Mario Frongia
Giornalista - consigliere nazionale e comitato di presidenza Ussi
Anci, norme urgenti per l'istruzione in Sardegna
"Rischiamo il taglio di 45 autonomie scolastiche. Proponiamo alla Regione una legge ad hoc. I fondi? Una decina di milioni di euro " dicono Alberto Urpi ed Emiliano Deiana
Mario Frongia
Formazione, spopolamento, cultura. In una terra che soffre. Uno sgambetto feroce e di vecchia data. Soprattutto per le nuove generazioni. E il loro futuro. "Il domani della Sardegna passa da una serie corposa di riforme serie, pratiche, vicine ai cittadini. Ma adesso - ha detto Alberto Urpi, presidente del consiglio regionale dell'Anci e sindaco di Sanluri - per l'istruzione primaria non possiamo perdere tempo: rischiamo la chiusura di 45 autonomie sulle 273 previste dal Piano di dimensionamento nazionale". Un allarme nitido. Cruciale e delicato, da affrontare senza indugi. Cosa che l'Associazione dei comuni ha preso di petto. "Nel pieno rispetto dei ruoli istituzionali, la nostra proposta di legge ha a cuore le dotazioni organiche negli istituti e le autonomie scolastiche, che significa anche evitare conflittualità tra i comuni. Auspichiamo - ha precisato Emiliano Deiana, presidente Anci Sardegna - che la proposta in corso di presentazione durante l'audizione nella seconda Commissione del Consiglio regionale, possa scongiurare il taglio e aprire la strada alla legge quadro di riordino". Le 377 amministrazioni comunali sarde incrociano le dita. Intanto, l'Anci accelera. Ha inquadrato il problema e ha redatto un testo di 15 articoli, che prevede una dotazione finanziaria di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026. "Partiamo, purtroppo, da una constatazione: quest'anno non ci saranno proroghe, il Governo chiede il taglio di 45 autonomie. I criteri e le finestre che inchiodano i comuni, ad esempio, da 600 a 900 studenti, da 400 a 600 per le municipalità montane, sono folli: la viabilità, i trasporti, l'orografia della Sardegna è altra cosa rispetto alla Lombardia o all'Emilia Romagna. Ma chiudere le sedi significa non fermare l'emorragia che scomoda anche spopolamento. E quindi significa perdere fondi, istruzione, cultura e futuro" ha aggiunto Alberto Urpi. Insomma, una situazione complessa e delicata. Che genera amarezza.
Una legge regionale di sistema. "Sarebbe un passo che ci permetterebbe di superare lo stallo. Con il passaggio di competenza alla Regione di ogni decisione riguardante la distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche. Perdere le autonomie significherebbe perdere dirigenti, insegnanti, personale e mettere in crisi anche i sindaci" ha rimarcato Emiliano Deiana. Lo stato dell'arte si apre da base normativa esistente. La legge 3 del 2009, prevede che "nelle more di una riforma organica della normativa regionale in materia di istruzione, la Giunta regionale, nell'ambito delle dotazioni organiche complessive definite in base alle vigenti disposizioni e tenuto conto delle condizioni di disagio legate a specifiche situazioni locali, definisce le modalità e i criteri per la distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche".
In Sardegna il tema è storia stantia. La necessità di approvare una legge regionale organica sull'istruzione e la formazione è basilare. Ma sulle spalle degli amministratori, delle scolaresche e delle loro famiglie è caduto il macigno statale: tagli, razionalizzazioni, ridimensionamenti dei servizi sia sui Pes (Punti erogazione servizio), sia sulle autonomie scolastiche. La foto si completa con il decremento demografico e i tassi di abbandono scolastici che vedono la Sardegna agli ultimi posti della graduatoria nazionale. Per cui, la battaglia Anci è decisiva: scuola, cultura, istruzione e formazione devono stare al centro delle politiche pubbliche. "Vogliamo creare un ponte tra la norma in vigore e la futura legge organica sull'istruzione che ormai sarà argomento della prossima legislatura e di cui si sente l'impellenza di tracciare una linea netta e non far chiudere nessuna autonomia scolastica. "Puntiamo a una legge sarda per una scuola sarda. Non possiamo - ha rincarato Alberto Urpi -, andare avanti con una legge nazionale che non tiene conto delle specificità e difficoltà nel nostro territorio, tra spopolamento e trasporti. Ci serve una legge nostra, tarata sui numeri della nostra scuola". La norma prevede anche il coinvolgimento diretto dei Comuni. Sul tema i vertici regionali dell'Anci, hanno tagliato corto: "Vogliamo evitare che ci siano conflitti tra municipi. Il dialogo è fondamentale". Gli amministratori pubblici possono affrontare la questione e alleviare il disagio stanziando una decina di milioni di euro.
Il Distretto aerospaziale della Sardegna compie dieci anni
Scienze ingegneristiche, progetti, brevetti, intuito e ricerca. Il Dass riferimento e attrattore internazionale: “Per Marte 2031 ci siamo anche noi” dice Giacomo Cao
Mario Frongia
Cagliari. “Destinazione Marte” è il titolo sintesi. Del volume su carta patinata che narra il decennio del Distretto aerospaziale della Sardegna. Gli stessi dieci anni di innovazione, ingegneria e scienze sofisticate create e promosse dal Dass. Ma anche di una Sardegna che genera ricerca, attrae partner e si siede nei tavoli scientifici più ambiti. Giacomo Cao e il suo staff, competenze e sardità identitaria per corredo. Il presidente e fondatore del Dass, sorta di compendio di energie, entusiasmo e ambizioni in un settore che alla velocità della luce. L’aerospazio e dintorni. Il perimetro operativo utile a ideare, realizzare ed essere competitivi su scala continentale. Il Dass ha spento ieri le candeline. Trentatré soci, dai quindici iniziali, strategie e visione per un brindisi che ha innescato ricadute occupazionali, reputazione e accreditamento internazionale, investimenti regionali con lievitazioni quintuplicate giunte globalmente a oltre sessanta milioni di euro. La giostra ha cominicato a girare nel 2016. Il protocollo con la Regione, che ha riconosciuto la vitalità e le prospettive del settore. I rapporti con l’insieme delle forze politiche locali e nazionali. Gli incontri i sindacati e con un contesto municipale in cui rispetto di sensibilità e regole, ha fatto la differenza. “Sì, ci siamo mossi con cautela e fermezza al tempo stesso”. Il professore mette in fila i dati. Brillano le due domande di brevetto legate all’esplorazione dello spazio concesse in Cina, Europa, Giappone, India, Russia e Stati Uniti. “Un imponente patrimonio culturale e scientifico. I risultati sono frutto di abnegazione e costanza strategica, forse non immaginabili all’atto della fondazione
del distretto” spiega Cao. Lo scienziato marcia spedito. La sala dell’Auditorium del Banco di Sardegna applaude. In prima fila generali e alti ufficiali delle forze armate, docenti universitari, politici, amministratori, ceo e presidenti di consorzi e aziende del comparto. “La Sardegna è diventata con il Dass un polo internazionale di conoscenza” scandisce il presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica, Marco Tavani. “Grazie al Distretto siamo diventati un laboratorio di innovazione, con investimenti che sono destinati a crescere” aggiunge l’assessore regionale, Andreina Farris. “Nessuno fa il lavoro che sta facendo il professor Cao” sottolinea il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu. Per Gaetano Bergami, presidente del Distretto Emilia Romagna, “il vostro è il territorio del futuro grazie alla bravura di Giacomo Cao”.
Serata da applausi. In platea applaudono anche la consigliera regionale Alessandra Zedda, il professore emerito di Anatomia patologica, Gavino Faa, la farmacologa Micaela Morelli. Tomaso Sciola ricorda il padre Pinuccio, artista indimenticabile. “Mio padre diceva che i suoni delle sue pietre ricorano quelli che gli astrofisici sentono nello spazio”. Lo scultore di San Sperate ha ideato il logo del Dass: sublime. Commemorazione dovuta anche per Nicky D'Amico, già direttore dell’Osservatorio economico di Selargius. Insomma, aria di festa. Sobria ma tesa al domani. Con la constatazione condivisa da specialisti ed esperti: è sempre troppo bassa la frazione di Pil che in Italia viene dedicata alla ricerca. Il tema apre “all’opportunità di recupero e utilizzo dei poligoni per i test”, ai nuovi motori criogenici indispensabili per lanciare i satelliti, in fase di sviluppo a Capo San Lorenzo. Giacomo Cao ascolta. Quindi, ringrazia. La lista delle gratitudini è estesa. Dalle aziende partner al mondo di enti pubblici e privati, banche, politica, pubblica amministrazione. Il prof - ordinario di Principi di ingegneria chimica - è fiero anche dell’accordo del luglio 2016: “L’intesa con il colosso Airbus ci ha consentito nel 2019 anche il finanziamento del progetto Bat da otto milioni di euro utile a migliorare i sistemi di navigazione aerea”. Fatti concreti per muoversi su test e certificazioni di velivoli senza pilota. O sullo studio e gli esperimenti per l’esplorazione robotica e umana dello spazio. “L’auspicio? Per la prima missione italiana su Marte noi ci saremo”.
Attrattore di riferimento. Il Distretto aerospaziale isolano calamita di aziende leader al mondo, attrae cervelli e progetti di sviluppo. Il professore ricorda i laboratori delle Università sarde, il pool dei collaboratori, la caccia ai finanziamenti. Ma anche il gol internazionale con le ricerche sui mattoncini da riprodurre sul pianeta rosso, così come fertilizzanti, ossigeno, acqua e altre materie prima indispensabili per una missione. “Giacomo Cao si è guadagnato l’indipendenza dell’intero arco politico. Il suo lavoro merita” dice Salvatore Deidda, presidente Commissione trasporti alla Camera dei deputati. Il professore mostra un filo di commozione: nella serata che applaude al decennio del Distretto, ci sta. “Nulla è più appagante del costruire qualcosa che non esiste. Questa è stata la frase di un luminare di astrofisica indiano. Eravamo a cena, all’estero. Avevo 28 anni, ero un giovane ricercatore ambizioso. Non sapevo cosa avrei fatto. Rientrato a Cagliari ho scelto”. Giacomo Cao parla lentamente. "L'idea del Dass è nata anche in quell’incontro". Dal protocollo d’intesa sulle attività di supporto al Distretto siglato con la Regione, sono trascorsi sette anni. L’aerospazio entra nella strategia di specializzazione intelligente regionale e nel 2017 arrivano nove milioni di euro di risorse pubbliche.
Work in progress. A seguire, viene acquisito l’aeroporto di Fenosu, sottoscritto l’accordo quadro quinquennale con il ministero della Difesa per attività in campo spaziale e aerospaziale di tipo civile. In pratica, semaforo verde all’utilizzo di infrastrutture militari. Ad esempio, l’aeroporto di Decimomannu/Villasor e il Poligono interforze di Salto di Quirra. Ma non è tutto. Il Dass si muove con celerità su più fronti. Dal progetto Sardinia Uav Test Range, finanziato dalla Regione con un milione e duecentomila euro, per creare la piattaforma italiana più evoluta per i test e le relative certificazioni di droni di qualunque dimensione e tipo. Fino all’avvio di Generazione E, finanziato con quattro milioni di euro, il Distretto capofila nazionale sui lanciatori per la messa in orbita di satelliti. Senza scordare l’investimento di trenta milioni di euro e l’impiego di trentacinque dipendenti, per l’insediamento industriale Sptf (Space propulsion test facility) che ha consentito la realizzazione di un banco di prova per motori a liquido e prevede la costruzione di un impianto per l’ottenimento di componenti in composito carbonio-carbonio a Perdasdefogu. Infine, lo Small mission to Mars, progetto che potrà consentire al sistema Paese il raggiungimento della superficie del pianeta rosso nel 2031. E siamo a “Destinazione Marte”. Il presidente, confermato nel maggio 2022 per il prossimo triennio presidente del Distretto aerospaziale della Sardegna, tira dritto. Con fermezza e senso pratico. Il volume riprende per mano le attività progettuali, sinergiche e scientifiche. E le narra con un’intimità culturale che avvicina. Dieci anni - “di significative innovazioni (…) nel rapporto tradizione/modernità, con l’eloquente testimonianza del Dass” come scrive nella post fazione il presidente della giunta regionale Christian Solinas - di un lungo cammino. I passi di un percorso di pregio. Per il Distretto, per il professore, per l’intera comunità isolana.
Il camper della prevenzione, tra senso civico e tutela della salute femminile
Presentata a Palazzo Doglio l’iniziativa che mette al centro il benessere delle donne. Dopo il mammografo arriva il mezzo attrezzato di strumentazioni avanzate. Coraggio e generosità da organizzatori e partner
Mario Frongia
Cagliari. Un fiocchetto rosa che scuote le coscienze. E chiama a raccolta tutti e tutte. Le malattie e i pazienti. Meglio, le persone. Le loro storie, condite da sofferenze, sacrifici, rinunce. Dolore e altro. Ecco perché “Un camper per la prevenzione” coglie nel segno. Dedicato alle donne, alle loro famiglie, al loro domani. In un contesto assistenziale che spesso è distratto o se ne dimentica. Solidarietà vera e concreta, dunque. E non parole buone per una mattinata. Il percorso maturato dall’associazione Abbracciamo un sogno, con al fianco il Comitato Sardegna in rosa, il supporto del gruppo Forte Village, di Summer mode e altri partner di pregio, è una sfida speciale. Di sanità, cure e civiltà. E buon senso. Un modo preciso per mettere tutti di fronte all’ostacolo. “Prevenire salva tante vite umane” è stato il messaggio condiviso dai proponenti. “Il nostro supporto - spiega Domenico Bagalà, manager Progetti speciali Forte Village resort - è stato da subito entusiasta, prima con l’acquisto del mammografo, adesso per attivare il Camper. Un’iniziativa solidale a sostegno del benessere e della salvaguardia della salute delle donne sarde. Noi non potevamo mancare”. Maria Dolores Palmas, fondatrice e presidente di Abbracciamo un sogno, ha annuito. E rilanciato: “Adesso, dopo l’avvio del 2019 con un impegno attivo per promuovere la prevenzione e la salute femminile, dobbiamo concentrarci su questa nuova scommessa”, Eliana Costante, co-fondatrice di Summer Mode, la chiama sfida: “Una sfida che accomuna tutte le donne. Cosa occorre? Prevenzione e ancora prevenzione”. Rita Loffredo, founder del Comitato Solidale Sardegna in Rosa, sottolinea “quanto “sia stato decisivo l’apporto dei partner. Siamo grati a CFadda, Rinascente, Obicà Mozzarella Bar, Radio Sintony, Pubblicitas e Cvs”. Insomma, la Storia siamo noi, come canta Francesco De Gregori. Una storia che ha dalla sua coraggio e scienza.
Obiettivi e percorso. Il progetto solidale si presenta con un grande obiettivo: “Abbiamo raccolto in soli 18 mesi i fondi necessari per acquistare il nuovo mammografo operativo da mese scorso nel reparto di Radiologia dell’ospedale Businco. Pareva una cosa impossibile ma ce l’abbiamo fatta” rimarca Maria Dolores Palmas. “Questa raccolta fondi è destinata all’acquisto di un vero e proprio ambulatorio mobile, equipaggiato con apparecchiature di ultimissima generazione per le mammografie e le ecografie. Il camper, spostandosi in diverse località dell’Isola a seconda della necessità, renderà più accessibili i test di screening a tutte le donne, anche quelle che risiedono in zone distanti dai presidi ospedalieri” aggiunge Rita Loffredo. I dettagli li spiega a puntino il comunicato redatto dall’Ufficio stampa del Forte: “Il Camper sarà dotato di un Sistema mammografico digitale 3DCon Tomosintesi Planmed ClarityTM. Un’innovativa tecnologia che, grazie all’ausilio dei medici e degli operatori sanitari, permetterà l’acquisizione di immagini nitide capacidi evidenziare anche le strutture e microcalcificazioni più delicate”. Innovazione tecnologica di alto profilo, step indispensabile per essere all’altezza delle richieste. “L’ecografo, invece, sarà un Samsung HM 70 Evo, sistema ad alte prestazioni capace di offrire un flusso di lavoro eccezionalmente rapido e imaging ad alta risoluzione”. Ma non è tutto. Il Camper sarà equipaggiato con una sala di refertazione, una rampa d’accesso per le persone diversamente abili, connessione internet, sistema di sanificazione e defibrillatore.
Cuore e generosità. Dunque, attenzioni e coscienza per un’idea collettiva che vale circa trecentomila euro. Le donazioni si possono effettuare sul conto IT57G0306909606100000187345, intestato a Costruiamo Sogni Coop Sociale. Intanto, il pool di aziende e associazioni lancia numerose iniziative tra la fine dell’anno e il 2024. Il primo appuntamento sarà “La Camminata in Rosa”, passeggiata di 5 km aperta a tutti, che avrà luogo domenica 22 ottobre alle 10 al Forte Village. La partecipazione prevede un contributo di 25 euro per persona da devolvere alla raccolta fondi e include il bracciale “Legami” di Summer Mode. Altre informazioni all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o allo 070.9218384. Il 25 ottobre sarà la volta de “La Giornata in Rosa” con due appuntamenti a Palazzo Doglio. Dalle 17.30 alle 19, infatti, il Teatro Doglio ospiterà il talk ad accesso libero “La prevenzione non ha età” a cura di Elisabetta Orani (radiologa Arnas Brotzu) e Gabriele Andria (ginecologo SS. Trinità). A seguire, dalle 19 alle 22, un aperitivo solidale alla Corte Doglio con un contributo di 25 Euro, che include anche il bracciale “Legami”. Al contempo, verrà lanciata la “Lotteria solidale”, aperta fino al 30 aprile prossimo, metterà in palio 125 premi, tra cui un soggiorno di due notti al Forte Village e numerosi gift voucher per trattamenti benessere, cene, abbigliamento e accessori. La vendita di circa 20mila biglietti, da 2,50 euro ciascuno, contribuirà alla raccolta di oltre 50mila euro. L’estrazione si terrà mercoledì 15 maggio a Palazzo Doglio. Domenica 5 novembre, prenderà il via il torneo di padel, maschile e femminile, allo SportLifePadel Club a Su Planu. Iscrizione a 30 euro, con focaccia e bibita incluse. Palazzo Doglio ospiterà anche una giornata dedicata alla prevenzione, con visite senologiche gratuite, a Palazzo Doglio. Il progetto ha il patrocinio di Rotary Distretto 2020 e Rotaract Club Cagliari. Tra le attività, Rinascente donerà parte delle vendite del 12 dicembre. Stessa data dell’aperitivo solidale “Happy 10th Birthday Summer Mode!”: un modo simpatico e coinvolgente per festeggiare il decimo anniversario di attività del brand di gioielli solidali da Obicà Mozzarella Barnella Food Hall al 6° piano della Rinascente. Dal 18 Ottobre, Obicà proporrà nel proprio menù un piatto solidale: per ogni insalata Quinoa ordinata il marchio devolverà un euro al progetto. Infine, CFadda, proprio come nella raccolta "Un Mammografo per il Businco", darà ai clienti la possibilità di donare un euro alla cassa dei punti vendita. Il tutto dal 16 al 30 novembre e nel 2024. Sì, un fiocchetto rosa che merita attenzione.
Cagliari, il flop dell’era Giulini
I tifosi soffrono e si affidano a Ranieri ma i numeri maturati in casa negli ultimi anni sono implacabili: 44 vittorie, 31 pareggi e 62 sconfitte
Mario Frongia
Il mondo dei social in ebollizione, i blog che si rincorrono nel rimarcare un’altra annata in disperato affanno, i siti e le testate accreditate che esaminano con serietà e professionalità quel che è accaduto al Cagliari nelle ultime otto giornate. Il quadro è nitido: sei sconfitte, le ultime quattro di fila, e due pareggi, altrettanti punti che valgono l’ultimo posto in classifica con tre reti all’attivo (due Luvumbo più Nandez) e sedici incassate. Menzionare i dati, meglio fotografare con oggettività l’andamento dei rossoblù, frutto di scelte societarie ancora una volta pesantemente deficitarie, non è disfattismo. Ma semplice cronaca. Un dovere e un diritto assieme, se non si vuol nascondere la testa sotto il cuscino. A scanso di equivoci, il Cagliari in A, anche epr gli oltre 170mila emigrati, è un dono strepitoso. Nessuno di buon senso può auspicare retrocessioni e campionati da infarto. Ma scansarsi o ignorare un andazzo da incubo sarebbe da stolti. Fin dalla prima retrocessione del 2024/15 - con Zeman e il bidonamento di Gianfranco Zola alla campagna acquisti, il primo di una lunga serie che è proseguita con Ranieri - dei siluramenti di Rastelli (autore della vittoria della B e del record imbattuto dei 47 punti e dell’undicesimo posto in A) e di Maran (capace di stare fino a gennaio tra le prime dieci, poi chiedeva un difensore centrale e il presidente gli ha preso Pereiro!) piaccia o meno, i due tecnici che hanno fatto gioire la tifoseria.
Un passato che non insegna. Per fare un esempio e stare all'attualità, ci si chiede come mai a precise richieste del tecnico di Testaccio di una punta da doppia cifra e di due difensori centrali esperti della A, siano arrivati Shomurodov da ricondizionare, Petagna idem all’ultimo minuto del mercato e due, per quel che si è visto finora, stranieri totalmente digiuni di uno dei cinque tornei più feroci al mondo. Gli alibi? Cinque big in avvio, le papere di Radunovic, il debutto per tanti giovani, l’amalgama da trovare, gli infortuni di Lapadula, Rog e Mancosu. Intanto, sul portiere serbo va detto che ha commesso errori pesanti. Ma oltre al decisivo contributo per la risalita in A, ha fatto il suo anche in queste prime gare. E magari lo ha disturbato anche il mancato rinnovo del contratto, a cifre ridicole, che chiede da mesi! Mentre Scuffet - debutto e quattro gol incassati con la Roma - pare guadagni il triplo. E i contratti non li ha fatti certo Topolino, né il diesse Bonato. Su Lapadula e Mancosu, il club sapeva da giugno che dovevano operarsi, quindi si poteva intervenire con tempismo e logica. Sugli scontri con le cinque big - squadre che comunque hanno perso punti con le dirette concorrenti del Cagliari, ad esempio, Genoa, Frosinone, Lecce - bisogna chiedersi di come non si sia riusciti a battere una modesta Udinese in casa. E del perché a Bologna, e anche con il Milan, non si sia stati capaci di difendere con le unghie l’1-0. E pensare che, come ripete il coro, “il nostro campionato inizi adesso” è un’altra trappola mortale per tutti. Con in prima fila i 13.700 abbonati e col resto dei tifosi e degli sportivi sardi, è arrivato il primo parziale e doloroso momento di riflessione. Tra guerre, crisi finanziarie, politiche ed economiche, c’è ben altro a cui pensare. Ma neanche il benaltrismo, con il presidente del club che coglie al volo l’occasione dei Giganti di Monte Prama agli Uffizi per sollecitare i soldi dello stadio alla Giunta regionale e non dà notizie sull’esecuzione delle bonifiche per disastro ambientale a Macchiareddu, pari a 23 milioni di euro come da sentenza del tribunale di Cagliari, è onorevole per la comunità isolana.
Numeri atroci. Cagliari-Roma 1-4 è la sconfitta numero 62 in casa. Poca roba per i tifosi i 31 pareggi e le 42 vittorie in un totale di 137 partite. Come ben documentato su Centrotrentuno.it dal collega Matteo Zizola, dati impietosi. Il confronto con i dieci anni precedenti è dovuto all'aver preso per riferimento l’avvio dei 3 punti a successo. Per stare al presente non era mai capitato che il Cagliari iniziasse così male. Nel decennio scorso i rossoblù non hanno mai ceduto i 3 punti per più di 8 gare. Dal 2014/15 - avvento dell’era giuliniana – su sette tornei di A in quattro edizioni ne ha perse almeno dieci. Inoltre, escludendo la stagione attuale, con il presidente già nel cda dell’Inter, la squadra 5 volte su 8 ha subito almeno 19 sconfitte su 38 (due volte 21, due volte 20, una volta 19). E solo nell’anno di Rastelli ha superato le 11 vittorie stagionali, 14 in tutto. Nei dieci anni precedenti, con la proprietà di Massimo Cellino, solo nel 2007/08, concluso peraltro con la salvezza dopo una rimonta strepitosa guidata da Ballardini, il Cagliari non ha mai perso più di 18 match. Insomma, il tanto decantato fortino Domus è un concetto buono, forse, per il marketing e per farlo battezzare dietro lauto conguaglio da una assicurazione. Ma questo è un aspetto che poco aiuta a fare punti indispensabili per la salvezza. Anche perché sarebbe doppiamente osceno - dopo la retrocessione di Venezia -l dilapidare, a neanche quattro mesi dalla sbornia collettiva per la vittoria last minute di Bari, la permanenza in A.
Cagliari, sofferenza senza fine
Claudio Ranieri e il diesse Nereo Bonato blindano il gruppo. "Nessuno molla, lavoreremo duro per rialzarci" dice il tecnico
Mario Frongia
Errori e ancora errori. La A che non perdona le sbavature. Le ingenuità dei giovani e degli esperti. Il 4-1 della Roma alla Domus - quarta sconfitta di fila - ha messo a nudo il Cagliari. Ultimo in classifica dopo otto gare con 2 punti, tre reti all'attivo e sedici incassate. Dopo la sosta per le nazionali si riparte dalla trasferta in casa della Salernitana. Claudio Ranieri tiene botta: "Abbiamo iniziato bene, con una parata importante di Rui Patricio sul colpo di testa di Petagna. Poi, ci sono stati gli errori. L'ho sempre detto in B una sbavatura te la perdonano, in A ti puniscono. Ma sono contento perché questo gruppo non molla mai. Abbiamo giocato contro cinque squadre da alta classifica ma con questo non voglio dire che dalla prossima a Salerno arriva un campionato con le partite più facili. Però - segnala Claudio Ranieri - ce la giocheremo. Morale? Li vedo uniti, compatti, questa è la mia fiducia".
Scelte tattiche e singoli. "Ho messo Nandez a centrocampo perché ha fatto bene a Bergamo, Dossena? Non stava al top, ho optato per Wieteska, con Obert e Hatzidiakos per poter giocare la palla da dietro". Sir Claudio non si scompone. E su Pereiro taglia corto: "Ha classe ma non è una fuoriserie. Il calcio moderno è corsa, sacrificio. Gli ho detto di darsi da fare. Non mi innamoro dei giocatori, di quanto guadagnano, di cosa hanno vinto. Se Gaston abbina qualità e corre a cento all'ora, le terrò presente. Altrimenti, non ho una squadra che lo può supportare". Si ripassa al 4-1. "Sì, potevamo fare qualcosa di meglio ma da due errori sono arrivate due reti. Pronti via ed eravamo già sotto. Poi, è difficile. Prati? Mi è piaciuto, ha fatto una grande gara, con geometrie e qualità".
Mercato e aspettative. L'allenatore di Testaccio riparte da zero. E spiega: "Normale che ci siano complessità da smaltire. In preparazione non ho avuto tutti dall'inizio, ho sempre detto che non si deve giocare con il mercato aperto. Comunque, sto valutando tutti". Si ripassa dalla frase "soli due punti". Ranieri precisa: "Sì, dopo otto partite mi aspettavo zero punti. Quando ho visto il calendario ho guardato la classifica dell'anno scorso: tutte avversarie di vertice. Abbiamo preso un punto con il Toro e uno con l'Udinese. Con le fuoriserie si fa grande fatica, la A è molto difficile. Ma se non si molla nei momenti come questi, prima o poi se ne viene a capo". Infine, la battuta: "Meno male che siamo partiti con l'handicap, pensate se fosse accaduto nelle ultime otto partite!". Sulla sosta poche storie: "Chi va in nazionale deve andare tranquillo, ci faranno sapere che programma seguiranno. Noi lavoreremo duro".
Allenatori contro. Su José Mourinho che ha detto "Ranieri non ha giocatori dal tasso tecnico utile al suo lavoro", Claudio Ranieri ha risposto a tono: "José è un grande allenatore, determinato, al fianco della squadra. Non devo presentarlo io, bastano i trofei che ha vinto". Poi, l'abc del mestiere: "L'allenatore deve curare il lavoro psicologico, fisico e tattico. Mi ha fatto piacere sentire i tifosi che hanno capito le nostre difficoltà e hanno applaudito i ragazzi. Che sbagliano ma danno tutto". Sul cartellino poche storie: "Mi ha ammonito perché ho detto al quarto uomo che la panchina della Roma si alzava a ogni fallo. Bisogna avere personalità. Non parlo di Mourinho ma dell'arbitro".
I complimenti, dalla curva giallorossa allo Special One. "Claudio Ranieri-Claudio Ranieri-Claudio Ranieri!" Al 40' della ripresa il saluto dei tifosi della Roma. Per il tecnico del Cagliari, l'unico squarcio di luce di una serata che peggio non si poteva immaginare. I complimenti in sala stampa glieli invia anche lo Special one. José Mourinho ne ha decantato le doti e gli ha offerto ospitalità: "Il mister è un gran signore, mi piace veramente tanto. L'ho invitato a venire a Roma con il nostro aereo".
Unità d'intenti. "Un momento delicato e complicato. Se si viene da quattro sconfitte e si perde 4-1 in casa, qualcosa non va". Il direttore sportivo, Nereo Bonato, apre così. "Sapevamo che lavorando sui giovani ci sarebbero stati dei rischi. Abbiamo dato fiducia a tanti che venivano dalla B, pensavamo che l'impatto sarebbe stato meno complicato. Poi, il calendario ci ha messo di fronte cinque top club che hanno evidenziato criticità per la categoria". In chiusura, un cenno agli assenti: "Mancano Lapadula, Mancosu, Jankto. Dobbiamo partire dall'unità d'intenti, società, staff e giocatori. La A è una grande opportunità per tutti. Serve tempo e lucidità per crescere".
Cagliari, cosa vuoi fare da grande?
Nonostante gli sforzi e il miracolo di Claudio Ranieri, la serie A non perdona. Serve fiducia, pazienza e coraggio. Ma mercato deficitario, infortuni e ingerenze societarie fotografano un club che, con la Roma in arrivo, deve subito cambiare marcia
Mario Frongia
Cagliari. Se sei ultimo in classifica, hai 2 punti e hai segnato due reti in sette partite, la domanda è spontanea. Questa rosa, il tecnico del miracolo - dalla B alla A in cinque mesi scarsi alla guida di un gruppo quattordicesimo preso a 3 punti dai play out per la C! - e la società sono in grado di aggiustare il tiro e progettare la permanenza nella massima serie? Premesso che il tiro al piccione su Claudio Ranieri non solo è inutile ma è soprattutto ingiusto, c’è da chiedersi quanto sia capitato di davvero diverso dalle precedenti stagioni. E la risposta è nitida: la presidenza fa e disfa a proprio piacimento. La tesi “i soldi son suoi” non regge. E comunque, la condotta è un flop in campo e fuori, basti pensare agli stop per l’Indice di liquidità violato. O al momento migliore, con Maran in panca, e il momentaneo galleggiamento tra le prime otto. Pensare che il diesse Nereo Bonato abbia avuto adeguati margini di manovra su scelte di mercato, prestiti, rinnovi e adeguamenti contrattuali, è tempo perso. Meno che mai progettualità e visione: tutto fa capo al numero uno. Lo stesso che, per dire, ha esonerato Semplici dopo tre turni, preso Mazzarri, cacciato a tre gare dalla fine, dato la squadra al malcapitato Agostini, retrocesso a Venezia in maniera mostruosa. In A il record di questa proprietà - undicesimi con 47 punti - è di Massimo Rastelli. Che aveva Isla, Bruno Alves e Murru, venduti per prendere Miangue, Andreolli e Van der Wiel! Acerbi, infortunati o a fine carriera. Senza scordare il bidone dato a Gianfranco Zola: chi ricorda i “rinforzi” Mpoku, Cop, Husbauer, Gonzalez, Brkic e Diakitè? Mentre è più vivo il contratto monstre per Godin: quattro milioni di euro per due anni, presentato con il botto - e il suocero Herrera al fianco, per lisciare il pelo alla tifoseria - e poi fatto cacciare da Capozucca in diretta tv! O il milione dato ad Asamoah, malconcio e fermo da tempo, per aver poi giocato un centinaio di minuti! Operazioni presidenziali fin nelle virgole. Come lo stipendio da nababbo per Pereiro che ora rifiuta di dimezzarselo.
Il presente. Boris Radunovic, fondamentale lo scorso anno, ha sulla schiena alcune toppate che hanno condannato la squadra in questo avvio di stagione. Metterlo sulla graticola è giusto e sbagliato al tempo stesso: da sei mesi chiede l’adeguamento, ma il patron gli propone briciole e lo stesso Scuffet guadagna molto di più. Questo può dare serenità? No, e si vede. Che poi ci stia un avvicendamento, è naturale. Per stare all’allenatore, accusato di aver avvallato gli acquisti, la considerazione riparte dal via: a fine stagione, si trovano ovunque virgolettati e pezzi audio e video, ha detto chiaro di avere gli attaccanti “bravi e forti, ma vanno per i 34 e 35. Ci serve una punta che vada in doppia cifra!”. Non ci sarebbe altro da aggiungere se, persi volutamente i papabili da doppia cifra, ha avuto Shomurodov e Petagna, presi da ricondizionare e last minute. La serie A non perdona. Davanti, in mezzo e dietro il Cagliari avrebbe potuto presentarsi, se la volontà è quella di salvarsi, con cartucce migliori. Vanno in campo i sei/sette undicesimi della B, dove si è arrivati quinti. Se poi ci si mette anche una dea bendata distratta, con gli infortuni di Jankto, Pavoletti, Rog, Lapadula e Mancosu tutto si complica. Sul tema è necessaria una precisazione: che Lapadula e Mancosu dovessero operarsi il club lo sapeva. Ranieri pure. Dunque, aver ritardato nel prendere l’attaccante che fa gol - da Cheddira a Nzola ad altri profili anche stranieri con percorsi solidi nel segnare - è tra le cause del momento no. Che Zapata sia andato al Torino e Papu Gomez al Monza, è un’altra storia. Alcuni, con buon senso, ribattono: i denari spesi per i centrali Wieteska e Hatzidiakos (devono ambientarsi, per ora non paiono superiori a Obert e Goldaniga) e quelli per Prati avrebbero permesso l’acquisto di una punta di livello. E non si tratta del senno di poi: il ruolino di Shomurodov e Petagna era noto. E il Genoa del fondo americano - che, in genere, i tifosi temono: ma di peggio cosa potrà mai accadere! - ha preso Retegui e Messias. Mentre il Frosinone, oltre a Cheddira, ha ingaggiato Soulé e Kaio Jorge. L’auspicio? Che Petagna e Shomurodov segnino di più. La risposta verrà dal campo.
Speranza e fiducia. Ma non tutto è da buttare: Sulemana, Oristanio, lo stesso Prati, lasciato troppo fuori per, pare, non dover pagare “grilli” supplementari, sono da valutare in prospettiva. Però Ranieri ha fretta: la classifica, il gioco che latita, la difficoltà a gestire il vantaggio (con Bologna e Milan è successo), il saper creare occasioni da gol o quantomeno tirare in porta sono il cruccio del tecnico. E, dritto per dritto, anche in caso di catastrofe, pensare anche per un attimo all’esonero sarebbe folle: chi potrebbe fare meglio al mondo con questa rosa? Detto che, forte anche del milione e settecentomila euro di ingaggio, per il presidente sarebbe impossibile far digerire la rottura alla tifoseria. Che ha risposto compatta - quasi quattordicimila abbonati - e adesso soffre. Se poi a poche ore dalla gara con la Fiorentina il patron parla di stadio, dei denari da avere dalla Regione, sposando i Giganti di monte e prama, e chiede il pressing sul presidente della Giunta, tutto stona. Anzi, se l’impianto va fatto - Europei o meno, serve e non solo per il calcio - si deve ragionare sul progetto che comprende anche oltre duecento camere cinque stelle e un centro benessere da quattromila metri quadri! Per stare al campo, domenica arriva la Roma. Con la pancia piena dal 4-0 al Servette in Coppa. Forse, anche un po’ stanca. Fare punti è la parola d’ordine. Ma dire che questa partita, e le precedenti, non siano quelle in cui farne, è deleterio. Intanto, perché le altre medio piccole, eccetto l’Empoli, ne hanno fatto. Pensare che il campionato del Cagliari cominci dalle prossime nel post sosta per la Nazionale, a Salerno, prosegua con il Frosinone e il Genoa in casa, è un mezzo suicidio mentale. Solo Claudio Ranieri può lavorare su errori, tattica, motivazione e spirito di sacrificio. E, se ha tollerato le intrusioni del capo o dei suoi adepti, faccia un rapido passo indietro. Il Cagliari può salvarsi - a gennaio lo si capirà meglio - è presto per trarre bilanci, occorre pazienza e fiducia. Ma sarebbe sciocco, anche per il tifoso più solidale, far finta che quel che accade da nove anni a questa parte sia frutto solo del caso.
Gavino Faa professore emerito di Anatomia patologica
Una nomina che vale doppio! Lo specialista, già preside della facoltà di medicina e della scuola di specializzazione della disciplina all’ateneo di Cagliari, è stato il più giovane direttore dell’Istituto. Nel decreto le congratulazioni della ministra, Anna Maria Bernini
Mario Frongia
Allo staff del ministro, e ancora prima, al Consiglio del dipartimento di Scienze mediche e Sanità pubblica della facoltà di medicina e al Senato accademico del’Università di Cagliari, non dev’essere sfuggito lo studio pubblicato da Springer, bibbia del mondo medico. La firma è di Gavino Faa. E neanche quello andato sulle pagine di Cardiovascular Diagnosis and Therapy. Due tra le quasi quattrocento pubblicazioni del professore di Anatomia patologica dell’ateneo del capoluogo. Il primo affronta il tema salute, che passa anche dallo sviluppo del rene in gravidanza, ed è frutto dell’intesa con il neonatologo Vassilios Fanos. L’altro, nato in pieno lockdown, ipotizza che il Sars-Cov-2 possa causare l'infiammazione delle placche aterosclerotiche ed è stato condotto con l’attuale presidente di Medicina, Luca Saba. Dunque, un filo verde che vede il più giovane direttore, a 42 anni, dell’Istituto di Anatomia patologica di Cagliari, cogliere con merito quanto fatto in oltre mezzo secolo di docenza, ricerca, buona medicina. “Faccia le mie congratulazioni al professor Faa” scrive la ministra dell’Università e ricerca al rettore Francesco Mola. Gavino Faa professore Emerito di anatomia patologica è un gran gol, individuale e di squadra. Già preside della facoltà di Medicina e direttore della scuola di specializzazione dell’ateneo, ha insegnato alla Temple university di Philadelfia e presieduto il Collegio nazionale degli ordinari della disciplina. Alle 13.15 di venerdì scorso, 29 settembre, si è chiuso l’iter: è stato insignito del titolo di professore Emerito di Anatomia patologica. L’atto premia uno dei grandi della medicina sarda e nazionale. E ha riflessi di pregio per la scuola e la facoltà dell’accademia cagliaritana, con il professor Saba e il prorettore per le Attività sanitarie, Giorgio La Nasa. Una giornata speciale, dunque. Con le affettuose parole della senatrice Anna Maria Bernini, un meritato step professionale, medico e umano.
Delibera all’unanimità. Amante del rock (Dire Straits su tutti), della buona cucina, del cinema, delle letture di qualità e della vita all’aria aperta: cura con devozione una casetta nelle campagne di San Vito. Il professore ha avuto la proposta di nomina a professore emerito di Anatomia patologica il 23 marzo scorso, deliberata all’unanimità dal Consiglio del dipartimento di Scienze mediche e Sanità pubblica. Il 31 maggio si è espresso all’unanimità anche il Senato Accademico dell’Università di Cagliari. Originario di Masullas, classe ’52, si è laureato con 110/110 a Cagliari con i professori Nino Frongia, Bebo Zucca e Aniello Macciotta. A seguire, la trafila all’Istituto di Anatomia e Istologia patologica (San Giovanni di Dio). Da buon figlio d’arte, il padre Angelo era medico, ha fatto la gavetta a San Nicolò Gerrei e Silius. La prima docenza (Anatomia patologica del feto) è del 1980. Diventa specialista in Anatomia patologica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma. Insegna “Diagnostica istopatologica” nelle Scuole di specializzazione in Anatomia patologica e Tossicologia.
Da Lovanio a Philadelpia. Gavino Faa frequenta anche l’Istituto di Anatomia e Istologia patologica dell’Università Cattolica di Lovanio. Con la supervisione del direttore, il professor Valeer Desmet, partecipa, tra gli altri, alla refertazione di centinaia di biopsie epatiche, alla discussione clinico-patologica dei casi complessi di patologia epatica e cura la stesura scientifica dei lavori per il “Journal of Hepatology”. Si occupa di distribuzione del ferro nel fegato fetale, del neonato, dei pazienti talassemici. Dal 1994 è ordinario e fino al settembre del 2022, dirige la I^ Cattedra di Anatomia patologica della facoltà di Medicina, dell’Istituto di Anatomia patologica e del Servizio di Anatomia e Istologia patologica al “San Giovanni di Dio”. A Lovanio studia i modelli sperimentali di induzione della proliferazione delle cellule ovali e delle malattie vanificanti delle vie biliari intraepatiche. A Cagliari viene eletto direttore della Scuola di specializzazione in Anatomia patologica. Dal 1° ottobre 2002 al settembre 2008 è preside della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Cagliari, con importanti novità didattiche, di metodiche di ricerca e studio, strutturali. Viene eletto alla presidenza del Collegio nazionale degli Ordinari di Anatomia patologica.
Dal Registro tumori ai metalli in medicina. Il professor Faa ha curato le lauree Honoris causa in Medicina per i luminari Valeer Desmet, Robert Henry Riddell e Karel Geboes, insigniti dal rettore Pasquale Mistretta. Ha gestito decine di congressi internazionali, è stato nominato Editor della rivista “Frontiers in Medicine – Pathology” con Impact factor 3.9. Da vari assessori regionali alla Sanità è stato nominato responsabile scientifico del Registro tumori, componente della Consulta della ricerca, membro della Commissione oncologica. Dal 2012 è Adjunct Professor al Department of Biology-College of Science and Technology, della Temple University a Philadelphia (Usa). Dal 2018 è consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito, in qualità di esperto nel campo dei “Metalli in medicina”. È tuttora presidente eletto della commissione per l’Abilitazione scientifica nazionale. Inoltre, ha diretto e fondato il Cusma (Centro interdipartimentale simulazione medica avanzata), ha partecipato alla stesura del protocollo d’intesa tra Università di Cagliari e Sassari e la Regione Sardegna per la creazione delle Aziende miste ospedaliero-universitarie. Ha coordinato la riorganizzazione delle 41 scuole di specializzazione, curato l’istituzione delle scuole di Chirurgia plastica, Fisica sanitaria e Neurochirurgia) e la nascita di sei corsi di laurea triennale delle professioni sanitarie, di una laurea specialistica e di numerosi master. Nella facoltà di Medicina ha introdotto i manager didattici. Ha pubblicato i volumi “Qualità e sanità: un dialogo per l?umanizzazione?” con A Cadeddu, E. D’Aloja, V. Fanos, A. Granese, P. Rutelli (2007, ed. Franco Angeli), “Umanizzazione e professione sanitaria” con N. De Carlo e P. Rutelli (2008, ed. Franco Angeli). È autore di alcuni capitoli dei libri “Il fegato”, testo per gli studenti del corso di laurea in Medicina, “Anatomia Patologica” di Pietro Gallo e Giulia D’Amati.
Ricerca e lavori scientifici. Oltre ai colleghi Luca Saba e Vassilios Fanos, Gavino Faa condivide il momento con tanti specialisti: “Ricordo la bravura di Giulia Farci, grande gastroenterologa, Pier Paolo Coni, biologo molecolare, e Ferdinando Coghe, bravissimo laboratorista, Cristina Atzeni, istochimica: siamo stati gli unici in Italia, grazie a una sua metodica, a fare le diagnosi sul morbo di Wilson. Mentre sull’accumulo dei metalli lavoro con Guido Crisponi e Valeria Nurchi”. Alla lista si aggiungono amici e docenti. Tra questi, Alessandro Riva, Antonella Balestrieri, Clara Gerosa, i ricercatori Max Wintermark (Stanford University, Usa), Ulf Hedin (Karolinska University Hospital, Stoccolma, Svezia) e Jasjit S Suri (Roseville, Usa). Lo scorso autunno nell’aula dedicata a Virgilio Costa (“Il mio maestro!”), per l’andata in pensione l’hanno applaudito Giuseppe Casula, Francesco Ginesu, Gianni Fenu, Antonello Tramontin, Alberto Granese, Francesco Sitzia, Ninni Murru, Chiara Seatzu, Nando Coghe, Antonello Pani, Michele Boero, Mirko Manchia e Ninni Pillai. “Ho imparato tanto dal professor Bevilacqua, patologo molecolare a Pisa, ho studiato con i colleghi stranieri, da Peter Van Eyken a Karel Geboes e Yuikio Gibo. E non scordo Robert Riddell, scopritore della displasia della mucosa del colon, il professor Giordano che mi ha chiamato alla Temple University di Philadelfia, Pietro Rutelli, Alberto Granese ed Ernesto D’Aloja, “Gavino è arrivato a Medicina dopo Angelo Balestrieri. E ha cambiato la facoltà. Ha innovato, ideato, proposto: un vulcano operativo con una visione illuminata. Io stesso faccio parte della sua campagna acquisti: la cattedra di Ematologia l’ho avuta con Gavino. “E non scordo la ricerca. Il suo gruppo - ha detto il professor La Nasa - è stato il primo ad approfondire le atresie congenite delle vie biliari”. L’addio all’insegnamento, di fronte alla moglie Donatella Campus e ai figli Armando - che ha seguito le orme paterne - e Andrea, è scivolato via in fretta. Nel frattempo, il direttore più longevo dell’Istituto di anatomia patologia (28 anni!), ha continuato a studiare e a fare ricerca. Numerosi i progetti tuttora sul tavolo. E se la ministra Bernini sapesse che per laurearsi ha pubblicato un lavoro su Rassegna medica sarda, anni dopo ripreso da Hepatology, colonna internazionale del settore, sarebbe ancora più contenta della firma apposta sul decreto di nomina a professore emerito.
Cagliari, sprofondo viola
Fiorentina, 3-0 che fa male
Il Cagliari affonda al Franchi, i viola dominano e controllano. Lo sfogo pre gara di Ranieri si è infranto sull'Arno. E domenica arriva la Roma
Mario Frongia
Firenze. Tre minuti dal fischio d'avvio di Di Bello (sì, l'arbitro del rigore non dato al Bologna contro la Juve, riparte dal Franchi dopo essere stato in castigo) e arriva il primo schiaffo: sponda aerea di Milenkovic, Radunovic esce male, Nico Gonzalez porta avanti la Fiorentina. Il Cagliari? Annichilito. Il portiere serbo pure ma gli errori sono ormai troppi. Eppure, neanche sei minuti e Nandez potrebbe rimetterla a posto, dribbling su Terracciano, piattone destro a porta vuota che Duncan (ex rossoblù lasciato andare troppo in fretta dal patron) salva in corner. Poi, c'è un solo film, regia di Vincenzo Italiano. L'autorete di Dossena arriva dall'ennesima puntata devastante di Koyade. Il 2-0 è frutto di un dominio viola sulle seconde palle, di una mediana con Makoumbou e Deiola che soffrono e non trovano misura e tempi di gioco. Petagna e Shomurodov? Generosi ma innocui. La reazione dei ragazzi di Claudio Ranieri è blanda e imprecisa. Di certo, lontana dal manifesto del tecnico alla vigilia. "Il gruppo sa soffrire, lotta e non molla. Altrimenti, me ne sarei già andato". Poi, l'uzbeko ci prova, a lato. Poco per impensierire i toscani che con Bonaventura, Arthur e Gonzalez - che paiono Xavi, Busquets e Iniesta! - dettano legge. Il Cagliari balla. Ranieri, braccia in conserta, è impassibile. A tratti, urla su Zappa e Dossena. Male. Così come Nandez che perde palla, Gonzalez entra in area e crolla spintonato da Wieteska. Di Bello fa giocare.
In avvio, motivazioni e realtà. I padroni di casa, con 11 punti, reduci dal pareggio a Frosinone, a caccia del terzo posto. Dettaglio: la scorsa stagione i viola hanno chiuso sconfitti in finale di Conference league dal West Ham. Il Cagliari, neopromosso in A, ultimo con 2 punti e 2 gol, alla ricerca di una boccata di ossigeno. Il posticipo della settima giornata mette di fronte due formazioni agli antipodi. Ranieri dà la fascia dal 1' a Deiola, Sulemana tira il fiato, ma la scelta non convince. Dietro Zappa, Dossena Hatzidiakos e Augello a guardia del riconfermato, e incerto, Radunovic. L'annunciato duo Petagna-Shomurodov è chiamato a sbloccarsi: Luvumbo è affaticato. Le scelte non premiano il tecnico. E neanche gli applausi dei trentamila del Franchi, da indimenticato allenatore che ha riportato trofei a Firenze dopo ventuno anni, possono averlo rincuorato. La realtà è questa: i rossoblù idem. Piuttosto, che Prati e Oristanio non siano nei primi undici scomoda varie suggestioni. Ma va così. anzi, anche peggio: ultras fiorentini i sardi si sono scontrati prima della gara. Danni ingenti, un agente ferito.
Piglio meno peggio, ma non basta. Il Cagliari riparte con Prati, Oristanio e una girata di testa di poco alta di Dossena su corner di Augello. Anche per Ranieri c'è un limite, fuori Deiola e Shomurodov, impalpabili. L'assetto cambia in avanti con un 3-1-1. Anche se la Fiorentina rimane in controllo, qualcosa di buono si intravede. Ma non basta per impensierire Terracciano. La linea alta e il pressing più continuo sul giro palla dei gigliati pare arginare il senso unico della gara. Arriva una traversa di Petagna, in fuorigioco. Italiano, in vista delle coppe, dà il via ai cambi. La musica non si inverte. La Fiesole canta e sostiene i suoi, il presidente Comisso, in tribuna, si gode il vantaggio. Il Cagliari riparte con sventagliate da dietro, quasi sempre imprecise. Alla mezzora Pavoletti subentra a Petagna. In campo anche Obert e Di Pardo per Hatzidiakos e Zappa. In campo avverso ecco Nzola, molto vicino ai colori rossoblù in fase di mercato. Ma il secondo tempo rimane meno bello e più noioso del primo. La Fiorentina mette a segno 13 tiri contro 6 e il 62 per cento di possesso palla. La chiude Nzola. Un 3-0 che fa molto male. E domenica c'è la Roma di Mourinho alla Domus.
Parola di presidente. La richiesta alla Regione dei 50 milioni di euro per lo stadio assieme ai Giganti di Monte e Prama agli Uffizi. Nulla per caso e come sempre con secondi fini. Tommaso Giulini ha parlato a Firenze nel pre gara. Senza contradditorio, meglio evitare domande scomode. Per dire, Ranieri avrebbe gradito una punta da doppia cifra, come chiesto a luglio. Niet. E la squadra annaspa.
Trappola viola, Ranieri non molla
Sir Claudio tiene duro e rilancia
A due giorni dalla trasferta di Firenze, il tecnico rossoblù difende i suoi e chiede l'aiuto della tifoseria
Mario Frongia
Prima risposta ai mugugni dei tifosi: "Gioca Radunovic!". La seconda riguarda il calendario e le performance del gruppo: “Ogni partita è un esame. Li analizzo su quello che ho detto, hanno fatto e quello che non sono stati in grado di fare. Si dice che perdendo si impara. Noi, a questo punto, dovremmo essere scienziati!" Claudio Ranieri si concede un sorriso. Ma l'uomo sa che il passaggio è delicato. La trasferta a Firenze è doppiamente delicata. "Ho visto i due tempi della Fiorentina con il Frosinone: ottima squadra, gioca in verticale, ha buoni giocatoti e tanta determinazione. Andremo per fare la nostra partita, li rispettiamo ma vogliamo essere rispettati". In che modo? Sir Claudio taglia corto: "Dovremo giocare molto compatti, rispondere colpo su colpo, loro rubano e ripartono con le imbucate centrali verso la porta, noi dovremo fare altrettanto. Hanno costruito un bel giocattolo”. Insomma, ad armi pari. I 2 punti e l'ultimo posto in classifica, i 9 gol subiti e i due fatti, da Luvumbo, ("Zito è un po' affaticato, devo valutare" ha lasciato cadere il tecnico rossoblù), paiono riguardare un'altra squadra. E c'è spazio anche per l'amarcord: "Firenze? Fa sempre piacere tornare dove si è vinto. Ma alleno il Cagliari e farò il massimo per la mia squadra”.
Singoli, tra certezze e dubbi. Claudio Ranieri non si nasconde. "Shomurodov è una seconda punta, sono contento di come sta crescendo. So che Pavoletti avrebbe potuto essere più utile, ma con la sua velocità sta tornando quello di Genova e ci conto tanto. Makoumbou? A fine partita col Milan era stremato, mi ha chiesto di uscire: apprezzo i giocatori che danno tutto e chiedono il cambio: vuol dire che hanno a cuore la squadra. Sulemana? Sta facendo bene, recupera palloni, deve migliorare palla al piede”. Sir Claudio e la gestione degli uomini. A 48 ore dal posticipo del Franchi, le pagelle fioccano. "Augello sta entrando in forma, Azzi ha fatto buone gare. I tre dietro mi sono piaciuti. Quando eravamo a cinque eravamo troppo larghi. Ma la difesa mi dà sicurezze però non voglio amnesie, devono imparare il mestiere della Serie A. Zappa? Ha fatto una partita magnifica, ha sempre temporeggiato. Ma nell’occasione del gol è entrato, sbagliando. Sono attimi che si pagano. Deve fare lo step per la A”. I tifosi invocano Prati. Ranieri risponde: “Sta bene. Mentre non sono al top Jankto e Mancosu. Wieteska e Hatzidiakos? Sono nuovi, non hanno fatto il precampionato. Dietro questi equilibri c’è un po’ di tutto. Meglio pagare le cose ora che nel girone di ritorno. C'è tempo”. In conferenza c'è spazio anche per Pereiro. Il tecnico rilancia: "Deve mettermi in difficoltà". Che poi sia fuori per aver rifiutato di dimezzarsi lo stipendio, è un'altra possibile verità. Infine, Radunovic ("Non gli ho parlato, con la Fiorentina gioca lui. Scuffet deve tenersi pronto"), e il 3-1 subito dal Milan: "Ho chiesto di aspettarli, invece abbiamo abboccato e ci hanno preso in contropiede. Sul primo gol abbiamo sbagliato pressione, temporeggiamento e la palla non trattenuta tre di noi. Ma la squadra mi è piaciuta nel secondo tempo quando siamo andati a prenderli alti". Adesso, testa all'undici di Italiano.
Analisi, personale e collettiva. "Siamo ultimi, immagino ci siano le giuste critiche. ma qualcuna è di troppo. Una volta c’erano i giornalisti, oggi c’è una marea di gente. Vado avanti per la mia strada, so cosa può darmi la squadra, aspetto e li motivo. Chi motiva il motivatore? I ragazzi per come si allenano. Se non fosse così me ne andrei. Non vado via perché lottano, ogni allenamento è uno spettacolo. Ma dobbiamo dare di più”. Infine, il messaggio: "Parlo a quelli che amano il Cagliari. Nel gennaio scorso ho chiesto aiuto per riportarlo in A. L'ho avuto e siamo riusciti nel sogno, anche se dalla porta di servizio. Ora siamo ultimi a meno uno dalla salvezza con Empoli, Salernitana e Udinese a quota 3: una si salverebbe. Sì, non abbiamo mai vinto, come Udinese e Salernitana che stanno soffrendo. Abbiamo giocato contro le milanesi, prime in classifica, l’Atalanta quarta, il Torino decimo, il Bologna undicesimo e l’Udinese penultima. Ora ci sono Fiorentina, quinta, e la Roma". Ranieri è un fiume in piena. "Le neopromosse hanno spesso sofferto. L’anno scorso, dopo sei gare, erano cinque le squadre che non avevano ancora vinto, a parte Cremonese e Samp, poi retrocesse. C’era l’Empoli, salvatosi in anticipo, con quattro punti dopo sei gare che ha finito l’andata con 25 punti. Il Lecce, salvatosi alla penultima giornata, aveva tre punti dopo sei gare e al giro di boa ne aveva 20. Il Monza, ha fatto peggio di tutti con un punto, poi ha sfiorato l’Europa League e chiuso l'andata a 22 punti. Dunque, il tempo per recuperare c’è". Pausa. L'allenatore di San Saba prende fiato. E rilancia: "Non mi piacciono i disfattisti, dobbiamo spingere tutti. Ho riflettuto sul fatto che potessi fare da parafulmine ai giocatori. Se me ne accorgessi andrei via il giorno stesso. Questi ragazzi danno tutto, soffrono e vivono per far bene. Si allenano al meglio ma paghiamo in esperienza. La serie A è un bene di tutti, vogliamo restarci per costruire qualcosa di buono per il futuro. Stiamo recuperando gente importante, Pavoletti, Petagna e Shomurodov. Ma chiedo di stare tutti vicini a questa squadra. Criticateci, ne abbiamo bisogno e ci stimola. Gli errori che facciamo li analizziamo. Cercheremo di commetterne sempre meno”. Per chi suona la campana ha scritto, più o meno, Ernst Hemingway.
Ranieri: "Il rigore su Luvumbo? Mi fido degli arbitri"
"Il rigore su Luvumbo? Mi fido degli arbitri"
Claudio Ranieri sostiene i suoi: "Il Milan? Ci hanno condannato i campioni, ma non molleremo di un centimetro!"
Mario Frongia
"Sono soddisfatto dei ragazzi, abbiamo fatto la nostra partita. Non dobbiamo mollare di un centimetro, dobbiamo salvarci. Altrimenti finisce come due anni fa, non si è salvato né Romolo né Remo". Claudio Ranieri la prende larga. Il Milan che passa alla Domus 3-1 è una squadra "che anche se fai tutto bene, il campione inventa e ti punisce. Sì, nel calcio d'angolo da cui è nato il 2-1, siamo stati disattenti: si vedeva che avevano attirato un nostro uomo per giocare la palla dietro". Bastone e carota, come sempre. Ma guai a far trapelare sentimenti di resa. Anzi, Sir Claudio alza la voce: "Perderemo a Firenze e con la ROma in casa, pazienza. ma non dobbiamo cedere. In questi casi si ha di fronte un bivio: da una parte ti dici che tanto va tutto male e sbraghi. Oppure, tiri fuori i denti e tutte le energie e combatti fino alla fine".
Modulo e dintorni. "Ai ragazzi non posso rimproverare nulla, l'avevamo preparata così: sono i primi nella gestione della palla nella loro metà campo. Abbiamo deciso di aspettarla e le cose sono andate per il verso giusto". L'allenatore del Cagliari riflette. "A tre e poi a cinque? Sono soddisfatto a metà ma non potevamo dare loro campo, specie nel secondo tempo. Gli errori dietro? Sì, c'è stata qualche sbavatura ma i grandi giocatori ti mettono nelle condizioni di sbagliare e se lo fai non ti perdonano". Sui singoli, poche storie: "Tra gli attaccanti l'unico al top è Luvumbo, gli altri sono ancora dietro come condizione. Per Shomurodov non è stato facile entrare ma ha cambiato passo. Oristanio? Ha fatto molto bene con il Torino poi con l'Inter, forse per l'emozione di avere di fronte la sua ex squadra, è andato in difficoltà. Ma dal rientro dalla nazionale l'ho ritrovato: sa giocare a calcio, appena posso lo butto dentro". Infine, il tema chiave per la tifoserie: il portiere. "Radunovic ha commesso un errore, l'ho visto. Gli parlerò. Abbiamo anche un buon secondo, vedremo". Insomma, il serbo a Firenze potrebbe rifiatare in panca.
Il maestro e l'allievo. Claudio Ranieri ha allenato Stefano Pioli alla Fiorentina. Un secolo fa. Ma l'abbraccio tra i due, sincero e affettuoso, non è passato inosservato. La bellezza dello sport, degli uomini veri, lontano da insulti e provocazioni. Un'altra lezione per le curve e gli ultras. Che poi l'imparino è un'altra storia. Ed è dal maestro che in sala stampa passa un altro messaggio: "Ho bravi giocatori e grandi uomini. Abbiamo visto che l'Empoli ha vinto e ci ha superato. Siamo ultimi in classifica ma la cosa non ci preoccupa". Insomma, troppo Milan ma Cagliari che il tecnico difende e sostiene. Con classe e passione. D'altronde, viene impossibile che possa dire e fare altrimenti. Ma non è tutto. Ci si chiede del fallo di Tomori su Luvumbo. "Al Var c'era Irrati, il numero uno al mondo. Mi fido di loro. Ci hanno detto fin da agosto che rigorini non ne verranno concessi".