Mario Frongia

Mario Frongia

Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi

Mercoledì, 28 Febbraio 2024 14:22

A Cagliari gli Europei di padel 2024


Dal 22 al 28 luglio al Tc Cagliari i migliori al mondo si sfidano nel capoluogo sardo. L’evento si svolge per la quarta volta in Italia con la Spagna nazionale da battere. La soddisfazione del presidente della Fitp, Angelo Binaghi

Mario Frongia

 

I fenomeni della bandeja e del “per quattro”. Gli acrobati dei recuperi impossibili fuori campo e delle volée mozzafiato. Il padel dei giganti, insomma. Ed è quello che sbarca a Cagliari da lunedì 22 a domenica 28 luglio. La manifestazione - curata dalla Federazione internazionale Fip in collaborazione con la Federazione tennis e padel - si tiene in Italia per la quarta volta. La prima edizione, debutto degli Europei, è stata quella del 1995 a Lido di Savio, frazione del comune di Ravenna, in Emilia-Romagna. A seguire, Bologna 2005 e Roma 2019. Nelle dodici precedenti edizioni, la Spagna ha conquistato dieci volte il titolo nella categoria maschile e nove in quella femminile. L’evento, anche se manca l’ufficialità, si disputerà sui campi del Tennis club a Monte Urpinu. Si annuncia un'edizione da record. Un trend che ha visto via via aumentare il numero delle squadre partecipanti, con 29 team in campo nell'edizione di Marbella, nel 2021, 16 maschili e 13 femminili. “Ringrazio la Federazione internazionale padel. Siamo felici e orgogliosi che - dice Angelo Binaghi, presidente della Fitp - abbia scelto l’Italia e Cagliari per ospitare una manifestazione internazionale tanto prestigiosa. Nel nostro Paese, nessun altro sport è cresciuto quanto il padel negli ultimi anni. Una crescita, peraltro, che non accenna a fermarsi, anche grazie al nostro impegno. Ancora una volta metteremo in campo insieme alla Fip tutte le nostre capacità organizzative perché il prossimo Campionato europeo si riveli un successo e un’ulteriore affermazione internazionale del padel”. Il presidente cagliaritano coglie l’attimo. Dopo l’annata strepitosa del tennis, ecco i padellisti in continuo aumento. Lievitano campi, circoli e iscrizioni. A seguire, tornei, meeting, tour dei grandi della padella che in Sardegna sono seguiti e apprezzati dagli sportivi.

Sette giorni di spettacolo e sport. Dal 22 al 28 luglio si fa sul serio sui campi del Tennis club. La tredicesima edizione dei Fip European Padel Championships è la chicca sportiva internazionale di mezza estate. Con l’Italia che si conferma strategica per la crescita ad alto livello della disciplina. La competizione continentale approda nella terra dello sport di alto profilo. Basti dire che l’isola nel 2023 ha ospitato 43 eventi internazionali e ce ne sono in cartellone per l’anno in corso quasi sessanta. Almeno, è questa l’agenda e la linea seguita, coordinata e supportata dall’assessorato regionale al Turismo guidato da Gianni Chessa. La Sardegna, e Cagliari, hanno confermato di possedere, oltre alle rinomate qualità ambientali e climatiche, doti organizzative senza eguali. Un’Isola dello sport che ha conquistato decine di migliaia di sportivi professionisti, dilettanti e amatori. Dal motocross agli scacchi passando per arti marziali, surf, vela, motonautica, calcio, atletica, ginnastica, equitazione, rugby, hockey e tante altre discipline che hanno avuto nella nostra regione la location ideale per le massime competizioni iridate e del Vecchio continente.

L’Isola del padel. Cagliari è stato un dei primi capoluoghi italiani a scommettere fin dagli albori sul padel. La disciplina si è poi pian piano imposta ed è avanzata con numeri spaventosi. Le straordinarie potenzialità sono state intuite anche da manager e imprenditori abituati e investire sulle strutture sportive. Il resto è attualità: Cagliari ha ospitato con successo e il plauso del pubblico, degli osservatori e degli atleti, una serie di prestigiosi eventi di livello internazionale. Tra gli ultimi, lo scorso settembre, il Fip Platinum, tappa del Cupra Fip Tour promossa dalla Regione, con l’assessorato del Turismo, artigianato e commercio, e il patrocinio del Comune di Cagliari. Adesso, l’asticella sale. A luglio con gli Europei 2024 tornano i maestri e le nazionali dei Paesi europei. In palio c’è il titolo continentale. Luigi Carraro, presidente della Fip, non ha dubbi: “Sarà un Europeo speciale, che saprà rappresentare la crescita del padel a livello internazionale e il grande lavoro delle federazioni nazionali nello sviluppo del nostro sport. Ringrazio quanti hanno contribuito in questi anni alla diffusione del padel, dai giocatori professionisti ai seniors, gli juniores, gli amatori, i tecnici, gli arbitri, i dirigenti. A Cagliari abbiamo vissuto grandi eventi di padel e di pubblico e siamo certi che l’Italia, Paese strategico per il movimento, sarà protagonista nell’organizzazione di un Europeo che saprà esaltare un orizzonte agonistico al quale teniamo particolarmente: le competizioni a squadre con la maglia della Nazionale. Un ringraziamento speciale va alla Fitp che ha lavorato per raggiungere grandi risultati sportivi e di pubblico”.

 

La commemorazione dell’Azienda ospedaliera per i vent’anni da una delle più grandi tragedie della cardiochirurgia e della medicina 

Mario Frongia

Quella sensazione che non lascia scampo. E inchioda al ricordo, alla memoria, al riguardo. Sono trascorsi vent’anni da un lutto impossibile da digerire. Eppure, pare ieri. Anche a quanti conoscevano nulla o poco le vittime. Ma quello che è accaduto alle prime luci dell’alba del 24 febbraio del 2004, è e rimarrà una voragine di dolore. E non solo per i familiari, i colleghi, gli amici. Alessandro Ricchi, Alberto Carta e Giam Marco Pinna, direttore, specialista e perfusionista della cardiochirurgia del Brotzu, si schiantano su a Punta Baccu malu, monte Cresia, catena de Sette fratelli. Sono originari di Reggio Emilia, Ghilarza e Sassari, hanno 52, 36 e 47 anni. Sul Cessna 500, che da sempre veniva noleggiato per trasportare gli organi da impiantare, ci sono i piloti austriaci Helmut Zullner, Thomas Giacomuzzi e Daniele Giacobbe, messinese, 35 anni, in volo di perfezionamento. La tragedia è enorme. E tuttora scuote gli animi. I tre erano in rientro da Roma. Avevano prelevato al San Camillo-Forlanini il cuore di una quarantaquattrenne da impiantare su un paziente dell’ospedale Brotzu. Le cronache ricordano che l’organo era diretto inizialmente a Catania ma le condizioni del malato si erano aggravate. Da qui, l’offerta ai medici cagliaritani. La chiamata del Forlanini arriva a Cagliari alle 23.50 di lunedì 23 febbraio. Al Brotzu la macchina si attiva. Dopo dieci ore di consueta sala operatoria, Ricchi e Carta sono sul pezzo. Quando si dice il destino: non sarebbero dovuti partire, ma avevano dato il cambio a dei colleghi. Tutto fila liscio. Nella capitale viene eseguito l’espianto del cuore. Intorno, alle 5 il velivolo riparte da Ciampino. Al rientro, intorno alle 5.45 si registra l’ultima comunicazione alla torre di controllo: abbiamo iniziato la discesa di avvicinamento.. Ma nei minuti successivi il Cessna esce dai radar dello scalo di Decimomannu. I controllori di volo lanciano l’allarme, i soccorsi sono tempestivi. Il resto è dolore e sangue. Un elicottero del Sar (Search and rescue, Aeronautica militare) individua il relitto. Ed è una squadra del Soccorso alpino a ritrovare la carcassa del velivolo. E quel che rimane delle vittime: “L’aereo nell’impatto con il costone roccioso è esploso. Tanto è stato violento l’impatto che il cuore da impiantare è inutilizzabile” la sintesi del Corriere della sera. Viene aperta un’inchiesta. L'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) apre un'inchiesta sull'incidente: si appura che l’aereo volasse a una quota troppo bassa e che ci fosse scarsa visibilità.

Ricordo e donazione. “I nostri colleghi sono morti sul lavoro per dare la vita a chi sta per perderla. La medicina - dice Agnese Foddis, direttore generale dell’Arnas - ha questi grandi esempi. E il dono degli organi è segno di enorme generosità”. La voce che si fa rocca. Ma nella cappella dell’ospedale lo sconforto è palese. La messa celebrata da don Marcello, poi, a seguire, le testimonianze di quell’orribile martedì. Occhi lucidi e amarezza segnano la cerimonia. “Nel 2004 ero alla Asl 7 di Carbonia. La notizia ci fece sprofondare in una tristezza tremenda. Tutti conoscevano la cardiochirurgia del Brotzu, un’eccellenza, ieri e oggi” aggiunge la dottoressa Foddis. “Fui chiamato alle sei del mattino: in ospedale c’erano tanti cantieri aperti, pensai a un infortunio. Poi, mi spiegarono. E tutto non è più stato come prima. Sandro guidava un’équipe di valore: è stata - rimarca Franco Meloni, allora manager del Brotzu - la pagina più nera della cardiochirurgia. Abbiamo perso medici straordinari, persone amabili sotto tutti i punti vi dista”. La sala “Atza” applaude. Per il direttore sanitario Raimondo Pinna “quello è stato il nostro 11 settembre. Il patrimonio specialistico e umano avuto in eredità da Sandro, Antonio e Gian Marco, è immenso. Con un insegnamento: credere nel proprio agire sempre per fare del bene al prossimo”. In prima fila, amici e colleghi annuiscono. Tra questi, Emilio Floris, cardiologo, Antonio Manti, capo del Centro trapianti, Ennio Filigheddu, direttore amministrativo, Carlo Carcassi, genetista, Gianni Cossu, neurologo, Emilio Montaldo, presidente Ordine dei medici, Roberto Demontis, medico legale. Volti affranti. La cronaca ricorda che Nel 2004 il presidente della Giunta regionale era Mauro Pili, Ivan Capelli era subentrato a Giorgio Oppi all’assessorato alla Sanità, il ministro competente era Girolamo Sirchia mentre alla guida di Cagliari c’era Emilio Floris. Frammenti di storia. Politica, sanitaria e clinica. A segnare i tempi arriva la commemorazione di Valentino Martelli. Il cardiochirurgo è stato tutor e maestro di Alessandro Ricchi. “Venne a Londra, era specializzato in endocrinologia. Mi raccontò di aver fatto anche il medico di famiglia. Un giorno mi chiese di poter seguire un mio intervento. Poco dopo mi disse che avrebbe voluto fare trapianti”. Il decano dei cardiochirurghi italiani, a lungo nella capitale inglese in tandem con Donald Ross, luminare della materia, fa una pausa. L’emozione è palpabile. “Qualche anno dopo arrivai al Brotzu per dirigere il Dipartimento cuore. Lo chiamai e lo inviai un anno a Londra. Quando tornò capii di aver vinto la scommessa: avevo al fianco un collega di alto pregio medico e umano”.

Umiltà e tolleranza. In un’intervista del 1997 al Bollettino dell’Ordine dei medici della provincia di Cagliari, Sandro Ricchi, anche da figlio di medico, richiama alcuni valori chiave della professione: “L’umiltà è poco diffusa in sala operatoria. E in generale, credo nella lealtà, nell’onestà e nella tolleranza”. All’Arnas è un sabato in salita. La platea sussulta alle slide - realizzate dallo staff di comunicazione dell’Azienda ospedaliera con Stefania Frigau e Rita Loffredo - che riproducono immagini, foto e titoli dei giornali. “Sound of silence” di Simon&Garfunkel va in sottofondo. L’atmosfera è carica di mestizia. Il disastro ha scossoe il Paese. I media in quei giorni celebrano “gli eroi del Brotzu”. Ugo Storelli nel 2004 è alla guida del Centro trapianti: “Sandro? Aveva una marcia in più. Quella sera era come tante: quando dal San Camillo ci comunicano del cuore disponibile, ho informato subito la cardiochirurgia. Non potrò mai scordare le prime ore del giorno seguente: avevo il telefono staccato, lo riaccesi intorno alle 8: c’erano decine di chiamate!”. Le parole si smorzano. Il ricordo è toccante. “Sento spesso la signora Palmira, mamma di Antonio: è distrutta dal dolore come se l’incidente fosse di poche ore fa” aggiunge il dottor Storelli. Emiliano Cirio è stato allievo di Sandro Ricchi. Ed è l’attuale responsabile della cardiochirurgia dell’Arnas. Lo specialista parla lentamente, pesa vocaboli e tono. L’intervento lo scuote. “Sono arrivato qui e ho incontrato Sandro. Persona e collega squisita. Sì, abbiamo perso colleghi eccezionali, capisaldi del Progetto cuore. Un percorso che necessita di risorse, energie e coraggio. Proprio nel ricordo del loro sacrificio dobbiamo proseguire e avere quel che serve per tenere alta la qualità, i trapianti e l’assistenza”. La direttrice annuisce. Le difficoltà di gestione, tra medici che, specie in sala operatoria, non ci sono o scappano appena possono, sono enormi. La sala Atza rivela e annoda anche un’agenda fitta di commemorazioni. Tra queste, brilla il motoraduno curato da Paolo Manca, cardiochirurgo amico di Antonio Carta. Il giro del Guilcier, nel cuore dell'Oristanese, è una sorta di rito laico: “Facciamo una passeggiata in moto, scooter e motorini. Antonio amava le auto d’epoca ma era complicato metter su un raduno. Con le due ruote ci riusciamo e lo ricordiamo con un giro nella sua zona. Siamo certi che gli sarebbe piaciuto”.  Applausi. In sala c’è anche un altro cardiochirurgo legato a Sandro e Antonio, Giovanni Lixi: il volto sfinito svela più di mille parole. Il clima della sala, quella sala operatoria!, lo riaccende Anna Oggiano. La signora, ferrista di quel dream team, legge una poesia di Paolo Deriu  dedicata alle vittime della tragedia di Monte Cresia. Una ferita che sanguina. Giuseppina Lorenzoni, presidente Associazione sarda trapianti, cita un passo di Giuseppe Maccioni, trapiantato dal dottor Ricchi: la rima “sorriso-paradiso” coglie l’attimo. In chiusura, Agnese Foddis scopre una targa che andrà nella hall del Brotzu. Riporta una frase di Sant’Agostino tratta dalle Confessioni. All'ingresso, un Libro bianco viene vergato dai pensieri di chi ha conosciuto le vittime. Il silenzio è feroce e violento. Quasi quanto la voragine tuttora profondissima lasciata da Sandro, Antonio e Gian Marco.

Martedì, 27 Febbraio 2024 13:47

Ranieri, ennesima mission impossibile

Solo il tecnico, nonostante le divagazioni presidenziali, ha le chiavi per tenere a galla il Cagliari. Domenica a Empoli match da non toppare

Mario Frongia

“Se ho chiesto un giocatore A e poi mi hanno fatto scegliere tra B e C, sono io il responsabile del mercato?”. La domanda retorica, che anche al tifoso del Cagliari più distratto suona molto familiare, non è di Claudio Ranieri. No, sono le parole pronunciate da Maurizio Sarri. Il tecnico della Lazio chiarisce un aspetto che non necessita di disegnini esplicativi: il mercato va concordato tra proprietà, diesse e allenatore. Ma poi, chi chiude il cerchio è il patron. Sia che ti giochi la salvezza, sia che corri per un posto in Champions, con denari veri in palio. Adesso, in casa rossoblù c’è da stringere i denti come non mai. Il pareggino al penultimo minuto di recupero di san Luvumbo ha evitato l’ennesima sconfitta interna. E, a essere sinceri, il Cagliari non avrebbe meritato la sconfitta.  Che poi Politano e Simeone abbiano sciupato per egoismo e troppa disinvoltura il gol del 2-0 è un’altra storia. Con le altre che frenano - l’unica in salute pare l’Empoli di Nicola, prossima avversaria di Mina e soci, con una marcia da coppe europee - la congiuntura è incoraggiante. Nonostante una costruzione della rosa asfittica e piena di criticità, parzialmente rimediata a gennaio, sir Claudio ha preso la rincorsa. “Se le dimissioni le ho usate come l’elettrochoc, adesso devo dargli corrente pura!” ha scherzato nel post Napoli con un sorriso fiducioso. In questo genere di rincorse occorrono principalmente due cose: cercare di fare punti ovunque, con i migliori e più sani, se non basta con la qualità con un approccio feroce. E poi, avere quella cattiveria agonistica e una mentalità che unisca determinazione e spirito di squadra. Elementi che sono da decenni nello zaino del tecnico di Testaccio.

Un mese di fuoco. Ci sarebbe anche un altro fattore che può e deve fare la differenza nel computo finale: la totale mancanza di interferenze, dirette e indirette, della società. Dopo l’orribile scaricamento di responsabilità su Ranieri, c’è da aspettarsi di tutto. “Gli abbiamo preso i due difensori internazionali, come ci ha chiesto!” le parole al limite dell’oltraggio del numero uno del club. Ma il tecnico aveva chiesto che i centrali fossero esperti della serie A: con tutto il rispetto, Hatzidiakos e Wieteska il massimo campionato italiano l’hanno visto solo dalla tribuna o in tv, esattamente come il presidente. E si può essere certi che uno che ha allenato John Terry, Desailly, Chiellini, Blanc, Cordoba e Mexes, sappia quel che serve in difesa quanto ti devi salvare. Intanto, nonostante i vari servitori al seguito, pronti a negare ad oltranza che il mister nel post Lazio si sia dimesso, pur di fiancheggiare le uscite temerarie del presidente, c’è da stringere i denti. Le prossime quattro gare, a partire dalla trasferta di Empoli, con al seguito la Salernitana alla Domus, la trasferta a Monza e il Verona in casa alla vigilia di Pasqua, sono platealmente decisive per giocarsi la permanenza in A. Dodici punti in palio, con la quota salvezza che pare abbassarsi ma proprio per questo non tollera sbavature. Ipotizzando che per organico, qualità tecnica e gioco Sassuolo e Udinese c’entrino poco con la zona retrocessione, il discorso oltre a Makoumbou e soci, pare riguardare Verona, Frosinone e anche il Lecce. Al quartetto, va aggiunta la Salernitana, in quasi caduta libera. Insomma, un mese da brivido. Con Ranieri che assapora il ritorno al gol di Luvumbo, la ripresa di Oristanio e la buona condizione di Nandez. Ma mastica amaro per aver perso Pavoletti: due mesi di stop per una frattura al piede. Una botta pesante, per forza tecnica, fiuto del gol, personalità e leadership. Il centravanti delle remuntade, dal via e in coda di gara, è riferimento che impensierisce qualsiasi difesa. Ma intanto, è meglio concentrarsi sulla sfida di domenica al Castellani: l’Empoli è una brutta bestia.

Domenica, 25 Febbraio 2024 17:12

Cagliari, pareggio last minute!

 

Una prodezza di Luvumbo al 96' tiene a galla i ragazzi di Ranieri. Il Napoli domina ma non passa. I rossoblù raggiungono Verona e Sassuolo, domenica match salvezza a Empoli

Mario Frongia

Pareva segnata e invece ecco la specialità della casa: il colpaccio nel recupero. Ma stavolta la firma non è di Pavoletti, ci pensa Luvumbo a castigare un Napoli che nell'ultimo quarto d'ora ha giocato in punta di piedi. E ha pagato dazio. Alla Domus finisce 1-1. Il Cagliari, formato per forti di cuore, sale a quota 20, penultimo seggiolino assieme a Sassuolo - una gara in meno - e Verona. E domenica si va a Empoli, rimesso in corsia da Davide Nicola. Ci sarà da soffrire.

Testa e coraggio. Si parte con il corpo a corpo Mina-Osimhen, pare Pairetto è uno dei duelli più caldi. Poi, il break targato Augello-Luvumbo, sospinto dai tifosi. Lapadula-Luvumbo con l'ex Gaetano a rimorchio. Claudio Ranieri cerca di superare se stesso con quel che ha. Schiera un 4-4-2 compatto e da battaglia. Incolla Mina a Osimhen e Nandez a Kvaratsckhelia. L'ex vice di Eusebio Di Francesco al Cagliari, Francesco Calzona ha più scelta: tridente Raspadori-Osimhen-Kvaratsckhelia, con Politano e Lindstrom in panca. Poi, riecco Zielinski. Il Napoli alza i giri e trova superiorità non solo nei duelli individuali ma negli inserimenti senza palla. Lobotka è di nuovo sui livelli dello scudetto, Anguissa pure. Makoumbou e Deiola faticano nel filtrare e nel mettere la palla a terra. Il Cagliari recupera e spazza, troppo poco per pensare di fare la partita. L'energia, e la concentrazione, è quella giusta ma non basta. Jankto c'è e la mette fuori di testa. L'idea? Mazzocchi in crisi su Luvumbo. I contatti al limite del cartellino aumentano da entrambe le parti. Il primo angolo è rossoblù. Nandez e soci crescono, il Napoli incespica. Lapadula impegna debolmente Meret. Riappare Raspadori, crolla in area ma non c'è fallo. Gli ospiti riprendono il pallino. Evidente la qualità tecnica di molto superiore. Il fraseggio corto a caccia dell'imbucata e la manovra di prima fanno la differenza. Ma manca la finalizzazione. Raspadori impegna Scuffet. La partita è dura, combattuta e non dispiace. Il Cagliari corre bene, è attento, pressa alto, limita la ragnatela ospite: sir Claudio, piaccia o meno, l'ha studiata così. Al 31' il vantaggio, autogol di Rrahmani su punizione di Augello. Pairetto, chiamato dal Var, annulla per offside di Lapadula. Al 43' l'occasione clou: Meret esce, respinge di pugno e crolla a terra, Luvumbo di testa la mette fuori a porta vuota. E nell'extratime sbaglia l'assist in area per Lapadula. Il pari'- anche se il 75 per cent del possesso palla e 283 passaggi contro 78 - sta stretto ai rossoblù. Decisivi, dopo un tempo, i confronti positivi di Mina, ben supportato da Dossena, e Nandez su Osimhen e Kvaratsckhelia.

Pari da infarto. Si riparte con il Napoli che detta i tempi. Ma il Cagliari è sul pezzo. Lobotka e Zielinski non trovano lo spunto, il tridente rossoblù, con Dossena che cresce, non riceve palle giocabili. Lapadula duetta con Luvumbo ma è in fuorigioco. Ranieri toglie Lapadula, Jankto e Gaetano inserisce Pavoletti, Zappa e Viola. I tifosi mugugnano ma è questo che passa il convento. La giostra asfissiante in manovra dei campani lievita. Osimhen impegna Scuffet. Al 20' il Napoli passa. Augello perde un contrasto, Raspadori si invola e pennella per Osimhen: 1-0. Poi, accade uno schetch unico: sempre Osimhen va a tu per tu con Scuffet, scavetto e palla sul palo, ancora palo sul tap in. Ma il gioco è fermo per off side. Ranieri si infuria, la reazione si traduce in un cross nelle braccia di Meret. Pavoletti si intreccia con Rrahmani al limite dell'area - botta alla caviglia, dovrà uscire per Petagna - polemica dura e giallo per Nandez. Calzona inserisce Politano per Kvaratsckhelia. Ci prova Deiola dal limite, debole. Fuori Augello per Oristanio. Escono Raspadori e Zielinski per Cajuste e Lindstrom. Il Cagliari cerca il guizzo per il pari. La squadra risponde con il piglio giusto. Osimhen lascia coi crampi, dentro Ostigard. L'ex Simeone subentra a Mazzocchi. La partita si incattivisce, giallo per Deiola per fallo su Anguissa. Politano in contropiede si divora il raddoppio. Il Cagliari combatte ma non basta. Pairetto concede sei minuti di recupero. Simeone impegna Scuffet. Mentre Lobotka sfiora l'incrocio dal limite, rossoblù paiono all'inferno. Ma c'è Luvumbo, con Juan Jesus che dorme, stop e sassata all'incrocio: 1-1. Finisce così, con la rimonta last minute che tiene in vita i ragazzi di Ranieri. Il tecnico? Ha messo il punticino con umiltà e modestia: la motivazione, la voglia di non mollare di Dossena e soci, nasce così.

 

Cagliari-Napoli, la partita dei ricordi, degli ex, delle recriminazioni. Ai rossoblù servono punti salvezza, agli ospiti il guizzo per la corsa Champions. Il tecnico romano torna sulla “scossa-dimissioni” nel post Lazio

Mario Frongia

“Il Napoli in crisi? L’ho vista con il Barcellona e direi di no. Non è la macchina perfetta dell’anno scorso ma sa il fatto suo”. Claudio Ranieri ha aperto la conferenza pre gara andando al bersaglio grosso. E rincara la dose: “Adesso le chiacchiere stanno a zero. Sarà il campo a dire se siamo all’altezza o meno della A”. Limpido e chiaro. E non manca l’acchito alle dimissioni post Lazio: “Non le ho usate per testare il polso della squadra. Dentro di me ero convinto al cento per cento. Le parole dei ragazzi mi hanno fatto capire di dover restare”. Il messaggio va anche ai tanti ricostruttori di notizie al contrario. Come se alterare la verità e negare nei resoconti i difetti congeniti del gruppo, abbiamo mai fatto salvare una squadra. “Non era un volermi tirare indietro o magari provocare un no dalla squadra. Questo genere di situazioni sono accadute molto raramente. Se è stato l’ultimo jolly non lo so. Ma è chiaro un concetto: da solo non posso fare nulla come non ho fatto nulla l’anno scorso. Adesso dobbiamo lottare per preservare la serie A. Non sarà facile, sono ripetitivo, lo so. Ma l’ideale di lottare sino in fondo è decisivo”. Il match di domenica, ventiseiesima di ritorno - alle 15, in tv su Dazn - è spartiacque come  le partite da qui alla fine. E come, almeno per il Cagliari lo sono state quasi tutte fin dallo scorso agosto. La squadra, costruita male e rinforzata con un sufficienza risicata - la punta da doppia cifra invocata da Ranieri a giugno non si è vista -, stenta a trovare una dimensione lontano dagli ultimi tre seggiolini del campionato. Il campo ha detto che i 19 punti sono frutto di quattro vittorie, sette pareggi e tredici sconfitte. I gol fatti sono 23, il doppio quelli subiti: terzo peggior attacco e terza peggior difesa. Con buona pace dei difensori internazionali rilanciati dal presidente e attribuiti a scelte di Ranieri.

Da Udine al ko dell’andata. “In Friuli dovevamo rimettere a posto la nostra mentalità. Per evitare equivoci, quella di una squadra che deve salvarsi. Poi siamo pronti ad accettare tutto, ma prima sappiamo di dover lottare. Si deve sempre uscire dal campo con la consapevolezza di aver dato tutto. Il secondo tempo contro l’Udinese è una buona traccia da cui ripartire”. L’allenatore di Testaccio fa un passo al match dell’andata al “Maradona”. Il Napoli di Garcia e una prestazione con diverse recriminazioni. “Ci è mancata un po’ di determinazione e penso al gol di Kvaratskhelia, quando Osimhen è scappato via a tre giocatori in neanche un metro e mezzo Ma ricordo una buona gara, senza remore o timori reverenziali. La squadra si è espressa bene e vorrei che anche domenica si ripetesse, lo meritano i nostri tifosi”. Il Napoli di Calzona che muta pelle? Ranieri taglia corto: “Ha giocatori gagliardi che vorranno risollevarsi. Ma la nostra strategia non cambia. Di Calzona so che è di Vibo Valentia, è stato il secondo di Sarri, Spalletti e Di Francesco. Sa come toccare le corde giuste dei suoi”.  Si passa dal Cagliari scarico contro le grandi. “Da qui in avanti si gioca senza guardare il nome dell’avversario, ogni gara ha punti importanti”.

Sui singoli. Il tecnico apre sul tema Viola. “Sta bene, non ha problemi, come Prati aveva bisogno di rifiatare. Sapete che non perdo di vista nessuno”. Su Mina, pagella piena: “Ha esperienza, qualità tecniche e caratteriali, di guida. Serviva uno con la sua personalità. Nandez e Petagna? Tutti sono fondamentali, chi mi convince gioca. Nahitan ha lavorato tutta la settimana al top, cosa che non aveva fatto prima di Udine”. Dall’infermeria le solite notizie: “Shomurodov piano piano sta riprendendo, idem Oristanio. Sulemana ha avuto un risentimento e sta facendo un lavoro differenziato”. Ci sarebbe da capire quale sarà il modulo, se Lapadula e Luvumbo cominceranno assieme con Gaetano falso nueve, se Nandez parte da terzino. Quesiti rimandati al match.  

Volti noti. Ci sarebbero gli ex, in campo e fuori. C’è la ruggine tra tifoserie legata allo spareggio perso a Fuorigrotta nel ’97 con il Piacenza. Ci sarebbe anche la classifica. Cagliari-Napoli è palestra per ambizioni e rimpianti. Per dire, mai una squadra con lo scudetto sul petto si era trovata in una situazione come quella dei campani. Fatti loro, si dirà. Ma non basta: Lobotka e soci, reduci dal pari con il Barcellona, devono recuperare terreno per sperare l’aggancio al quarto posto che vale la Champions. Al terzo allenatore in stagione, Calzona da domenica scorsa al posto di Mazzarri, subentrato a Garcia, il gruppo è chiamato alla prova del nove. Sempre fatti loro. Che necessitano di una risposta pronta e sicura: diciamocela tutta, regalare, per atteggiamento e pro positività almeno, il primo tempo al Napoli come è accaduto a Udine, sarebbe folle.

Amarcord. Il fresco arrivato Gianluca Gaetano più Andrea Petagna e Leonardo Pavoletti sono gli ex di turno. Solo il primo, anche grazie alle due reti in tre presenze, potrebbe partire dal via. Già visti anche i due tecnici:  Claudio Ranieri e Francesco Calzona. Sir Claudio è stato a Napoli nel ‘91/92, proprio dopo la trionfale scalata in rossoblù dalla C alla A. L’attuale neo allenatore del Napoli è stato il vice di Eusebio Di Francesco, al Cagliari nel 2020/21.

Domenica, 18 Febbraio 2024 20:03

“Un brodino! Sì, molto prezioso!”

 

Claudio Ranieri la spiega così: “Con questo punto ripartiamo”. Il tecnico ha tenuto Nandez in panca dal via: “Non si è allenato in settimana”

Mario Frongia

Le aveva chiamate “libecciate”. Nel post Udinese, con la classifica che si muove dopo quattro turni, sono diventate “burrasca”. Claudio Ranieri ama i termini marinari. E tiene alta la barra. “Questo è un punto prezioso per ripartire. I ragazzi sono tenaci e non vogliono mollare. Non sarà facile, ma ci proveremo fino all'ultimo” è il mantra del tecnico. Una settimana dopo aver sbattuto sulla Lazio, l’1-1 di Udine dice tanto. Che poi la classifica rimanga drammatica è un’altra storia. “Sappiamo che la serie A è un campionato difficile. Ma i ragazzi sono tenaci e non mollano. Certo, non sarà facile, ma ci proveremo fino all'ultimo. Per come si allenano mi danno la motivazione che poi restituisco a loro. Si è vista fiducia e voglia di restare in A. Questo, mi carica. E così carico loro”. Ed ecco il mare mosso: “Eravamo in burrasca, ci siamo ripresi con due, tre partite fatte come sappiamo. Poi, siamo andati di nuovo sotto, a navigare in burrasca. Ma questo Cagliari è vivo”. Sul tema sir Claudio filosofeggia: “Sì, il bicchiere è mezzo pieno. Sapete che sono positivo ma è stato normale soffrire all’inizio. L’Udinese veniva dall’impresa di Torino con la Juventus. Erano in fiducia, mentre noi abbiamo faticato a trovare le giuste misure”.

 

Faccia a faccia. L’allenatore rossoblù la spiega con la solita flemma. Quella di chi ha la coscienza a posto e ne ha viste tante. Incluse le sgangherate e scorrette mosse presidenziali. Si entra in campo. “Si è visto che le squadre volessero vincere. Ma il pareggio l’hanno meritato entrambe”. Sui singoli, si parte da Gaetano, due reti in tre presenze, due dal via. “Si è inserito subito nel nostro scacchiere, è un ragazzo molto intelligente, pensa velocemente, vede il gioco. Il gruppo gli ha spiegato come giochiamo, lui è stato bravo a fare anche lavoro tanto sporco insieme a Lapadula. Nella prima mezz’ora quando erano in parallelo riuscivano a prenderci. Poi, li ho messi in verticale ed è andata molto meglio”. Si ripassa dalla sfida alla formazione di Cioffi: “Hanno trovato il gol della domenica. Per fortuna non ci siamo avviliti. Avevo chiesto di essere sempre compatti, il gol ci ha dato quella voglia di continuare. Nella ripresa siamo partiti a spron battuto, colpito la traversa con Lapadula. Abbiamo replicato a quello che l’Udinese ha fatto nel primo tempo. Se sono stati bravi in un paio di ripartenze, noi siamo stati bravi a chiudere i varchi”. Sull’esclusione di Nandez, Ranieri taglia corto: “Nandez e Mina non si sono allenati, ho deciso di rischiare Yerry dal 1’ perché è esperto, si conosce bene e si sa gestire. Nahitan è un generoso, se ha cento dentro ti vuole dare trecento. È abituato a scaricare troppo il suo contachilometri, così l’ho inserito nel secondo tempo”.

Modulo e atteggiamento. “Abbiamo giocato con un 4-4-2 che è diventato un 4-2-3-1. Jankto, ma ho dovuto spostarlo, stava soffrendo, e Luvumbo potevano aggredire i terzi di difesa dell’Udinese. I lanci lunghi per Lapadula senza avere un centravanti fisico? Faccio una battuta, chiederemo di giocare in dodici (ride, ndr). Sapete che la coperta è quella. Se tiro da una parte, dall’altra mi scopro. E prendiamo gol. Che l’Udinese fosse una squadra fisica e che dribbla, lo sapevamo. È normale che dopo quattro sconfitte i ragazzi fossero impauriti. Ho detto loro di stare compatti, se fossimo stati aperti ci avrebbero potuto fare più male”.  Ed ecco il brodino. “Un punto che fa bene allo stomaco di un Cagliari malato? Sì, gli errori li commettiamo sempre. Avevo chiesto di far vedere a noi stessi che non vogliamo retrocedere. Poi, avremmo tirato la linea per capire quel che abbiamo fatto. Le somme si tirano alla fine, non oggi”. Il futuro è dietro l’angolo. “Sia chiaro, nulla è deciso”. Ranieri non si illude e non illude. “Siamo in piene sabbie mobili, ma abbiamo dimostrato a noi stessi che vogliamo stare in A. Voglio ringraziare ancora i nostri tifosi. Sono magnifici, non è facile essere ultimi o penultimi e avere questo sostegno. Finché ci staranno dietro avremmo il 30, 40 per cento in più di possibilità di salvarci. Ci giochiamo tutto in ogni partita”. 

Domenica, 18 Febbraio 2024 17:14

Cagliari, pareggio insipido

Mach da serie B, l’1-1 muove la classifica e interrompe la striscia di sconfitte. Ma lascia i problemi di sempre e il penultimo posto ai rossoblù. Domenica arriva il Napoli dell’ex Mazzarri  

 

Mario Frongia

Un avvio come al solito passivo, molle e sotto scacco. Una ripresa sparagnina ma più energica e attenta. Il Cagliari porta via un punto all’Udinese e muove la classifica dopo quattro pesanti ko di fila. La sostanza cambia di poco, penultimi a 19 punti dietro Verona e Sassuolo (20), Empoli (22), Udinese e Frosinone (23). La lettura è semplice: la squadra è insicura e paga dazio nella manovra, nella qualità delle transizioni, nei duelli in mezzo al campo. Eppure, il pari, se certifica una rosa in affanno, trasmette un filo sottile d’aria. Insomma, Claudio Ranieri e i suoi riprendono fiato. Una sconfitta sarebbe stata la fine, il pareggino tiene tutti in vita. Ma rimane insipido. E domenica arriva il Napoli di Mazzarri, definito, almeno finora, la peggior squadra campione d’Italia negli ultimi decenni. Ma sarà meglio non fidarsi.    

In campo. Nandez in panca, e Zappa da quarto dietro, è la sorpresa. Sir Claudio teme le verticalizzazioni e le imbucate da centrali e a Udine riparte da una scelta che lascia un tantino perplessi. Il tridente è forse quanto di meglio possa esprimere la rosa: Lapadula con alle spalle Luvumbo e Gaetano. In mezzo stanno fuori Prati e Sulemana, non ancora al top. Giocano Jankto e Deiola. Ma al di là dei singoli, nel 4-4-2, è il collettivo chiamato a far scordare le quattro sconfitte di fila. E a ripagare la richiesta di fiducia manifestata dal collettivo al tecnico che si era dimesso dopo il 3-1 casalingo subito dalla Lazio. Ma rimane da digerire il gigantesco rospo dopo le parole ingiuste, irrispettose e non vere del presidente sulla campagna acquisti. L’Udinese ha sulla pelle la vittoria allo Stadium con la Juve. si gioca una partita a scacchi, con il tecnico romano che deve avere conferma dal patto stilato con il gruppo. Cosa che però avviene solo a metà. 

Un pareggio incoraggiante. Fin dai primi minuti sono sconsolanti gli errori di Jankto, Augello, Zappa e Deiola. L’Udinese controlla la partita, primo tiro al 7’. I Cagliari è impreciso nella gestione e nelle ripartenze. Lo 0-0 dura 13’: Zemura la apre, ma Zappa gli lascia troppo spazio, con un bel destro all’incrocio, l’ex Scuffet non ci arriva. La reazione allo svantaggio è blanda. Il pallone lo tengono i padroni di casa. Thauvin sembra Ronaldinho, Ehizibue pure. I rossoblù vengono schiacciati e sovrastati fisicamente e tecnicamente. Ci provano ancora Zemura e Samardzic, ribattuti. Lapadula e Luvumbo inesistenti o quasi. Lucca beffa Mina e di testa grazia Scuffet. Anche Lovric pare da Pallone d’oro. Ma Jankto - che Ranieri alla mezz’ora sposta a destra, chiamando Luvumbo a sinistra - e Zappa sono davvero sotto tono. Sugli esterni la squadra di Cioffi è incontenibile. Ed ecco Okoye, prima in presa alta, poi su rasoterra di Lapadula. Gaetano la pareggia di testa su pennellata di Augello: 1-1. Il Cagliari dà segni di vita, con ampi sprazzi di difficoltà. L’Udinese ha costruito tanto, con almeno una palla per il raddoppio, ma con poca precisione al tiro. Si chiude in parità. Un dato? Il Cagliari tira cinque volte, due nello specchio, i padroni di casa diciassette, tre in porta.     

Un punto per parte. Si riparte senza cambi: chissà come sta Nandez? La traversa di Lapadula, su cross di Luvumbo dopo 3’ mette i brividi all’Udinese. Il dominio dei friulani non è più nitido. Per non parlare della qualità della gara. Le due squadre, con il pari, non sono a caso penultima e quindicesima. Lucca, servito da Thauvin, sfiora il 2-1 al volo.  Anche Dossena e Deiola sprecano, i bianconeri riprendono il pallino. Cioffi cambia Ferreira per Ehizibue ed Ebozele per Zemura. Ma è Luvumbo ad arrivare un filo tardi sul rasoterra sottoporta di Gaetano. Il match è aperto. Mina prende il rimprovero dall’internazionale Mariani, troppa scena sui contrasti. Ci riprova Samardzic, di poco a lato. Thauvin ricama, Mina chiude. Su corner Makoumbou buca la palla ma Perez non controlla. A un quarto d’ora dalla fine Ranieri inserisce Pavoletti, Di Pardo e Nandez per Lapadula, Jankto e Zappa. Cioffi risponde con Success per Thauvin, il migliore in campo, e Brenner per Lucca. Mariani concede 5’ di recupero. L’Udinese perde in lucidità, il Cagliari è sul pezzo.  L’argentino Payero entra per Lovric. Di Pardo ci prova dal limite, alto. I friulani hanno staccato la spina, i rossoblù ci credono.

 

Dopo le accuse ingiuste del presidente, Claudio Ranieri ingoia il rospo: “Non rispondo a domande sul dopo Lazio. Parliamo dell’Udinese”. Match ad alto rischio

Mario Frongia

Aveva dato le dimissioni. Proprio come abbiamo scritto su Repubblica e su questo sito, GolRossoblù. L’esatto opposto dalle altre ricostruzioni post Lazio, fantasiose, incomplete e comunque oltre il tempo massimo. In conferenza stampa Claudio Ranieri è stato chiaro: Vi dico ciò che è successo dopo la gara con la Lazio. Ho detto ai ragazzi che ci sarebbe stato bisogno di un elettroshock, e che mi sarei dimesso. La squadra mi ha detto che non era giusto, che avevamo lottato tutti insieme per salire in Serie A e che dovevamo fare altrettanto per mantenere la A. Ho detto va bene, lavoriamo assieme compatti per portare a termine una missione difficile ma non impossibile. Allora ho detto va bene, andremo avanti tutti insieme. Proveremo a raggiungere questo difficilissimo ma non impossibile obiettivo”. La cronaca e le conferme nitide, testuali. Che aiutano a capire quali siano gli enormi problemi del Cagliari, del calcio e anche di chi lo racconta. Specie se si pensa a quel che ha detto il presidente dopo la quarta sconfitta di fila, la seconda in casa, la quattordicesima in stagione. Capace di addossare tutte le responsabilità ai giocatori e all’allenatore. Ma purtroppo, questa dello scarica barile del patron non è una notizia. Tanto che alla domanda “Ha parlato con il presidente negli ultimi giorni?” la risposta è stata lapidaria: “No, non ce n’era bisogno. Ma vi prego, parliamo di Udinese-Cagliari. Non risponderò a domande inerenti a quanto successo dopo la partita con la Lazio”. Un altro tassello che conferma il disagio e l’amarezza dell’allenatore di Testaccio, che magari come qualsiasi allenatore può non avere le risposte giuste dei suoi, fare un cambio al ’70 anziché all’inizio del secondo tempo, o partire a tre anziché a quattro dietro. Ma mai, e poi mai, mancherà in quello che è la trasparenza e la correttezza. Quell’umanità e quel rispetto che ha sempre mostrato ai sardi. E che altri mai potranno mostrare.  

Umore e determinazione. “Come sto? Bene. Pochi allenatori hanno avuto il supporto dai giocatori che ho avuto io. Ero veramente giù di morale dopo la partita. Ma quando hanno detto che dovevamo lottare insieme fino in fondo, mi ha fatto pensare. Ecco perché voglio stare al loro fianco, andare con loro fino in fondo, difenderli e andare contro tutto e contro tutti”. Ma al di là delle apparenze di signorilità, quel che appare è un uomo, prima di un allenatore, stanco e svuotato. E deluso. E anche sconcertate dalle non veritiere ricostruzioni date dalla presidenza. E la sensazione è che se a Udine non andrà al meglio, potrebbe davvero salutare. Intanto, si ha anche certezza del ritiro anticipato: “Sì, l’hanno chiesto i ragazzi, dopo l’allenamento ci fermeremo qui”. Ed ecco l’Udinese. “Sarà una gara difficilissima, contro una squadra in grandissima condizione. Sono riusciti a battere una grande, sappiamo quanto valgono e valiamo noi. Cercheremo di fare il massimo per raggiungere il risultato positivo”. E ancora. “Sono molto compatti, dall’euforia alla fisicità, giocano per via verticale, sono i terzi per tiri dal limite dell’area”. E il Cagliari? “I ragazzi cercano sempre di dare il massimo. A volte sbagliano nel mettere troppo amore in questa squadra. Provedel sabato ha fatto grandi parate, ma noi poi abbiamo preso gol in contropiede. Dobbiamo cercare di attaccare, ma di non subire così, fa male. Più offensivi? Siamo la quarta squadra che tira verso la porta ma sbagliamo i gol o che non centriamo la porta. È vero che non riusciamo a gestire le partite, perché arriviamo a un certo punto in cui per la troppa voglia di fare perdiamo l’assetto tattico. Ma il modulo non centra nulla. A volte cambio perché perdiamo la bussola”. Si passa dagli errori, individuali e tattici: “Alcuni nascono dal voler fare tutto bene. L’anno scorso qualche sbavatura potevamo permettercela, in A come sbagli ti condannano”.

Tifoseria e singoli. Out Oristanio, Mancosu, Shomurodov, Sulemana e Hatzidiakos, Ranieri precisa “Oristanio sta rientrando a disposizione, presto sarà completamente disponibile. Gaetano ha buona velocità di esecuzione e anche Luvumbo ha le sue doti. Prati? Sta bene, ma un giovane alle prime in A può avere alti e bassi”. Poche storie su Sulemana: “Ha fatto ieri il primo allenamento totale con noi, non sta al cento per cento. Peccato per l’infortunio, stava sbagliando meno gli appoggi, era tornato quello di inizio campionato, ora lo aspetto a braccia aperte”. Sir Claudio ringrazia i tifosi: “Sono magnifici, al di sopra di tutto e di tutti. La squadra sa che ci stanno sempre dietro e che devono fare qualcosa che conta per il bene della squadra”. Dalla piazza attestati di fiducia. “Mi fa molto piacere, non leggo i social e mi da ancora maggior orgoglio: una vitamina per cercare di far rendere al meglio i miei giocatori”.

Giovedì, 15 Febbraio 2024 13:13

 “Con tutto il cuore 2023”

 

Per la cardiologia pediatrica dell’Arnas Brotzu 152mila euro frutto della campagna promossa nell’isola e nata dall’intesa solidale tra l’Azienda ospedaliera di piazzale Ricchi e Conad Nord Ovest

Mario Frongia

La generosità dei consumatori sardi. La proficua collaborazione tra l’Azienda ospedaliera Brotzu e Conad nord ovest, principale struttura ospedaliera dell’isola e gruppo primario nella grande distribuzione. Il supporto agli oltre novemila piccoli pazienti che sono seguiti nel reparto di Cardiologia pediatrica della struttura. Un filo verde che lega professionalità, medicina di qualità, impresa e territorio. Con un destinatario che necessita di tecnologia avanzate, assistenza e cure di alto profilo. Con la campagna “Con tutto il cuore 2023” l’Arnas Brotzu e il Conad hanno colto il bersaglio. “La nostra intesa è oramai decennale e ha permesso di raccogliere fondi per circa un milione di euro. Sono molto contenta, innanzitutto per i nostri piccolo pazienti e le loro famiglie. Ma devo essere grata sia alla Conad sia ai tanti cittadini che hanno dato un segno tangibile: gli oltre centocinquantamila euro raccolti lo scorso anno ci permettono di rispondere sempre al meglio per quel che riguarda l’acquisto e la dotazione di attrezzature all’avanguardia” dice la direttrice generale, Agnese Foddis. Soddisfazione anche dalle parole del direttore sanitario, Raimondo Pinna: “L’intesa certifica la possibilità di innalzare gli standard operativi. La cardiologia pediatrica, con le altre specialità con cui è connessa direttamente e indirettamente, è un settore in forte evoluzione. Basti pensare alle patologie congenite, un ambito in cui la ricerca scientifica propone metodologie cliniche e apparecchiature in continua evoluzione”. Insomma, medicina di alto profilo e grande distribuzione hanno fatto breccia nel cuore dei sardi. A confermarlo un decennio di solidarietà dedicato ai pazienti della Cardiologia pediatrica e cardiopatie congenite. Arnas Brotzu e Conad hanno brindato idealmente alle dieci candeline di una collaborazione consolidata.

Un brindisi alla generosità dei sardi. Nella sala Ciccu dell’Azienda ospedaliera è stata rimarcata la donazione di oltre 152 mila euro. “Con tutto il cuore 2023 abbiamo percorso una strada virtuosa frutto di una grande adesione dei consumatori alla campagna natalizia. La Sardegna - precisa Michele Orlandi, direttore Rete regionale di Conad nord ovest - conferma una sensibilità di prim’ordine superiore anche a bacini densamente popolati e con disponibilità economiche superiori”. In definitiva, un brindisi alla generosità che si coniuga con una certezza: i fondi arrivano e vengono spesi con professionalità e perizia nell’acquisto di tecnologi fondamentali per salvare vite umane e dare assistenza ai piccoli malati di cuore. Alla consegna simbolica della donazione - tenutasi nel giorno di San Valentino, in occasione della Giornata mondiale delle cardiopatie congenite - hanno preso parte anche il direttore amministrativo del Brotzu, Ennio Filigheddu, medici, specializzandi e affiliati del gruppo Conad.

Una disciplina in continua evoluzione. “Trent’anni fa solo il 40 per cento dei bambini con problemi cardiaci importanti poteva avere decorsi positivi. Adesso, grazie alle innovazioni tecnologiche e alle professionalità sempre più avanzate, questa percentuale è quasi raddoppiata. La nostra disciplina - sottolinea Roberto Tumbarello, direttore del reparto di Cardiologia pediatrica dell’ospedale di piazzale Ricchi - ha uno sviluppo legato a doppia mandata ai macchinari e alla strumentazioni che necessitano di frequenti aggiornamenti. Proprio l’ambito in cui utilizzeremo i fondi provenienti dalla campagna di solidarietà. Peraltro, si tratta di un modello di cooperazione tra pubblico e privato che anche in altre zone del mondo è la norma: sono stato Clinical fellowship in Cardiologia pediatrica all’Hospital for Sick Children di Toronto, forse la migliore struttura esistente, che ha per sponsor principale una nota marca di birra!". Quel che trapela dai vertici del Brotzu è soddisfazione e gratitudine sul decennio di fattiva collaborazione. “Abbiamo potuto utilizzare una cifra importante che ci ha consentito di potenziare il sistema tecnologico di cui abbisogna il reparto che accoglie e cura i piccoli pazienti. Mi riferisco - rimarca la dottoressa Foddis - all'acquisto di nuove strumentazioni sanitarie”. Un quadro chiaro. Con il dottor Tumbarello che rimarca quanto “la tempestività, nella diagnosi e nella terapia, è cruciale per la cura dei pazienti. Le apparecchiature innovative consentono di eseguire interventi precoci e cure mirate, migliorando significativamente le prospettive di guarigione”.

Domenica, 11 Febbraio 2024 18:04

Cagliari, delirio annunciato

Il patron riappare in sala stampa per autoassolversi e inchiodare Ranieri e la squadra in un festival di dimenticanze e omissioni. Il tecnico si sarebbe dimesso ma i suoi ragazzi l’hanno fatto recedere. La notizia vera? Tommaso Giulini sarebbe disposto a vendere. Non dovrebbe essere così difficile per un club che vanta lo scudetto, un patrimonio immateriale immenso e l’ottava tifoseria della serie A. Per dire, se un gruppo svizzero si è preso il 70 per cento dell’Olbia e un Fondo la Ternana, il Cagliari non è meno appetibile

Mario Frongia

All’andata la Roma passeggia alla Domus (4-1 con Lukaku che entra con la palla in porta). Qualche giorno prima il Corriere dello sport intervista Claudio Ranieri. Il direttore, Ivan Zazzaroni, chiede quale sia il rapporto con Tommaso Giulini. “Gli ho detto, presidente com’è che chiunque incontri mi parla male di lei!”. La risposta del tecnico disegna la semina fatta in questi anni dal patron. E conduce a una drammatica attualità. Quella del penultimo posto, della quarta sconfitta di fila, la quattordicesima in stagione, con media punti, difesa e attacco da retrocessione sparata. Tanto che la trasferta a Udine di domenica prossima, se non è da ultima spiaggia poco ci manca. L’incompetenza, il profitto a tutti i costi e gli yesman non pagano. E alla lunga si va a sbattere. Con quattordici gare da giocare, pur a morsi e gomitate, Ranieri potrebbe lasciarsene dietro tre peggiori. Ma c’è da stare in campana. Anche perché nell’immediato dopo partita, di fronte ai suoi ragazzi, l’allenatore di San Saba avrebbe detto: “Me ne vado”. E solo la veemente e riconoscente reazione dei senatori, con Pavoletti in testa, l’avrebbe fatto desistere. Si vedrà. Intanto, chissà se replicherà alle parole del presidente. Forse, a giugno.

Memoria obbligata. La premessa è d’obbligo: ieri Giulini ha detto di essere rimasto in silenzio dal dopo Venezia. In effetti, ha evitato il contradditorio con i cronisti ma le occasioni in cui ha parlato comodamente senza domande sono state più d’una e quasi sempre legate ad attività promozionali, di marketing e tese a catturare i consensi della tifoseria. Dall’inaugurazione di una tribunetta ad Asseminello, alle pressioni per avere i denari dalla regione, ai Giganti di Mont’e prama a Firenze. Ieri, per l’unico quesito puntuale sul mercato deificitario, ha alzato i toni. Pazienza. In questi casi, umiltà, trasparenza e gioco di squadra sarebbero una delle possibili medicine. Il presidente è apparso in sala stampa nel dopo Lazio, resuscitata e padrona del campo. Ha citato la vergognosa retrocessione di Venezia, quasi passasse per caso. Ma quell’anno ha cacciato Semplici dopo tre turni, preso Mazzarri a cifre stratosferiche, con una coda in tribunale e l’esonero a tre partite dalla fine. Ha poi chiamato Agostini, creato il corto circuito inimmaginabile tra quest’ultimo, fatto fuori anche dalla Primavera, e Conti. Ci sarebbero anche le perfomance legate agli acquisti di Godin e Caceres, fatti cacciare dal diesse Capozucca - allontanato a sua volta con il direttore Passetti e con Liverani - dopo averli presentati come fossero reduci dal Pallone d’oro. Ieri ha citato Fabio Caressa, al quale aveva dato dell’infame (!) in diretta tv: un orribile messaggio per chi vuol fare e fa questo mestiere. Tra l’altro, l’insulto al direttore di Sky era nato per aver dato una notizia verificata e plausibile: la trattativa di cessione del club. Su questo fronte, Giulini ha detto di essere pronto a farsi da parte: “Se si vuole una proprietà multimilionaria che faccia grandi acquisti, quello non sono io”. Se, per stare ad alcuni recenti passaggi, ci sono club - che, con rispetto, non sono il Real Madrid o il Man City - come l’Olbia, per il 70 per cento nelle mani di un gruppo svizzero e la Ternana, comprata da un Fondo, per il Cagliari dello scudetto, dell’ottava tifoseria, club di un’intera regione, con un patrimonio anche immateriale con pochi eguali, non dovrebbe essere così complicato avere estimatori che non promettano la Champions e lo stadio “per il Centenario”. E, a proposito di insulti, il patron  ha detto di non curarsi degli attacchi dei leoni da tastiera sui social. Che su siti e blog hanno risposto compatti: "Abbiamo pagato l'abbonamento anche noi!"

Le bastonate sul gruppo squadra. “Con la Lazio li ho visti intimoriti, ma la paura devono averla in settimana. Non possono scendere in campo con il timore di dover retrocedere, devono essere uomini veri, determinati e cattivi per le prossime quattordici battaglie. Devono lavorare duro, senza permessi supplementari, i viaggetti con le fidanzate di due giorni o per portare i figli a scuola o altro. Alcuni stanno rendendo al di sotto delle aspettative ma Ranieri ha avuto quel che chiedeva, dai difensori internazionali agli attaccanti. E abbiamo lavorato anche sul futuro con Prati e Oristanio (che difficilmente rimarrà, ndr), tenendo d’occhio l’aspetto patrimoniale perché il Cagliari deve esserci anche fra tre o dieci anni” la sintesi del pensiero giuliniano. E ancora. “In ritiro? Deciderà il mister e se vogliono un premio salvezza, ma non credo sia questo l’intento dei capitani (Deiola, Pavoletti e Nandez, che non ha ancora rinnovato e, pagato 18 milioni di euro con ingaggio monstre, può andar via a zero a giugno: una delle perle gestionali del patron!). Comunque, lo chiedano a Bonato (direttore sportivo, ndr) e vedremo”. Sul mercato estivo, e di gennaio, la fake è bestiale: ci sono sul web immagini e frasi di Ranieri che nel dopo Bari dice di volere “due difensori centrali esperti della A e una punta che vada in doppia cifra”. Gli hanno preso due stranieri che la A l’avevano vista solo in tv. E attaccanti che lo scorso anno hanno segnato sei reti in due. Fatti e non propaganda. Che infanga il mister, reo però di aver avvalorato questa tesi. Ma non è tutto. “Ranieri è l’unico che può salvarci e non è e non sarà, anche se perdiamo a Udine, in discussione. Neanche se dovessimo retrocedere! E non lo dico per riconoscenza legata alla promozione dello scorso anno”. Il messaggio è chiaro: Ranieri non si tocca. Intanto, perché con questa rosa forse sarebbe dura, anche per Guardiola, Klopp e Ancelotti assieme. Poi, perché il tecnico di Testaccio e il suo staff costano. E non gli abbuonerebbero neanche un euro.

Popolo sardo. Il presidente del Cagliari cita spesso unione e unità d’intenti dei sardi: “L’ho detto anche per il funerale di Gigi Riva!”. Ma sarebbe opportuno lasciar riposare in pace Riva. E, soprattutto, come può parlare chi ha dato una mazzata alla carriera di Gianfranco Zola, sardo vero, stimato e apprezzato come uomo e campione in tutta Europa. Preso al posto di Zeman con promessa di rinforzi (Brkic, Diakite, Husbauer, Mpoku, Gonzalez… atleti usurati, infortunati e inesperti) e cacciato senza un ba. Per poi, dopo la recente partita vinta in casa con il Bologna, osannarlo per averlo in tribuna con il ragazzo che ai tempi del Parma pensava di sequestrarlo. Nel post ha ricordato che “Zola, con noi un anno fa, è tornato”. È vero che dodici mesi prima Magic box era stato alla Domus. Ma solo perché c’era il Como e l’aveva invitato Dennis Wise, suo capitano al Chelsea e neo dirigente dei lariani. E anche perché doveva salutare Ranieri, suo allenatore al Napoli e con i Blues, al suo primo match sulla panca del Cagliari. Ecco, il solito dire e non dire. Ma adesso, testa all’Udinese.

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