieri sta lavorando bene, il gruppo è “suo”. Dopo la sosta arriva il Monza alla Domus. Testa e lavoro.  

 

Notarelle

Dottor Viola. Da 663 giorni Nicolas Viola non partiva titolare, fascia da capitano, maglia 10 e laurea in psicologia a Roma. Tre gol e un assist nelle ultime quattro partite, Coppa Italia inclusa: settimana da sballo per l’ex Benevento.

Abbraccio da quasi mille panchine. Max Allegri e Claudio Ranieri, assieme totalizzano 993 partite in panca. Poco meno di tre quarti al romano, il resto al livornese. La curiosità? I31 gennaio 2009 i  rossoblù allenati da Massimiliano Allegri battono Nedved e soci  3-2. Segnano BiondiniJeda e Matri. Quella Juve l’allena sir Claudio.

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